Hazlitt. Capitolo 1 – La lezione
Il 6 febbraio uscirà per IBL Libri “L’economia in una lezione” di Henry Hazlitt, un testo classico della divulgazione economica. Da oggi fino a quella data pubblicheremo ogni giorno un breve riassunto di ciascun capitolo del volume.
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Per Henry Hazlitt, l’arte della politica economica sta nel prevedere tutte le conseguenze (non solo immediate ma anche lontane) di ogni programma e provvedimento, e nel considerare non solo le conseguenze su una parte della società, ma sull’intera collettività.
All’origine della gran parte degli errori compiuti dagli economisti moderni c’è proprio la negazione di questo principio.
Perso ogni senso di responsabilità e senza uno sguardo realista sul futuro, molti celebri economisti moderni – a partire da John Maynard Keynes – s’impegnano a promuovere l’abbandono del risparmio per una “prodigalità collettiva”, che essi difendono con sofismi che appaiono assai più attraenti degli argomenti razionali che invece si devono formulare per mostrare l’incoerenza, se non l’assurdità, di quel modo di ragionare.
Per Hazlitt occorre recuperare la semplicità del metodo che va dal particolare al generale. Per questo sono importanti gli esempi, grazie ai quali passare in modo graduale a problemi più complessi.
L’autore propone, inoltre, di rivalutare alcuni degli insegnamenti più tradizionali, utili per affrontare criticamente “l’ortodossia degli errori economici”, la quale non manca di fare leva sull’irrazionalità anche dei policy maker di ogni Stato.
L’obiettivo principale che Hazlitt si pone è proprio quello di sgombrare il campo dell’economia da contaminazioni e illusioni sempre più intricate e dannose, e svelare l’errore che sta alla base di tutti gli altri, i quali sono all’origine, inevitabilmente, di politiche economiche deleterie.
Non conosco questo signor Henry hazlit,ne come economista ne come scrittore di cose economiche, ma sento, che, nel commento d’introduzione alla lezione della redazione,J.M.kaynes,secondo lui,ha diffuso teorie economiche errate e le ha difese con sofismi,più attraenti della razionalità.
Bene! Costui non lo voglio conoscere!!
@trevisani
Caro lei, al contrario, io voglio invece conoscere perfettamente i punti deboli dei piu’ grandi pensatori ! Nessuno è perfetto ed io lo voglio, eventualmente, sapere!
Potere dell’informazione ! O no?
Hazlitt è stato un grande economista, direi liberista, di ispirazione Hayeck. La si può pensare come si vuole riguardo all’economia ed alle teorie economiche, ma è inbubbio che per cercare di comprendere la materia è fondamentale non solo farsi trascinare dal pensiero keynesiano dominante, ma almeno conoscere anche le teorie (a mio modo di vedere purtroppo minoritarie) dei c.d. Chicago boys e della scuola austriaca (e non sarebbe male rileggere anche qualche economista classico)
@Vittorio Nappi
non credo che il pensiero dominante in ambito economico,ai giorni nostri, sia di origine keynesiana.Lo è stato per buona parte del secolo scorso e in Italia forse un po di più che in altri Paesi.E comunque si è sempre trattato di reinterpretazioni neoclassiche(mainstream) delle idee keynesiane.Cmq essendo l’economia una (non)scienza sociale,sarebbe meglio non idealizzare qull’autore piuttosto che quell’altro.Il dibattito è sempre il benvenuto,sempre che sia fondato su argomentazioni solide e valide.