7
Lug
2011

Autorità energia. Bortoni ha parlato

Ieri il presidente dell’Autorità per l’Energia, Guido Bortoni, ha letto la sua prima relazione annuale. Cosa ha detto? (Qui il testo della presentazione, qui la mia “best guess” della vigilia).

Bortoni ha affrontato una serie di questioni molto interessanti, e lo ha fatto in modo tale da fornire importanti indicazioni sugli orientamenti del nuovo collegio. Meritano eguale attenzione i detti, i non-detti, e i quasi-detti. Una serie di elementi erano, in qualche modo, stati anticipati da interventi precedenti: per esempio, sulle rinnovabili ha ribadito le perplessità già ampiamente espresse in una segnalazione del 19 maggio, e sulla polemica relativa all’intenzione di Terna di investire nei pompaggi ai fini del bilanciamento della rete tutto quello che l’Autorità intende dire si trova qui. Su alcuni temi ha lasciato il fiato sospeso a molti, compreso yours truly: l’Autorità

sta per definire una modifica del disegno del mercato nel segno dell’istituzione di un sistema di remunerazione della capacità produttiva di energia elettrica nel medio-lungo termine (c.d. capacity payment).

Su tre temi, però, bisogna approfondire: l’introduzione di un meccanismo di capacity payment, la progressiva liberalizzazione del mercato del gas e il ruolo dell’autorità. Sui primi due, mi permetto di rimandare al mio pezzo sul Foglio e a quello di Massimo Mucchetti sul Corriere della sera, che affrontano esattamente le stesse questioni da prospettive leggermente diverse (essenzialmente per me il bicchiere è potenzialmente mezzo pieno, per Massimo mezzo vuoto: in ogni caso mi pare che entrambi ci vediamo dentro 60 centilitri).

Sul ruolo dell’Autorità ho accennato sul Foglio, ma vorrei approfittare di Chicago-blog per qualche considerazione disordinata. Il precedente collegio veniva accusato di essere troppo prolifico (anche al di là del merito dei singoli atti). Ieri Bortoni ha segnato su questo punto, seppure senza enfatizzarlo, l’elemento di massima discontinuità rispetto alla gestione di Alessandro Ortis. Bortoni ha speso una porzione di tempo altrimenti inspiegabile sul principio di “regolazione-capacitazione”, cioè

il primo obiettivo di una regolazione moderna consiste proprio nella definizione  di un insieme di regole volte a “capacitare” i diversi attori così da allineare il perseguimento dei loro legittimi obiettivi individuali all’interesse del sistema nel suo complesso ed a quello dell’insieme dei consumatori in particolare. Affinché questa fase di regolazione ex ante possa funzionare in maniera efficace è necessario affiancarla con una fase ex post, nella quale monitorare e garantire il rispetto delle regole attraverso le opportune azioni di enforcement.

Tale principio servirebbe come antidoto contro la

tentazione paternalistica insita in una iper-regolazione, eccessivamente ambiziosa nell’immaginare di potersi sostituire sempre e comunque al consumatore da un lato, ed alla fantasia e creatività degli operatori dall’altro. Laddove possibile, è il mercato che deve proporre la soluzione più adatta alle esigenze di ciascun consumatore.

Parole chiare e condivisibili, anche se vanno poi qualificate negli atti. Un operatore, a margine della relazione, ha commentato con una battuta fulminante: “dalla santa regolazione alla regolazione condivisa (con alcuni)”. Una battuta probabilmente ingenerosa, ma che coglie un rischio o, se preferite, un’incertezza relativa alle scelte future di un collegio appena insediatosi attraverso un processo politico farraginoso e piuttosto disomogeneo al suo interno (elemento che alcuni ritengono peraltro un valore, anche se non ne sono del tutto convinto).

Bortoni ha poi insistito molto sulla capacità dell’autorità di decidere secondo “indipendenza e merito tecnico”. Bortoni stesso é un tecnico – a parte la breve parentesi al ministero dello Sviluppo prima con Claudio Scajola e poi con Paolo Romani, ha speso buona parte della sua carriera come direttore dell’area Mercati, oggi affidata all’ottimo Massimo Ricci. Questa insistenza su questi temi ha persino infastidito alcuni operatori presenti in sala, che hanno lamentato l’eccessiva generalità dell’intervento e la scarsezza di indicazioni concrete (che pure, su alcuni temi molto precisi, non sono mancate: in modo esplicito, per esempio, sulla pratica peraltro marginale di allacciare contratti non richiesti, in modo più criptico sulla tutela del consumatore nel mercato gas). Personalmente credo che il presidente abbia fatto bene a dichiarare il suo orientamento e il tipo di approccio che intende avere nell’attività regolatoria.

Il collegio precedente – e, ancora prima, quello guidato da Pippo Ranci – avevano la missione di costruire un mercato che fino a dieci anni fa non esisteva. Le cose potevano essere fatte meglio? Alcuni scivoloni si potevano evitare? Cose fatte sarebbe stato meglio non farle, e cose non fatte farle. Ma il bilancio di questi 15 anni – lo ha riconosciuto lo stesso Bortoni – é indubitabilmente ed enormemente positivo. Proprio per questo, però, si pone il problema, almeno nel mercato elettrico, di superare una regolamentazione che era stata pensata in un momento in cui il mercato, gli operatori e i consumatori erano tutti più immaturi. Ora si può cominciare a ragionare sulla “fase 2”: cosa che, del resto, si stava già facendo nella fase conclusiva della gestione Ortis. Per esempio, ha ancora senso, nell’elettrico, mantenere delle tariffe di riferimento? O non sarebbe il caso di superare un sistema di tutele del consumatore di natura “pubblicistica” e muovere verso forme più privatistiche?

In questo, Bortoni sembra intenzionato a ingranare la marcia giusta. Restano aperti, tuttavia, vari punti. Uno è proprio quello della rete gas: il presidente dell’Authority ha detto chiaramente di trovare “preferibile” la separazione proprietaria rispetto a forme ibride come quella scelta dal governo, ma quali misure intende prendere per favorire questa evoluzione? E’ vero che non è competenza dell’Aeeg procedere, ma è dovere del regolatore svolgere una funzione di segnalazione e consiglio che non può ignorare un tema tanto rilevante (su questo concordo con Mucchetti). Un altro, più ampio e meno “di puntiglio”: alle parole seguiranno i fatti? Bortoni saprà mantenere alla “sua” Autorità l’indipendenza che tutti hanno riconosciuto – sovente lamentandosene – ai collegi precedenti? Una prima risposta verrà man mano che la riforma dell’organizzazione interna si dipanerà e diverrà operativa – riforma che ha sollevato contestazioni e discussioni a non finire e che va valutata nella sua operatività, e alla luce delle persone che saranno a chiamate a ricoprire i diversi incarichi.

Le parole sono, dunque, incoraggianti. Adesso dovranno essere fatti e comportamenti effettivi a parlare.

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2 Responses

  1. Piero

    Per esempio, ha ancora senso, nell’elettrico, mantenere delle tariffe di riferimento? O non sarebbe il caso di superare un sistema di tutele del consumatore di natura “pubblicistica” e muovere verso forme più privatistiche ?

    se ci sono pochi soggetti in concorrenza allora quei pochi (di cui uno semistatale) formano un Oligopolio che tiene i prezzi alti artificialmente anche se facciamo un mercato libero …

    ma se si sono le tariffe sociali è più difficile che entrino nuovi soggetti e si allarghi la concorrenza…

    è nato prima l’uovo o la gallina ?
    io nn lo so..

    qualcuno forse + bravo di me sì 🙂

  2. Che il mercato in questo settore si riduca ad un oligopolio di grossi operatori (almeno per tempi medio-brevi) credo sia convinzione di tutti. Che poi nel nostro mercato gli operatori preferiscano il conciliabolo alla competizione è realtà troppo nota per essere ignorata.
    La nuova Autorità ha imboccato la giusta direzione per ovviare a tutto ciò a tutela dei consumatori?
    Non trovo cenni al riguardo.

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