Hazlitt. Capitoli 2 e 3 – La finestra rotta e i supposti benefici della distruzione
Recuperando la lezione dell’economista francese Frédéric Bastiat, Hazlitt racconta la storia di un vandalo che rompe la vetrina di un panettiere. Le persone accorse sul posto articolano un comune ragionamento: la cosa non è poi così dannosa per la società, perché darà lavoro a un vetraio. I passanti non sviluppano che una relazione immediata con quanto hanno visto e ignorano, in tal modo, l’altro aspetto della vicenda: il fatto che il panettiere prevedeva di spendere quei 50 dollari, che ora gli serviranno per sostituire il vetro, per comprare un vestito nuovo.
Il “sarto invisibile” è un elemento fondamentale che pure è sempre trascurato.
Per Hazlitt l’errore del vetro rotto si insinua in molti grandi economisti e non è facile da individuare. Una volta confezionato in sofismi persuasivi, esso conduce a false credenze che minano i principi fondamentali dell’economia, a partire dalla relazione tra la domanda e l’offerta. Così come si pensa che la rottura di un vetro favorisca la produzione, allo stesso modo brillanti economisti sono arrivati a sostenere che la distruzione generata dalle guerre possa produrre crescita. Il fatto che nella fase post-bellica spesso si abbia un forte sviluppo induce a vedere un nesso tra le devastazioni e la successiva ripresa dell’economia.
In questo caso, gli elementi invisibili che ci impediscono di vedere che il potere d’acquisto è solo nominalmente accresciuto sono la svalutazione monetaria e l’inflazione. In altre situazioni la valutazione sul volume totale degli scambi di beni reali, specie a lungo termine, è distorta dal fatto che si presta attenzione solo a un numero limitato di settori particolari.
Un’altra tendenza esaminata da Hazlitt è quella che spinge a dimenticare che domanda e offerta sono due aspetti di uno stesso fenomeno. Si tratta di un elemento cruciale dell’economia, che però fa spesso la fine del sarto invisibile. In tal modo, gli economisti “spaccavetrine” continuano in modo compiaciuto a darci distorte rappresentazioni della realtà, costruite su ragionamenti fallaci e su previsioni errate.
“Liberi di scegliere” dei Nobel x l economia i coniugi Friedman….l analisi da loro sostenuta nel loeo ejaborato sembra peiprio nascere dalla realta macroscopica del quoridiano a paetire anche dalla microeconomia mossa da fatti economici partiti da un alteo capo della terra………e sicuramente nwlla maggior parte dei. Casi mai dalle guerre o dalle ricostruzioni eventi comunque teagici ed eccezzionali pursempre nefasti…
In Italia abbiamo un gruppo di tre milioni e novecentomila vandali che continuano a rompere vetri per giustificare il proprio stipendio, facendosi pagare con tasse sempre più alte e raccontando la palla che la colpa è di quei panettieri che nascondono le vetrine e si permettono abiti sempre più costosi.
Quella criticata è in fondo la sconclusionata teoria economica di Friedmane dei fridmaniaci. Anche se è vero che normalmente una guerra porta alla produzione e al consumo. Al consumo perfetto. Si fabbricano bombe che vengono subito distrutte tirandole su qualcuno e così bisogna subito produrne altre. Non per niente la teoria di Friedman viene chiamata “economia delle catastrofi” La guerra è una catstrofe prodotta artificialmente.
La storiella,mi si perdoni, mi pare un pochino triste e certamente a dare a chi non la pensa come il raccontatore, una veste da vandalo o meglio ,sembra dire: -Ascoltatemi io sono depositario di questa verità-.
E questo un male comune e diffuso tra gli accademici!
Ma il tutto si riduce al sarto trascurato per individuare le responsabilità del vandalo. Se non ci fosse stato il vandalo il fornaio avrebbe investito o consumato i cinquanta $? Ma per la società cosa cambia se i cinquanta $ sono spesi dal vetraio o dal sarto?
Il vandalo ha commesso un atto che induce ad un investimento di sostituzione, che nel capitalismo maturo, è pur sempre un investimento importante. se portato avanti con investimenti in parallelo con innovativi. L’importante però è che ci siano i ciquanta $ per farlo.