Come fare default senza dirlo—di Mario Dal Co
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mario Dal Co.
Forse è in risposta alla scoperta che a Napoli si fabbricano la maggior parte degli euro falsi in Europa che alcuni volonterosi hanno pensato che in Italia si possono anche fare le cose per bene. Ecco dove trovare la ricetta:
http://www.gadlerner.it/2014/11/21/appello-per-una-moneta-complementare-all-euro
oppure:
http://www.onerpo.it/13-ultime/3980-una-moneta-statale-per-uscire-dalla-crisi.html.
Si tratta del manifesto “Una moneta statale per uscire dalla crisi”, che è anche un appello di Gallino, Bossone, Cattaneo, Grazzini e Sylos Labini. L’entrée sta nell’analisi iniziale che dimostra l’impossibilità di uscire dalla crisi in presenza della moneta unica, ma il piatto forte è la proposta di emettere i CCF, certificati di credito fiscale:
Il governo italiano emetterebbe (…) gratuitamente a favore di lavoratori dipendenti, autonomi, delle imprese e dei disoccupati (…) CCF per 90-100 miliardi il primo anno, da incrementare poi nel corso degli anni successivi (…) fino ad un massimo di 200 miliardi di emissioni annue. (…) i CCF sarebbero scambiabili sul mercato finanziario analogamente a qualunque altro titolo emesso dallo stato.
Un primo beneficio riguarderebbe la legalità: i falsari di Napoli si convertirebbero immediatamente ad attività lecite di raccolta a prezzi stracciati dei CCF in giro tra i disoccupati, finalmente riorganizzati.
Dobbiamo riconoscerlo con umiltà: non avremmo mai immaginato una soluzione tanto semplice per fare default senza che i cittadini, i banchieri, i professori e financo i politici, che sono i più scaltri, se ne accorgessero.
Così semplice la soluzione non l’hanno neppure immaginata M. Fratianni, A. M. Rinaldi e P. Savona, che in un lucido paper: Una proposta per ridurre il fardello del debito pubblico italiano (PDF), nel 2013 hanno esaminato con cura le vie d’uscita, giungendo ad una proposta ponderata, ma complessa, di allungamento delle scadenze e di ridefinizione dei termini (interessi e garanzie) del nostro debito pubblico.
La soluzione proposta dal manifesto, invece, è più semplice, direi semplicissima. Consiste nell’immettere moneta cattiva e screditata (il CCF) in modo che, come dice l’adagio, “la moneta cattiva scacci quella buona” in un vorticoso giro inflazionistico in cui tutti vogliono liberarsi di quella cattiva e sono disposti a darne sempre di più contro quella buona (l’euro). Il movimento generato dalle banconote false di Napoli è un girotondo infantile rispetto a questo tornado. Niente di più rapido e di più sicuro nei suoi effetti.
Essi sono noti. In uno dei capolavori della lettera economica del novecento: Le vicende del marco tedesco, (Milano Università Bocconi 1931) Costantino Bresciani Turroni ci narra della crisi epocale della società tedesca, per effetto dell’iperinflazione durante la Repubblica di Weimar. Un classico che aiuta a capire anche alcune paure di oggi; un classico in cui si narra che nel 1913 in Germania circolavano 6 miliardi di marchi, che nel 1923, durante l’iperinflazione scatenata dall’emissione incontrollata di moneta da parte della Banca Centrale, una pagnotta costava 428 miliardi di marchi e un chilo di burro circa 6.000 miliardi di marchi.: infatti dalla fine della guerra al 1924 i prezzi erano aumentati di 1000 miliardi di volte.
Una lettura consigliata anche ai volonterosi del manifesto-appello.
Luciano Gallino è un sociologo di sinistra. Serve aggiungere altro?
Sto piangendo dal ridere per i link alla fiabesca idea della moneta parallela. Cosa non si inventa pur continuare ad aumentare la spesa pubblica e la sua inutilità!
Ad esempio “The Global Competitiveness Report 2014-15” classifica l’Italia al 139° posto su 144 per la voce “1.08 Wastefulness of government spending”. Non siamo proprio gli ultimi perché spendono peggio noi il Paraguay, lo Yemen, l’Argentina, il Libano e il Venezuela (vedere http://reports.weforum.org/global-competitiveness-report-2014-2015/rankings/#indicatorId=EOSQ043 ).
Vorrà dire che assegneremo a Sylos Labini & C. il premio Maduro per l’anti-economia e il premio Gideon Gono per l’inflazione!
Anche nel mercato delle idee la merce cattiva scaccia quella buona? E nel mercato delle ideologie?
e allora continuiamo così….facciamoci del male!
Vi consiglio di studiarvi la politica della Germania negli anni ’30 e poi magari ne riparliamo
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42371
Bisogna però specificare che in questo modo tutti gli italiani, tranne i possessori di capitali reali (terreni, immobili, imprese e simili), verrebbero ridotti al rango di pezzenti overnight. infatti, stipendi, pensioni, per non parlare di risparmi, verrebbero erosi fino a valere, appunto , l’equivalente di un chilo di burro o simili.
queto punto, allora, ben più preferibile, anche se sanguinolenta, sarebbe una patrimoniale elevata. Io non auspico certo ne l’una ne l’altra, ma la seconda è meno peggio della prima.
Ben piu semplice ed indolore, sarebbe che si abbattesse questa grottesca situazione di uno spread differenziato a seconda del paese. Si fa della BCE la banca federale europea, e tutto il debito passa ad un tasso dell’un percento, non solo, ma la BCE , invece di prestare miliardi alle banche a tasso zero, li presta direttamente agli stati. Diciamo che per l’Italia si faccia un prestito del 60% del debito a tasso zero per 10 anni a patto che il rimanente 40% venga assorbito o ridotto alla metà nello stesso periodo.
Francesco_P, 2 dicembre 2014
“Sto piangendo dal ridere per i link alla fiabesca idea della moneta parallela. Cosa non si inventa pur continuare ad aumentare la spesa pubblica e la sua inutilità!”
Eccole la risposta:
Stefano Sylos Labini, 5 dicembre 2014
Vi consiglio di studiarvi la politica della Germania negli anni ’30 e poi magari ne riparliamo
Certo, la spesa pubblica dei nazisti non fu inutile, almeno negli anni ’40 …
@ALESSIO DI MICHELE, 7 dicembre 2014,
La Germania con le politiche monetarie disperate della Repubblica di Weimar si era ridotta sul lastrico aprendo la strada al nazismo. Bella cosa l’iper-inflazione per non rivedere a fondo le questioni inerenti la spassa pubblica! Il nazismo – con tutto ciò che di distruttivo portò – basava la sua politica economica e monetaria su dei presupposti autarchici. Lo sbocco della guerra – quella a cui gli imbelli e miopi governi europei non credevano – era necessario proprio per via dell’insostenibilità dell’economia tedesca. Fu preparata per sei anni, dall’ascesa al potere di Hitler fino al settembre 1939, quando la guerra scoppiò. Starei attento a portare ad esempio i “successi economici” del nazismo come anche i “successi” dei piani quinquennali sovietici.
L’Argentina è un caso diverso. Si svenò in nome della parità peso dollaro, senza però rinunciare alla spreco pubblico. L’uscita dalla parità peso-dollaro non risolse i problemi dell’economia argentina. I risparmi degli argentini si volatilizzarono e le imprese si trovarono con una moneta svalutata che non migliorò l’export e non impedì loro di chiudere. L’Argentina finì in default e gli argentini a fare il cacerolazo non avendo più nulla da mettere nella pentola.
L’economia di Stato è una bolla ancora più grande di quelle dei peggiori speculatori finanziari.
Stefano Sylos Labini invita a studiare la politica economica del Governatore della Banca centrale tedesca, Hjalmar Schacht, insediato da Hitler nel marzo del 1933 e poi nominato nel giugno del 1934 Ministro dell’economia. Ha ragione: in quella fase, la Germania aveva subito una riduzione dei prezzi dal 1929 al 1933 di circa il 28%, una riduzione del reddito del 16% e un aumento della disoccupazione dal 9 al 25% e la politica economica di Schacht, portò il paese fuori dalla follia deflazionistica connessa al tentativo di ritornare al Gold Standard e di subire lo strangolamento dei risarcimenti di guerra. Nel suo paper, che ci invita a leggere, Sylos Labini afferma: “Hjalmar Schacht fu l’inventore del sistema (dei MEFO) rendendo invisibile l’inflazione: in effetti MEFO erano un circolante parallelo che il grande pubblico non vedeva e di cui forse nemmeno aveva conoscenza, e dunque privo di effetti psicologici”. Allora debbo ricordare a Sylos che: ” I tedeschi che avessero regolato i debiti esteri direttamente con i loro creditori erano sanzionabili con la pena di morte” (Pringle, Robert. 1998. “Hitler’s Central Banker.” Central Banking 9, August). Gli ricordo che, nelle parole di Hitler: “L’inflazione è mancanza di disciplina…Io intendo assicurare che i prezzi siano stabili. Per questo ci sono le mie truppe d’assalto” e ancora: “la prima ragione della stabilità dei prezzi sono i campi di concentramento” (“German Monetary History in the First Half of the Twentieth Centur” di Robert L. Hetzel, pubblicato in: Federal Reserve Bank of Richmond Economic Quarterly Volume 88/1 Winter 2002). Sylos Labini, da conoscitore dei meccanismi dell’economia in cui siamo immersi in una rete globale di strette interrelazioni con gli altri paesi, e da buon democratico, non può ignorare che oggi i cittadini vivono connessi dagli smart phone e da internet in un universo informato. Dal richiamo alla lettura (sempre benvenuto) al riproporre ricette di politica economica di un’esperienza storica, situata in un contesto così straordinariamente diverso, ne passa. O forse Sylos Labini pensa che oggi i cittadini non saprebbero nulla della circolazione del nuovi MEFO, come nella Germania di allora? Oppure pensa che i disoccupati diverrebbero occupati stabili, magari con il razionamento dei beni di consumo primari? Oppure ritiene che i salari reali debbano ridursi anche da noi del 28%, come accadde dal 1933 al 1938 nella Germania nazista? (Evans, Richard J. “Business, Politics, and War.” The Third Reich in Power. New York: Penguin, 2006.)
Non creda, Sylos Labini, che io sottovaluti la gravità della situazione economica italiana: ritengo, infatti, che sia oggi più grave di 3 anni fa. Credo che oggi ci sia un antieuropeismo e un antieurismo diffusi, che possono essere abbracciati pericolosamente dalla maggioranza della popolazione votante. Ma, ahimè, non si vede all’orizzonte di Roma, nè a quello della Leopolda, un programma politico chiaro e coraggioso che voglia eliminare e privatizzare pezzi di Stato inutili e dannosi, che soffocano le imprese e il lavoro, nè si vuole sottoporre la pubblica amministrazione a una cura da cavallo di efficienza ed efficacia: necessaria anche per eliminare la corruzione. Quindi gli elettori se le prenderanno con l’euro e con la Merkel. Magari ingannati dalla favoletta che il surplus commerciale della Germania ci soffoca; dimenticando che la Germania esporta in Cina, in India, in Brasile, negli USA, e che nelle sue esportazioni c’è molto lavoro italiano che altrimenti diverrebbe cassa integrazione.
Per completezza dell’informazione ricordiamo che recentemente Berlusconi ha proposto «di creare una seconda moneta, recuperando parte della nostra sovranità monetaria». Populismo e pressapochismo sono equamente distribuiti nello scenario politico italiano. Ed è questo forse il dato più inquietante.
@Francesco P.: c’ è stato un equivoco. Stigmatizzavo le stupidaggini di Sylos Labini (a cui ha dettagliatamente e puntualmente risposto Mario Dal Co, secondo me sprecando intelligenza, ché manco la meritava, una risposta), sostengo che la spesa pubblica nazista degli anni ’40 non è stata inutile, E’ STATA TRAGICAMENTE DANNOSA, ed ho finto che Sylos Labini abbia sposato una sua figlia: parlavo a suocero perché …
@ALESSIO DI MICHELE, 9 dicembre 2014,
Ammetto di aver fatto un errore nel “taglia e cuci” del nome e mi dispiace moltissimo.
Quando sento parlare di “stregoneria finanziaria” parto a razzo perché, essendo orami un po’ vecchietto, ho vissuto la consunzione dei risparmi nel corso degli anni ’70 e nei primi anni ’80: “le cinquecentomila sono diventate un milione, ma valgono trecentomila!”
E ho anche vissuto il “prelievo forzoso” del ’92 che non servì proprio a nulla perché la spesa pubblica continuò ad aumentare.
Un cordiale saluto.
Ringrazio Mario Dal Co per la risposta: nessuno nega che in Germania ci fosse una dittatura spietata, però, mi sembra interessante quanto scrissero J.M. Keynes: “Il dottor Schacht è inciampato per disperazione in qualcosa di nuovo che aveva in sé i germi di un buon accorgimento tecnico. L’accorgimento consisteva nel risolvere il problema eliminando l’uso di una moneta con valore internazionale e sostituendola con qualcosa che risultava un baratto, non però fra individui, bensì fra diverse unità economiche. In tal modo riuscì a tornare al carattere essenziale e allo scopo originario del commercio, sopprimendo l’apparato che avrebbe dovuto facilitarlo, ma che di fatto lo stava strangolando. Tale innovazione funzionò bene, straordinariamente bene, per coloro che l’avevano introdotta, e permise a una Germania impoverita di accumulare le riserve senza le quali non avrebbe potuto imbarcarsi nella guerra. Tuttavia, come osserva Henderson, il fatto che tale metodo sia stato usato a servizio del male non deve impedirci di vedere il vantaggio tecnico che offrirebbe al servizio di una buona causa.
e Sheldon Hemry in Billions for the banks, Debts for the People: “La Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche senza aver bisogno di oro né debito e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalistico e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri”.
E sono d’accordo che i guai dell’Italia – debole crescita della produttività, investimenti privati e pubblici insufficienti, corruzione, evasione fiscale, criminalità organizzata – sono problemi che ci affliggono da lungo tempo e sta a noi risolverli, però qui è il contesto macroeconomico che non sta funzionando. Una moneta unica fondata su queste regole porterà l’Europa a sfasciarsi. Pertanto è opportuno ragionare su delle soluzioni alternative.