Chernobyl
Aprendo il Festival dell’Energia di Lecce, il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, ha ricordato di un suo viaggio a Mosca, negli anni Ottanta. In quell’occasione, i dirigenti sovietici gli mostrarono un documentario sul gioiello tecnologico del momento: l’energia nucleare. Il fronte più avanzato di quella tecnologia era la centrale di Chernobyl. Il senso del racconto era che non importa quante precauzioni si prendono e quanto avanzata è la tecnologia: l’atomo è sempre e comunque troppo pericoloso. Quello che Vendola non ha ricostruito è la dinamica dell’incidente, che invece è ben spiegata in due bei libri da Ugo Spezia e da Francesco Corbellini e Franco Velonà. Emerge chiaramente da queste letture che quello di Chernobyl non fu, in senso stretto, un incidente nucleare, quanto piuttosto un incidente del nucleare sovietico. Nel senso che una serie di errori umani e inaccuratezze tecniche portarono al disastro, ma gli uni e le altre non avrebbero potuto presentarsi in alcuna centrale atomica allora in funzione nel resto del mondo, e tanto meno in alcun impianto oggi in esercizio o in progetto. Non solo le misure difensive sono state molto rafforzate, ma anche le modalità di gestione sono assai diverse e orientate a una maggiore sicurezza. Non è un caso, infatti, che Chernobyl rappresenti in assoluto un unicum nel panorama del nucleare mondiale, come ho scritto tempo fa sul Foglio basandomi su un rapporto di Legambiente. Sul nucleare si possono avere idee diverse, e ci sono buone ragioni per essere favorevoli (come gli Amici della Terra e Chicco Testa) oppure contrari (sempre Legambiente e poi Greenpeace hanno due studi interessanti). La questione è ultra-complessa e resto convinto che non la si possa risolvere semplicisticamente con un sì o con un no, perché ogni risposta va qualificata con delle informazioni e scelte relative al contesto in cui si inserisce l’atomo (per esempio: considerando oppure no le politiche di contenimento della CO2? In un mercato più o meno liberalizzato, e come?). Il punto è però che chi chiama in causa Chernobyl, non accusa l’atomo ma il comunismo. E che il comunismo non funzionasse, lo sapevamo anche senza bisogno di una tragedia nucleare.
Egr. Sig. Carlo Stagnaro,
il discorso e’ complesso e merita spazi sicuramente piu’ ampi di questo blog,spazi che sembrano abbondare ma che sono solo autocelebrativi.
Purtroppo non vincono le idee ma il potere di alcune persone;se mi permette una pungente battuta :
Dio è morto, Marx è morto…e la mano invisibile è stata assunta dalla walt disney.
pensiero del giorno :
non si risolvere il problema con una manciata di centrali costosissime.
Distinti Saluti
Alessio
Non sono sicuro di capire bene il senso del suo commento, comunque concordo con le conslusioni. Ma che c’entra con Chernobyl?
@Carlo Stagnaro
Egr.Sig.Stagnaro,
il disastro di Chernobyl deve essere separato dal comunismo e associato al “potere di alcune persone”….questo potere ha svenduto tutto, sbandierando parole lontane dalla loro essenza originale (ecco il significato della mia battuta )
Condivido il suo pensiero ma non sono per puntare il dito solo su alcuni,gli incidenti nelle centrali non hanno bandiere
Lei e’ una persona altamente preparata e la ringrazio per tutto il suo lavoro atto a creare una libera conoscenza….Per la libertà e la dignità della scienza.
Pensiero del giorno:
Atomo e potere mal si conciliano.
Distinti Saluti
Alessio