Cina in deficit commerciale. NON una buona notizia
E se avviene un imprevisto nuovo, cioè è la Cina a lasciarci in braghe di tela deragliando dal ruolo di traino dell’economia mondiale? C’è un dato che ha fatto trasalire l’intero mondo avanzato, appena aveva tirato un sospiro di sollievo al venir meno dell’ipotesi di un default incontrollato della Grecia con incorporato rischio di break up dell’euroarea. Si tratta del deficit commerciale della Cina nei primi due mesi del 2012: qualcosa a cui il mondo non era preparato, e che ha fatto risalire a picco il coefficiente di rischio implicito in ogni modello di trading mondiale. La bilancia commerciale cinese nei primi due mesi dell’anno ha registrato un passivo di 4,2 miliardi di dollari. E’ qualcosa di assolutamente stupefacente, non si vedeva addirittura dagli anni Ottanta.Tuttavia, i classici critici della Cina come origine di tutti i mali farebbero bene a non goire. Al contrario, sono cavoli amari per noi.
L’intero sistema della globalizzazione che ha esteso dal 2001 con l’ingresso della Cina nel WTO è costruito su un’estensione del motore della crescita, il commercio mondiale, alla più vasta estensione planetaria mai raggiunta, fondato su due presupposti equilibranti: spalancare i mercati occidentali ad alta intensità di assorbimento di beni a basso valore aggiunto ai produttori cinesi, contare sul fatto che il surplus commerciale ergo finanziario realizzato dai cinesi si reinvestisse in acquisiti di titoli equity e di debito sovrani e corporate degli Usa e dell’Occidente. Un meccanismo che è rimato ferito nella grande crisi, quando la Cina col suo record di riserve monetarie in dollari ha cominciato ad attenuare fortemente gli acquisti finanziari occidentali. Ma che rischia addirittura di svanire, se la crescita cinese dal suo 10% anno scende verso ritmi assai più bassi. E’ ovvio che il deficit commerciale sia un segnale di allarme rosso, inverte il primo presupposto del meccanismo e fa franare quel che resta del secondo.
Nel dato commerciale, pesano due singolarità. Acquisti cinesi del 13% maggiori su base annuale di germi di soia per equilibrare scorte alimentari dopo mesi di insufficienti scorte in SudAmerica, e una crescita addirittura del 50% dell’import cinese di rame. Questo dato è molto sospetto, segnala che i giri di vite della banca centrale cinese per evitare surriscaldamenti dell’economia iniziano a mordere in profondità. Chi importa rame in Cina – ne è fortemente sottodotata – può contare su incentivi al credito molto forti. E’ ragionevole pensare che molti importino rame per ottenere il credito, rivendano poi il rame sul mercato secondario internazionale o spot, restano titolari delle lettere di credito fino alla loro maturity.
Al netto di tali fattori, la novità del deficit commerciale resta allarmante. La Cina è in grandissima scala organizzata sullo stesso modello tedesco. Gran parte dell’import – la parte di Pil cinese esposta internazinalmente, per somma di import ed export, supera il 40% – alimenta con modifiche a breve di basso valore aggiunto il flusso dell’export. Ma pesa il fatto che l’economia cinese cambia, con l’aumento del reddito procapite e dei consumi. Le importazioni agricole a fini di consumo alimentare domestico sono quadruplicate di valore in 10 anni. Le automobili importate aumentano del 33% nei primi due mesi 2012 sul 2011, a 184mila unità. L’export di abiti e scarpe ad alta intensità di lavoro e basso prezzo – un drive tradizionale della crescita estera cinese – scendono del 2%. L’export di elettronica e meccanico passa da un più 11,5% nell’ultimo trimestre 2011 a un più 8,8% a inizio 2012.
Se andiamo agli indicatori di crescita reale, la confusione statistica impera. L’Ufficio centrale delle statistiche cinesi ha annunciato che la produzione di energia elettrica è aumentata del 20,6% a febbraio, dopo un calo a gennaio che secondo fonti indipendenti era tra il 5% e il 7,5%. Nessun dato ufficiale cinese per gennaio. Solo una stima del più 7,1% nel bimestre che conferma indirettamente il calo secco precedente. I consumi elettrici sembrano dunque dire che la crescita cinese dopo un decennio a doppia cifra scende verso la cifra singola. La Commissione Sviluppo e Riforme Economiche del Comitato centrale del PCC ha dato un obiettivo annuale di crescita del 7,5%. Anche l’inflazione al ribasso conferma la frenata cinese: da prezzi in ascesa del 4,5% a gennaio, siamo al 3,2% a febbraio. Gli investimenti fissi lordi nel bimestre d’inizio 2012 sono alla percentuale più bassa di crescita dal 2002: è un più 21,5% che farebbe brindare noi europei, ma per la Cina siamo a tassi inferiori della metà rispetto alla media decennale.
La frenata cinese preoccupa il Brasile, molto interrelato ai flussi con Pechino. Il Brasile è cresciuto solo dello 0,3% nell’ultimo trimestre 20011, dopo una contrazione dello 0,3% nel precedente. Idem dicasi per l’Australia, cresciuta solo dello 0,4% nell’ultimo quarter 2011 mentre il ritmo annuale era su un ben più consistente più 2,3%.
Le chiacchiere anticinesi ricorrenti sui media e in politica – nonché su libri come quello recente di Giulio Tremonti – stanno a zero. Per l’America frenata e per l’Europa in recessione, una crescita cinese meno stellare è un guaio imprevisto. Se al calo del commercio intraeuropeo per via della crisi dell’eurodebito aggiungiamo un ridimensionamento netto dell’altra metà del commercio mondiale, quello che fa capo a Cinasia, anche per le minicolomotive occidentali andrà peggio, e chi rallentarà ancor più saranno gli esportatori eurodeboli, in primis NOI.
Né i segnali dal vertice del PCC possono essere equivocati. A breve, all’ormai prossimo XVIII Congresso del partito, sarà Xi Jinping a succedere al presidente Hu Jintao. Appartiene alla fazione dei “figli del partito”, il padre era un eroe della Lunga Marcia finito dietro le sbarre con la Rivoluzione Culturale. La quinta generazione di leader cinesi è radicata nel mondo: Xi ha una figlia che studia ad Harvard, una ex moglie in Inghilterra, una sorella in Canada. Non ha studiato ingegneria, ma per anni è stato il braccio destro del ministro della Difesa Geng Biao nella commissione centrale militare, occupandosi di ricerca strategica e dell’industria militare. Non è un tipo da far sconti, a noi europei. E non stupitevi dunque che nel bilancio 2013 per la Segreteria di Stato, presentato da Obama a febbraio, nei 56 miliardi destinati alle attività di politica estera USA (614 vanno invece al Pentagono) vengano tagliate risorse per Europa Occidentale e Orientale e per il Sudamerica, e a crescere siano solo le poste per le iniziative legate alla primavera araba e all’Asia egemonizzata dalla Cina.
E sarebbe proprio questo il momento giusto per ottimizzare il territorio, abbattendo lo stato sovrano per organizzarsi in un qualcosa di simile alla svizzera, e cominciare a competere a livello mondiale….
Eh si, caro Giannino per gli “eurodeboli” come noi si prospettano problemi ed accadimenti del tutto imprevedibili ed incontrollabili ! Speriamo bene, non credo ci sia altro da fare! A. da Parma
Egregio Giannino, la Cina non avendo risorse naturali a sufficanza per la popolazione, ha una sola ricchezza, la manodopera a basso costo, meglio dire aveva dato che oramai paesi come la Romania hanno oramai un costo del lavoro piu’ basso della Cina ed alcune aziende gia’ si iniziano a rilocalizzare in Romania o in paesi come il Bangladesh o la Cambogia. La Cina tiene basso il suo cambio con le altre monete e cio’ provoca inanzitutto un’inflazione elevata in Cina e porta ad uno squilibrio delle bilancie commerciali di tutti i paesi, dunque non solo quella degli USA ma, anche quella Indiana o Brasiliana. Come la Grecia, la Cina non riesce piu’ ad essere competitiva, o svaluta oppure abbassa i salari, entrambe le opzioni su una popolazione che proprio ricca non e’ avrebbe ricadute molto negative.
Sia chiaro che la Cina e’ un paese che non ha assistenza sanitaria pubblica, utilizza le sue risorse per la costruzione di armamenti, le sue banche sono quasi tutte pubbliche come le sue aziende, concludo che la Cina non ha democrazia e dunque nessuna conosce l’evoluzione futura del paese e le tensioni che possono sfociare in tale contesto. Se gli USA, che pagano di tasca propria, la sicurezza nel mondo ed assicurano al primo importatore di petrolio del mondo, la Cina, la sicurezza dell’approvigionamento di petrolio, iniziano a non avere piu’ disavanzi commerciali credo sia meglio che ci sia un ribilanciamento per tutte le economie, piuttosto che
appoggiarsi ad un gigante d’argilla come la Cina. Se gli
USA inziano ad non avere piu’ disavanzi della bilancia dei pagamenti, non hanno piu’ bisogno di qualcuno che acquisti i propri titoli di stato, aggiungo oggi il maggior detentore di titoli di stato USA e’ la banca centrale americana, la FED, inoltre con la scoperta del gas nel sottosuolo americano, gli USA nell’arco di 10 o 20 anni saranno autosufficenti dal punto di vista energetico, a quel punto il problema ricadra’ sulla Cina.
Distinti saluti
Per incompetenza non mi interessa l’analisi digitale ma quella analogica delle chiacchiere.Non credo che il futuro sia cinese come non ho creduto che fosse giapponese.I limiti sono intrinseci.Chi ha una divinità come capo non può proporre criteri universali.Chi non ha una finzione di sistema politico libero neppure.Poi tatticamente possono contare ma strategicamente no.E’ l’America che si deve guardare.E’ là che si decide il bene ed il male.Le grandi idee nascono dalla cultura evolutiva dei padri pellegrini non dalla chiusura introversa della grande muraglia.
io da mesi vado dicendo che l’economia globale va male, compresa quella dei BRIC. Quindi i dati negativi sulla Cina Brasile ecc. non mi sorprendono. Concordo che sto fatto porti al crollo dell’economia globalizzata, perché gli USA non sanno piu a chi vendere il loro debito e da noi, la Germania non saprà piu a chi esportare i propri prodotti.
Per il resto, Giannino, invece di prendersela col libro di Tremonti, dovrebbe spiegare perché nonostante il libero mercato, la produttività, la concorrenza e tutte gli altri fattori su cui si dovrebbe fondare il boom economico globale, adesso anche i nuovi paesi sono in difficoltà e noi in gravissima crisi.
Giannino dovrebbe spiegare che lo sviluppo dell’economia globalizzata basato sullo scambio merci – debito ha lasciato l’occidente sotto le macerie della deindustrializzazione ed in nuovi paesi con grossi problemi di mantenimento della crescita. In economia, conta solo la sostenibilità a lungo termine, mentre la globalizzazione ha bruciato tutto in meno di 10 anni.
Sono stato in Cina alcuni anni fa in pieno boom. Mentre ero lì ho letto alcuni testi molto banali di storia cinese. Come disse Mark Twain, la storia non si ripete ma fa la rima. Non ci voleva un genio, bastava guardarsi intorno e collegare i testi a quanto si vedeva per strada, per capire che è una bolla di sapone incontrollabile. Da sempre la Cina usa la manodopera a basso costo per finanziare i suoi periodici imperi ma perfino i cinesi hanno un limite, poi si incazzano. Sono tornato ed ho sentenziato che nel giro di 15 anni sarebbe implosa tornando agli stracci, come ha già fatto più volte nei secoli passati. Mi hanno tutti riso in faccia. Vedremo.
ah! Concordo totalmente con Adriano, ovviamente.
@Marco Marchionni
credo lei abbia ragione…
Non sono sicuro che rivendano sul mercato secondario il 50% in più di rame che hanno comprato. Molto lentamente i cinesi si stanno preparando al crescere delle loro difficoltù all’export aumentando la qualificazione dei loro prodotti (energie rinnovabili ma anche abbigliamento ed industria alimentare- quanta salsa di pomodoro e quanti prosciutti cotti cinesi consumiamo in Italia ed esportiamo?) da un lato, ed aumentando i loro consumi interni che sono anche consumi energetici ed informatici (entrambe cupper consuming insieme ai pannelli solari). Mi ha stupito invece il crollo degli investimenti, ma forse sono in attesa di un piano riqualificato (con nuove tecnologie e nuovi mercati) e non rielaborato per cui hanno bisogno del contributo di nuovi soggetti e di nuovi analisti e pianificatori, più evoluti ed aggiornati. Penso che al peggio non ci sia mai fine, in tal caso infatti il nostro paese rimane col solo turismo come asset, e speriamo che non ci mettiamo un’altra brambilletti! Già le banalità di Tremonti e la sua tenuta di conti per me molto contestabile ci dovrebbe far capire la necessità di riqualificare la nostra classe politica riducendola tra il 60 e il 70% per eliminare le caricature ed obbligare a ridurre l’offerta politica aai soli competenti della materia e della technality
@Marco Marchionni
Assolutamente d’accordo, anch’io visitai la Cina per lavoro nel 2006,.. palazzi enormi, città fantasma, per non parlare del centro commerciale più grande al mondo,.. ora ci gireranno ghost probabilmente.
Idiozia pura pensare che fosse andata avanti ancora molto, e mi domando perchè non sia iniziato ancora a scorrere il sangue.
Un noto economista di Hong Kong lo sta dicendo da tempo che la Cina ha dati taroccati ed è già in piena recessione.
perchè tutto questo pessimismo per un rallentamento della corsa cinese…! forse sbaglio ma se vale il principio che la crisi di uno è la fortuna di un altro mi sa che dalla frenata della cina la nostra italietta ha da guadagnare qualcosa vista la ancora forte (fin che non la sbrindellano del tutto) vocazione manifatturiera. sarà semmai più problematico per i paesi europeei del nord germania/scandinavi che non potranno più comprare pentolini e magliette a 1 euro a preoccuparsi di più di noi latini. in questro caso ritorneranno a comprare le magliette da noi a 10 euro e i nostri pentolini a 10 euro trasferendo così ricchezza a noi, visto che loro anche a impegnarsi molto ma molto molto a 10 euro non riusciranno mai a produrre comunque. la nostra struttura di piccole e medie imprese si è adattata alla cina (prezzi della cina) il resto dell’europa ha solo sfruttato l’opportunità.
ripeto forse mi sbaglio ma è questo che io vedo oggi … !
Per il PCC mantenere l’equilibrio è sempre più difficile. Da una parte la crescita forte è fondamentale per sedare le tensioni etniche e sociali, dall’altra bisogna tenere a bada le bolle speculative, il tutto senza cedere ai diritti individuali che metterebbero in discussione il potere dei burocrati e lo stesso Partito.
Finora hanno dimostrato di saper affrontare problemi nuovi con soluzioni lungimiranti, vedremo..
Ma come mai la Cina sia così ben presto o quasi nella posizione dello stato stazionario dell’economia! Si prevedeva che avrebbe ottenuto questa posizione nel 2028. Forse con l’applicazione delle nuove tecnologie cambierano la curva della crescita. O forse i dati forniti dal governo cinese non corrispondevano alla realta dei fatti. Buona serata Dott. Giannino.
Caro Giannino in italia ci sono troppe mosche. Adesso ti spiego perchè: chi abbia mentalità scientifica confida nella sperimentazione per capire (ed i Cinesi dicono che un disegno val più di mille parole, e quelli di Ikea han creduto in loro per costruire il loro impero globale). Prendiamo allora due provette di vetro ed introduciamo in una dieci api e nell’altra dieci mosche capovolgiamole inclinate rivolgendo le bocche verso il basso e la parte chiusa verso una lampadina che resta l’unico corpo illuminante acceso in una stanza totalmente buia. dopo pochi minuti scopriremo che l’ampolla delle mosche è vuota e quella delle api ancora piena. La comunità scientifica ritiene che le api avendo una capacità elaborativa superiore (costruzione di favi e struttura sociale) siano state in grado di elaborare un comportamento che le porta a riuscire ad uscire da un ambiente chiuso utilizzando la luce come guida le mosche non avendo schemi intraprendono uno stato di agitazione casuale che con una gaussiana di probabilità consente di imboccare l’uscita in una serie di traiettorie casuali numerose ma comunque finite.
L’illuminismo si rivolgeva alle api, troppi in Italia si richiamano alle mosche a partire dal Bar Sport.
Ho scritto questo post perchè penso che talora anche gli eroi abbiano bisogno di una sigaretta e chi non fuma di una parola di comprensione