Benoît Mandelbrot. In memoriam
Riceviamo e pubblichiamo da Galeazzo Scarampi del Cairo, Board member dell’Istituto Bruno Leoni.
Scomparso giovedì scorso a ottantacinque anni, Benoît Mandelbrot è stato un importante matematico che ha conservato la capacità “artistica” di visualizzare problemi astratti e la curiosità di cercare reppresentazioni matematiche di forme apparentemente non regolari. Mandelbrot preferiva parlare di “roughness”, intendendo rough come il contrario di regolare, ed ha saputo esprimere la (mancanza di) regolarità in un semplice numero, così come semplice è l’equazione (z–> z^2 +c) sottostante al famoso “Mandelbrot set”
Il contributo di Mandelbrot alla finanza è stato decisamente paradossale. Storicamente, la parte più facile della sua analisi statistico matematica dei movimenti dei prezzi di mercato azionario è stata utilizzata amplissimamente nella cosiddetta “analisi tecnica”, disciplina considerata “minore” e destinata alla divulgazione per i “day traders”. Le implicazioni più profonde e più importanti del suo pensiero, ovvero l’importanza delle discontinuità ed il conseguente imperativo di evitare modelli “senza turbolenze” e le curve gaussiane sono state deliberatamente ignorate sia dagli ingegneri finanziari che dai risk managers delle grandi banche.
Leggere ora l’articolo scritto da Mandelbrot con Nassim Taleb il 23 Marzo 2006 sul Financial Times, “A focus on the exceptions that prove the rule” può fornire un’idea di quanto valida sia la impostazione teorica di Mandelbrot, esposta in esteso nel suo “The (mis) behavior of markets“, pubblicato 2 anni prima.
Credo che gradualmente le tesi di Mandelbrot abbiano iniziato a mettere radice nei curriculum di finanza applicata e statistica e in una generazione o due (se non saremo tutti in bancarotta prima) porteranno ad un “irrobustimento” endogeno della finanza, che non può continuare a rivolgersi alle banche centrali come un’orchestra al suo direttore.
In realtà Fama aveva già verificato che per periodi temporali superiori al mese , la distribuzione rientrava perfettamente nella gaussiana. Rimane comunque , quello di Mandelbrot un utilissimo contributo alla teoria dei mercati efficienti ( o inefficienti se ragioniamo in termini giornalieri ).
… Purché non ci illudiamo che una nuova branca della matematica, applicata all’economia, basti a preservarci dalle crisi prossime venture (quando avremo superata quella presente…)!
Mandelbrot (già nel 1963) ha mostrato che le oscillazioni dei prezzi NON rientrano nella gaussiana e che i mercati sono tutt’altro che efficienti (la Finanza Comportamentale ha dato ampie giustificazioni di ciò). Nel libro “The (Mis)behavior of markets” Mandelbrot propone numerosi esempi a riguardo. Consiglio la lettura di un suo interessante articolo (scritto a quattro mani con N. Taleb) comparso sul Financial Times nel marzo 2006: http://tinyurl.com/exceptions-that-prove-the-rule