7
Gen
2013

Cambiare Paese o cambiarne la classe dirigente? – di Riccardo Cappello

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Riccardo Cappello.

Gli italiani impegnati ad inseguire scartoffie, ricercati come spettatori ma sgraditi come interlocutori da una classe politica che si preoccupa solo di attirarli clienti senza poi essere in grado di soddisfarne le esigenze, si sono resi conto che solo la tecnologia, eliminando i corpi intermedi, potrà liberarli dall’asfissiante peso della burocrazia statale. Nel mondo globalizzato, a vincere non sono le singole eccellenze ma le interdipendenze: un Paese o cresce tutto o non cresce affatto!

Tutte le componenti sono tra loro complementari, dalla misura del prelievo fiscale, al rapporto tra prelievo e servizi, dall’efficienza della giustizia alla chiarezza delle norme, e acquisiscono valore se e nella misura in cui contribuiscono allo sviluppo complessivo del sistema. Il crollo del mondo verticistico ha segnato la fine delle corporazioni che sopravvivono sol come strumenti di aggregazione preventiva delle opinioni da quando l’economia si è sottratta al controllo statale. Sono, quindi, sempre più numerose le imprese italiane sedotte da paesi che garantiscono regimi fiscali vantaggiosi, burocrazia efficiente, leggi che favoriscono gli investimenti e unica cabina di regìa per aiutare le imprese nella realizzazione di progetti che coinvolgono competenze diverse.

Ciascuna di queste condizioni, è presupposto e conseguenza dell’altra in un’economia che è un tutto unico di parti funzionalmente collegate. L’emorragia del tessuto produttivo italiano è, soprattutto, il risultato di scelte orientate solo con la bussola elettorale, la stessa bussola che, ancora oggi, impedisce ai governi di destra, di centro o di sinistra di sottrarre il cittadino allo sfruttamento delle corporazioni, col pretesto dell’asimmetria.

Ogni piccola modifica forma oggetto di estenuanti trattative tra i partiti, che cercano il consenso, e le lobby che, per assicurarlo pretendono nuovi privilegi o, quanto meno, l’inamovibilità del contesto: non si può rendere efficiente la macchina burocratica senza ridurre il peso dei tanti “ducetti” che si annidano al suo interno usando spregiudicatamente il proprio potere di interdizione; la semplificazione normativa trova la ferma opposizione delle categorie i cui adepti  percepiscono un compenso per attività semplici, che la legislazione rende complicate, a svolgere le quali è imposta per legge la presenza di un professionista. Così i commercialisti ostacolano il funzionamento dello sportello unico, definendolo “un attentato al sistema delle libere professioni”, perché sottrae occasioni di lavoro agli iscritti. Purtroppo il Parlamento non ha il coraggio della leadership e si limita ad assecondare servilmente le categorie che lo tengono in ostaggio costringendolo a farsi portatore dei loro interessi a scapito di quelli generali, con buona pace del suffragio universale.

Mentre il mondo è profondamente cambiato e le vie del Signore sono finite, il Paese attende ancora un forte vento che liberi i campi dalle locuste e spalanchi le porte al futuro.

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15 Responses

  1. Gianfranco

    Vede,
    il problema non e’ che arrivi il vento o vadano via le locuste.
    Il problema e’ che comunque vada, le locuste rimarranno sempre li’. In ogni caso.
    Se qualcuno si illude che anche con un’Italia in default qualcosa cambi, non ha inteso bene l’essenza del potere all’italiana.
    Come giustamente lei dice “ducetti”. Esatto. E questi ducetti, una volta mangiato tutto, faranno finta di niente e continueranno. Anche dopo il 25 luglio. Anche dopo l’8 settembre e persino dopo il 25 aprile.

    Il paese non sta franando da qualche parte. Si sta sedendo semplicemente. Nella sua globalita’. Tutti assieme. Non ci sara’ una classe che paga piu’ delle altre o meno. Quindi niente cambiera’. Non c’e’ un terzo stato. Ci fosse, si potrebbe sperare che per amore o paura i primi due stati faccessero qualcosa. Ma non c’e’. Non cambiera’ nulla.

    Saluti cordiali.
    g.

  2. Alberto Calvani

    Condivido l’analisi e mi chiedo se il portare in Parlamento la cosidetta
    ‘Societa’ civile” sia, per il Paese, un vantaggio; per me aumentera’ il potere di interdizione delle corporazioni/lobbies che avranno piu’ rappresentanti.
    Si puo’ davvero presumere che un avvocato, un commercialista, un notaio, etc., si metta contro i colleghi votando leggi in contrasto con gli interessi di parte?
    Conclusioni: i politici di professione, nonostante tutto e quando onesti intellettualmente, sembrano essere quelli in grado di far avanzare il paese.

  3. Francesco_P

    Premetto che sono pienamente d’accordo sulla frase “non si può rendere efficiente la macchina burocratica senza ridurre il peso dei tanti “ducetti” che si annidano al suo interno usando spregiudicatamente il proprio potere di interdizione”.

    Senza cambiare classe dirigente non si cambia il Paese. Questo la gente lo sa e lo rilevano sistematicamente anche i “sondaggisti”. Così assistiamo ad alcuni spettacoli indecorosi di leader che enunciano verità condivisibili pur avendo dimostrato ampiamente di fare il contrario. Ad esempio Monti dice che vuole ridurre la pressione fiscale e Berlusconi che afferma che per riformare il Paese occorre rivedere l’architettura costituzionale. Stendiamo poi un velo pietoso su Bersani e il suo Csx, e dimentichiamoci delle boutade dei grullini (pardon grillini, lapsus freudiano) e delle invettive dei giustizialisti.

    Per me sono tutti come lo sceriffo di Nottingham che afferma di essere Robin Hood per pigliare voti.

    Senza rinnovare totalmente il Parlamento niente revisione dell’architettura dello Stato e senza quest’ultima niente cacciata dei privilegiati che vivono di potere di blocco e parassitismo.

  4. Fabio

    Con mio sommo compiacimento vedo che è la prima volta che qualcuno dice le cose come stanno:
    in un mondo totalmente cambiato, che chiede di assecondarlo pena l’estinzione, in Italia abbiamo ancora il cosiddetto ‘mondo delle professioni’ lobbistico che difende l’indifendibile. I grandi detentori della scienza burocratica giocano al gioco degli scienziati insuperabili, ma questo lo fanno in combutta con la ‘politica’.

  5. Mario45

    @Francesco P.
    Ammesso che esista una classe dirigente alternativa, come la si porta in parlamento ?
    Non certo con il voto, visto che tutti gli strumenti di informazione e diffusione sono nelle mani dei politici e dei burocrati che comandano attualmente. Non con uno sciopero fiscale, visto che con la limitazione del contante ed i mezzi in mano al fisco, che gli permettono il blocco dei conti correnti, lo sciopero si rivelerebbe ormai un’arma spuntata. Cosa rimane, se non una rivolta ? Siamo sicuri che il risultato finale non sarà quello di sostituire dei banditi con altri banditi ? Forse e’ meglio emigrare.

  6. Giorgio Andretta

    Finalmente un post per vegetariani, egr.Riccardo Cappello, questo blog per un attimo si è spogliato delle bistecche parcheggiate negli occhi.
    Resto in attesa della sua proposta per uscire dal letamaio così ben descritto da lei e non si curi dei pensieri formulati ad alta voce del sig. Gianfranco che normalmente si diletta nello sberleffo.
    Con simpatia.

  7. Mike

    Io ho deciso di cambiare Paese. Non ho più alcun dubbio. Che il prossimo parlamento e il prossimo governo facciano pure “confisca sociale”, ma non con le mie sostanze e il mio reddito.

  8. Francesco_P

    @Giorgio Andretta

    Purtroppo a sessant’anni non ti prendono neppure su una piattaforma petrolifera o a fare il camionista in Alaska (due lavori per cui non c’è mai crisi occupazionale). Non mi resta che ingegnarmi a capire come cambiare l’Italia.

    Le chance di emigrare sono modeste anche per i più giovani data la crisi europea e mondiale. Se uno non ha capitali non può neppure andare a fare impresa in Brasile od in Chile. Non resta che ingegnarsi a capire come cambiare l’Italia.

    Un pizzico di ingenua follia? A volte serve più di un immobilismo che non ha nessuno sbocco.

  9. nello

    Mi rattrista rendermi conto che noi Italiani siamo Governati nel Modo piu’ consono al Nostro essere Italiani. Come si dice ognuno ha Il Pastore che si merita…..

  10. Mario45

    @ Giorgio Andretta
    Vede Giorgio, sono nato libero (relativamente) in un Paese che era appena stato liberato. Per piu’ di sessant’anni ho vissuto da cittadino libero, benché l’ultimo decennio coincida con l’erosione continua dei miei – nostri – diritti di cittadino. Francamente vorrei anche morire libero. Badi bene, quello che meno sopporto non è tanto il depauperamento cui lo stato mi sottopone – sono vecchio e non ho piu’ le esigenze d’antan – quanto la negazione dei miei diritti di cittadino e l’aggressione arrogante di
    parassiti che non hanno mai prodotto un cent di ricchezza e che non pagano mai per gli errori che fanno. Mi sembra che l’Europa sia su una brutta china in tal senso, e l’Italia in modo particolare. Non esistono Stati liberi, per definizione. Ma tra URSS e gli Usa c’era una certa differenza, me lo concederà, come c’era tra Italia e Jugoslavia o Spagna franchista: mi permette di cercarmi un paese il più dissimile possibile dalla vecchia Ostdeutschland per trascorrere i pochi anni che mi rimangono ?

  11. Giorgio Andretta

    @Mario45 ,
    se le mie conoscenze geografiche non mi tradiscono, lei mi consiglierebbe di ritirarmi in un luogo totalmente dissimile dall’ex.DDR?
    Le Trabant non mi intrigano e quindi mi trova d’accordo.
    Sul resto della sua riflessione non mi riconosco.
    Con simpatia.

  12. claudio di croce

    @Mike
    Come la invidio !!!! Purtroppo alla mia età non lo posso fare . Ho ancora però una speranza : i nuovi politici -a cominciare da Fini e Casini- magari raddrizzeranno la nostra situazione.

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