31
Ott
2024

Il buono scuola e il pluralismo educativo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Suor Anna Monia Alfieri

Come ormai molti sanno, e non solo gli addetti ai lavori, lungo ed appassionante è stato il lavoro in merito alla proposta del Buono Scuola per le famiglie che hanno scelto, per l’istruzione dei loro figli, una scuola paritaria. Si è trattato di un lavoro che abbiamo compiuto forti delle varie rassicurazioni che sono giunte, nel corso dei mesi, in merito alla sua previsione nella Legge di Bilancio. Ecco perchè ho pensato di realizzare un podcast attraverso il quale mi permetto di portare all’attenzione del Paese Italia il fatto che, qualora il Buono Scuola non fosse previsto, ci troveremmo di fronte ad un grave problema che andrebbe a coinvolgere due fronti: in primis, la sopravvivenza delle poche scuole paritarie presenti in Italia, in secundis, l’ennesima delusione delle famiglie italiane che in quel provvedimento avevano creduto come soluzione, tra l’altro parziale, ad un diritto loro negato.

Confido davvero che il buono scuola sia previsto nella prossima legge di bilancio, diversamente dovremmo dire alle poche scuole paritarie sopravvissute di portare le rette a 7.000 euro, allineandosi al costo medio studente, così come individuato ogni anno con circolare apposita del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e diventando così scuole per ricchi, cosa che le scuole paritarie non desiderano affatto. Le Congregazioni, infatti, non riescono più ad indebitarsi per coprire la differenza fra i costi di gestione e la retta pagata dalle famiglie. I numeri definiscono perfettamente la questione: 347 mila alunni dalla scuola primaria al liceo, 422.357 alunni all’infanzia.

Chiaramente il pluralismo educativo è ormai compromesso. Senza il buono scuola, l’epilogo sarebbe perdere quei 347 mila allievi e chiudere (con costi ben maggiori per lo Stato) o chiedere loro rette da 7.000 euro e diventare, così, scuole elitarie. Ci tranquillizza il fatto che la Premier Meloni conosce bene il valore della scuola paritaria e più volte ha dichiarato il suo sostegno al tema del carattere pubblico di essa. La situazione è resa, se possibile, ancor più grave dal fatto che molti comuni, di tutte le estrazioni politiche, di maggioranza e di opposizione, mandano accertamenti IMU alle scuole paritarie, basandosi su di un cavillo giuridico. Su questo fronte basterebbe una legge che trasformi il decreto IMU che già prevedeva i criteri di esenzione.

Come sempre ho affermato, il tema della libertà di scelta educativa deve incontrare un sostegno politico trasversale, ne sono assolutamente convinta. I cittadini da lungo tempo giustamente attendono una soluzione. Se, nella terza legge di bilancio di questo Governo che ci ha permesso di ritornare a sperare in una soluzione, il buono scuola non fosse previsto, la situazione diverrebbe seria per la scuola tutta, statale e paritaria, e per la società: difficilmente si potrebbe sanare l’epilogo più tragico, ossia un monopolio educativo fatto di scuole statali e delle poche scuole paritarie sopravvissute costrette a diventare elitarie.

È impossibile pensare che il governo che ha sempre sostenuto questi temi possa ascrivere a sé la condanna del paese alla morte del pluralismo educativo. Ovviamente comprendo i vari fronti di intervento, tuttavia la scuola e i genitori meritano l’attenzione della politica che deve essere coerente con le proprie dichiarazioni e i propri principi ispiratori. Ecco perchè non demordo e nutro la speranza che si arrivi alla soluzione attesa da ormai troppo tempo.

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