Clima. Europa pazza, Italia pirla
Con un colpo di mano, la possibilità di alzare dal 20 al 30 per cento il target di riduzione delle emissioni europee entro il 2020, dopo essere uscita dalla porta notturna, rientra dalla finestra mattutina. Ordinaria cronaca di un’incredibile giornata negoziale a Bruxelles, dove oggi si conclude la sessione di primavera del Consiglio europeo. Se la questione di maggior interesse è, ovviamente, l’accordo franco-tedesco sul salvataggio della Grecia, un tema non marginale riguarda appunto le politiche del clima. L’Italia non voleva questa clausola. L’Italia era riuscita a toglierla dalla dichiarazione conclusiva del vertice. L’Italia poi si è voltata dall’altra parte. L’Italia, infine, senza accorgersene ha votato contro se stessa.
Quello che è successo è da manuale dell’idiozia politica. E pensare che le cose si erano messe bene. Grazie anche al presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, la bozza di dichiarazione conclusiva concordata ieri notte non conteneva alcun accenno all’aumento del target, come riferiscono fonti vicine al dossier. La logica è semplice: nel pacchetto energia e clima, approvato alla fine del 2008 dopo una lunga trattativa di cui l’Italia era stata uno dei protagonisti, prevedeva la possibilità di passare dal 20 al 30 per cento se si fosse trovato un accordo globale in tal senso (sottinteso: a Copenhagen, dicembre 2009). A Copenhagen è andata come è andata: quindi, tutto in vacca. Nota non banale: a mandare tutto in vacca è stata, principalmente, l’indisponibilità dei due attori cruciali, cioè la Cina (di cui mi sono occupato qualche giorno fa) e gli Stati Uniti (dove il presidente, Barack Obama, ha investito l’intero suo capitale politico sulla riforma sanitaria e neppure si sogna di piagare i contribuenti con iniziative verdi).
Nonostante ciò, alcuni Stati membri hanno deciso di tentare la carta dell’aumento unilaterale, determinando una frattura in seno all’Europa che si è ricomposta solo, duramente, ieri notte. Tutto bene? Macché. Perché nessuno aveva fatto i conti con la fessaggine negoziale che storicamente contraddistingue il nostro paese. Il Cav. ha pensato bene che la chiusura della campagna elettorale doveva avere la precedenza sulla sua presenza al Consiglio Ue. Nessuno, purtroppo, deve avergli spiegato che, secondo il trattato di Lisbona, un primo ministro assente non può delegare un suo ministro, ma deve per forza farsi rappresentare dal presidente del Consiglio europeo.
Accade così che l’Italia venga rappresentata da Herman van Rompuy. Magari non sta bene, ma nella cosa in sé non ci sarebbe nulla di male. Non ci sarebbe nulla di male se ci si ricordasse di istruire il rappresentante sulle posizioni che il rappresentato vuole che siano, appunto, rappresentate. In assenza di istruzioni, van Rompuy ha fatto di testa sua (chi avrebbe fatto diversamente?) e ha dunque accettato, a nome dell’Italia, l’inserimento del seguente fraseggio:
the EU is committed to take a decision to move to a 30% reduction by 2020 compared to 1990 levels as its conditional offer with a view to a global and comprehensive agreement for the period beyond 2012, provided that other developed countries commit themselves to comparable emission reductions and that developing countries contribute adequately according to their responsibilities and respective capabilities.
E’ una formula abbastanza standard e non avrà gravi conseguenze politiche. Forse non ne avrà nessuna. Però, intanto, una notte di fatica è andata in fumo, visto che viene ancora una volta alimentato l’equivoco, dando agli estremisti l’appiglio per sostenere le loro tesi. E poi, ancora una volta il nostro paese non ha perso l’occasione di dimostrare di che pasta è fatto.
“Nessuno, purtroppo, deve avergli spiegato che, secondo il trattato di Lisbona, un primo ministro assente non può delegare un suo ministro, ma deve per forza farsi rappresentare dal presidente del Consiglio europeo.”
Ma non abbiamo un corpo diplomatico che dovrebbe essere al corrente di queste circostanze e informarne il Primo Ministro?
Governo del fare?
Nella campagna elettorale, mica negli uffici che contano…
Prima ci si lamenta degli euroburocrati, poi quando si hanno le carte in mano si abbandona il tavolo da gioco… 🙁
Siamo seri. E’ una questione di liberta’. Voi tra un “committment to decide to make a conditional offer with a view to a global and comprehensive agreement subject to the developed committing comparably and the undeveloped committing adequately” e la diretta di RAI per una notte cosa sceglievate?
Mi sarei stupito del contrario…
ennesimo segnale che l’EU in verita’ non esiste granche’
Direi, piuttosto, che bisogna fare estrema attenzione a quello che si propone a Bruxelles, perché altrimenti si rischia di assumere vincoli non voluti, di cui non si sono compresi gli effetti: buona parte della legislazione europea ha avuto effetti destabilizzanti sugli ordinamenti nazionali, ben oltre le intenzioni dichiarate!
Direi piuttosto che è la provache l’UE esiste eccome, e se ne si trascura le macchinose procedure ci si trova impelagati in obblighi che si sarebbe prefereito non accollarsi.
Da pugliese, e convinto assetore del diritto (ma non dovere) di voto, mi sarebbe piaciuto conoscere il giudizio sul programma della Poli Bortone, giusto per avere un ‘ultima prova d’appello per andare a votare (e pur consapevole del peccato originale dell’allenaza con l’UDC).
i cinesi ci stanno ripensando , al taglio delle emissioni
” the drought, which has left southwest China suffering since last Autumn, would likely continue till May as no substantial rainfall was expected ahead of the rainy season, according to meteorological agencies.
It has left 18 million residents and 11.7 million heads of livestock in the region with drinking water shortages and caused direct economic losses of 23.7 billion yuan (US$3.5 billion), data from the Ministry of Civil Affairs showed.”
articolo del china daily , organo ‘ufficiale’
http://www.chinadaily.com.cn/china/2010-03/28/content_9652671.htm
secondo me abbiamo gia’ perso troppo tempo (otto anni a negare il riscaldamento globale !! )… grazie george bush!
Per quanto ne do i cinesi stanno continuando a costruire una centrale a carbone alla settimana, sbellicandosi dalle rise per le nostre ubbie ambientaliste.
E nel frattempo pezzo per pezzo si stanno comprando l’Africa, l’America, l’Europa…
Ma si, aspettiamo che faccia qualcosa qualcun’altro per il clima,
inizino i marziani con la buona volontá poi ci penseremo anche noi.
Sappiamo bene che sono obiettivi guida e non cosi stringenti, e spesso sono disattesi,
se non ci diamo nemmeno obiettivi ambiziosi e che possano influenzare altri, allora
siamo la dimostrazione che la Civilizzazione non é servita a molto.
La Cina dovrebbe essere quella a dare il buon esempio? Forse mi pare giusto che il buon
esempio lo dia chi consuma da 50 anni a tutto gas.
Un pó di coerenza non fa mai male, anche se forse in politica é un concetto il grande disuso
@Massimo
le centrali a carbone , una alla settimana , gli durano finche gli dura il carbone , e inoltre stanno investendo pesantemente sulle rinnovabili … e comunque non mi sembra che stiano ridendo cosi’ tanto , a giudicare dagli articoli che pubblicano . forse e’ disinformazione , o forse no .. nota che la cina ha un ‘green GDP’ (l’ahnno calcolato sopo per un anno , eh ! ) NEGATIVO .
Damiano,
si documenti prima di sostenere queste assurdità.
Le consiglio qualche argomento in particolare:
– il differente contributo all’effetto-serra dato dalla CO2 e dal vapore acqueo
– le certezze (o meno) che ha la scienza sul “positive feedback” climatico dell’aumento della concentrazione della CO2
– la presenza o meno degli effetti di oceani e nuvole nei modelli matematici impiegati dall’IPCC
– le e-mail di Michael Mann e del CRU
– la qualità statistica delle centraline di rilevamento delle temperature
– i precedenti periodi “caldi” nella storia recente del nostro Pianeta (Medioevo, Roma Imperiale, etc.).
Buona lettura e felice abiura!
io ho letto sul clima anche troppo , perche non volevo crederci …
e la realta e’ quella che e’ . puo non piacerci , ma e’ quella .
la natura fara’ il suo corso al di la delle nostre opinioni , al di la anche del bene e del male (i primi a crepare saranno i poveracci in africa che vivono vicino alle zone desertiche , che sono molto piu’ innocenti di noi ) . d’altronde ,basta aspettare …
ad Andrea Massucco, sono d’accordo con Lei che alcuni parametri che si vogliono far credere importanti non lo sono , che le rilevazioni statistiche e la loro qualità fa gridare allo scandalo( ma lei crede lo sia lo su questo caso ? la statistica è base di tutta la scienza contemporanea ma nessuno propone mai un corso di “etica” nel corso di laurea in statistica ah la manipolaz<ione dei numeri altro che scienza….:) ) , vero che nella storia ci sono stati altri periodi "caldi" , come terremoti ,tzunami guerre e malattie , detto questo vorrei capire la sua posizione …sta proponendo l'idea tanto comunque ogni generazone ha i suoi problemi…si troverà la maniera di vivere , e/o sopravvivere oppure spera che anche questa generazione possa vivere meglio , e magari quella dei nostri nipoti ? in fondo l'idea della sostenibilità era originariamente questa cercare un mondo migliore per vivere e far vivere …ma si capisco alla fine polvere siamo e polvere rimarremo …
Damiano,
si documenti, ma non solo su “cattive letture”.
Cara Antonella,
sto proponendo di dubitare di ciò che i mass-media comunicano in materia di scienza del clima, dal momento che le cosiddette “prove” dell’esistenza del cosiddetto “surriscaldamento globale di origine antropogenica” addotte dai cosiddetti “esperti” sono facilmente smontabili.
Non sto proponendo di posporre il “problema”, di lasciarlo in eredità alle generazioni future. Sto proponendo invece di valutare attentamente l’esistenza o meno del “problema” stesso, sto proponendo di evitare danni all’economia e alle libertà individuali in nome di un “problema” inesistente.
Rispondendo alla sua domanda, io non “credo” che in questo caso le statistiche siano manipolate, io lo “so”, e questo non ha nulla a che vedere con l’onniscienza, piuttosto con i fatti. E i fatti dicono che i responsabili dei modelli matematici hanno fraudolentemente (si vedano le e-mail di Mann e sodali) manipolato dati già in partenza viziati da errori di rilevamento (esempi: centraline costruite decine d’anni fa in aperta campagna sono ora inglobate in agglomerati urbani, migliaia di km2 di calotta polare non sono coperti da termometri e le temperature vengono quindi “indovinate” per interpolazione, etc.).
È questa la chiave: non “credete”, “osservate”.