7
Lug
2009

Breaking News. Dario Franceschini copia l’IBL sul clima?

Dario Franceschini, segretario uscente del Partito Democratico e candidato alla segreteria del maggiore partito dell’opposizione, affida al Sole 24 Ore una serie di riflessioni sul tema della green economy. Franceschini scrive una serie di vuote cose retoriche e qualche sciocchezza, ma sembra una regola universale quella secondo cui ogni politico che si occupi di ambiente abbia diritto alla sua “fair share” di cazzate. Sono però piacevolmente stupito dal seguente passaggio:

Dobbiamo avviare una riforma fiscale che, con gradualità ma anche determinazione, alleggerisca il prelievo su lavoro e imprese, e sposti il peso sullo spreco di materie prime e sulle produzioni più inquinanti.

Non sono sicuro che Franceschini intenda veramente quello che scrive, o che ne colga integralmente le conseguenze. In pratica, quello di cui egli parla è la “revenue-neutral carbon tax”, una proposta condivisa da molti economisti mainstream e di cui, per quel che ne so, in Italia ci siamo occupati solo noi dell’IBL (PDF).

L’idea di fondo è molto semplice. Il modo più diretto per ridurre le emissioni è quello di applicare un’imposta sulle fonti energetiche “inquinanti”, la cui entità sia pari al costo sociale marginale della CO2. In questo modo, il presunto danno climatico dei gas serra sarebbe pienamente internalizzato e il mercato potrebbe operare riflettendo i supposti costi “reali” dei combustibili fossili. Oltre a ridurre comparativamente l’uso di fonti fossili (e dunque indirettamente incentivare le alternative e il risparmio), una carbon tax produce gettito, ed è tendenzialmente regressiva: che fare di questi soldi? La cosa migliore è utilizzarli per ridurre altre imposte più distorsive, come quelle sul reddito personale o sul lavoro. In questo modo, si prenderebbero due piccioni con una fava: si potrebbe perseguire il fine ambientale di contenere le emissioni, e si potrebbe creare un sistema fiscale più equo, stimolando l’economia.

Una seconda conseguenza è che tutto l’ambaradàn di cui oggi l’Europa e gli Stati membri si sono dotati diventerebbe istantaneamente inutile. Politiche opache come l’Emissions Trading Scheme e pasticci finanziari come i sussidi alle rinnovabili potrebbero essere cancellati, con grande sollievo per le tasche dei consumatori e per il buon funzionamento del mercato. Infatti, tutte queste cose hanno gli stessi difetti della carbon tax (impatto economico, regressività) senza averne i pregi (semplicità, trasparenza, non discriminatorietà).

Franceschini e i suoi stanno davvero avanzando una proposta così vasta radicale? Oppure le sue sono solo parole al vento?

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6 Responses

  1. A parte la pagellina di Stagnaro segna con la matita rossa e blu l’articolo di Franceschini dall’alto della sua indiscutibile e riconosciuta autorevolezza scientifica, a parte la sua irresistibile tentazione di rafforzare commenti e giudizi usando “parole forti” (le “cazzate”), fà un po’ sorridere (per dirla alla Stagnaro “fà cagare”) l’affermazione secondo cui nessuno mai in Italia, tranne il benemerito Istituto Bruno Leoni, avrebbe proposto la cosiddetta “revenue-neutral carbon tax”. Dell’idea di spostare quote di carico fiscale dal lavoro e dalle imprese al consumo di materie prime e i loro usi maggiormente inquinanti, si parlava in Italia già negli anni Novanta, per esempio in numerosi documenti di Legambiente. Forse Stagnaro dovrebbe allargare un po’ lo spettro della sua letteratura di riferimento.

  2. Carlo Stagnaro

    Caro Della Seta, non mi risulta nessuna proposta organica in questo senso negli ultimi anni. Sono felice di sbagliarmi, nel caso. A livello europeo, il tema è quasi tabù: ne abbiamo parlato noi in un seminario all’europarlamento un paio di mesi fa, peraltro, e diversi partecipanti, compresi i rappresentanti di alcune importanti associazioni ecologiste internazionali, ci hanno accusati di essere dei “provocatori” (altri hanno manifestato interesse, comprese persone ben addentro le alchimie dell’ETS). Prendo atto molto volentieri del liberismo di Legambiente, che – sicuramente per mia distrazione – non avevo colto, come non avevo colto le perplessità di tale organizzazione sul cap & trade che ne sono la logica conseguenza.

  3. Rino P.

    Senza Stagnaro e Boggero questo blog sarebbe una noia. E poi se Dario F. dice una “cazzata” un giorno si e l’altro pure mica è colpa di Carlo!

    p.s. Di solito cerco di essere misurato nelle parole … ma questo Franceschini ha proprio stufato!

  4. marco

    Visto che i risultati di queste politiche saranno apprezzabili nell’arco dei prossimi 10-15 anni, forse l’Unione Europea e i singoli governi nazionali farebbero bene a chiarirsi le idee e scegliere quale strada seguire. Altrimenti, come al solito, invece di ottenere miglioramenti, generiamo un gran casino.

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