Carburanti e finanziamento della cultura: quanto sono aumentate le accise?
Articolo scritto da Filippo Cavazzoni e Carlo Stagnaro
La critica di Carlo Fontana al nostro studio sull’aumento dell’accisa sui carburanti per finanziare la cultura ci offre l’opportunità per tornare sul tema, a poco più di un mese dall’approvazione del decreto. Come abbiamo ribadito in più sedi, il provvedimento del Governo ci è parso discutibile sotto diversi punti di vista. Per riassumere e sintetizzare riportiamo un passaggio della lettera pubblicata sul Corriere della Sera di ieri:
la tassazione sui carburanti è già troppo elevata; i prezzi sono già molto alti a causa della congiuntura internazionale; difendere l’aumento fiscale equivale ad ammettere che la spesa pubblica sia così efficiente da non lasciare spazio per altri tagli a copertura delle spese in questione; dal punto di vista redistributivo non c’è ragione per cui chi guida l’automobile debba sussidiare chi va a teatro.
Ci sembra che ciascuna di queste tesi sia auto-evidente: le accise italiane sono superiori alla media UE (in un paese con un reddito medio inferiore); i prezzi dei carburanti sono ai massimi storici e resteranno strutturalmente alti per un bel po’; sostenere che l’incapacità di tagliare altre spese lascia intendere che secondo il governo non esistono inefficienze nella spesa pubblica è tautologico; e, infine, che il ricorso alle accise obblighi gli automobilisti a sussidiare i melomani e che non vi sia alcuna ragione apparente per una simile redistribuzione (tra l’altro molto probabilmente con effetti regressivi) è anch’esso un truismo. Tutte queste cose le abbiamo ampiamente argomentate nel paper che Fontana dice di non aver citato pur prendendone spunto.
Perché argomentazioni di questo tipo abbiano portato Fontana a stigmatizzare tout court “una scuola di pensiero liberista la cui miopia non pochi danni ha prodotto, non solo in campo culturale” rimane per noi un mistero. E’ quantomeno opinabile che critiche razionali che si basano su dati di fatto (almeno crediamo che i nostri rilievi rispondano a tali caratteristiche) vengano eluse per produrre invece una sparata grossolana senza il benché minimo argomento presentato a supporto della propria tesi.
Comunque, passiamo oltre. Nel nostro studio abbiamo presentato una stima del possibile costo del provvedimento del Governo. Si è parlato nell’immediatezza della sua approvazione di un aumento di 1 o 2 centesimi per finanziare la cultura e altro ancora (in primis la missione in Libia). Prendendo atto di tali affermazioni abbiamo stimato in 400 milioni la spesa totale da finanziare (di questa cifra, circa 300 milioni dovevano essere destinati alla cultura). Il risultato della nostra analisi prevedeva un aumento dell’accisa sui carburanti (benzina e gasolio) di 0,9 centesimi di euro.
Il 5 aprile l’Agenzia delle Dogane ha determinato gli aumenti delle accise sui carburanti, per assicurare la copertura finanziaria del decreto. Gli aumenti risultano identici per prodotto (benzina o gasolio) ma sono stati differenziati per fasce temporali. Fino al 30 giugno 2011 le accise (in valore assoluto) saranno di 0,571 euro al litro per la benzina e di 0,430 euro al litro per il gasolio. Il picco massimo sarà però toccato dal 1° luglio 2011 fino al 31 dicembre 2011: 0,573 euro al litro (benzina) e 0,432 euro al litro (gasolio). Osserviamo non senza malizia che il periodo di massimo aumento coincide col periodo di massima domanda (l’estate e poi il Natale).
Quanto di questo aumento è imputabile al finanziamento alla cultura? Il decreto ha stabilito un aumento di 149 milioni di euro del Fondo Unico per lo Spettacolo, lo stanziamento di 7 milioni per enti e istituzioni culturali e l’aggiunta di 80 milioni alla dotazione per la conservazione dei beni culturali. Inoltre tramite l’aumento delle accise hanno trovato copertura anche gli sgravi fiscali per il cinema: quantificati in 45 milioni di euro per il 2011 e in 90 milioni per i due anni successivi. Si tratta quindi di un totale di risorse di 281 milioni di euro per il 2011 e di 326 milioni per il 2012 e il 2013.
Tutto ciò si traduce in un aumento delle accise di 0,73 centesimi di euro al litro fino al 30 giugno di quest’anno. L’aumento diventa di 0,92 centesimi dal 1° luglio al 31 dicembre 2011, di 0,76 centesimi per tutto il 2012 e di 0,55 centesimi dal 1° gennaio 2013. Ecco dunque quanto peserà lo stanziamento di risorse aggiuntive per la cultura (come quota del totale delle accise).
Alla luce di questi dati ci sembra che le nostre stime, sia sulle entrate che sulla spesa, non fossero poi così male, e tentiamo un azzardo: tra il 2012 e il 2013 l’aumento verrà rivisto al rialzo, specie se i prezzi si calmeranno con conseguente calo del gettito Iva. Infatti per finanziare la spesa attuale si ricorre a un aumento esattamente pari a quello da noi ipotizzato, mentre l’aumento futuro è inferiore, tra l’altro a fronte di una domanda gradualmente in calo grazie al turnover dei veicoli in un mercato automobilistico già saturo.
Nella seconda parte del paper abbiamo invece prodotto una brevissima considerazione sulle inefficienze che affliggono il settore della cultura. Su questo punto si possono scrivere libri. L’operato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è così vasto che per parlare del suo ruolo bisogna inevitabilmente affrontare una marea di temi: dal modo in cui è strutturato da un punto di vista organizzativo (direzioni regionali, soprintendenze, ecc.) ai vari comparti che amministra (beni culturali, spettacolo, ecc.), senza tralasciare tutte le sue competenze (conservazione, valorizzazione, ecc.). La soluzione forse è una bella cura dimagrante.
Sarebbe bello capire il perche degli aumenti..
Io considererei anche altri aspetti: in un recente viaggio a Berlino ho visto la benzina a 1,6, cioè un po’ più cara che da noi. Ho però anche visto una gran rete di metropolitana: anzi, avrei voluto vederla, poichè la rete berlinese è così fitta che, stampata in formato A4, molte linee graficamente si “impastano” per chi sia un po’ presbite. In superficie un traffico molto più rado che ad Orvieto: se proprio dobbiamo riempirci di tasse, mi piacerebbe almeno vederle destinate ad infrastrutture serie. Ma lo stato italiano prima ti stratassa la benzina, poi ti obbliga a prendere la macchina, poi ti impedisce di parcheggiare per poterti fare le multe. Nel frattempo, però, la guida cittadina in Italia è stupidamente benzinivora, e Quattroruote ci rivela che in Italia dire che una macchina consuma poca equivale a stroncarla commercialmente. Ovvero: abbiamo esattamente i governanti che ci meritiamo, per cui non ci possiamo lamentare.
Finanziare la cultura cosa vuol dire? Sono dell’idea che uno o due teatri di tradizione (diciamo, La Scala) debbano produrre spettacoli di alto livello (e costo adeguato) per esigenze di alta tradizione e di rappresentanza (magari, con frequenti giri all’estero con le nostre opere). Ma per il resto, chi vuole andare a teatro, se lo paghi. O comunque, niente spese per allestimenti di vacuo prestigio personale e locale. Magari – eventualmente – si cerchino sponsor. Se invece vuol dire valorizzare Pompei, può essere un altro discorso. Ma come si fa a investire correttamente su Pompei essendo quel sito ubicato colà? Non potremmo trasferirlo a Torino o Rimini o venderlo alla Disneyland?