Hazlitt. Capitolo 7 – La maledizione delle macchine
La dottrina secondo cui la meccanizzazione del lavoro produrrebbe disoccupazione seguita a sopravvivere anche se è falsificata di continuo. Per Hazlitt le statistiche che mostrano il contrario sono inutili se non sono accompagnate da quegli argomenti di carattere deduttivo che sono alla base dell’economia politica e dell’analisi della società.
Egli mostra che l’imprenditore e l’operaio cercano entrambi di risparmiare lavoro, evidenziando pure come sia falsa la credenza secondo cui l’introduzione di nuove macchine danneggerebbe i lavoratori.
Anche in questo caso, infatti, ci si focalizza esclusivamente su una conseguenza immediata riguardante un gruppo particolare – quanti perdono il posto a causa della meccanizzazione – e in tal modo però non si considerano i benefici complessivi a medio e lungo termine: si trascura ad esempio l’aumento della produzione e poi anche della stessa occupazione nelle imprese che producono i nuovi macchinari e in quelle che li acquistano, proprio per accrescere la produzione.
Il lavoro, dunque, non diminuisce: esso semmai aumenta e quello che viene distrutto dall’introduzione delle nuove macchine si sposta, anche se talora non si vede facilmente.
Questa, col massimo rispetto, è un’immensa idiozia.
La quantità di lavoro diminuisce con l’automazione, è ovvio e verificato tutti i sacrosanti giorni.
Che poi il sistema “inventi” altro lavoro da fare oppure diminuisca le ore lavorate è un altro discorso.
Se posso permettermi un consiglio: qualcuno ha letto lights in the tunnel di Martin Ford (disponibile gratis in pdf)? Se non lo avete fatto ve lo straconsiglio: è in assoluto il libro più illuminante che abbia mai letto! Il libro scritto da un ingegnere software liberale che conosce la dinamica della produzione e scrive da un punto di vista market-oriented spiega come in realtà i mezzi tecnologici stiano progredendo talmente tanto da sostituire moltissimi lavori anche ad alto valore aggiunto e che i posti di lavoro che rimarranno per le persone saranno molto pochi! Per es. spiega che in realtà milioni di posti di lavoro potrebbero già oggi con la tecnologia che abbiamo a disposizione essere totalmente eliminati e che non è realisticamente possibile riassorbirli… questo porterebbe ad un enorme aumento del tasso di disoccupazione e della struttura del mercato (oltre che della società) che si basa sull’esistenza di una classe media diffusa che produce e domanda beni e servizi! Secondo lui questo metterebbe a serio rischio la sopravvivenza del mercato dando forza ai populisti all’Obama che invece vogliono abbatterlo e propone dei modi per coniugare i benefici dell’innovazione tecnologica, la permanenza del libero mercato e un welfare più efficace e meno costoso…. per me diventerà il programma base della destra del futuro (ovviamente non parlo di quella italiana che è ridicola e non sa nemmeno cosa sia il mercato.. per es. è l’unica destra al mondo che ostacola le liberalizzazioni… vergogna!). Sign. Giannino se potesse leggerlo e darmi la sua opinione mi farebbe un enorme regalo!
X Marco Trizzi
Se guardiamo al passato invece è verissima! altro che idiozia… ed è stata il driver principale della crescita economica! il problema è che credo non sarà più valida in futuro! Per es. in America moltissimi lavoratori non vengono riassorbiti e non credo si possa dire che i mercati non sono liberalizzati come da noi quindi ad es. che non assumono per le tasse, i probl. legali, i sindacati ecc…. Secondo me semplicemente i mezzi tecnologici sono diventati talmente avanzati da sostituire diversi lavori ad alto valore aggiunto quelli che un tempo si creavano quando l’automazione “distruggeva” quelli nell’agricoltura, nella manifattura ecc… Poi ci sono milioni di lavori che sono completamente sostituibili con le tecnologie che già oggi abbiamo come l’automazione e i software… per es. con un ottimo programma di e-learning quasi gratis si possono sostituire migliaia di insegnanti, con database online tutte le biblioteche diverrebbero totalmente inutili!, con macchine semplicissime come le casse automatiche si possono sostituire migliaia di cassieri, esistono già in USA magazzini comletamente automatizzati, idem per l’addebito automatico delle utenze per le migliaia di impiegati delle poste che praticamente fanno solo questo.. potrei fare moltissimi esempi… E questo con le tecnologie che già oggi abbiamo! per non parlare di quelle che si stanno sviluppando come veicoli che si guidano autonomamente (Google): quante persone fanno questo di lavoro? Per es. nelle fabbriche è una delle poche mansioni non ancora automatizzate! … La verità è che una quantità enorme di posti di lavoro sparirà in modo strutturale! ci saranno ovviamente benefici come minori prezzi e migliore qualità ma per assicurare un welfare a tutte queste persone che si troveranno disoccupate occorre ripensare completamente il sistema! altrimenti il rischio è che ritorni lo stato (Dio ce ne scampi) e che si impoveriscano anche i lavoratori efficienti (che cmq grazie a Dio potranno emigrare dove il mercato rimarrà intatto: spero gli USA).
Se puoi e sai l’inglese leggiti “lights in the tunnel” di Martin Ford! Ne vale davvero la pena!
@LucaS
Guardi, è il mio lavoro, col massimo rispetto: mi occupo di informatica e automazione nella logistica e nella produzione.
Innanzitutto oggi c’è un numero enorme di persone che non lavorano: in Italia meno della metà delle persone lavorano. Non più tardi di 60 anni fa solo i bambini davvero piccoli e i vecchi infermi non lavoravano, insieme ad una piccola elite di aristocratici terrieri.
Inoltre le ore lavorate sono diminuite tantissimo, anche negli ultimi anni. E in Italia le grandi aziende hanno anche tanto personale completamente inutile, che sono semplicemente costrette a tenere per legge, facendo da ammortizzatore sociale.
Mio nonno si svegliava all’alba e smetteva di lavorare al tramonto. Il concetto di ferie non esisteva. Le cose non sono cambiate?
Il sistema ha inventato lavori che prima non esistevano, come il marketing e tutto il mondo dei servizi, ma non sono assolutamente stati assorbiti i possibili lavoratori in eccesso.
L’industria ha inventato anche l’obsolescenza programmata, ma anche quello non basta. E un sistema serio la vieterebbe per legge.
Ormai il problema della disoccupazione tecnologica è ammesso su larga scala. Il fatto che venga considerato un problema è assolutamente ridicolo: come sempre gli economisti si attaccano religiosamente ad una teoria e non se ne staccano nemmeno di fronte alla più manifesta evidenza.
Il luddismo è una brutta bestia, non è certo la soluzione.
Ma soluzioni ce ne sono: se si informa sul lavoro di L. Randall Wray scoprirà cose interessanti.
Il movimento Zeitgeist, inoltre, si occupa specificatamente di queste tematiche.
Questi economisti farebbero bene a cercarsi un lavoro degno di questo nome, dato che sostengono ce ne sia così tanto. Al momento sono una casta inutile che governa il mondo senza metterci piede.
Sarei curioso di sapere quante volte questo Hazlitt ha messo piede in una fabbrica.
X Marco Trizzi
1) Grazie per la risposta ma temo ci sia un fraintendimento infatti io la penso quasi totalmente come Lei! invece dal suo commento sembra che la pensiamo in modo differente! In particolare i nuovi lavori che si creano non solo sono QUANTITATIVAMENTE inferiori a quelli che vengono “distrutti” ma la tecnologia sta sostituendo e sempre più sostituirà anche questi che comunque sono alla portata di una minoranza di lavoratori mentre il grosso dei lavori sono a basso valore aggiunto e know how e possono essere facilmente sostituiti (anzi mi stupisce di come questo processo tardi a manifestarsi persino in USA)…. Quindi i pochi lavori che resteranno non saranno assolutamente sufficienti per la maggioranza delle persone prima di tutto quantitativamente ma anche qualitativamente! Questo pone enormi problemi a sistemi che si basano sul fatto che molte persone lavorino come gli USA: bisogna fare in modo che anche chi non lavora possa accedere ad un livello minimo di “benessere” senza però penalizzare con troppe tasse o poca remunerazione chi continuerà a lavorare (che per definizione sarà estremamente produttivo e dunque DEVE essere ricompensato per questo!).. La soluzione secondo me è fare efficienza in modo estremo (alla Ryanair per capirci) e fornire servizi pubblici di base no-frills.. In questo modo si ottengono i benefici della tecnologia (con poco costo si possono erogare molti beni e servizi prima molto costosi per es. l’istruzione che potrebbe essere virtualmente gratuita), si protegge chi non riesce a rimanere nel mercato del lavoro senza penalizzare ma possibilmente premiando chi lavora e questa innovazione continua a produrla! Se si toglie l’incentivo a queste forze produttive tutto il progresso tecnologico si arresta anche considerando che togliendo molti consumatori ogni futura innovazione avrà un mercato sempre più limitato e quindi l’incentivo a produrla calerà…
2) Cmq non possiamo negare che nel passato quello che afferma Hazlitt è vero! Se questo punto può essere controverso tutti gli altri sono corretti al 100%
3) Mi informerò molto volentieri sui riferimenti che mi ha dato comunque ti consiglio ugualmente il libro che ti ho indicato perchè credo ci siano molte cose interessanti che non trovi altrove!
Anche nel passato questo non è vero, perché dalla rivoluzione industriale in poi la quantità di lavoro è diminuita, non aumentata. La quantità di gente occupata x ore lavorate è sempre meno della crescita.
E’ il progresso, funziona così.
Lo negano gli economisti perché fanno parte di quei mestieri inutili inventati per far lavorare tutti 🙂 Loro hanno trovato il modo di farsi pagare per esprimere opinioni tendenzialmente a caso. Purtroppo altre categorie infinitamente più sagge, come i filosofi o gli scienziati, non sono così brave. D’altra parte il self marketing è importante nella vita.
E sono furbi perché quando parlano di occupazione non parlano mai di “gente non occupata”, ma di “disoccupati”, che sono le persone che, secondo bislacchi calcoli, stanno cercando lavoro. Come se gli altri non fossero disponibili per un lavoro sufficientemente pagato. In università mi insegnavano che tutti vogliono lavorare ad un certo livello di retribuzione, cambia solo il livello desiderato.
Ma io ho fatto il Politecnico, non la Bocconi, quindi probabilmente anche questa asserzione lapalissiana verrà avversata dai grandi ECONOMISTI.
Il processo della non-occupazione tecnologica si sta di certo manifestando anche in USA, il fatto che per far riprendere l’occupazione del 2% abbiano fatto un deficit a doppia cifra per tre anni dovrebbe essere un segno tangibile, non crede?
Il problema sta nell’ampliare il concetto di lavoro: cos’è il “lavoro”? Perché un ingegnere che modifica il progetto di un prodotto per farlo durare meno si considera un “lavoratore”, mentre invece non è un lavoratore chi cresce i propri figli o chi fa volontariato negli ospedali?
Oggi in questo paese ci troviamo di fronte ad un sistema completamente assurdo: io chiamo le aziende per proporre di programmi di miglioramento dell’efficienza e sa cosa mi rispondono? “Ma io non so cosa far fare al personale che ho, si figuri se voglio investire in efficienza!”.
A questo siamo arrivati. Regressione obbligatoria.
Leggerò volentieri il libro consigliato (ho un po’ di coda), ma dato che è così sensibile su questi fondamentali argomenti, si guardi almeno i documentari (gratuti) del movimento zeitgeist su zeitgeistitalia.org (The Movie, Addendum, Moving Forward)
X Marco Rizzi
Adesso invece sono un po’meno daccordo (premetto che non sono un economista)!
1) E’ chiaro che tutti i lavori e settori economici stanno diventando fortemente e sempre più inesorabilmente capital intensive piuttosto che labour intensive… di conseguenza la gestione finanziaria è e sarà sempre di più essenziale per il successo del progetto! Anche far affluire risorse a chi ha le idee migliori è fondamentale: in molti posti ci sono ottimi cervelli ma non c’è mercato per le loro idee e fondi per svilupparle mentre in USA grazie ad un sistema finanziario all’avanguardia questo è possibile… per es. il grosso dei colossi attuali del Nasdaq ha ottenuto finanziamenti dai venture capital e grazie alla quotazione.. da noi sarebbe impossibile: nessuno finanzia le idee ma solo chi ha case da dare in garanzia…
2) Non devi guardare all’Italia che praticamente è su molti punti fuori mercato a livello internazionale! Se quell’azienda fosse davvero sul mercato o avesse competitors agguerriti o la sua fortuna non dipendesse dai rapporti con la politica.. la cercherebbe eccome l’efficienza!
3) Hai ragione nel dire che il concetto di lavoro che oggi quasi tutti hanno è totalmente sbagliato! Bisognerebbe parlare in termini di produttività e valore aggiunto… per es. molti lavorano anche molte ore ma non producono nulla di valore! di conseguenza chi è produttivo deve mantenerli e si sprecano enormi risorse… Sempre per lo stesso motivo non conta molto la quantità di ore lavorare: per es. un buon ingegnere probabilmente in una sola ora di lavoro “aggiunge più valore” di varie settimane di tuo nonno che non faceva ferie e lavorava in continuazione… concorderai che questo è positivo! Il problema è un altro: come può essere sostenibile il nostro attuale sistema di welfare se un numero via via crescente di persone perde il lavoro (per es. le pensioni dei pensionati attuali le pagano gli attuali lavoratori..)? E’ comunque possibile garantire un welfare accettabile (massima efficienza e uso massiccio della tecnologia?) Per quale motivo i “lavoratori produttivi” che sostanzialmente creano la tecnologia dovrebbero continuare a farlo se molti che non lavorano hanno diritto a un certo welfare mentre loro sono ultratassati per garantirlo (oltre agli sforzi e sacrifica fatti per essere e rimanere cosi produttivi)? Con una disoccupazione crescente è o no probabile che il libero mercato venga messo nel mirino dai politici e perda il sostegno dell’opinione pubblica e quindi che tutti gli enormi benefici che ha prodotto (primo fra tutti la tecnologia) possano cessare?
4) Vedrò senz’altro i riferimenti che mi hai scritto: come tema mi interessa moltissimo!
@LucaS
1) D’accordo su tutto. Il problema è che in questo momento, nella zona Euro, ci stiamo tutti occupando di un problema monetario, che è un non-problema, un’invenzione, invece di occuparci di problemi tecnici. Questa cosa ci sta uccidendo, nemmeno tanto lentamente. Le Germania, che non ha un problema di moneta, si concentra solo su problemi tecnici: quindi i suoi prodotti sono migliori e non dipendenti dal costo del lavoro. Nemmeno dalla quantità di lavoro: io ho lavorato in Germania e ti assicuro che si lavora molto di meno, come ore/uomo.
2) Le aziende non possono licenziare. Questo rende l’industria un sistema non funzionante. I programmi di efficienza richiedono forti investimenti, ma hanno vantaggi moltiplicativi sul lavoro umano: per questo non sono sostenibili in un momento di stanca della domanda. Per capirci: la Hyundai ha sviluppato un prototipo di fabbrica che al suo interno non ha le luci. Ci sono solo macchine, la luce non serve. Vai tu a proporla a Pomigliano? 🙂
3) Guardati i documentari, cercano di rispondere a tutte le domande che ti sei posto 🙂