Carlo taglia ed Enrico dismette? Davvero davvero? Vediamo..
Ieri è stata una giornata semi-campale, per la politica economica del governo. Sul fronte negativo, lo slittamento ulteriore delle coperture sulla seconda rata IMU in Consiglio dei ministri. Nonché la giusta mazzata venuta dal garante della privacy al redditometro come da 2 anni lo concepiva l’Agenzia delle Entrate: non si dovranno usare medie standard Istat per i consumi familiari, né “fitti figurativi”, né alcun altro tipo di elemento presuntivo. Quando negli ultimi due anni lo dicevamo, che il redditometro veniva concepito come uno studio di settore per famiglie del tutto inaccettabile, i vertici del fisco pubblico se la ridevano. Ora il garante privacy fa ciò che non ha mai saputo fare il parlamento: tutelare i contribuenti. Ma a loro cioè a noi, toccherà pagare i software preparativi elaborati dal fisco, e che ora sono da buttare via per riscriverli…
Sul fronte positivo, invece, le interviste del commissario alla spending review Carlo Cottarelli e la conferenza stampa del premier Letta sulle privatizzazioni. Nel pomeriggio, Letta ha aggiunto che il Consiglio dei ministri era andato per le lunghe proprio per dare più munizioni a Saccomanni, all’Eurogruppo di oggi che parla di conti pubblici e dei rabbuffi venuti da Bruxelles anche alla nostra legge di stabilità. E, in effetti, i tagli di spesa e le dismissioni pubbliche sono il più di queste munizioni aggiuntive. Cerchiamo allora di capire. Perché, obbligatoriamente dopo quel che si è visto in questi anni, prima di credere a Cottarelli che taglia davvero e a Letta che dismette sul serio, prudenza è d’obbligo.
Partiamo dai tagli di spesa. L’osservazione da cui partire è che il governo doveva muoversi prima, appena nato, dopo gli ostacoli a cui era andato incontro l’operato di Piero Giarda prima e di Enrico Bondi poi. E ha ragione il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri ha preannunciato al premier una lettera formale a nome di tutti i suoi associati, “inquieti” ha detto, perché su 800 miliardi di spesa pubblica sarebbe giusto aspettarsi una riduzione del 3, del 4 o del 5%, visto che migliaia di imprese in questi anni di dura crisi hanno dovuto fare efficienza per multipli di queste grandezze.
Ma nelle parole e nel programma annunciato da Cottarelli emergono tre punti, fermi e apprezzabili. Il primo è che il commissario ai tagli mostra una grande serietà, nell’approccio al problema. Evita per questo di sparare cifre a caso, non sposa per prudenza neanche le cifre di cui ha più volte parlato con disnvoltura e leggerezza Saccomanni, che si è spinto a 32 miliardi di minori spese. Cottarelli sembra risolutamente preferire, dopo tante delusioni e annunci a vuoto, che parlino i fatti. E’ meglio così.Visto che la politica fa finta di non conoscere la spesa pubblica e chiama esperti esterni a farlo in sua vece, Cottarelli non vuole ricadere nelle trappole del passato.
Secondo. Cottarelli ha in pochi giorni messo a punto una metodologia che chiama decine e decine di vertici della Pubblica amministrazione ministeriale intorno a tavoli orizzontali e verticali, in ogni comparto della spesa. Anche questo deriva da una lezione amara del passato. I Giarda e i Bondi sono stati visti dalla PA come elementi esterni, con una condiscendenza venata di sospettosa superiorità. La stessa Ragioneria Generale dello Stato, non sembrava estranea a tale atteggiamento. Molto meglio, dunque, dare qualche settimana ai grand commis di Stato perché dicano esplicitamente la loro, su come intervenire al meglio senza tagli lineari ma scegliendo residui accantonati, doppioni e sovrapposizioni, e veri e propri “regali” a interessi costituiti. E’ questo che va fatto, per contenere il più possibile gli effetti recessivi della minor spesa pubblica.
Terzo. Una volta evitati gli annunci della politica e l’estraneità dai vertici della burocrazia, Cottarelli si riserva di fare proprie proposte al governo, in modo che ognuno si assuma le sue responsabilità. Se queste tre premesse verranno davvero mantenute, e i tempi saranno davvero rapidi, forse – ma forse – è davvero la volta buona. Dalle province alle auto blu, gli italiani non ne possono più di assistere a parole senza fatti.
Quanto alle privatizzazioni, sono altrettanto apprezzabili i 10-12 miliardi di incassi come obiettivo annunciato da Letta. Sinora, il governo aveva di fatto reso ancor più pubblica Ansaldo Energia e dato l’ok a Poste per entrare in Alitalia. Cambiare obiettivo è una buona cosa.
Letta ha parlato di cessioni allo studio fino al 60% di Sace e di Grandi stazioni, del 50% di Cdp Reti, del 40% di Enav e Fincantieri. Inoltre, Eni procederà a un buyback cioè a un riacquisto di azioni proprie, che farà salire la quota pubblica fino a circa il 33%, lasciando così un margine di cessione di un pacchetto pari al 3%. La prima cosa da rilevare è che il governo, con tali operazioni, mira a non cedere il controllo pubblico di nessuno di questi soggetti. E’ ovvio che al liberista che qui scrive la cosa non piaccia, ma realisticamente c’è poco da fare: la maggioranza di Letta – a destra come a sinistra – è purtroppo contraria alle cessioni del controllo. E nel mainstream popolare che segue – sia pur molto minoritariamente – i talk show serali fitti di “dagli all’euro”, “basta favori alle cricche”, “servi della Merkel” e via così, non è che gli animal spirits sembrino molto diversi
Secondo: quanto agli effetti, bisogna distinguere. L’ha già ben detto Carlo Stagnaro. Per le già quotate in Borsa, tirar su denaro senza renderle realmente contendibili passerà anche attraverso la costruzione di scatole cinesi, come accadrà per Cdp Reti, proprio quando gli analoghi artifici societari pluridecennali dei grandi privati, per restare al controllo con quote minoritarie, sembrano finalmente cedere il passo. Una vera contraddizione. Diverso è invece per la parziale privatizzazione di soggetti fin qui solo pubblici come Fincantieri, Sace, Grandi Stazioni ed Enav. In questo caso, auspicabilmente con la quotazione, l’ingresso di soci privati porterà a una maggior disciplina economico-finanziaria e a più efficienza. E diventerà meno difficile sfuggire alla necessità di aprire al mercato la piena concorrenza anche dei servizi che quelle società talora offrono.
La terza osservazione è sull’Eni. Il riacquisto di azioni proprie alimentato dal cash flow aziendale potrà far alzare il valore del titolo diminuendo il flottante. Ma solo alla fine si capirà se, tra costo del debito e rendimento del titolo risultanti, l’Eni non avrà trasferito risorse proprie – anche degli azionisti privati, che sono in maggioranza – allo Stato. Peccato, cedendo un 4% senza buy back lo Stato poteva rendere l’Eni una vera grande public company, senza alleggerirla di risorse e dando al titolo un ben diverso impulso verso l’alto.
Quarto: la destinazione dei proventi. Metà ad abbattere il debito pubblico, ha detto Letta. E sin qui ci siamo. L’altra metà a ricapitalizzare Cassa Depositi, come più volte chiesto ance da Bankitalia. E qui viene il sospetto che possa poi servire a far rientrare lo Stato sulla rete di Telecom Italia, o per costituire quel maxi polo tra Ansaldo Breda, Ansaldo Trasporti, Sts e magari Fincantieri, che non avrebbe logica guardando ai mercati mondiali ma che molto piace a manager pubblici e tifosi dello Stato.
Quinto: non si capisce proprio perché escludere dalla lista Poste e Ferrovie. Per entrambe, separazione e quotazione delle attività di mercato farebbe bene non solo come preliminare all’abbassamento della quotata pubblica, ma aprirebbe un mercato molto compresso e fitto di contraddizioni (vedi la non-licenza bancaria a poste malgrado la sua colossale rete di raccolta, e il contrasto irrisolto tra AV e TPL in Fs)
I rischi sono dunque tanti, profonde ambiguità restano. Ma in ogni caso è un bene che lo Stato riprenda una sua graduale ritirata, pressato dal debito pubblico. E che Letta si sia deciso. Tra spending review e dismissioni, è in gioco il guadagno di un po’ di credibilità aggiuntiva all’Italia. Ce n’è bisogno. Eccome.
1) Saccomanni BankItalia/Bce + Cottarelli/Fmi = Quasi TROIKA
2) quei pochi che vivono di finanza e nn di consulente e teorie (cioè nessuno di voi) sanno che Big Cap Italiche SottoValutate 40/55%.. Big Multinational papperanno a supersconto dopodichè lasceranno ri-acquisire valor fondamentale.. voi astratto-liberisti nn lo capirere mai.. vi manca quid..
3) sino a che nn avremo dato a Big Multinational roba punto 2) nn molleranno presa..
4) da privatizzare sarebbero aziende locali.. nn x cassa ma x smettere finanziamento con tasse.. ma solo se si è disposti ad accettare che nel medio termine aumenterebbe ancor più disoccupazione dopo ripuliture (ed io son di Genova.. AMT docet) .. ed aumenterebbero tariffe.. e forse servizi..
5) anche revisione spesa Fmi/Cottarelli (in teoria sprechi/clientele es. famosi costi standard e costi politica.. in pratica x legge selezione naturale si sfogherà su quelli che han meno capacità di opporsi) nel medio termine produrrà altra disoccupazione (in aggiunta al 4)..
6) poi forse dopo Vietnam Mediterraneo.. con salari adeguati a paesi dell’est o produttività (scegliete la parola che più vaggrada) da macerie riprenderemo a crescere.. come schiavetti of course.. ma ce lo siamo meritati.. la colpa è della mancanza di senso civico dell’80% della popolazione cumultata x 40 anni… senza lo scudo del cambio flessibile Germania&C. ci fan mazzo.. ma ricodatevi : se usciamo perdono 800 mld di crediti target2..
@ Piero
Ma perché non scrivi in italiano?
Dopo quello che è stato fatto in passato dai venerati progenitori di Letta in materia di “privatizzazioni” ci sarebbe già da fuggire a gambe levate. Volendo però proseguire bisognerebbe, per iniziare, a precisare bene che differenza ci deve essere tra regali (di beni altrui) fatti ad amici e lobby, “privatizzazioni” all’italiana ed effettive privatizzazioni. Comunque tutto sommato il problema non si pone più perchè stante lo scientifico depauperamento del patrimonio tecnico, scientifico, economico e produttivo nazionale operato negli ultimi anni, l’Italia è ormai regredita al periodo bellico nel senso che è come se fosse stata rasa al suolo e consegnata a terzi.
Mi auguro qualche risultato perché anche piccoli miglioramenti che rappresentano solo una modesta frazione di quanto sarebbe necessario sono meglio del nulla. Sinceramente sono scettico.
L’instabilità politica cronica e la voglia di elezioni o ribaltoni sono costantemente in agguato e possono minare il percorso del governo delle larghe paralisi, pardon larghe intese. I vincoli posti dai vari partiti, le resistenze degli apparati e della burocrazia, le pressini di lobby corporative a partire dai sindacati e anche i poteri locali stanno impantanando l’azione del governo che è incapace di muoversi, tanto da generare un pesante clima di incertezza. In particolare l’incertezza fiscale finisce per accentuare la sfiducia degli imprenditori e delle famiglie ed impedisce di definire i budget. Per le imprese rappresenta anche un serio problema ai fini della gestione della tesoreria rendendo altamente incerti sia gli incassi (per chi non lavora prevalentemente con l’estero) sia i pagamenti.
Mancano le grandi semplificazioni che dovrebbero riguardare anche il titolo V della Costituzione con una riorganizzazione dei compiti, dei poteri e dei doveri di trasparenza delle amministrazioni locali e l’eliminazione di Enti e passaggi inutili. Ma questo sarebbe chiedere troppo ad una politica desolante: si va dai nostalgici della craxi-economy ai nostalgici del Patto di Varsavia fino alla nostalgia per la vecchia politica dorotea passando attraverso tutte le sfumature possibili di statalismo, compresa la politica economica di Cuba e di Maduro. Sconsolante. L’unica novità, il M5S, rincorre le sirene ( http://www.ilmessaggero.it/societa/nolimits/sirene_usa_m5s_grillini_complotto/notizie/349786.shtml ), e propugna assurdità come la “decrescita felice” ed il reddito di cittadinanza.
P.S.
In Italia ci sono circa 47 milioni di maggiorenni e 14,2 milioni di minorenni. Supponendo di dare 1.000 euro a ciascun maggiorenne e 500 di assegno familiare ai genitori per ogni minore, sono circa 54 miliardi e cento milioni al mese, poco più di 700 miliardi all’anno compresa la tredicesima. Questo equivale a raddoppiare la spesa pubblica al netto degli interessi. Ma nessun grillino ha mai fatto un conto così elementare? Grillo, che dice che i soldi si trovano, ha forse mai accennato a come fare? A volte la follia è geniale. In questo caso è tragica.
L’approccio di Cottarelli mi sembra molto intelligente. Il fatto che abbia deciso di lavorare scegliendo un basso profilo mediatico ed inoltre “con” e non “a prescindere” dai vertici degli apparati burocratici delle P.A., dimostra che egli conosce bene i suoi reali nemici e sa come trattarli. L’approccio del Governo alle privatizzazioni mi sembra invece molto sbagliato, per tutte le ragioni bene esposte da Oscar Giannino. Ho comunque una certezza granitica: che parte significativa delle risorse che si ricaveranno da tagli di spesa e dismissioni faranno una brutta fine, come da consolidato costume politico italico. D’altra parte, lo Stato è ormai troppo abituato a sistemare, a spese dei sudditi – contribuenti, i suoi conti perennemente in rosso, per lasciarsi sfuggire l’ennesima occasione di festeggiare a sbaffo. Senza considerare il fatto che è da tempo iniziata la grande operazione di compensazione, per via di tassazione patrimoniale, tra debito e deficit pubblici e risparmio e patrimoni privati, anche in vista dell’entrata in vigore del “fiscal compact”: dunque, per quale ragione l’atteggiamento dello Stato dovrebbe cambiare?.
Con una Casta del tutto trasvesale, schierata come una testuggine di imperiale memoria a difendere i propri privilegi (e non parlo solo della Politica, ma sopratutto della Burocrazia) mi sembra ormai arrivata l’ora di oppore altrettanta intransigente trasversalità.
Non sono un Grillino, ma la prossima settimana alla Camera parte l’operazione “Facce di Bronzo” contro le pensioni d’oro.
Nel momento in cui un Paese Libero e Liberale come la Svizzera chiama i cittadini a decidere su un tetto allle retribuzioni che a noi apparirebbe da “comunisti” (secondo la vulgata berlusconiana, ma anche montiana o del Pd) penso che dovremmo riflettere sul fatto che tra pensioni e stipendi d’oro se ne vanno oltre 35 miliardi l’anno, cifra davanti alla quale le presunte privatizzazioni diventano bagattelle. Naturalmente non tutte queste pensioni sono rubate (per i privati esiste un corrispettivo di contributi versati) ma la maggior parte sì. La Burocrazia è il vero nemico. Ormai, o loro, o noi.
Aldo: posso anche scriver in italiano.. ma tu guardi alla forma xrchè nn 6 in grado di capire ?
Fare cassa (non privatizzare) per ridurre di un valore risibile il debito pubblico senza essere minimamente intervenuti sulle cause prime che tale debito hanno prodotto credo che equivalga ad essere un po’ più poveri dopo ed aver meno risorse in futuro per abbattere il debito che nel frattempo sarà sicuramente risalito. Sulla spending review o revisione della spesa come Cottarelli preferisce chiamarla sarei meno ottimista ( Genova docet!) come ha avuto modo di argomentare in modo convincente il Prof. Piga.
E per capire ciò che ci aspetta, non dimentichiamo che le menti brillanti, geniali rappresentanti del migliore capitalismo italico, del migliore giornalismo e della migliore politica che ora riparlano di “privatizzazioni” sono le medesime che hanno concepito ed entusiasticamente applaudito alla gloriosa “privatizzazione” Telecom Italia.
Per i tagli abbiamo già visto cosa si intende: tagliano tranquillamente il posto letto (col malato dentro) ma lasciano intatto l’apparato burocratico improduttivo (e repressivo) ma che serve a mantenere in vari modi il regimetto.
E non dimentichiamo che il suddetto apparato (quattro milioni e mezzo di voti più l’indotto familiare…) è in grado, a piacimento, di prendersi tutti i soldi e i diritti che vuole per mantenersi e perpetuarsi.
Banale concordare, più difficile RICORDARE
dal 2000 a ieri il costo della macchina statale è passato da 600 a 800 miliardi di euro con un incremento del 33%
dove erano i custodi dei diritti dei contribuenti? e quali politici hanno fatto questo macello del parco contribuenti bovini?
Nei tribunali per fare giustizia bisogna punire e neutralizzare chi compie il delitto I MANDANTI e I COMPLICI
Giannino dopo la cronaca i COLPEVOLI grazie
Premesso che sono d’accordo con quanto detto nell’articolo circa la necessita’ di ridurre lo stato attraverso un serio programma di tagli alla spesa e dismissioni, non comprendo la posizione circa lo scorporo della rete telefonica e una sua di fatto nazionalizzazione. Non ritenete forse che la rete possa effettivamente essere considerato un asset strategico di un paese? Se non erro in UK quando BT e’ stata privatizzata, la rete e’ rimasta sotto controllo pubblico. Cortesemente, gradirei se volesse dedicare un po di spazio a questa problematica per comprendere meglio se mi sfugge qualcosa. Grazie
Spiacente, ma non ci credo più. Ci ho creduto per alcune decine di anni, ma a questo punto nulla di quanto ci vien raccontato dai nostri cosiddetti leader ha più la benchè minima credibilità. E Cottarelli non fa eccezione, l’ho ascoltato (da quella settaria ignobile e presuntuosa della Gruber) e mi ha pienamente confermato nella sficucia..
Richiesto di spiegare perchè pensasse di poter driuscire la dove tanti predecessori avevano miseramente fallito , le argomentazione, apparentemente perentorie, sono state risibili.
Dice: primo perchè abbiamo stabilito quanto vogliamo recuperare (sic?? e stabilire una cifra cosa significa?). Secondo perchè sappiamo cosa ne voglliamo fare (idem)… e terzo perchè coinvolgeremo i capi dipartimento…. ma se non ci sono sanzioni, i capi dipartimento se ne fott. beatamente!! L’unica spranza sarebbe se si imponessero tagli ed al mancato raggiungimento si riducessero drasticamente gli stipendi, fino ad arrivare alla confisca dei beni (lo faceva la serenissima repubblica anche con il Doge!).
Loro invece, continuano ad imporre multe e punizioni solo a noi per mille cosa, grandi e piccole e spesso non per errori nostri, ma di loro medesimi, della P.A.!! Solo i plotoni di esecuzione ci salveranno.
@Giuseppe
Infatti il popolo svizzero ha bocciato il provvedimento sul tetto alle retribuzioni, con grave smacco per il partito socialista che su quell’iniziativa ci ha messo la faccia e non solo.
Caro Giannino,
lei è da ammirare anche perchè è un’irriducibile ottimista.
Lei crede che uno come Letta con il passato e la storia che ha riesca maneggiare un lavoro di fino come da lei descritto ?
Ancora pensiamo in un’ azione dei soliti noti, perchè ci sono sempre gli stessi dietro a queste operazioni, che possa essere redditizia per lo stato e con una visione “strategica” parola completamente misconosciuta ai gestori della cosa pubblica ?
Ancora pensiamo che con controllati che fanno anche i controllori, venga fuori qualcosa di sensato ?
Ancora speriamo che non ci si infili qualcuno per fare gli interessi dei soliti , nonostante ci siano in mezzo i professori ( vedi caso Patroni Griffi con le case inps !, oppure cancellieri !) che dovevano essere quelli duri e puri ?
A parte lo scetticismo diffuso anche nei commenti, speriamo in qualcosa di sensato quindi quello che dovrebbe fare il caro Cottarelli, sarebbe sì riunire tutti i cosiddetti Managers , sì chiedere dove fare i tagli con il bisturi , ma poi relazionare sul web con feed back e review mensili su quello che fanno in base agli obiettivi prefissati, e magarti i nomi e cognomi dei responsabili.
Oddio scusate mi sono scolato una bottiglia di brunello e stò delirando !!!
Un caro saluto
RG
Caro Oscar,rimango scettico di fronte a queste belle intenzioni. Mi sembrano tante belle parole come quelle del Premier Letta sulla ripresa che c’è ma non si vede oppure i quasi quotidiani proclami del Ministro Saccomanni…..
Ritengo che prima di poter VERAMENTE cambiare dovremo come Paese andare più a fondo di quanto si sia già adesso. Troppo forti tanti centri di potere e di spesa e troppo coinvolta la classe politica in generale a partire dal livello nazionale arrivando a quello locale. Troppi interessi che si intersecano e si uniscono con il solo scopo di continuare a mantenere un enorme apparato di parassiti che dissanguano le risorse di questo povero Paese.Per interrompere questo diabolico intreccio c’è bisogno di un enorme shock a cui purtroppo non siamo ancora arrivati.Oppure, sperare in un enorme cambio di mentalità da parte di tutti gli italiani.
Giusto per non tornare troppo indietro nel tempo,è da quando il governo di SB è stato gentilmente messo alle corde dallo spread a quote stratosferiche che sento dire sempre le solite cose.Spending review,abolizione Regioni e province,abolizione enti inutili,riforma elettorale etcetc ma a parte l’aumento delle tasse magari togliendo le precedenti e mettendone di nuove con altro nome non vedo grandi novità.Stiamo a vedere.
Almeno si ride.Che belle le dismissioni determinanti e decisive.Contano,contano,Questo sta a quello come quello sta a questo.Dieci contro duemila.Peccato che l’abbattimento del debito non sia inversamente proporzionale alla sua riduzione.Magari possiamo stabilirlo per decreto.Intanto il genio di Francoforte abbatte i tassi per frenare la rivalutazione dell’amato euro.Abbassa,abbassa.Dopo una settimana siamo come prima.Analoghi brillanti risultati si avranno sulla crescita ma niente paura,si apre l’affascinante mondo dei tassi negativi.Verso il meno infinito e oltre.Di anticonvenzionale è rimasta l’intelligenza la cui dismissione è l’unica che ci riesce bene.