Benzina: in tutto il mondo è cartello?
Parrebbe di sì, a leggere quanto riferiva un paio di giorni fa il Moscow Times. L’Antitrust russo sta affilando le armi contro il presunto cartello composto dai colossi petroliferi privati, semiprivati e affini: Rosneft, Lukoil, Tnk-Bp e Gazpromneft, accusati di cospirare per mantenere artificialmente alti i prezzi dei carburanti. L’accusa si concentra sulla apparente lentezza con cui essi si sono adeguati al calo delle quotazioni del greggio. La cosa divertente, almeno per noi che leggiamo da qui, è che il litro di benzina a Mosca costa l’astronomica cifra, si fa per dire, di 23 rubli, pari a circa 52 centesimi di euro, ossia meno della sola accisa sulla benzina (56,4 centesimi) e poco più di quella sul gasolio (42,3 centesimi) in Italia.
Del resto, così come le accuse contro i petrolieri fanno parte da noi dell’orizzonte delle cose certe, lo stesso vale in Russia. L’Antitrust ha erogato multe per circa 300 milioni di euro, all’inizio del 2008, a cui si aggiungono ulteriori sanzioni per circa 35 milioni a testa ai quattro maggiori operatori più tardi nell’anno. Le imprese si difendono accusando il sistema fiscale russo, a loro avviso costruito all’unico scopo di generare gettito anziché fornire una corretta e stabile regolazione del settore.
E’ sicuramente vero, comunque, quanto dice l’economista Igor Nikolayev:
La prima, fondamentale ragione perché abbiamo un’inflazione a due cifre [si stima 12,5 per cento nel 2009], un fenomeno pressoché sconosciuto durante questa crisi, è che abbiamo un problema di competizione… E’ un problema a cui abbiamo dedicato poca attenzione durante gli anni grassi e favorevoli e, come risultato, ne subiamo le conseguenze negative nel momento peggiore, cioè durante una crisi.
Ha naturalmente ragione, ma viene da chiedersi se, nel paese dei prezzi amministrati e nel quale è impossibile per un investitore straniero operare in modo decente, il problema siano davvero le presunte condotte abusive delle uniche cose vagamente simili a soggetti privati. Tanto che lo stesso Igor Artemyev, capo del garante russo per la concorrenza, riconosce che la maggior parte delle violazioni deriva da scelte dei funzionari pubblici. Ed è interessante che, anche sulla scorta del populismo putiniano, la Duma abbia approvato una norma che ne impone il licenziamento. La legge aspetta la firma del presidente, Dimitri Medvedev: arriverà mai?