25
Feb
2010

Colpa dei mercatisti? Guardate chi ha comandato davvero

Mi scuso con tutti se nelle ultime settimane sono stato meno assiduo, ma un’operazione a un rene ha influito sulla mia efficienza. Ne approfitto per recuperare un post dal blog di John Taylor. È di una certa ruvida efficacia, nel dare risposta a coloro che sostengono che le politiche di regolazione finanziaria e monetaria USA dalle quali è scaturita la crisi sarebbero responsabilità dei famigerati “mercatisti” e “neoliberisti”, cioè i seguaci della scuola di Chicago alla quale qui ci ispiriamo. È esattamente vero il contrario. Guardate qua. 
Basta dare un occhio agli economisti nominati dai diversi presidenti americani nel Council of Economic Advisers, distinguendo i PhD da Chicago rispetto a quelli da Cambridge, Harvard e MIT. Tranne Reagan, da Bush padre in avanti i chicagoers nominati sono assolutamente zero. Sono tutti keynesiani vecchi e nuovi. Numeri che tagliano la testa al toro, e levano ogni credibilità a molte chiacchiere – alimentate a destra e sinistra nonché su tutta la stampa – sul presunto “fallimento del neoliberismo mercatista”.

You may also like

Non si muove foglia che il Golden Power non voglia
Lo Stato imprenditore post pandemico? Grazie ma no, grazie
Dietro la guerra all’automobile ci sono obiettivi ambientali o politici?
Coronavirus: la tentazione dello Stato-padrone

17 Responses

  1. marianusc

    mi viene una domanda spontanea, senza nessuna polemica celata ma con puro spirito interrogativo:
    come mai c’è questo ostracismo verso i chicagoers al punto che questa corrente di pensiero economico sembra essere quasi eretica?

  2. Pietro M.

    Il che mi pare abbastanza ovvio: chiunque dia ragione ai politici ha maggiore probabilità di ottenere soldi e lavori da loro.

    Che poi il disastro attuale sia colpa dei keynesiani e non dei friedmaniani si vede dal tipo di politiche che sono state implementate negli ultimi 30 anni: salvataggi, politiche monetarie anticicliche, all’occorrenza politiche fiscali. Tutto ovviamente puramente discrezionale.

    Come sempre, in politica il peggio va avanti e il meglio si ferma: i responsabili (a volte pratici, a volte solo intellettuali) della crisi ora hanno un “mercato” ancora più vasto e le loro idee stanno andando per la maggiore.

    Krugman, ad esempio, che nel 2001 diceva che ci voleva una bolla immobiliare per stimolare i consumi, nel 2008 ha vinto il Nobel grazie alla crisi che ha intellettualmente contirbuito a causare con i suoi consigli irresponsabili…

  3. MicheleElle

    Niente da fare. I keynesiani sapranno sempre giustificarsi.
    Tempo fa ho sentito un sindacalista spiegare che per trovare le cause di questa crisi bisognava andare indietro appunto fino a Reagan.

  4. marianusc

    Voglio spiegare meglio cosa mi domandavo.
    Se l’applicazione delle idee della corrente di Chicago porterebbe ad un miglior funzionamento dei mercati e una maggiore prosperità delle nazioni, come mai i politici (in questo caso si è detto degli ultimi presidenti americani) non le prendono in considerazione?

  5. @marianusc
    Non siamo (dico noi per definire i “simpatizzanti” come me che frequentano questo blog) cosi arroganti dal definire le nostre idee come verità assolute e prive di difetti, che porteranno sicuramente cose belle, sono solo quelle che noi riteniamo, sulla base dei nostri studi, delle nostre esperienze e della nostra logica quelle migliori.
    Perché la corrente di Chicago è poco amata dai politici? Ma perché è contraria all’intervento dello stato, quindi toglie alla politica uno degli strumenti piu forti che ha per consolidare il proprio potere sull’economia della nazione, perché lascia che siano i consumatori a scegliere e non i Garanti, perché non consente di insidiar… vabbé mi fermo qui sennò a pensar male si fa peccato.

    In Sicilia si dice che comandare è meglio di un’altra cosa molto bella, chi potrebbe prendere in considerazione qualcuno che gli dice che deve comandare meno?

  6. Pietro M.

    Marianusc:

    La risposta è semplice. La politica reale e la buona politica non si conoscono neanche di vista… 9 politiche su 10 sono dannose o inutili, eppure imperversano. Ad osservare la politica, c’è da chiedersi quando e in quali condizioni prende decisioni decenti, e le risposte sono “quasi mai” e “in condizioni irrealistiche”.

    Propongo un modello alternativo della politica: la politica è l’insieme delle attività attraverso cui una ristretta classe di politici controlla la società, una ristretta classe di lobbisti ottiene privilegi a danno del resto della società, e una ampia classe di illusi crede di essere il popolo sovrano, dicendo sì a politiche che non conoscono, non capiscono e di cui nessuno è in grado di stimare i costi.

    La teoria di cui sopra è ovviamente ipersemplificata, tanto quanto quella secondo cui basta che una politica sia cattiva che verrà prima o poi eliminata.

    Il problema è che la teoria alternativa è un ottimo fit delle politiche reali, mentre l’idea della politica benevola non spiega quasi nulla.

    Non escludo che possano esistere buone politiche o buoni politici: mi pare però di poter dire sia teoricamente (public choice) che empiricamente che sono fenomeni rari e praticamente irrilevanti.

    Esempi di politiche pessime: deficit e debiti pubblici, politiche monetarie discrezionali, protezionismo, impiego dei fondi pensionistici per sostenere la spesa corrente, privilegi alle lobby e alle corporazioni, politiche agrarie comunitarie (o comuniste, non so), enti locali finanziati a livello di stato centrale, bailout sistematico degli operatori finanziari, ostacoli burocratici e regolamentativi alla imprenditorialità, politiche estere interventiste ultracostose e che poco o nulla contribuiscono alla sicurezza o alla stabilità, opere pubbliche che non si completano mai e costano tantissimo, processi civili e penali eterni, corruzione endemica.

    Chi più chi meno, tutti i paesi del mondo hanno gli stessi identici problemi. L’Italia è marginalmente peggiore dei paesi più civili, ma è solo questione di grado.

  7. Antonio M

    Vorrei aggiungere dicendo che anche la scuola di Chigao e´fallace come la keynesiana, basti pensare all´equazione “fondamentale” MV=PQ e pensare che il danno potrebbe essere minore dal momento che Chigaco considera meno stato ma piu´banca centrale non rappresenta un fattore di consolazione…ritengo invece che la visione della scuola austriaca ed in particolar modo la centralita´del denaro-merce (gold) sia l´unica che vale la pensa tenere in considerazione

  8. MicheleElle

    marianusc mi permetto di suggerire una spiegazione molto semplice:
    qualsiasi politica più liberale (scuola di Chicago o no) dovrebbe comportare “meno soldi in transito dalle stanze della politica”..
    mi sembra quindi ovvio perchè la politica preferisca Keynes.

  9. Pietro M.

    Antonio M.:

    MV=PQ è un’identità contabile, come possa essere una fallacia non è chiaro: è come scrivere 2+2=4. Tra l’altro, anche austriaci come Hayek, Horwitz, Selgin, Garrison e White parlano di M o MV perché sono concetti ben definiti sul piano teorico.

    Inoltre, non è chiaro come Chicago voglia “più banca centrale”. In realtà, vogliono una banca centrale soggetta a regole fisse, cosa che se fosse stata applicata negli ultimi 20-30 anni avrebbe impedito la creazione degli squilibri che invece la Fed, agendo in maniera puramente discrezionale e anticilica (alla keynesiana) ha provocato. Se avessero dato retta alla teoria dell’inconsistenza temporale o alla k-percent rule probablmente non sarebbe successo nulla.

  10. mario fuorcasa

    E’ evdente quello che dice Giannino, ma ci fosse qualcuno che restituisca al risparmio le armi per difendersi giacchè le difese ottriate hanno fallito.

    Comunque k-percent è intervento inflazionista, cosa che non e’ accettabile dagli austriaci che hanno la fissa dell’oro.

    Cosa intendeva MF quando ha detto “l’uso della quantità di moneta come obiettivo non è stato un successo” … “non sono sicuro che oggi la incoraggerei con la stessa forza con cui l’ho fatto in passato.”?

    mario fuoricasa

  11. marianusc

    Grazie a tutti per gli interventi.
    Devo dire che la motivazione dell’astio della politica verso le idee di Chicago è molto convincente.
    Molto interessanti tutti i dibattiti, anche se purtroppo non sono in grado di capire i passaggi più tecnici.

  12. Ciao Oscar spero che vada tutto al meglio con la salute, rimettiti presto!.
    Lascio un avviso per gli amanti del genere oggettivista e per coloro che se lo fossero perso in precedenza.
    Volevo segnalarvi che tra poche ore nella mattina notturna di domenica 28 febbraio su Rai 3 dalle 01:00 di mattina sino alle 05:00 circa una serata di architettura e libertà.
    Prima filmato documentario su Gehry e poi il film ”La fonte meravigliosa” tratto dal romanzo di Ayn Rand, film del 1949 con Gary Cooper.
    Ciao.

  13. Davide

    Comunque k-percent è intervento inflazionista, cosa che non e’ accettabile dagli austriaci che hanno la fissa dell’oro.

    Inflazionista, ma con moderazione, specie con k bassi (mi viene in mente una bce che nasce con target 4.5% per M3, e poi questo valore non lo si vede neanche col binocolo).
    Niente a che vedere con la situazione attuale. Anche l’oro è “inflazionista”, visto che ne viene estratto di continuo (diciamo dell’1-1.5% all’anno, a spanne).
    Pur sposando anch’io l’approccio austriaco (che teoricamente sta in piedi), trovo che una k-rule con k al 2-3% sarebbe una vera e propria manna dal cielo (come dice Pietro M., seguendola non sarebbe successo nulla), anche se da un punto di vista teorico è un qualcosa di un po’ artigianale, nonchè di deciso in modo un po’ discrezionale.

  14. mario fuoricasa

    @Davide
    La ringrazio del commento soprattutto per averlo fatto alle 6:04.
    Quello che sembra faccia empiricamente bene dalla parte MV non è detto che sia salutare dalla parte PQ.
    Quello che afferma Pietro M. non è sbagliato se intendiamo che MV abbia la responsabilità esclusiva ed assoluta della funzione di regolare PQ.
    Non sarò certo io a negare che se s’inflaziona con (empirica) moderazione si corrono meno rischi.

    L’utilità dell’oro non cambia; cambia invece la sua epressione nella moneta che rappresenta l’economia che ne fa domanda. La produzione d’oro è poi indotta dagli ovvi differenziali in gioco.
    La natura inflazionista dell’oro è condizionata e controbilanciata dal reintegro delle perdite per usura o dispersione dello stesso.
    Una simile funzione di challenge e di contrappeso potrebbe essere attivata, nel sistema “fiat money” attuale, ripristinando l’obbligo per gli intermediari di accettare depositi irregolari di denaro (deposito di beni fungibili) da riversare alla banca centrale tenendone traccia nei loro conti d’ordine anziché in quelli patrimoniali propri.
    Mi rendo conto che, se fatto dalla sera alla mattina, aprirebbe un problema equivalente di bank run, ma fatto un po’ alla volta, lasciando alla banca centrale ogni opzione di regolazione, azione e vigilanza avrebbe la funzione di ridurre MV rispettando anche la funzione della moneta come riserva di valore.
    Le banche così potrebbero decidere a quali risorse attingere dietro remunerazione delle stesse. La banca centrale potrebbe avere un’opzione in più per guidare il sistema verso la stabilità.
    Se le banche ed il sistema finanziario diventano un costo sociale tale da deprimere e condizionare, oltre l’auspicabile, le scelte degli attori nel lato PQ dell’eguaglianza significa che è ora di mettere mano, per imperizia ed ignavia manifesta, all’organizzazione che gestisce l’MV.

    E’ innegabile che fotografando PQ non possiamo avere che un’informazione volumetrica astratta. Specie nel nostro tempo, date le accelerazioni tecnologiche e data l’espansione della superficie mondiale degli scambi, convivono mercati in forte deflazione di P ed aumento di Q con mercati che vivono di inflazione di P con Q stagnanti o anche in diminuzione.
    Proprio in questo periodo movimentato l’MV dovrebbe fare giudizio per consentire alla rivoluzione epocale dei mercati una riallocazione efficiente.

    Speriamo che ci siano chirurghi in grado di trattare patologie quali l’aneurisma monetario.
    So che ce ne sono ma costerebbero troppo cari ai bankster di ogni ordine e grado; questi ultimi dicono di non avere risorse per l’intervento sanitario e che non se lo possono permettere perché “l’assicurazione” non copre i costi.

    Cordialmente
    mario fuoricasa

  15. Davide

    Quello che afferma Pietro M. non è sbagliato se intendiamo che MV abbia la responsabilità esclusiva ed assoluta della funzione di regolare PQ.

    Come dice l’ottimo Pietro M., MV=PQ è un’identità contabile “vera” per forza di cose. V è definito come PQ/M, quindi i conti tornano per definizione.

    La natura inflazionista dell’oro è condizionata e controbilanciata dal reintegro delle perdite per usura o dispersione dello stesso.

    Su questo avrei qualche dubbio: credo proprio che la quantità di oro “circolante” oggi rispetto a 30, 50 o 100 anni fa sia indubbiamente maggiore. Inflazione in ogni caso moderata, siamo d’accordo.

    Una simile funzione di challenge e di contrappeso potrebbe essere attivata, nel sistema “fiat money” attuale, ripristinando l’obbligo per gli intermediari di accettare depositi irregolari di denaro (deposito di beni fungibili) da riversare alla banca centrale tenendone traccia nei loro conti d’ordine anziché in quelli patrimoniali propri.

    Non ho capito esattamente in cosa consiste la sua proposta.
    Per come la vedo io, l’oro è stato selezionato dagli operatori come moneta e questo deve far indubbiamente riflettere sulla sua utilità.
    Perchè “reale”, certamente, ma anche e soprattutto perchè limitato da un punto di vista quantitativo: è la sua scarsità che lo rende adatto allo scopo. Nel momento in cui quest’ultimo pregio viene meno, va tutto a ramengo, come ci insegna l’esperienza spagnola dopo le conquiste americane.
    L’utilizzo di altri “beni fungibili” non è una stupidaggine (difatti è cosa auspicata proprio da alcuni esponenti austriaci), in primis perchè mette in piedi dei meccanismi di selezione di mercato.
    Un fiat money con la k-rule non si concentra sull’aspetto di moneta “reale”, ma sull’aspetto quantitativo, e con ciò credo che colga una delle questioni principali che rendono la moneta “riserva di valore”, e tutto quello che ne consegue. Oltre al fatto che un siffatto sistema toglierebbe la “discrezionalità” che tanto distorce i sistemi economici.

  16. mario fuoricasa

    @Davide
    MV=PQ parla anche da sola, ma è solo una fotografia, bella, ma sempre una fotografia.
    Anche i bilanci delle banche e delle imprese sono fotografie

    Si vede anche al mercato sotto casa.
    La frutta costa cara. I contadini hanno remunerazioni basse dei loro prodotti.
    Quando i grossisti fanno il mercato incontrastati o in cartello esiste sempre la facoltà di scavalcare l’inefficienza comprando dal produttore.
    La facoltà di agire del consumatore, se d’entità adeguata, obbligherà il grossista a moderare i propri appetiti.

    La storia è sempre la stessa.

    Il mercato della moneta non consente ad un soggetto di scavalcare il grossista intermediario per mezzo del deposito irregolare. L’intermediario ingrassa e fa il mercato all’ingrosso dei beni altrui trattandoli come propri. I risultati li stiamo subendo oggi per l’ennesima volta nella storia.

    Se deve esistere un k-percent ragionevole perché tende a conservare “la riserva di valore” deve esistere anche la selezione del mercato al quale tutti gli attori devono avere accesso perché tutti gli attori fanno il mercato che genera la domanda di moneta.
    L’intermediario è un facilitatore professionale che dovrebbe lavorare indifferentemente per conto proprio o per conto terzi in dipendenza del contratto o mandato ricevuto.

    La legge valutaria italiana, per esempio, non limita solamente il potere liberatorio della moneta, ma ne vieta di fatto, oltre i limiti previsti, la proprietà con tanto di sanzioni. L’obbligo di utilizzo di intermediari per nobili ragioni di antiriciclaggio ecc.. fa perdere la proprietà della moneta conferita in banca.
    Art. 1834 Codice Civile – Depositi di danaro. Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si e costituito il rapporto.

    Conferisco un bene fungibile e ne ottengo un altro “obbligo di restituzione” soggetto al rischio d’impresa ed al moral hazard e frazionate riserve frazionarie. Le qualità di quello che si riceve in cambio lo fanno più somigliare ad un contratto aleatorio con inversione della corresponsione del prezzo.
    Lasciamo perdere i fondi di garanzia e la tutela legale del credito e la garanzia di uno stato indebitato.

    La facoltà farebbe una bella differenza. Andrebbe introdotta con moderazione e l’MV avrebbe un’altra ragione per dimagrire o quanto meno stare in forma.

    mario fuoricasa

Leave a Reply