Attirare talenti per creare occupazione — di Massimo Brambilla
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Massimo Brambilla.
Appare progressivamente evidente che lo scenario che si sta delineando nell’economia Italiana è sotto molti aspetti assimilabile a quello che ha caratterizzato le fasi post belliche. L’unica differenza è che l’Italia eredita un periodo storico in cui il nemico non era esterno ma interno vale a dire una classe dirigente che per decenni ha sommato in se stessa un micidiale mix di incompetenza ed irresponsabilità che ha progressivamente devastato non solo le risorse finanziarie dello Stato ma lo stesso tessuto economico del Paese, andando, in ampie fasce della popolazione ad erodere la cultura e la comprensione delle dinamiche del mercato.
Forse vale la pena di andare indietro nel tempo e rammentare come l’Italia fu in grado di uscire dal Secondo Dopoguerra. La straordinaria crescita economica del Paese negli anni Cinquanta fu la combinazione di due fattori: il Piano Marshall ed un’esplosione di imprenditorialità privata.
Dato che sembra difficile prevedere un nuovo Piano Marshall a sostegno della nostra economia in quanto gli USA non nutrono più particolari interessi strategici in Europa e la Cina, seppur stia progressivamente intensificando gli investimenti nel nostro continente, caratterizza la propria azione più in un ottica neo imperialista che di supporto ad altre economie (si pensi alla campagna acquisti in Africa volta a garantirsi l’accesso a materie prime), è necessario che le politiche di incentivazione della nuova imprenditoria siano centrali nell’agenda economica dei prossimi anni.
Un recente studio della Kauffman Foundation negli USA ha evidenziato come nel periodo compreso tra il 1977 ed il 2005 le start-up hanno contribuito in modo preponderante alla creazione di occupazione negli Stati Uniti creando in media 3 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno a fronte di una distruzione media di 1 milione di posto di lavoro all’anno da parte delle aziende pre esistenti. Inoltre sempre secondo la medesima istituzione il 52% delle start-up nella Silicon Valley sono state fondate da individui non nati negli USA.
Mentre gli USA hanno recentemente inasprito le procedure per l’ottenimento dei visti per risiedere e lavorare nel paese, sette altre nazioni (Canada, Regno Unito, Russia, Singapore, Australia, Brasile e Cile) hanno approvato una serie di norme per attirare nuovi imprenditori e creatori di occupazione.
Non è sorprendente che in un Paese come il nostro in cui la cultura del mercato è stata distrutta da decenni di collusione tra potere politico e grandi potentati economici ed in cui l’immigrazione viene identificata unicamente con risorse a bassa professionalità in fuga da situazioni disperate ed in cui gli unici immigrati ad alto reddito sono i calciatori, non sia mai stato affrontato organicamente il tema di come attirare i talenti.
L’Italia viene percepita all’estero come un meraviglioso luogo dove trascorrere le vacanze. Forse sarebbe anche il caso di iniziare a pensare come fare il salto culturale necessario per trasformarne la percezione anche in un luogo dove fare impresa. È necessario invertire la bilancia commerciale dei talenti da esportatori ad importatori netti. È per far questo è necessaria una cultura del mercato ed un sistema che premi e non deprima la produzione di occupazione e, come conseguenza, di ricchezza.
Concordo con tutto ma comincerei dal gestire talenti, anche dal mercato interno. Ce ne sono molti, che sono costretti a fare tutt’altro, ma dalle grandi potenzialità.
“È necessario invertire la bilancia commerciale dei talenti da esportatori ad importatori netti. È per far questo è necessaria una cultura del mercato ed un sistema che premi e non deprima la produzione di occupazione e, come conseguenza, di ricchezza.” Tutto vero. Ma, realisticamente, a chi interessa? Ai parassiti dello Stato – Ladro – Tassicodipendente che sono la maggioranza in questo Paese e che la cultura del mercato e del merito non sanno neanche dove stia di casa? E’ giusto che i talenti se ne vadano laddove sono apprezzati e perché la vita è una sola e non va sprecata.
La prosperita´di un Paese é direttamente proporzionale alla “sacralita´” della proprieta´privata! Da questo semplice sillogismo si puó trarre l´unica ricetta per un Paese come l´Italia. Ho scelto il Cile oramai da due anni per questo motivo e proprio in Cile, nella citta´di Valparaiso, abbiamo deciso di lanciare Exosphere, la prima universita´al mondo dedicata al fare, al mercato e allo spirito imprenditoriale. Per chi fosse interessato puo´visitare il sito web in italiano : it.exosphe.re (oppure in inglese: exosphe.re). Un giorno, arriveremo anche in Italia quando si sara´compresa la sacralita´della proprieta´privata, ovviamente quella vera!
Mi limito a un osservazione, partendo dalla tua premessa.
Accusare la classe dirigente va bene ed e’ giusto ma e’ solo una parte del problema, PURTROPPO.
Come dici tu, decenni di MALPRACTICE da parte di amminstrazioni/governi non e’ roba concepibile in un paese civile, moderno come evidentemente l’Italia non e’.
C’e’ un popolo che dorme, non reagisce, “se ne frega” e cosi’ i decenni di schifo vanno avanti, ma solo perche’ gli italiani non fanno niente, tacitamente CONSENTIAMO.
Questa triste verita’ sfugge a quasi tutti, per ovvie ragioni. Ma e’ indubbia.
saggio ! ma forse in parallelo, concentrando sforzi sulle strutture educative …
Eh gia – io me ne sono andato subito dopo la laurea, non che sia un talento, ma certo non vedevo motivo per restare in Italia a perder tempo.
Vanno creati gli incentivi per attirare talento: mission impossible
Troppo semplice la ricetta… in un paese dove si fa di tutto per deprimere l’ impresa privata ( talentuosa o meno che sia ) che già esiste, come si può pretendere che si creino le condizioni per crearne di nuova ? La immigrazione di manovali e la emigrazioni di cervelli è un fatto irreversibile in Italia, dove la politica di impresa la fanno i tribunali che ti fanno assumere su base statistica ( nuovo manuale Cencelli sindacale ? ) in forza del sindacato di appartenenza ? A chi volete che interessi lavorare in un contesto simile, anzi direi che se qualcuno ci provasse, dovremmo mettere in dubbio la sua reale “genialità” ed ipotizzare un suo latente masochismo !
Sono d’accordo con quelli che mi hanno preceduto. Talenti ce ne sono, state tranquilli. E in tutti i campi. Anche perché non serve un Nobel per far partire le imprese, ma piuttosto tante piccole idee. Ma in questo contesto non serve a nulla. Un brodo in cui tutto marcisce.
@radici piero
Lei ha toccato il cuore del problema. Il sistema Italia è scarsamente competitivo come emerge dal Global Competitiveness Report. E’ una situazione inaccettabile, a maggior ragione in un mondo in cui per essere attraenti per il mercato si deve puntare sulla innovazione e sulla flessibilità.
Per il momento ci dobbiamo accontentare di vendere agli sceicchi i marchi del lusso e qualche calciatore. Se la situazione mondiale dovesse appena riprendersi un po’, la fuga delle imprese e dei cervelli acquisirebbe la forza di un torrente in piena.
Gli Stati che ha citato (Canada, Regno Unito, Russia, Singapore, Australia, Brasile e Cile) competono da decenni per attrarre i migliori talenti. La piccola e sovraffollata Singapore punta ad attrarre due milioni di persone nei prossimi due decenni (la popolazione attuale supera di poco i 5 milioni), il loro governo considera tradizionalmente l’immigrazione l’asset di gran lunga più prezioso a disposizione della piccola isola.
L’Italia può sperare di partecipare a pieno titolo a questa gara solo se riesce a liberarsi della ragnatela corporativo-burocratica che ha intrappolato l’economia e la società. Ma la verità è che mentre noi parliamo di cosa si dovrebbe fare per attirare i talenti stranieri, gli italiani più attivi e capaci stanno già emigrando.
@claudio p
e da mo che se scappano ! Siamo alla preistoria in Italia. Finto socialismo che ci ha distrutto, che ha speso speso speso fino alla rovina e creato niente, solo distrutto e rubato.
L’annullamento totale della persona … l’irrelevanza totale della competenza e meriti.
Purtroppo fa comodo accusare questo o quel governo, ma se noi italiani non ci svegliamo e guardiamo alla realta’ con coerenza e onesta’ e quindi ci arrabbiamo sul serio ….non cambiera’ mai niente.
Troppe tasse. Ad una impresa, soprattutto all’inizio va chiesto un 20% di tasse, ma che siano realmente e complessivamente 20%. il problema è che chi amministra l’economia lo stipendio ce l’ha garantito.
Egr. Signor Brambilla ,
mi potrebbe dare alcune motivazioni per investire in italia , in un paese dove:
il costo orario del lavoro è di 27 € e le mensilita’ annue sono 14 o 15;
l’imposizione fiscale media sulle persone fisiche era nel 2011 del 54%;
l’imposizione fiscale sulle societa’ è del 68,6% ;
l’energia elettrica costa 18/20 cent per kw;
il tax planing è considerato abuso di diritto e l’inversione dell’onere della prova , in campo fiscale , è divenuto una prassi , rispolverando persino il solve et repete.
Distinti saluti
Essendo chiaro e distinto a tutti quanto afferma Tullio, cosa è andato a raccontare Monti negli USA? Se pensa di prendere in giro quella gente non potrà che fare ulteriori danni al paese.
Concordo in pieno, ed aggiungo: vi rendete conto che parliamo delle metastasi del cattolicesimo ? Che probabilmente l’ inizio della fine è la vittoria di Costantino su Massenzio ? E poi: per cortesia, aggiungiamo pure che il boom economico italiano era basato sui cambi fissi di Bretton Woods, che, se non altro, tappavano la bocca a chi voleva le svalutazioni competitive.
@Tullio
Se si fa bene il conto con le spese di distribuzione e dispacciamento (dieci volte più care che in Francia) arriverà tranquillamente, in molto casi, a quaranta cent.
E come invertire questa tendenza?
Nel paese in cui il “mercato” del lavoro “premia” i neolaureati con il sogno di avere 1000 euro al mese ?
Prima si dovrebbe risolvere il problema culturale che vede i “vecchi” del paese mantenere uno stile di vita insostenibile sulle spalle dei “giovani”.
Gli stessi imprenditori italiani hanno mirato al risparmio sul capitale umano per decenni, e ci meravigliamo se abbiamo una classe dirigente di pescivendoli con il SUV ?
In questo momento in Italia un giovane dovrebbe innanzitutto pensare a portare a casa la pelle. E per farlo ha solo l’emigrazione come scelta.
Dopo la grande implosione del sistema, quando si potrà far piazza pulita delle macerie e di chi ci sarà rimasto sotto, allora si parlerà di tornare a casa. E di ritornare a costruire su solide regole condivise.
Per quanto mi riguarda sono una “risorsa media” (un ingegnere esperto in risparmio energetico) che è dovuto fuggire dal sistema-italia per potere mantenere i propri figli.
Ora lavoro in Svizzera, con soddisfazione.
Motivi?
– i clienti qui pagano le fatture (non sempre in Italia)
– la giustizia civile funziona
– vi sono molti investimennti pubblici (lo Stato non taglia gli investimenti,come in Italia)
– vi sono molti investimenti privati
– in generale vengono premiati merito e capacità, dappertutto
A 17 anni Francesco (nome di fantasia) conseguì la maturità classica con lode in un famoso liceo del Nord Est. Si iscrisse a Medicina dopo aver vinto la selezione del numero chiuso . Si laurea a 23 anni e la sua tesi viene pubblicata negli USA . A 24 anni tiene già lezioni all’Università e partecipa a convegni medici internazionali .
E’ autore di un buon numero di pubblicazioni con le quali concorre per un posto nella specializzazione cui ambisce . Ma viene superato da uno che non ha pubblicazioni, non ha il suo cursus honorum, semplicemente è figlio della Casta .
Francesco ha imparato la lezione, ha capito che le sue speranze che il sistema stesse cambiando erano vane e tra poco se ne andrà all’estero, a migliorare il sistema sanitario di qualche altro paese e a trasmettere le sue conoscenze agli studenti che troverà lì ; noi ci terremo il figlio della Casta, per continuare a peggiorare il nostro sistema sanitario e il nostro sistema scolastico .
Le risorse che lo Stato Itagliano ha destinato alla formazione di Francesco saranno state buttate via .
Egregio Brambilla : attirare talenti ??? Tutte parole . La realtà è che continuiamo a perdere quelli che abbiamo, avvitandoci nel peggioramento continuo mentre per la competitività bisogna praticare il miglioramento continuo .
Anni fa dicevo di conservare i gommoni usati per l’emigrazione clandestina dall’Albania, perché ci sarebbero tornati buoni per il futuro . Ecco, quel momento si sta rapidamente avvicinando.
D’accordo sui talenti e sulle nuove imprese. Tuttavia per creare occupazione non c’è una ricetta unica. Sono possibili diversi tipi di interventi, sia pubblici che privati. Nel pubblico si impongono cautele importanti: occorre privilegiare investimenti rispetto a spesa corrente; occorre non solo creare posti di lavoro, ma assicurarsi che i posti di lavoro siano utilizzati per generare effettivo valore. Nel privato l’intento di creare valore è automatico, nel pubblico no. Attenzione: nelle cattive commistioni di interessi fra pubblico e privato si ripresenta la medesima situazione: l’obiettivo potrebbe essere quello di spendere (e dirottare parte della spesa verso gli amici), non di generare valore (la bancarotta la paga qualcun altro). La valorizzazione del nostro patrimonio culturale e artistico non può prescindere dall’intervento pubblico, anche se sarebbe utile trovare forme di collaborazione con privati. In ultima analisi una classe dirigente onesta è il presupposto per un rilancio. FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI, federazionedeimovimenti@gmail.com