Assolombarda: c’è un quinto candidato
Repubblica oggi è stato il primo grande quotidiano a rompere il velo del riserbo intorno alla gara per succedere a Diana Bracco alla testa di Assolombarda. Mancano solo due settimane, alla riunione di giunta chiamata alla designazione, ma i saggi non hanno ancora raggiunto un’indicazione unanime. La vera gara, fino a questo momento, è stata tra Alberto Meomartini, navigato presidente di Snam Rete Gas, e Alessandro Spada, ex presidente dei Giovani sotto la presidenza Perini e poi consigliere delegato al Centro studi con la Bracco. Benito Benedini, già presidente dal 97 al 2001, e Carlo Moretti, ex presidente dei “piccoli” di Assolombarda, sono anch’essi in lizza ma i loro consensi sono troppo limitati. La sfida a due, però, almeno come sinora si è prospettata, comporta dei rischi. Assolombarda è l’associazione più forte in tutta Confindustria, il “cuore” dell’imprenditoria del Nord dal palmares più storico e insieme diffuso sul territorio. Si comprende che Paolo Scaroni e la sua Eni puntino a un forte successo milanese, a coronamento della posizione insindacabile di primo gruppo italiano nel mondo. Ma ammettiamolo: un imprenditore “pubblico” alla guida di Assolombarda non sarebbe un capolavoro troppo ben visto, dalla stragrande parte della base, quand’anche per ragioni di opportunità dovesse restare l’unico candidato in lizza. Per questo la Bracco. ben consapevole delle aspettative dell’Eni, ha puntato sul giovane Spada in nome del rinnovamento, ma insieme contando sul fatto che una personalità non troppo nota e autorevole potrebbe rappresentare una certa continuità, rispetto alla rappresentanza delle imprese che a Diana tocca nella Soge del discusso Expò 2015 (la scorsa settimana, per l’esiguo margine di un solo voto il suo nome è sopravvissuto al giudizio del Consiglio comunale milanese….). La Lega, una volta che Formigoni dovesse abbandonare il Pirellone per un importante incarico europeo di cui si parla, partirebbe lancia in resta rivendicando ruoli e margini decisionali, per evitare il bis del caso Malpensa. Motivo in più per sconsigliare un’Assolombarda di profilo troppo basso, oppure divisa sulla natura “pubblica” della sua guida. Emma Marcegaglia, dunque, sia pur nel pieno rispetto delle prerogative dei saggi milanesi, si è tirata su le maniche e lavora per evitare l’impasse. Scaroni non vuole neanche sentirne parlare, di mollare la presa. L’ipotesi A è dunque quella di una presidenza Spada ma con una fortissima squadra intorno, per soddisfare anche Eni. L’ipotesi B è invece di azzerare tutto e sparigliare, con un quinto candidato. Che insieme abbia il consenso di grandi elettori come Confalonieri e Tronchetti, il sostegno di moltissimi tra i “piccoli”, sia in ottimi rapporti con il governo, e insieme unisca una carriera di manager privato di successo, un passato di manager pubblico, e anche un’esperienza di primo piano già al vertice di Confindustria. A Milano, un tipo così c’è: è il ceo di Fastweb, Stefano Parisi.