22
Set
2009

Bonus bancari e crisi

Da fonti molto autorevoli, la dritta secondo la quale stamane il vertice del Financial Stability Board era molto soddisfatto del pacchetto di misure che porterà a Pittsburgh.  Gli americani avrebbero superato le divergenze tra diverse autorità di regolazione, e i dissensi tra americani e franco-tedeschi sarebbero superati in materia di maggiori requisiti di capitale degli intermediari. Vedremo tra poco, ormai. Il caveat è che in Congresso USA la proposta di Chris Dodd, il potente capo del banking commitee “molto ma molto” vicino alle grandi banche, mi sembra tuttavia un potente squillo di tromba per richiamare l’Amministrazione al realismo: proposte calate “dall’alto” non passano, dice il potente lobbysta. Che non a caso propone di unificare FED, FDIC, Comptroller of the Currency oe Office for Thrift Supervision: una proposta che haun mero ed esplicito sapore interdittivo, perché non passerebbe mai. Anche sulla disciplina delle remunerazioni, parrebbe che al FSB il compromesso raggiunto tra mnondo anglosassone e continentaleuropei – i francesi restano al momento insoddisfatti – venga considerato positivo. Sarebbe interessante giudicare sulla base di quali seri studi e ricerche venga avanzata la proposta. Perché, anche se è largamente popolare e addirittura intuitivo che bonus a corto termine abbiano accompagnato e spinto la finanza ad alta leva, tuttavia per serietà va detto quel che continua a mancare è la prova logico-deduttiva. Quella analitica, insomma.

Oggi sul Sole Guido Tabellini spende considerazioni di buon senso, contro l’accanimento demagogico. Ma anche lui resta “corto” di evidenze probatorie. Vi propongo allora di consultare quello che a mio giudizio è attualmente la più seria, documentata e recente ricerca sul tema della supposta inferenza bonus-crisi.  I due autori, Fahlenbrach e Stultz della Ohio University, scrivono nell’abstract conciso le conclusioni alle quali sono giunti.

We investigate whether bank performance during the credit crisis of 2008 is related to CEO incentives and share ownership before the crisis and whether CEOs reduced their equity stakes in their banks in anticipation of the crisis. There is no evidence that banks with CEOs whose incentives were better aligned with the interests of their shareholders performed better during the crisis and some evidence that these banks actually performed worse both in terms of stock returns and in terms of accounting return on equity. Further, option compensation did not have an adverse impact on bank performance during the crisis. Bank CEOs did not reduce their holdings of shares in anticipation of the crisis or during the crisis; further, there is no evidence that they hedged their equity exposure. Consequently, they suffered extremely large wealth losses as a result of the crisis.

Su queste basi, credere che le remunerazioni siano state cause, invece che effetti, mi pare un po’ azzardato.

You may also like

Quantitative Easing: funziona davvero?
Elites indispensabili (di Giuliano Cazzola)
Sul decreto #salvabanche troppi punti da chiarire – L’#Hashtag di Natale D’Amico
Con Draghi l’Eeuropa è ripartita. Noi no, e la colpa è solo nostra

3 Responses

  1. Piero

    ciao Oscar..
    a parte il fatto che la prova analitica-deduttiva nelle scienze umane (economia inclusa) manca sempre..
    cmq con perfetta incoerenza contraddico quel che ho appena detto e ti dico che la prova è la borsa !!!!
    la borsa sai perchè sale ? x la liquidità profusa a piene mani.. xrchè stati e banche centrali devono ridar fiducia e magari farsi rivotare.. x far utili con le divisioni trading con la nuova bolla peggiore di quella scoppiata.. x riallineare i titoli tossici che hanno ancora in pancia a quelli di mercato così non sembreran più tossici… eccetera eccetera… eccetera..

    e però la borsa sale ANCHE xrchè così i soli big manager si autopagano i loro bonus stramilionari sulla pelle di milioni di buoi sparsi x il mondo sempre + telematico. questa si che è produzione di valore x l’impresa e x la società in generale 🙂 🙂
    vedi caro Oscar l’asenza di Mbo è sicuramente nociva.. ma l’eccesso pure xrchè induce alla truffa con “leva”.. dopo il mega crack (che ha molte concause naturalmente) che altra prova hai bisogno ?

    PS: mi sembra di aver sentito che Microsoft vuole introdurre la regola che i compensi dei manager siano approvate dall’assemblea degli azionisti.. almeno in parte potrebbe funzionare soprattutto se c’è il voto di lista (che in Italia of course manca).. che ne dici ?

  2. Saluti e complimenti Giannino; ho visto il blog e il filmato che lo presenta ed eccomi qui al vostro fianco. Al signor Piero qua sopra una piccaola nota : la questione si risolverà che dopo gli azionisti , a votare per il compenso dei manager saranno tutti gli appartenenti alla comune, e poi , in un crescendo di “democrazia”, tutto il popolo voterà per (cioè contro) i manager …e poi li lincerà e taglierà la testa al re sulla pubblica piazza , che il popolo è sovrano e quindi avanti popolo!
    Come diceva Oscar Wilde “…il numero elevato di seconde nozze è la prova che la storia non insegna nulla”. Ahimé , sembra proprio essere così : la storia non insegna mai nulla ,soprattutto a quelli che non la conoscono . Quella economica, poi, la conoscono veramente in pochi. E infatti i governi continuano a finanziare un sistema bancario oligopolista scandalosamente colpevole, invece di raderlo al suolo. Saluti , auguri a Chicago blog e di nuovo con voi sulle barricate della libertà !!

Leave a Reply