Ciao, Mike
Su Mike Bongiorno, si è discusso per anni. Irriso o elogiato, amato o odiato, è stato un pezzo, e non marginale, di storia italiana. Su queste pagine, viene spontanea una considerazione un po’ eccentrica. Mike è stato l’emblema della concorrenza in ambito televisivo, nel nostro Paese. E’ lui la prima delle stelle della RAI a lasciare la televisione di Stato, imbarcandosi sul Biscione e dimostrando così che un’altra televisione era possibile. Più di recente, è sempre Milke a mollare la televisione del Cavaliere (dopo uno sfilacciarsi di rapporti che dimostra come persino le amicizie più solide e redditizie possono improvvisamente valer poco) per andare a Sky, per un progetto mai completato dopo le ospitate dal suo “allievo” Fiorello. Ancora una volta, Mister Bongiorno, questa figura emblematica di una televisione non pedagogica ma “al servizio” dei suoi fruitori proprio perché “convince il pubblico con un esempio vivente e trionfante del valore della mediocrità” (Umberto Eco), prese un rischio calcolato. Giù dal Biscione, verso la nuova frontiera della concorrenza catodica. Perché paga meglio e si guadagna di più? Certo. Ma col cachet di Mike crescevano anche i tasti disponibili sul telecomando. Ciao Mike. La terra ti sia lieve.