Cari rinnovabilisti, non fate cazzate
Cari rinnovabilisti, non scendete in piazza. La guerra polarizza e costringe a fingere che al mondo esistano solo il bianco e il nero, il sì e il no, un estremo oppure l’altro. Sicché obbliga tutti quelli che osservano lo scontro, avendo magari delle posizioni sfumate (o, preferisco dire, razionali) a chiamarsi fuori, o a schierarsi a malincuore con la truppa meno distante dalle proprie posizioni. La guerra costringe a prendere le decisioni sbagliate. Questo è un aspetto cruciale che non tutti hanno metabolizzato. Per dirla nel modo più semplice e chiaro possibile, comunque vadano le cose l’età dell’oro è finita: i soldi non piovono più dal cielo e tutti, decisori pubblici e imprese del settore, sono chiamate a compiere scelte e correre rischi. Il reddito non è più garantito. Il rendimento non è più una variabile indipendente. Quindi è cruciale dare un assetto sensato, e stabile, a tutto l’ambaradàn.
I fatti sono noti: il governo, ritenendo le tariffe troppo generose e il settore popolato da speculatori e malviventi oltre che imprenditori perbene, ha deciso un taglio radicale degli incentivi, che abbatterebbe i rendimenti, dall’oggi al domani, di molti punti percentuali, fino a spingerli potenzialmente in zona rossa. Lo stesso governo, in realtà, esprime posizioni diverse al proprio interno, e molti capiscono che, al di là della (legittima e, per quel che ci riguarda, contestabile) difesa delle rendite, l’intervento deve essere costruito in modo tale da non brutalizzare troppo la certezza del diritto in questo paese. Esistono, dunque, spazi di trattativa. Spazi di trattativa per cosa?
Per perseguire due obiettivi. Il primo, di cui ho scritto qualche giorno fa con Carlo Durante sul Sole 24 Ore, riguarda le modalità della riforma: essa deve far salvi i “diritti acquisiti” (pacta sunt servanda) e prevedere una sorta di “salvacondotto” per gli impianti autorizzati o in via di autorizzazione, che sono stati immaginati sulla base della promessa del vigente regime di incentivazione. Quindi, i tempi della riforma non possono non essere medio-lunghi. L’improvviso chiudersi dei rubinetti bancari su una serie di progetti in itinere è la rappresentazione più netta del perché.
Il secondo obiettivo che i rinnovabilisti possono puntare a ottenere è una revisione dei meccanismi tariffari che da un lato non sia eccessivamente penalizzante, dall’altro renda comunque possibile il raggiungimento degli obiettivi europei del 20-20-20 (vero argomento forte a loro disposizione che, per motivi a me ignoti, la maggior parte di loro e specialmente quelli strilloni hanno dimenticato). Qui le opzioni sono molte: personalmente resto convinto che la via migliore sia quella della carbon tax; nei prossimi giorni pubblicheremo un paper Ibl per riflettere su altri strumenti, quali le aste. Ma non è questo il punto: il punto è che, per affrontare la discussione in questi termini, bisogna svuotare le piazze e riempire i tavoli tecnici. Quel che finora non si è fatto, e non si è voluto fare. Peggio ancora: non si è saputo fare, perché gli uni non avevano le palle, e gli altri si abbronzavano al sole dei sussidi crogiolandosi nell’illusione che nessuna nuvola sarebbe arrivata mai. Che poi oggi dei tribuni improvvisati agitino i pugni al cielo, maledicendo gli dei della pioggia, è solo il decorso fisiologico, e tragicomico, del tutto.
Invece, cosa fa una parte – non marginale credo – del mondo rinnovabilista? Come riferisce Federico Rendina nell’articolo linkato sopra, convoca per giovedì prossimo una manifestazione antigovernativa, che suppongo sia voluta da alcune associazioni del settore, subita da altre. Di fronte a questa notizia, posso solo dire: per favore, fermatevi. Non costringeteci ad assistere a una guerra. Non fatelo perché, se lo fate, perderete, e perderete in modo dannoso non solo per voi ma per tutti. Mi spiego.
C’è una questione generale, anzitutto. Se si scende in piazza, non si chiede una mediazione: si difende l’esistente, ci si arrocca su una posizione non negoziabile. Cioè si difende un regime tariffario che, in my humble opinion, è indifendibile sia perché era troppo generoso (specialmente per il fotovoltaico) fin dall’inizio, sia perché lo è diventato ancora di più ora che le coordinate del mercato sono cambiate: ma davvero, amici miei, credevate che la disponibilità altrui ad aprire il portafoglio fosse infinita? Davvero credevate che rendimenti del 15 o del 20 per cento fossero sostenibili, per la collettività, nel lungo termine? La tariffa non poteva non scendere: doveva scendere per principio, e doveva a maggior ragione scendere perché partiva troppo in alto.
Cioè la premessa del tutto era palesemente falsa: gli incentivi non dovevano e non potevano rimanere, e razionalmente era assurdo aspettarsi che rimanessero, eternamente validi ed eternamente uguali ed eternamente alti. Ma questo sconfessa un’altra tesi dei rinnovabilisti, vale a dire che gli incentivi servano per accompagnare le energie verdi alla grid parity: cari miei, se mi dite che gli incentivi non possono scendere, io capisco che non arriverete mai alla grid parity, e allora non vedo alcuna differenza tra gli incentivi suddetti e altre forme di sperpero del denaro pubblico (non raccontatemi la balla formalistica che non vivete di denaro pubblico perché i sussidi non vengono dal Tesoro ma dai consumatori, per favore, ché i consumatori la componente A3 se la trovano in bolletta e non possono scansarla). L’aspetto qui rilevante, comunque, è che se non si parla più dei limiti della riforma, ma si difende il sistema esistente, tanta gente che è critica sull’una ma che è ugualmente dubbiosa sull’altro si trova del tutto spiazzata. Per fare un esempio piccolo e brutale: io sono con voi se parliamo di certezza del diritto, ma non chiedetemi di stare con voi sul conto energia. Ammetto di essere un amico molto provvisorio e del tutto insignificante, ma se scendete in piazza, questo amico provvisorio e insignificante lo perderete. À la guerre comme à la guerre.
Poi c’è una faccenda tutta politica che sicuramente i vostri fini strateghi non hanno ignorato. Probabilmente il governo non ha grande voglia di trattare, ritenendo di dover accomodare le sue consituency e ritenendo che tali constituency abbiano in uggia le rinnovabili. Di certo, gli afrori rivoluzionari che arrivano dalla piazza non faranno che consolidare questa sensazione. Se poi si mette nel conto la scontata e immediata (e infinitamente paracula, ma questo è un altro discorso) solidarietà dell’opposizione, le cose si fanno ancora più complicate. Per voi. Succede, infatti, che l’opposizione sta all’opposizione e quindi non può – a meno che non vinca elezioni che al momento non sembrano in vista – cambiare o far cambiare opinione al governo. Ora vi svelo un segreto: se voi siete, o sembrate, un settore “di sinistra”, la “destra” non avrà pietà di voi. A parte che non vedo una ragione al mondo per cui una tecnologia debba essere di destra o di sinistra, mi sembra una stupidaggine tattica che solo dei perfetti incompetenti possono perseguire.
Concludo: il decreto rinnovabili è un pasticcio da evitare per millanta ragioni. Ma evitare quel pasticcio non può coincidere col perpetuarne un altro. Se la buttate in politica, finirete tritati. Se la buttate in polemica, non otterrete nulla se non il risultato di alienare quelli che vedono i problemi e cercano di risolverli in modo razionale. Se ragionate col fegato, non potete pretendere che i vostri avversari non ragionino con lo stomaco. La politica energetica di questo paese ha già pagato troppo per le decisioni di pancia (molte delle quali prese a vostro favore e con la vostra complicità). Prima o poi bisognerà smetterla. Non dico: se non ora, quando?, perché sarebbe una scemenza. Dico più semplicemente che a voi e a tutti conviene che sia ora.
Per la miseria…Stagnaro for president!
Finalmente qualcuno che dice ai rinnovabilisti di svegliarsi.
Tutti gli scienziati degni di questo nome sanno che le rinnovabili, discontinue e intermittenti per loro natura, non possono che darci una piccola mano nei consumi diurni ad assorbire i picchi di richiesta. Ma questa mano non può avere dei costi fuori dal mondo. Capisco quanto sia difficile la fisica ma non ne posso più di sentire assessori che misurano l’energia in chilovatt e la potenza in chilovattora, non possiamo permetterci un’ignoranza così crassa e supina.
Ho sentito addirittura un sindaco dire che, il suo nuovo impianto fotovoltaico, avrebbe illuminato gratuitamente le luminarie cittadine per tutto il periodo natalizio.
Consiglio tutti i rinnovabilisti di provare ad asciugarsi i capelli la sera dopo la doccia, utilizzando l’energia proveniente dai pannelli sul tetto, frose apriranno gli occhi.
Suggerisco a tutti i volonterosi di seguire gli scritti e i commenti del Prof. Bruno Coppi, luminare della fisica mondiale del MIT di Boston o i libri del prof. Franco Battaglia dell’università di Modena.
Prima si studia poi si parla, non viceversa.
Saluti
@Riccardo
Saremo anche una massa d’ignoranti ma, sicuramente, non possiamo andare avanti così. Li leggi i giornali? Benzina verso 1,6 a litro, la Spagna che taglia i limiti di velocità per risparmiare greggio, il clima che cambia, inondazioni, uragani, desertificazione in Texas (articolo di ieri del Daily Telegraph, giornale notoriamente conservatore) etc etc. Quali sono le soluzioni mio caro istruito amico? il Nucleare? Non si farà mai sia per i tempi (il Berlusca ha 75 anni e la sua politica guascona morirà con lui) che per i costi. Pagheremo delle sanzioni, chiacchere…insomma la solita manfrina italiana che ci costringe a baciare le mani, magari solo quello, a uno come a Gheddafi.
PS che dire dei biocarburanti? Geniali, inquinano lo stesso rilasciando il Co2 che le piante trasformano in ossigeno e sottraggono preziose risorse alimentari (vedi la recente crisi dei prezzi sulle materie prime). Sicuramente ci sono delle speculazioni e ruberie tipicamente italiane a proposito degli incentivi ma, invece di criticare in toto, sarebbe meglio dare delle soluzioni per non guardare, come sempre accade in questo paese, al passato.
Saremo anche una massa d’ignoranti ma, sicuramente, non possiamo andare avanti così
—-
E siccome non possiamo andare avanti cosi’, allora e’ lecita ogni fesseria. Fantastico principio.
—–
he dire dei biocarburanti? Geniali, inquinano lo stesso rilasciando il Co2 che le piante trasformano in ossigeno e sottraggono preziose risorse alimentari (vedi la recente crisi dei prezzi sulle materie prime).
——
Uso gia’ un biocarburante per scaldare casa. Si chiama “pellet”. Certo, un sacco di gente che mangia faggio sta facendo la fame. Checcepoifa’, sso vvegani…
@Riccardo
… Franco Battaglia no, ti prego 😉
[ogni volta che nevica aspettiamo il suo articolo dal titolo “i climatologi sbagliano!”]
Questo decreto, pur criticabile perchè mina un po’ la certezza del diritto, ha l’indubbio pregio di dare una svegliata brusca a un mondo che credeva di avere trovato la gallina dalle uova d’oro.
Che bello!! Costruisco un impianto di produzione d’energia rinnovabile e me lo faccio pagare dagli altri. Anzi ci guadagno sopra pure molto.
Eppure già da altre parti questa manna, cominciata prima che da noi, aveva avuto presto fine. Quindi cosa c’è di tanto ingiusto da andare addirittura in piazza?
Detto questo, è il caso di affrontare in modo serio il problema energetico nel nostro paese, senza prese di posizione dissennate pro o contro questo o quello.
Basterebbe ammettere una cosa ovvia. Cioè che tutti i sistemi di produzione di energia hanno pregi e difetti e che nessuno esclude totalmente un altro. Anzi, solo da una ottimizzazione del mix si può sperare di evitare di restare a secco in un futuro neanche tanto remoto.
@Uriel Fanelli
Della tua stufa a pellet non me ne può fregar de meno, io mi riferivo alle sterminate piantaggioni di mais americano e brasiliano. Dei tuoi faggi me ne può fregar ancora de meno, io penso piuttosto alla foresta amazzonica che è il polmone del pianeta. Dove pensi troveranno lo spazio per una coltivazione in così larga scala? L’università del Minnesota (Non URSS, ma nel liberismo assoluto degli USA) ha pubblicato una ricerca secondo la quale se fosse destinata tutta la produzione americana di mais alla produzione di bioetanolo, questa garantirebbe solo 12% del consumo del carburante per auto di quel paese. Io non sono vegano, non sono ambientalista ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Perchè credi ci sia stata una rivolta in tutto il Nord Africa, per la nipote di Mubarak?. Ho semplicemente detto che una politica di incentivi non è da condannare in toto, tutto è perfettibile. Potrebbe ad esempio dare una spinta alla ricerca ed all’economia, visto che se ne parla (solo) tanto, facendoci recuperare il gap con i paesi civili che sono nettamente avanti a noi in queste tematiche. Non vivo tra i faggi, ma ho vissuto in Germania ed Inghilterra e te lo posso assicurare che siamo il fanalino di coda.
sarei curioso di sapere quanta energia produce un pannello voltaico
nella sua durata, e quanta ne serve per produrlo,installarlo e smaltirlo
Bravo Giorgio, il suo è l’atteggiamento giusto. Lo ammetto io a volte sono troppo drastico nelle argomentazioni.
Facciamo così. Ai catastrofisti, ai rinnovabilisti assoluti, a chi vede sempre i complotti americani, a chi cascasse il mondo ma di centrali nucleari non ne voglio.
A tutti questi dico solo: non pretendo crediate a me che non sono niente e nessuno, ascoltate e leggete le argomentazioni altissime di un fisico mondiale italiano come Bruno Coppi del MIT di Boston, o in alternativa cercate di asciugarvi i capelli dopo la doccia della sera con il Phon attaccato al pannello fotovoltaico sul tetto.
Forse qualche cosa vi verrà in mente.
In quanto al Prof. Battaglia, e all’amica che lo denigra allegramente, ricordo che il prof. ha al suo attivo decine di pubblicazioni scientifiche su fisica quantistica e climatologia, se lei si sente all’altezza…
Amici prendete informazioni sulla curva di Hubbert e poi esercitate la logica e le nozioni
energetiche di cui la rete è ampiamente documentata. Poi fatevi un giudizio ma toglietevi, per l’amor di Dio, gli occhiali livorosi e intolleranti dell’ideologia politica.
Non portano da nessuna parte.
saluti.
@Riccardo
Il nostro problema non sono gli atomi o il Co2, è la crescita di questo maledetto paese! Credi davvero nella costruzione delle tue centrali nucleari?! Sai quanto tempo ci vuole? e dove poi? sai quante regioni hanno dato parere favorevole? solo 4 e senza sentire ancora l’opinione delle comunità locali! Il punto della questione sono gli incentivi, giusto? chi li ha messi in piedi? Io, tu, Greenpeace o il Governo? bene, la risposta credo sia ovvia. Il problema è che, come sempre accade in questo paese, le regole del gioco non possono essere cambiate in corsa! che figura ci facciamo all’estero? non parlo d’immagine (quella è nella tazza del cesso), ma di capacità nell’attrarre capitali, dunque lavoro, benessere. Tu parli della curva di Hubbert, io parlo di quella nostra ventennale linea piatta che si chiama PIL. I miei non sono i dubbi di un vegano. Parlo semplicemente di certezza del diritto, di serietà di una classe dirigente, non delle barzellette del Berlusca. Se a voi ve piace così, buon bunga bunga a tutti.
Si potrebbe riflettere sul fatto che i paesi che crescono hanno tutti un’autonomia energetica maggiore della nostra, e non a caso assicurata (anche) da un congruo numero di centrali nucleari. Vivo in un piccolo paese confinante con l’Italia, grande circa come Lombardia e Piemonte, che contra quattro centrali e cinque reattori. Avere circa 12 KW installati in appartamento, con il contratto di base, in Italia sembrerebbe fantascienza, qui è pura realtà. Le centrali nucleari richiedono tanto tempo per essere realizzate? Molto meno di quanto ne assicurano in termini di produzione energetica futura. Una classe dirigente seria dovrebbe saper programmare il futuro a medio, lungo e lunghissimo termine, non solo guardare alle prossime elezioni. Lo stesso piccolo paese confinante (indovinato quale?) ha recentemente festeggiato il crollo dell’ultimo diaframma del nuovo tunnel del San Gottardo, iniziato 10 anni fa e in funzione dal 2017. Tutto questo mentre da noi i NO-TAV con i loro bivacchi bloccano qualsiasi velleità di realizzazione infrastrutturale. Ecco perché anche un piccolo paese è molto più grande del nostro. Altro che Bunga Bunga.
@armando
il parametro che chiedi si chiama EROEI o EROI (ritorno energetico sull’investimento) e per le tecnologie FV di più recente adozione è pari ad alcuni anni – un impianto a Milano produce durante la propria vita un’energia diversa che se fosse messo a Catania…
Mi sa caro Giorgio che la battaglia sia disperata. Conviene concentrarsi per cercare di far ragionare chi ha lasciato aperta la porta della ragione.
La Germania, sempre molto citata testa di serie del solare, si approvvigiona per il 35% dalle sue 17 centrali nucleari.
Noi invece bruciamo gas e petrolio per il 90%.
Se il sig. Logos e quelli che come lui la pensano, hanno una alternativa, si facciano avanti, nel frattempo portino pure il loro antiberlusconismo al bar dello sport, non ne sono interessato.
Ribadisco il mio invito, informiamoci sulla curva di Hubbert e sullo scenario possibile fra 25-30 anni se non mettiamo in cantiere centrali nucleari ora e non fra un secolo.
Rimane sempre in piedi il mio invito ad asciugarsi i capelli dopo le 20 di sera con l’energia dei pannelli sul tetto.
Saluti.
Dimenticavo, per chi vuole abbeverarsi in modo davvero interessante e completo si legga il commento del sig Attizzu, nel forum successivo.
Quello sì che se ne intende.
Saluti
@Riccardo
Prima cosa, mio così ben informato amico, il punto della questione non sono le centrale nucleari, hai sbagliato topic. Comunque se proprio dobbiamo citare la Germania, t’informo che loro hanno già programmato l’abbandono del nucleare. Secondo, non sono contrario alle tue centrali nucleari, salvo poi indicarmi dove esse verranno costruite. Terzo, l’obiettivo del 20% di rinnovabile sul totale di energia prodotta non è una fissazione di qualche ex fricchettone, ma un obbligo che abbiamo preso in sede internazionle a Kyoto, con la Comunità Europea e non con qualche governo terzomondista, vedi Gheddafi (non rispettarlo significherebbe pagare sanzioni, come facciamo tutt’ora, del resto, acquistando all’estero quote di emissione). Quarto, io non mi asciugo i capelli perchè sono calvo. Non generalizziamo per favore, Mr Hubbert. Il problema riguarda la capacità di provvedere agli impegni presi con gli elettori, la legalità, la certezza del diritto, valori che fanno parte di quella destra a cui io orgogliosamente appartengo, ma che non si riconosce in quella ciarlatana e quaquaraqua che pensa solo ad occupare gli scranni del governo. buon bunga bunga a tutti
Egr. Logos, lungi da me l’idea di irretire lei o qualunque altro avventore del forum, mi permetta di ricordare che la Germania non solo non ha in programma dismissioni ma ha di recente prorogato la vita delle sue attuali centrali nucleari di ben 17 anni. Sulla questione dei siti italiani per le centrali in programma, mi pare un argomento un pò debole dire che non si possono fare perchè nessuno le vuole nel giardino, altrettanto direi per la mia bonaria provocazione sull’asciugacapelli che di sera non può funzionare con i pannelli solari, l’opzione di radersi a zero non mi sembra una soluzione all’intermittenza del fotovoltaico.
La curva di Hubbert descrive l’inevitabile quanto prossima fine dell’approvvigionamento fossile e gassoso e mi sembra sia un modo molto serio di affrontare ogni strategia energetica iniziando a capire che certamente dobbiamo muoverci, l’immobilismo ci condanna.
Quanto al bunga bunga( noto che la cosa l’ha colpita parecchio) mi permetta, nel salutarla con cordialità e anche con simpatia, di suggerirle un pò di scetticismo verso lo spettacolo che va di scena nel televisore.
Con cordialità.
Le rinnovabili cosi come sono gestite sono una bufala.
@Riccardo
Prima di tutto non sono affatto egregio, sig. Riccardo.
Lei ha appena scritto e non scritto un paio di cose interessanti. Sul Peak oil non ci sono dubbi e nemmeno sull’esigenza di trovare fonti di energia alternativa. E’ vero che la Germania ha prolungato l’esistenza delle sue centrali, però, non ha pensato di metterne in cantiere delle altre. Per capirci, siamo lontanucci dalla sessantina della Francia. Costi a parte e dovuti ai soliti sciacalli, i miei dubbi sono sui tempi operativi, vedi il caso TAV, considerando le lungaggini italiane ed il fatto che l’uranio è di per sé stesso una fonte non rinnovabile. Detto ciò, come la mettiamo con l’obiettivo del 20% entro il 2020?. Ma il punto della questione è un altro, non la sua curva Hubbert con cui concordo perfettamente, è l’incertezza che regna da sempre in questo paese e che non consente di fare dei piani, progetti, investimenti. Come reagiranno le banche alla luce del decreto?. La risposta mi sembra scontata.
A questo punto, ecco che salta fuori il discorso del bunga bunga. Per farla breve, in questo paese si parla di tutto, tranne dei mali che ci affliggono realmente: precariato, disoccupazione, incapacità nell’attrarre investimenti, crescita prossima a zero, invecchiamento della popolazione.
Sinceramente mi sembra abbastanza ridicolo e grottesco fare il sit-in davanti al tribunale di Milano, in difesa di un uomo che ha tutti i mezzi, buon per lui, per difendersi da sé. Il mio timore sono le armi di distrazione di massa che, a quanto pare, hanno colpito un pò tutti, almeno nell’inconscio. Non è solo un problema di TV. E’ una questione di mentalità.
Con cordialità, sperando di non averla tediato più di tanto.
Nient’affatto, caro Logos, adesso va meglio.
Converrà che il suo tono e le sue argomentazioni erano diverse.
Vuole vedere che siamo praticamente d’accordo su tutto?
Un saluto amichevole.
Tornando all’articolo di Stagnaro, vorrei che gli amici che leggono si concentrassero particolarmente sulla reazione violenta e nervosa del mondo bancarioal decreto.
Io stesso ho avuto un assaggio della loro insofferenza quando, ad un convegno pubblico, ho fatto fare una figuraccia al relatore (forse un avvocato) che nulla sapeva di fisica e per mezz’ora sbagliava tutte le unità di misura con l’intento di vendere mutui ventennali solari a una platea di agricoltori delusi dalle attuali rendite dei cereali.
Sono stato affettuosamente avvicinato da alcuni individui che mi hanno invitato a cambiare convegno o in alternativa a cambiare provincia.
Caro Riccardo,
per onestà dichiaro il mio conflitto di interesse, lavoro nel fotovoltaico.
Tutto il mondo fotovoltaico, produttori e installatori, è teso al raggiungimento della grid parity, nessuno pensa ad un FV eternamente incentivato.
Ancora pochi anni di incentivi, e siamo d’accordo che siano molto più bassi di quelli attuali, e lo sviluppo tecnologico renderà la produzione di energia FV competitiva con quella da fonti fossili e nucleare.
Le segnalo anche che oggi in Italia si sovvenzionano ampiamente tecnologie obsolete vedi la rottamazione auto, fonti fortemente inquinanti vedi Cip6 e paghiamo ancora in bolletta il decommissionamente delle centrali nucleari 2,5€ a bolletta da oltre 20 anni.
Caro Stagnaro,
le manca un pezzo: non viene criticato tanto il taglio agli incentivi, quanto il continuo cambiare le carte in tavola a chi ha iniziato degli investimenti e ora è costretto a bloccarli, poiché le banche non sanno più dove sbattere la testa.
La riduzione degli incentivi è sacrosanta e lo sanno anche gli operatori. Questo però vale per i NUOVI IMPIANTI, mentre per gli investimenti già realizzati o in corso di realizzazione andrebbe garantita una certa redditività, per consentire il rimborso del debito e un dignitoso ROE.
A me pare che lei voglia porsi a neutrale ma in realtà sia molto schierato.
Il mio invito è a non mischiare le carte per fare propaganda, soprattutto facendo discorsi dall’alto verso il basso, come quello del suo articolo. Tutti hanno il diritto di manifestare e criticare, e contestare questo senza interrogarsi del perché lo fanno veramente non è da studioso serio quale la reputo da sempre.
Saluti
j
Caro Stagnaro, mi permetta di essere un po’ brutale. Lei conosce molte piu’ cose di quelle che a volte sembra voler far credere. Lei lo sa perfettamente che ogni investimento fatto nelle rinnovabili equivale piu’ o meno a gettare soldi dalla finestra. Lei sa perfettamente che i costi unitari (per unità energetica prodotta) di realizzazione di un impianto fotovoltaico sono insostenibili e sa pure che i posti di lavoro creati nel settore sono finti. Lei è pure perfettamente al corrente che nessun kwhr fotovoltaico serve o servirà a scopo alcuno: non servirà a ridurre la ns. dipendenza dai fossili nè dai gassosi, non servirà a risparmiare i consumi in modo apprezzabile e tale da consentire di spostare in avanti il giorno in cui il petrolio costerà 1,000 (mille) USD/b, , nè tampoco servirà ad abbassare il costo del kwhr. Lei tutte queste cose le sa benissimo ed allora dica chiaro e tondo che è semplicemente criminale continuare a sprecare risorse inseguendo i sogni di politici di scarsa cultura, quando va bene, ma forse molto peggio che semplicemente ignoranti.
@luigi
Caro Luigi, per onestà le dichiaro anch’io il mio conflitto d’interesse, anch’io sono nel settore fotovoltaico ed è per questo che la invito alla cruda realtà che lei conosce bene.
La grid parity è una chimera.
Come dice anche il rinnovabilista Rubbia, nè con questo nucleare nè con questo fotovoltaico possiamo basare il nostro futuro energetico.
Per sigg. Riccardo, Logos ed altri. Le fonti rinnovabili saranno il futuro, ma in Italia non si vuole prenderle in considerazione per volontà politica. Geotermia, molti edifici sono riscaldati e raffrescati da essa, in altre nazioni (es. Svizzera). Solare termico, può essere costoso per il singolo, ma quanti edifici pubblici (piscine, scuole, etc.) ne beneficiano in Italia? Fotovoltaico, come sopra. Eolico, solo in alcune parti d’Italia, e funzionante anche dopo le elezioni! Le prime auto elettriche hanno quasi cento anni, ma solo ora, si prosegue nella ricerca, rimasta ferma per quasi un secolo. Per questo motivo, e mancanza di volontà politica, anche i nuovi parcheggi pubblici, sono progettati senza stazioni di ricarica. Fotovoltaico sul tetto manco a parlarne!
Per gli stessi motivi, in Italia, non si vuole fare ricerca su veicoli fuel-cell, idrogeno etc. Sembrerebbe che l’Italia non sia interessata ai dettami del Protocollo di Kyoto, ma preferisca pagarne le sanzioni per inosservanza. Chissà perché sono stati proprio i Giapponesi a voler costruire le prime auto a propulsione ibrida…. Il Nobel Rubbia dice che il torio ha maggiori sbocchi del nucleare ma si insiste su questa strada!
Lo stesso Governo Italiano aveva dichiarato, tramite la Prestigiacomo, in piena crisi giapponese, che il suo programma nucleare sarebbe andato avanti. Poi, a livello italkiano, venne proclamato un anno di pausa sul nucleare. Chissa perché?