Aritmetica di un salvataggio – di Gerardo Coco
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.
Quando la BCE tra il mese di luglio 2011 e il mese di febbraio 2012 ha immesso nel sistema bancario europeo 1,3 trilioni di euro (in soli nove mesi!) per soccorrere il sistema bancario (espandendo così il suo bilancio a tre trilioni, una cifra ben superiore al PIL tedesco) avrebbe dovuto essere chiaro che l’estrema gravità della crisi europea non solo era di molto superiore a quella di cui i leader europei parlavano, ma che fino ad allora avevano mentito sulla reale esposizione dei paesi membri che ha reso la crisi irreversibile. Non è l’euro ad essere irreversibile come dice il governatore della BCE, ma la sua crisi.
Ancora oggi la reale ampiezza della voragine che si è spalancata nell’eurozona ci è ignota e solo la “liquidazione” del sistema potrebbe fare emergere la verità.
Si consideri ad esempio la crisi della Grecia iniziata nel 2010 e dopo ben due anni rimasta irrisolta. Questo paese rappresenta appena il 2% dell’economia europea e si sta facendo di tutto per ritardarne l’uscita dalla eurozona. Il vero motivo? Per gli analisti che hanno ben scavato nei bilanci, la reale esposizione greca verso i paesi membri, è di oltre 1 trilione. Ecco il motivo per cui l’Europa continua a erogarle denaro nonostante sia in bancarotta completa e non abbia ottemperato a nessuna delle misure fiscali richieste. Si temono le ripercussioni della sua uscita su un sistema bancario già barcollante.
Nel 2012 è poi esplosa la crisi della Spagna che ha riguardato contemporaneamente il sistema bancario e il debito sovrano. Nel giro di appena un week end si è cercato di tamponare la falla, ma poi ci si è accorti che era un’altra voragine che faceva anche di questo paese un problema europeo: Tutto il sistema bancario è seduto infatti su una polveriera: il mercato del debito spagnolo, pari a €2.1 trilioni. L’Europa funziona così: quando i paesi emettono debito questo viene immediatamente acquistato dal sistema bancario e parcheggiato nei bilanci come “senior asset”, cioè come attivo a basso rischio (!). Le banche quindi concedono prestiti a terzi e fanno colossali operazioni di investimento a fronte di questo attivo. In caso di default della Spagna gli attivi a copertura del portafoglio investimenti andrebbero quindi immediatamente in fumo e i tassi di interesse salirebbero alle stelle facendo crollare tutto il sistema europeo. E accenniamo solo di sfuggita a ciò che accadrebbe al mercato dei derivati basati sui tassi di interesse preesistenti. Molto probabilmente Wall Street verrebbe chiusa per qualche tempo. Insomma la Spagna, come la Grecia, rimane un grave problema irrisolto.
Se l’Italia naviga in difficoltà non godono buona salute neppure Francia e Germania il cui debito rispetto al PIL è ormai al 90%, un livello che di solito fa scattare il declassamento di un paese da parte delle agenzie di rating.
Eppure, nonostante questa realtà, il governatore della Banca Centrale, Mario Draghi, ostenta sicurezza facendo intendere di avere sotto controllo la situazione e di poter risolvere tutti i problemi. Noi, invece, crediamo che l’euro sia in coma irreversibile e che quindi the game is over. In altri termini non esiste nessuna strategia politica e finanziaria credibile che possa salvare l’eurozona.
Proviamo infatti ad analizzare le opzioni di salvataggio e la loro plausibilità concentrandoci soprattutto sulle due entità portanti dell’eurozona la BCE e la Germania a fronte dei meccanismi di salvataggio come l’EFSF, l’EMS e il FMI.
BCE. Molti credono che la soluzione sia una banca centrale europea che operari come l’omologa statunitense acquistando su larga scala i titoli di debito pubblico in cambio di denaro di nuova creazione. Ma si sbagliano di grosso se credono alla percorribilità concreta di questa opzione. Primo, Mario Draghi ha detto con chiarezza che la banca centrale potrebbe intervenire solo in caso che i paesi bisognosi rispettino le misure di austerità, mandino ad effetto le riforme strutturali e cedano sovranità (quanta?) al governo di Bruxelles. Se queste sono le condizioni poste dal Governatore, pensiamo che non si realizzeranno mai, soprattutto l’ultima (terrificante): la cessione di sovranità al governo di Bruxelles. Ergo la BCE non acquisterà direttamente titoli di debito dai paesi membri. E se anche lo volesse fare avrebbe il veto della Germania che vede in questa operazione il rischio di una iperinflazione.
Secondo. Non bisogna dimenticare che la crisi europea non è di liquidità ma di insolvenza, aka di capitale. Nel primo caso l’acquisto di bond in cambio di denaro fresco (cash for trash) potrebbe temporaneamente alleviare le difficoltà del sistema bancario che, ufficialmente, ha una leva finanziaria di 26 a 1. Ciò significa che ogni 26 euro del suo attivo (prestiti erogati a terzi) sono garantiti da appena 1 euro di capitale. Quindi, con una leva così alta, basterebbe un ribasso dell’attivo di appena il 3,8% (ad es. per perdite su crediti o diminuzione delle quotazioni dei titoli) per azzerare il loro capitale. In realtà la precarietà del sistema è ancora più acuta se si pensa che la leva finanziaria è in molti casi è superiore, cioè di 30 a 1, di 50 a 1 o addirittura di 100 a 1 come nel caso delle banche francesi (quando la Lehman Brothers è fallita aveva una leva finanziaria di 30,7 a 1). In una situazione di scarsa liquidità sostituire titoli con contante alle banche farebbe comodo. Tuttavia poiché la crisi di liquidità deriva dalla crisi di insolvenza, l’operazione cash for trash sarebbe controproducente perché rimuoverebbe dall’attivo delle banche i titoli che, come abbiamo accennato più sopra, rappresentano il collaterale per ottenere prestiti e per effettuare investimenti. E le banche hanno bisogno disperato di “attivo”. Terzo. Tecnicamente la BCE potrebbe acquistare, come nel passato, direttamente titoli sul mercato, ma questa iniziativa è stata abbandonata da quattro mesi appunto perché la Germania (e la Bundesbank) si è opposta e continua ad opporvisi. E’ chiaro che la BCE non può muoversi in autonomia ma deve aver l’assenso della Germania perché senza questo paese l’euro cesserebbe di esistere. Inoltre non ci si dimentichi che quando nel 2011 la BCE acquistò debito sovrano non risolse alcun problema e perse il controllo del mercato del debito. Infine, oltre il 25% del suo bilancio è già costituito dal debito dei PIIGS e aumentare questo attivo (aka spazzatura) metterebbe a rischio la sua stessa solvibilità.
Allora la BCE potrebbe acquistare il debito di concerto con l’EFSF e l’ESM. Ma anche questa opzione è problematica. L’EFSF dopo il primo salvataggio spagnolo (100 miliardi) è rimasto con una debolissima potenza di fuoco, appena 65 miliardi di euro. Quanto al nuovo fondo ESM di 700 miliardi non è stato ancora ratificato. Che sia ratificato o meno il 12 settembre prossimo dalla corte costituzionale tedesca ha poca importanza sostanziale; la ratifica potrà solo protrarre lo stato comatoso della moneta unica. Infatti, se il fondo fosse approvato Spagna ed Italia dovrebbero contribuirvi al 30% per…salvare se stesse! Il che sarebbe veramente grottesco. Ma supponiamo che questi paesi siano esentati dal contribuirvi. In tal caso il peso del finanziamento (il 66%) del fondo ricadrebbe su Francia e Germania. Ma entrambe non hanno questa disponibilità finanziaria. E anche se l’avessero, mettendola a disposizione dei paesi periferici verrebbero immediatamente declassate dalle agenzie di rating. Il problema potrebbe essere superato facendo acquistare dall’ESM i bond. Ma anche questa opzione è impossibile: il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble è stato chiaro: L’ESM non sarà mai autorizzato ad acquistarli.
Allora quali altre misure resterebbero alla BCE per sostenere l’euro? Potrebbe lanciare il terzo LTRO (il quantitative easing in versione europea) cioè prestare direttamente un altro trilione (o altri due?) al sistema bancario perché acquisti il debito che la banca centrale non può acquistare direttamente. Ma l’effetto di questa operazione sarebbe lo stesso dei LTRO 1 e 2 precedenti: abbassare il valore dei bond, ridurre il valore dell’attivo delle banche, fare aumentare i rendimenti, cioè i tassi di interesse e rendere così ancora più costoso l’indebitamento nell’eurozona. Tutte le opzioni in mano alla BCE portano ad un circolo vizioso ritorcendosi sempre contro l’euro.
Conclusione: la BCE non può migliorare la situazione ma peggiorarla. La crisi infatti, lo ripetiamo, non è finanziaria ma economica e di insolvenza e acquisti di bond e monetizzazione del debito non possono nulla a fronte di un economia che non produce correnti di reddito sufficienti (la vera fonte del credito e della potenza di fuoco finanziaria) per ripianare perdite e debiti esponenziali.
Germania. E’, insieme alla BCE l’elemento chiave dell’eurozona. Ma come abbiamo già accennato il peso del suo debito sul PIL sta raggiungendo livelli preoccupanti (90%) e in corrispondenza dei quali la solvibilità di una nazione può venir messa in discussione. Inoltre bisogna ricordare che ha un’esposizione verso la UE di un trilione di euro pari al 30% del suo PIL erogato attraverso i vari meccanismi di salvataggio dei PIIGS. La Germania ha ormai esaurito le sue cartucce. Escludendo ormai completamente la soluzione degli eurobond a cui la Merkel ha opposto un irrevocabile nein, potenzialmente la Germania potrebbe salvare l’eurozona con l’aiuto della BCE accettando, in una forma o nell’altra, di monetizzare tutto il debito. Ma abbiamo già visto che questo è impossibile. Il prossimo anno il cancelliere tedesco deve affrontare l’elezioni e sa che la monetizzazione del debito potrebbe scatenare un’inflazione e danneggiare l’economia tedesca sulla quale l’agenzia Moody non fa rosee previsioni. Se la Germania perdesse lo status di tripla A sarebbe la fine immediata dell’eurozona, senza esitazioni. Il popolo tedesco già contrario ai salvataggi europei non tollererebbe mai un downgrade del merito del credito per il proprio paese. La Merkel impossibilitata ad aiutare i suoi partner europei può solo aggrapparsi alla speranza che i programmi di austerità e di riforme in corso negli altri paesi inneschino una ripresa e che l’export del suo paese non rallenti. Ma anche questa è un’ illusione. Le misure di austerità in atto nei paesi partner (per il modo in cui sono intese e realizzate) danneggeranno anche il suo paese. La Germania comunque insieme ad altri paesi come la Finlandia ha un piano di emergenza per l’eventuale uscita dall’euro.
Per quanto riguarda, infine il Fondo Monetario Internazionale rimarrà passivo per qualche tempo. Anche negli USA le elezioni sono imminenti ed Obama non si accollerà il rischio di un intervento che comporterebbe più tasse a carico dei contribuenti americani.
Game is over. Quattro mesi scrivemmo (Breve Profilo del Caos) che l’eurozona era un morto vivente e anticipavamo l’analisi che abbiamo qui solo dettagliato un po’ di più. Nulla è cambiato da allora e non è emersa alcuna opzione concreta che possa migliorare la situazione. I piani finanziari passati e quelli da attuare in prospettiva sono da Fannie Mae e Freddie Mac: disastrosi. La fine dell’esperimento dell’euro può non essere imminente. Ma è inevitabile. Non sarà assolutamente la fine dell’Europa che deve restare area di libero scambio, ma la fine di un sistema che non rende possibile la crescita economica e crea irresponsabilità, apatia e dipendenza dei paesi deboli dai paesi forti. La fine sarà dolorosa ma molto meno di quanto si pensi. Il suo mantenimento in stato di coma sarà altresì doloroso ma molto peggio di quanto si creda.
Ebbravo Coco.
Ma attento che l’inquietante deriva antidemocratica “burocrazia-di-Bruxelles-prende-tutto” esiste eccome.
Starà a noi, in caso, scendere per strada.
Fotografia cruda della realtà. Prepariamoci all’inevitabile.
Ansiogeno ma corretto.Sono d’accordo sul fatto che sia preferibile il botto prima che dopo.Purtroppo temo che sia una situazione stagnante che perdurera’ ancora per molto tempo.D’altra parte qui anche non facciamo che dire che in Italia non si sta facendo quasi nulla per risolvere i problemi..semplicemente si spera un giorno di svegliarci e che siano spariti da soli..Poveri illusi!
Bisogna vedere quale Europa sarà disegnata da Draghi, in che tempi (spero subito), se tutti i paesi europei l’accetteranno, se i parlamenti nazionali siano preparati a lavorare in modo coordinato per i prossimi 15 anni. Se esaminiamo l’Italia stiamo freschi…
Purtroppo devo dare ragione all’autore dell’articolo. Purtroppo perché la situazione non da adito a molte speranze e perché le “politiche di rigore” non fanno altro che aggravare la situazione economica per via del pesante impatto recessivo. Non ci sono spazi di manovra tranne quello di agire per il contenimento della spesa pubblica abnorme in tutta Europa, obbrobriosa in Italia. Ridurre la spesa è l’unico modo per liberare risorse per le imprese senza creare nuovo debito insolvibile; lapalissiano, ma come tutte le cose troppo chiare ed evidenti tutti se ne dimenticano.
L’Europa è simile a un condominio di vicini litigiosi ed invadenti che si oppongono alla riparazione del tetto e non spendono un soldo per la pulizia delle scale mentre spendono e spandono per fare e rifare le fioriere del giardino perché se a un condomino piace in modo all’altro non sta bene.
Perfettamente d’accordo, sono mesi che vado ripetendo stesse cose, oltretutto si cerca di abbozzare cure per una malattia di cui non è chiara neppure la reale entità, simili condizioni difficile proporre una soluzione corretta, ammesso che sia possibile. Per cominciare il sistema bancario europeo, dovrebbe calare tutte le carte permettendo un’analisi dettagliata della distribuzione dei titoli d debito sovrano e la natura ed entità degli impieghi ad essi correlati, una base necessaria da cui partire.
“Non sarà assolutamente la fine dell’Europa che deve restare area di libero scambio”… In realtà se salta l’Euro (e sicuramente salta) e si ritorna alle monete nazionali l’area di libero scambio la dobbiamo abbandonare, perchè si passerà ad un sistema di cambi flessibili e sarà necessario introdurre limiti ai movimenti di capitali (almeno in una prima fase…)
Scusate, ma la mia impresa ha in banca della liquidità in euro, entro febbraio prossimo mi serviranno per fronteggiare dei grossi pagamenti (forniture, liquidazioni dipendenti che vanno in pensione, acquisto attrezzature). Cosa devo fare? Cambiarli immediatamente in altre valute? Quanto tempo ho a disposizione?
Schultz attacca il cervello e dice cose sensate, almeno nella sua ottica (europeista).
http://www.spiegel.de/international/europe/interview-with-eu-parliament-president-martin-schulz-on-euro-crisis-a-853657.html
Giustamente il giornalista gli fa notare che in Germania la pensa così solo lui, quindi, come giustamente ricorda Coco, le idee per soluzioni a breve (monetizzazione in un modo o nell’altro) non andranno mai in porto.
Da notare l’ammissione che l’industria tedesca riceverebbe un colpo pesantissimo dall’Euro break-up, ammissione indiretta del fatto che per la Germania sia un immeritato vantaggio usare una moneta più debole di quella che in realtà avrebbe la sua economia.
Meditate, gente, meditate.
Nel frattempo il nostro MM appare parecchio confuso, millantando ricerca di produttività delle nostre imprese (ma della P.A. no?) dimenticandosi che oggi il concetto di produttività è parecchio complesso e comunque si fonda su investimenti tecnologici anzichenò.
E gli investimenti tecnologici si fanno a debito, take it or take it.
Lo stato confusionale risiede soprattutto nel fatto che il nostro porfessore fa una capriola mortale per trovare un nesso di causalità tra l’aumento della produttività e l’occupazione. Bizzarro, perché se non aumenta la domanda più produttività significa meno occupazione.
Ma forse lo penso solo io perché non insegno alla Bocconi.
Per chi vuole approfondire il tema produttività, interessante questo articolo di uno che non insegna alla Bocconi, ma ragiona bene:
http://www.linkiesta.it/produttivita-lavoro
@claudio p
Non si preoccupi, non deve fare niente, l’autore di questo articolo è un seguace di Hayek, come peraltro lo è anche il direttore di questo blog che lo ospita, e quindi non ha soluzione per i problemi che sa enfatizzare molto bene, ma che non sa risolvere se non proponendo il ritorno al baratto e alla legge del taglione, cose delle quali ovviamente si guarda bene di parlare espressamente. Legga gli altri contributi di Coco, si accorgerà che da anni critica tutto e con tutti. Il Sig. Coco nei suoi interventi se l’è presa nell’ordine:
con la democrazia americana e le democrazie occidentali;
con le banche e i passati governi americani;
con Keynes (articolo davvero spassoso specialmente quando parla degli animal spirits);
con il dollaro;
con il denaro in generale;
e in quest’ultimo articolo se la prende con l’euro e l’eurozona.
L’autore tra l’altro, in uno dei suoi primi articoli, lascia intendere di provare nostalgia per il gold standard, pensi un po’, salvo poi però tessere le lodi degli strumenti derivati, che però con un gold standard potrebbero avere poco o niente a che fare. Per cui non faccia nulla e pensi solo alla sua azienda, il pessimismo cosmico di cui è intriso Coco è una branca della filosofia, ma con la filosofia nessuno si è mai riempito la pancia.
Qualcuno potrebbe illustrarmi finanziariamente ed economicamente cosa succederebbe ad un ipotetico correntista e titolare di un mutuo se l’Euro finisse? E’ il caso di pensare ad un conto in Svizzera, all’estinzione anticipata del mutuo o alla conversione in oro?
@Enrica Padovan
Il problema vero è che nessuno lo sa.
Tutto dipende da come il concambio verrà fatto, con quale urgenza, con quale situazione di fondo.
Ho personalmente letto più di una simulazione e fondamentalmente dicono un po’ tutto e il contrario di tutto.
Per quanto riguarda i mutui sicuramente verrebbero convertiti, almeno se effettuati con una banca nazionale, il problema sarebbe quindi eventualmente inflazione (a favore) e tasso in caso di tasso variabile (a sfavore).
Oro fisico: probabilmente non ci perde molto, forse guadagna un po’, anche se l’Euro resta e comunque non può mai perdere tutto per nessun motivo al mondo, a meno che glielo sequestrino.
Per contro potrebbe guadagnarci parecchio in caso di svalutazione della nuova moneta.
Ho sentito che ci sono anche dei prodotti assicurativi sull’Euro breakup, ma la domanda è: quelle società assicurative sarebbero solvibili nel caso di dissoluzione?
Stiamo parlando dello shock economico più importante di tutti i tempi moderni, va considerato tutto.
Comunque, sinceramente, non andrei particolarmente nel panico: i veri problemi sono il possibile default e la tassazione insostenibile, non credo che cambiando moneta cambierebbe poi più di tanto.
Per me dire che la “Nuova lira” si svaluterebbe del 40% e che avremmo un’inflazione del 20% è una gigantesca stupidaggine: sono numeri sparati a caso per fare sensazione (e un po’ di terrorismo).
Ma siamo proprio sicuri che un po’ di inflazione “una tantum” non sarebbe la via meno dolorosa per curare la malattia, spalmandone il costo un po’ su tutti (e poi si possono trovare i meccanismi adatti perché paghi di più chi più responsabilità ha).
Certo, dopo si dovrebbero studiare meccanismi per evitare di ritrovarsi nel giro di pochi anni nella stessa situazione.
Ma oggi ridurre la spesa pubblica, misura asoolutamente necessaria “dopo”, non cambia niente sulla montagna di debito accumulato.
Se io accumulo un debito enorme tale da non poterlo ripagare, non mi si può venire a dire “non mangiare” perché a quel punto crepo e il debito non lo ripago proprio per niente.
Meglio, molto meglio, decurtare attraverso l’inflazione il valore reale del debito.
La prova che non c’e’ via di uscita non e’ nei conti che ognuno li fa come vuole ,non e’ nella banca centrale . La prova sta nelle fotografie di Monti e la Merkel o Monti e Holland di oggi . I due sfilano davanti ad una fila di ufficiali a Villla Madama!. Ma questi non hanno altro da fare ? Vi potra’ sembrare un’osservazione stupida ma dalle piccole cose si valutano gli uomini .Come fanno ad incontrarsi per discutere di situazioni cosi gravi e ancora fare la passeggiata davanti a questi poveracci in divisa ,che invece di stare sulle strade a proteggerci stanno li a leccare il didietro ai potenti. Queste foto fanno il pari con la Regina che diceva “se non c’e’ il pane dategli le brioches” E’ qui che sta il problema non nei numeri ma nelle coscienze delle persone a partire da Monti a finire con i minatori. In Italia gli stessi che sono contro gli inceneritori e le centrali a carbone sono con i minatori ( di carbone),Monti fa la revisione della spesa a tutti ,ma mandare a fare un lavoro vero quelli del picchetto d’onore no .Com’ e’ facile da capire qualcosa si e’ rotto nella zucca degli Italiani . Con la matematica non si viene fuori dalla crisi ,questa e’ una crisi culturale che ha finito i soldi ,se no non cambiamo la nostra cultura nel senso che il governo deve essere minimo e in continuo rinnovamento siamo finiti anche se troviamo una miniera d’oro sotto ogni albero .
Alcune sono vere altre sembrano un po campate in aria (es. argomentazioni tipo “…sarebbe lo stesso dei LTRO 1 e 2 precedenti: abbassare il valore dei bond, ridurre il valore dell’attivo delle banche, fare aumentare i rendimenti, cioè i tassi di interesse e rendere così ancora più costoso l’indebitamento nell’eurozona.” non hanno alcun senso logico).
Ad ogni modo la situazione è assolutamente drammatica, e lo è a livello globale…gli Stati Uniti che si preoccupano della crisi dell’eurozona sono il bue che dice cornuto all’asino.
C’è bisogno di un grande ripensamente dell eregole di fondo, di una grande collaborazione a livello internazionale. L’Europa non penso possa uscire da sola dalla propria crisi (nella quale la Germania è dentro fino al collo), e gli altri Paesi extra UE non possono non guardare in casa propria, se stessero soltanto alla finestrea ad osservare le disgrazie altrui farebbero un gravissimo errore.
Si guardi questa intervista all’economista Claudio Borghi.
http://www.youtube.com/watch?v=fhzwE1oNA30
Stavo rispondendo a Claudio p (commento #8)
Io credo che nessuno in questo momento sappia cosa potrebbe accadere a seguito della rottura dell’Euro.
La sfiducia dilaga in tutti i settori ma la paura dell’ignoto riesce ancora a tenere insieme tutti .
La sensazione e’ quella di un’europa con il fiato in sospeso in attesa dell’EVENTO risolutore .
L ‘evento che possa indicare la direzione da seguire e che metta in luce i dati veri del problema .
Molti migliardi di euro oggi sfuggono al controllo degli stati , ed e’ proprio la mancanza della conoscenza approfondita di questo mercato multimigliardario a rendere irrisolvibile la crisi di oggi .
La diffidenza tra stato e stato , banca e banca e cosi via ne e’ sicuramenta la prova piu’ evidente .
I bilanci non sono piu’ quei documenti radiografici di uno stato o di un’impresa che erano un tempo.
In questa condizione si vive alla giornata , passando da stati di euforia alla depressione piu nera .
Quello che si deve fare a mio parere e con molta fretta , e’ migliorare la struttura dei nostri conti (disastrosa su molti aspetti) per preparci a resistere nel modo migliore a quello che verra’ .
La politica e la sua forza poi influenzera’ in modo determinante il risultato finale .
Speriamo in un’Europa sempre piu unita .
@Maxy “La politica e la sua forza poi influenzera’ in modo determinante il risultato finale .Speriamo in un’Europa sempre piu unita ”
Good luck ! Quando si passa alle preghiere per i miracoli le cose si mettono proprio male….
@Giorgio Azzalin
direi che la situazione e’ proprio quella …
@Giorgio Azzalin
Questi due sono la rappresentanza piu’ alta di quei milioni di europei principalmente del sud e anche della Francia che pensano di poter continuare ad andare avanti all’infinito senza cambiare nulla.Anzi se si deve cambiare qualcosa occorre farlo con la leva di ulteriore debito(francese quello dell’ultimo piano di Hollande per 150000 nuovi posti nel pubblico impiego e la costruzione di decine di migliaia di case popolari che verranno date ai proprietari con un mutuo al 100% del valore e straniero nel caso di Monti visto che a noi non crede piu’ nessuno e non ci importa da chi e come vengano i soldini).Pare che il 26% dei tedeschi non creda che la Grecia possa farcela contro l’88% degli italiani!!!Non so cosa succedera’ quando finalmente ci diranno basta e ci leveranno l’ossigeno ma so che prima succede meglio e’ e meno disastri ci lascera’(quello attuale mi pare gia’ sufficiente).Ormai mi sono convinta che solo il non pagamento di stipendi e pensioni da parte dello Stato per qualche mese possa convincere la gente di quanto questo sistema non possa piu’ reggere.Chi ha una sua attivita’ piccola o grande che sia di questo e’ gia’ convinto da tanto e non vede l’ora di voltare pagina.Nulla e ‘ peggio di un’attesa snervante e piena di interrogativi.Coraggio!!!Abbiamo avuto forza fino ad ora e sapremo risollevarci se ce ne daranno l’opportunita’ anziche’ schiacciarci con quest’atmosfera cupa e gattopardesca.
La Crante Cermania è impantanata nell’Euro per più del 50% del suo PIL che andrebbe su per il camino in caso di brake-up, poi ci sarebbe il crollo delle esportazioni verso l’Eurozona, poi ci sarebbe la concorrenza sui mercati mondiali delle economie, come l’Italia con una valuta “svalutata”.
Credo che molti “NEIN” diventeranno “JA”, volenti o dolenti. Il piano B della Germania è una balla, andate a vedere attivi e leva della DB…
Comunque la crisi del debito va risolta tappando la falla del debito.
Che non è la spesa pubblica, il welfare e quelle cose che fanno tanto incattivire i Chicago Boys, perchè all’interno di un’area economica questi sono movimenti interni che una dinamica interna favorita da una banca centrale attiva può sempre riequilibrare.
La falla è la bilancia commerciale, l’Eurozona deve riportare, complessivamente in attivo la bilancia commerciale e lo deve fare riportando lavoro produzione e manifattura in Europa, opernado con tutte le leve necessarie, dazi compresi.
e deve mettere un argine potente alla fuga dei capitali EU fuori dall’Eurozona in particolare verso i paradisi fiscali.
Ottima analisi, specialmente delle banche eurozone. Concordo su quasi tutto.
Continuo a non capire chi stia continuando a supportare le 3 grandi banche francesi (equity a +20% nelle ultime settimane) che hanno dei conti da fare paura e un poco anche le nostre banche che hanno conti solo leggermente migliori. MPS insegna come scrive Giannino.
Se ha dei pagamenti in valuta basta che compri delle futures valutarie in modo da sterilizzare il rischio cambio. Anche con un semplice conto online (es Fineco) puo’ acquistare queste futures per le valute principali vs. EUR. E molto semplice e poco costoso. Chiaramente se l’ euro si apprezza ci perde…
Concordo in pieno. Conferenza stampa odierna di MM e FH veramente penosa inclusi giornalisti con domande come confetti.
Chiaramente chi deciderà soni i tedeschi, concordo in pieno con Coco. Ma non escluderei a priori l’opzione monetizzazione (acquisto di bonds PIIGS per qualche mese/anno a fronte di qualche altra bella promessa di rettitudine fiscale a Brussels come suggerito da superMario). Nel medio/lungo non escluderei anche scenario di Germanexit soft da euro a fronte di qualche asset PIIGS e promessa di EU più forte di prima con doppia moneta….
Se il rapporto contrattuale e’ in territorio Italiano tra due controparti locali (lei residente e banca residente) il lunedì del week-end after (quello dopo il passaggio alla nuova lira) lei probabilmente si troverebbe con un mutuo ridenominato in nuove lire. Quindi abbastanza un nulla di fatto.
La cosa si fa molto piu’ interessante nel caso di debiti/crediti tra residenti in Paesi diversi che cambiano legalmente valuta durante il weekend. Ed e’ questo che i creditori tedesci temono, di ritrovarsi con crediti in nuove dracme, nuove pesetas e nuove lire e, perche’ no, nuovi franchi.
Verissimo. Una delle cose peggiori e’ questa lunga e snervante incertezza che paralizza qualsiasi investimento o tentativo di voltare pagina. FH, MM, AM continuano a cincischiare riunione dopo riunione dopo riunione (vedi ridicole conferenze stampa di questa settimana) parlando di dinamiche economiche di cui capiscono ben poco……..e penso che l’incertezza durera’ ancora anni…
Almeno quando c’era Silvio ai summit di problemi economici non parlavano proprio e probabilmente parlavano di donnine nude e facevano battute sui posteriori….e almeno non facevano danni…
Dopo avere visto all’opera le conoscenze economiche di MM se qualcuno mi viene ancora a dire che la Bocconi e’ una buona università……
Un invito all’autore che apparirà sicuramente marginale, irrilevante e fuori tema se confrontato alla drammaticità e cupezza del quadro disegnato nell’articolo.
Cerchi di compiacere meno il vezzo di piazzare parole e frasi in inglese anche laddove non è strettamente necessario. Mi riferisco all’acronimo aka (un ignorante come me è stato costretto ad andarselo a cercare, quando sarebbe bastato un “cioè”) a “downgrade” etc. E’ un vezzo dominante soprattutto fra politici, giornalisti ed economisti che trabocca anche dagli schermi televisivi in maniera maggiore e peggiore di quanto avvenga nel suo articolo, mancando di rispetto in quel caso a milioni di persone che non conoscono l’inglese. Un maggiore rispetto della propria lingua, fra l’altro la lingua più musicale ed anche molto apprezzata in ambito culturale, senza scadere in difese strenuamente autarchiche, servirebbe assai a questo popolo sempre afflitto da complessi di inferiorità.
Una notazione a margine: l’elezioni.
Non me ne voglia, ché l’intento non è affatto polemico.
Situazione Drammatica….. per gente comune come me, e che non ne capisce molto, leggere articoli del genere ed i suoi commenti, mi fa venire la pelle d’oca. Comunque mi piacerebbe preoccuparmi di più della situazione Italia, in quanto “forse” siamo in grado di porre rimedio. Intendo : Giù le tasse, riduzione politici e spesa pubblica…..e quanto già detto dai Chicago Boys. Sarebbe un buon Inizio….
Grazie a Marco Tizzi e a Jack Monnezza.
Credo che contiunerò a lavorare o meglio a sviluppare il mio ozio creativo (vedi: http://www.linkiesta.it/produttivita-lavoro), con un occhio e un orecchio tesi a sentire – o non sentire? – i Tartari…
X MBB
Non gliene voglio, anzi la ringrazio per l’osservazione. Ma nel mio caso non è un vezzo, mi è venuto spontaneo anche perché ho lavorato per anni in Inghilterra e USA. Sono d’accordo con Lei che, questi inglesismi e acronimi sono orrendi. Tuttavia qualche volta è necessario ricorrervi perché non esiste l’equivalente in italiano, come ad es. marketing, entrata nell’uso comune e che letteralmente significa “vendita sul mercato” ma che racchiude un significato più ampio. Nel futuro cercherò di non ripetere l’errore.
Colpisce in questi commenti la sicumera con la quale si afferma che la Germania non può lasciare fallire l’euro perchè non le conviene . Possibile che non si ricordi che l’euro è stato imposto alla Germania dalla Francia di Mitterand quale pegno da pagare per la riunificazione ? I tedeschi non volevano l’euro e se si facesse un referendum lo boccerebbe anche adesso. Il marco è sempre stato forte prima dell’euro e la Germania andava benissimo e se tornasse al DM sarebbe forte lo stesso. Ma ci rendiamo conto che la Cina dialoga con la Germania molto di più che con le istituzioni europee , che non sono altro che una burocrazia costosissima e sostanzialmente inutile ? La Germania esporta più della metà della sua produzione al di fuori dell’Europa con tendenza all’aumento e se avesse il DM continuerebbe a farlo e esporterebbe anche verso i paesi piiigs esattamente come faceva prima dell’introduzione dell’euro.
Per cercare di tirarci fuori dai problemi che NOI abbiamo creato , dobbiamo contare sulle NOSTRE forze e non sull’elemosina degli altri , dicendo che è anche un loro vantaggio farcela. Se i tedeschi non sono ancora fuori dall’euro o non hanno fatto un loro euro con i paesi virtuosi che lo farebbero ben volentieri , è solo per motivi politici , cioè residuo della storia tedesca nei confronti dell’europa, nazismo in testa , che gli viene rinfacciato per motivi di ricatto economico.
@John Law
D’accordo è un catastrofista. Il problema però non è questo. Il problema è : ha ragione o torto?. Purtroppo ha ragione e non sarà oggi sarà domani le conseguenze ultime le pagheremo noi o nostri figli. Se legessi la storia ti accorgeresti che nulla è eterno. L’impero romano è durato 1000 anni e poi è finito generando i secoli bui del medio evo (dal 400 al 1000 dc). l’impero di carlo V che andava dai confini dell’attuale russia, turchia e medio oriente all’america del sud (in direzione est ovest) con eccezione della francia e dell’inghilterra si è dissolto in pochi anni. a distanza di 500 anni molti non lo riocordano neanche. Forse ti dice qualcosa con il nome di sacro romano impero. O forse ti dice qualcosa la frase “sul mio regno non tramonta mai il sole”.Coco purtroppo ha ragione e la soluzione al problema è semplicissima. Gli stati ed in particolare quelli più spendacioni devono spendere le risorse con parsimonia e non dissipando in sprechi e privilegi. Per far fallire la mia famiglia bastano 2-3 mesi di spese eccessive ma non dissennate. Per far fallire una grossa azienda ci vuole qualche anno per far fallire uno stato ci vogliono i decenni. Un sistema di stati un poco di più. Dalla fine della seconda guerra mondiale di anni ne sono passati 60 e siamo vicini alla fine della partita a meno che al governo non vadano persone che taglino sprechi e privilegi. L’agonia di un grosso sitema è lunga ma il tempossa ricordalo.
sono d’accorrdo una via d’uscita c’è ed è legata ad un governo che tagli sprechi e privilegi e riduca le tasse
Illuminante la tesi di Cocco, scenario descritto anche dai non addetti ai lavori, ma passati in sordina perchè le ns eminenze grigie politiche devono appoggiare necessariamente il progetto euro(libero mercato, in libero suicidio) senza una dovuta e preventiva volontà popolare (con referendum). Ognuno paghi il male di se stesso.Visione condivisa da tutti.Quindi passata la sbornia dell’euro(come una piacevole bevanda) andiamo al concreto, prossime elezioni. Nella trasmissione di “Quinta Colonna” lunedì 3 settembre c.m., mi è parso di capire che Oscar Giannino con l’IBL(istituto Bruno Leoni)formerà una lista o movimento che potrebbe scendere in campo: “benissimo!!” verifichiamo se dalle parole possiamo passare ai fatti.Contestiamo violentemente questa proposta di legge elettorale(hanno cambiato tutto per non cambiare niente: una quota 1/3 và ai soliti irremovibili e 2/3 ai galoppini con la preferenza unica), affermiamo il principio della rappresentanza del maggioritario relativo all’anglosassone(chi prende più voti và al governo) e si prende in toto la responsabilità nei confronti del paese.
@Claudio Di Croce
Veramente la Germania ha potuto avvantaggiarsi del cambio fisso Marco/altre monete europee (detto anche Euro) e dal 1999 al 2007 ha avuto un deficit crescente verso i BRIC, in realtà il surplus tedesco è dato dalle esportazioni nella zona Euro. Se avesse ancora il Marco il persistente surplus avrebbe avuto come risposta una rivalutazione della moneta, con l’Euro questo non succede e come scrive Sergio De Nardis su Lavoce.info “il suo modello trainato dall’export si espleta in parte a spese dei partner europei” http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001966-351.html. A spese dei partner europei! Alla faccia della collaborazione e della cooperazione…
Che banalità dire che tutto dipende da sprechi e privilegi…
@John Law
Non è corretto attaccare l’autore e non commentare l’articolo.
Il problema di fondo è che i Keynesiani si aspettano la ripartenza di un nuovo ciclo economico. Monti se lo aspettava già nel IQ2012, quando salì al governo, come testimoniano le manovre che lui mise in piedi: solo a primavera, vista la situazione, cambiò il tono dei suoi commenti. Ora è tornato a vedere luci in fondo ai tunnel, nel tentativo – patetico – di infondere ottimismo. Sono anch’io d’accordo che una ripresa (magari lenta ma lunga e duratura) potrebbe salvare la baracca. I fatti dicono però che, considerando anche il debito americano, sarà molto difficile vedere queste circostanze. Anzi, a mio avviso, se anche non si affonderà, si ballerà per almeno un lustro in balià di tremendi vuoti d’aria (leggasi, di liquidità).
Sintesi efficace dello “stady state”, ma eccessivamente meccanicistica nelle sue conclusioni. Sicuri che l’intermezzo della cessione di sovranità (terrificante nelle letture contemporanee) non ci traghetti Vs una consolidata (forse direi meglio: obbligata o agognata, a seconda dei gusti) UNIONE POLITICA?
Ottimo rticolo di “futurologia” e complimenti all’autore per i solidi argomenti !
@Calamar
Ma se , secondo lei , la germania ci guadagna con l’euro e i paesi piiigs ci perdono , facciamo una mossa alla MM , cioè quella di un grande professore di economia : usciamo dall’euro noi , così i biechi tedeschi nazisti e approfittatori saranno sistemati.
Vuol mettere la nostra cara liretta che si poteva svalutare alla grande , si poteva aumentare il debito pubblico per accontentare tutti , si assumevano milioni di dipendenti nella PA ecc…ecc. tutte le meraviglie del connubio democristiano-socialista-comunista che ci ha condotti alla rovina , pardon alla felicità e al benessere .
Ma oggi ho letto una notizia che mi ha rallegrato il cuore : in base ai fondamentali italiani lo spread dovrebbe essere non superiore a 200.
Rispetto a un anno fa i fondamentali italiani sono decisamente migliorati :
– il debito pubblico è aumentato;
– il PIL è diminuito ;
– la disoccupazioone è aumentata
– i consumi sono diminuiti ;
– la fiducia delle famiglie e delle imprese è diminuita ;
Dimenticavo : è aumentata la rapina fiscale .
Ma non ricordavo la cosa più importante : abbiamo al governo un leader apprezzato in tutto il mondo , infatti tutti i paesi fanno a gara per aiutarci .
@Andrea macchiarelli
( e anche @Aringa )
Mi scusi ma non sono d’accordo, e comunque dipende dai punti di vista. A parte il fatto che Coco non solo è un catastrofista ma anche è anche distruttivo e, certo, magari a furia di prevedere disastri prima o poi ne azzeccherà uno, ma questo di certo non farà di lui un economista.Un economista saprebbe di certo indicare delle alternative, Coco invece non lo fa, perché è un seguace di Hayek, quindi è un libertario. Cerchi su Google cosa significhi il termine “libertario”, rabbrividirà e capirà perché Coco non si azzardi a proporre le soluzioni che ha in mente. Per quanto riguarda poi il suo discorso sul “nulla è eterno”, mi scusi ma è una ovvietà, più o meno come il “ricordati che devi morire”. So benissimo che nulla sia eterno, nemmeno io o lei lo siamo, e se lei vuol vivere nel terrore di morire faccia pure, io la mia vita preferisco viverla appieno. Non sono andato Off Topic, non si preoccupi, voglio solo dimostrarle che quello che conta, sia nella vita che nell’economia, è l’atteggiamento con cui si affrontano le situazioni: se si è predisposti ad un atteggiamento negativo (distruttivo) si vedono solo i problemi, se invece si è predisposti verso un atteggiamento positivo (costruttivo) si vedono anche le soluzioni. Ad esempio: io sono convintissimo che l’Italia ce la possa fare perché per fortuna abbiamo imprese spiccatamente innovative e che sono leader in settori emergenti a livello planetario. Io ne ho individuate solo un paio e ne ho persino parlato nel mio blog, valgono come esempio ma le assicuro che ce ne sono molte altre. Non tutti ne parlano, anzi a volte ho l’impressione che si sia diffusa una colpevole consegna del silenzio sulle eccellenze italiane, a tutto vantaggio dei catastrofisti (non ultime le società di rating) che guadagnano, o fanno guadagnare, diffondendo il panico. A questo proposito le faccio solo osservare che ad esempio in questo momento l’Unicredit in borsa ha una capitalizzazione che non arriva nemmeno a coprire il valore degli immobili di cui è proprietaria, e ripeto, è solo un esempio, potrei fargliene altri, cui prodest? Per cui attenzione a dare troppo credito a chi prevede solo disastri. Se solamente avessimo un Governo disposto a rischiare aiutando chi intraprende, chi innova, piuttosto che viaggiare sul sicuro (più tasse e più austerità), riusciremmo ad uscire da questa crisi entro il primo semestre del 2013, perché è bene metterselo in testa, da questa crisi si uscirà solamente con l’export. L’export italiano nel 2012 ha viaggiato e sta viaggiando alla grande, ma anche in questo caso i dati vengono diffusi con il contagocce, ed è difficile trovarli, e di nuovo: cui prodest? Sono anni che lo dico, i catastrofisti puntano a diffondere il panico per il loro tornaconto, e non a caso il Barone Rotschild diceva: “quando nelle strade scorre il sangue, quello è il momento di comprare”. Quindi i catastrofisti ora hanno preso di mira il nostro debito pubblico (a questo proposito credo ci sia un simpatico gadget proprio qui a destra) e aspettano che il panico si diffonda per comprare a quattro soldi quello che poi rivenderanno a peso d’oro. A proposito, nessuno magari le ha mai detto che la nostra tanto vituperata nazione detiene la terza riserva mondiale in tonnellate di oro? Ad agosto di questo anno (2012) le nostre riserve in oro ammontavano a 2.451 tonnellate. Si faccia un giro su Gold.org, e se ne accerti, io lo faccio spesso. A parte il Fondo Monetario Internazionale, più di noi di oro ne hanno solamente USA e Germania, ma questo i catastrofisti non glielo diranno mai. In conclusione io l’attenzione preferisco puntarla sul rapporto debito/PIL, perché se lo faccio riesco anche a far capire che è anche aumentando il PIL che si può cominciare a risolvere il problema. Allora prima aumentiamo il PIL, cioè prima mettiamo il fieno in cascina, e prima cominciamo ad uscire dal tunnel, perché poi a pancia piena si ragiona meglio. Quindi dovremmo spingere perché il nostro Governo aiuti le aziende che esportano, affinché il benessere indotto dall’aumento dell’export traini anche l’import. E guardi che non dovrebbero essere aiuti economici, ma per come la vedo io basterebbero aiuti a costo zero, come semplificazione amministrative o regolamentari, che però consentirebbero alle nostre aziende di liberare risorse per altri investimenti innovativi e produttivi. Sono regole basilari, che però i catastrofisti non amano ricordare. Per fortuna non siamo tutti catastrofisti.
@erasmo67
Incredibile, uno che ragiona.
Copio e incollo dal Corriere:
«È vero – ha detto il premier Mario Monti in un’intervista a Tg Norba 24 – che la ripresa non la si vede nei numeri, ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro paese e credo anche che arriverà presto».
Levateje er vino.
«Siamo ripartiti – ha aggiunto Monti -. Siamo tra i paesi che decidono insieme in Europa come risolvere il problema greco, siamo reinseriti in un circuito di decisioni, siamo rispettati. Questo non è piovuto dal cielo, questo è stato il risultato – ha sottolineato Monti – di una presa di coscienza da parte della classe politica, da parte del governo, da parte dei cittadini della necessità di mettere su una base più sicura l’economia italiana».
Spiegate cortesemente al Professore che col rispetto al supermercato non mi danno nulla.
Io penso che i cittadini erano e sono assolutamente consapevoli che serve una base più sicura per l’economia italiana. Purtroppo mi pare che negli ultimi mesi sia drammaticamente peggiorata.
E’ il sistema che non funziona, caro prof, inutile filosofeggiare.
@Marco Tizzi
Ma lei ha provato ad immaginare se la frase ” la ripresa è dentro di noi ” l’avesse detta SB , cosa sarebbe successo sui giornali con la schiena dritta , sulle tv , nei talk show e anche su questo blog ?
Invece i commenti a questa stron..ta sono o inesistenti o molto composti .
E’ la conferma che quello che conta non è cosa si dice , ma chi lo dice .
@Claudio Di Croce
Be’, SB sarebbe stato messo in croce per ogni singolo provvedimento di questo governo.
E cmq nessun governo eletto potrebbe reggere a numeri del genere, verrebbe messo alla gogna da un’opposizione anche solo minimamente decente.
Cruciani però lo sta massacrando.
Questa è davvero troppo grossa.
@John Law
Prodest, Prodest…
a chi vuole portarsi a casa pezzi di buona Italia a prezzi di panico.
Dubito che tra coloro ci siano gli avventori di questo Blog. Poi un po’ di ideologia mescolata con un po’ stupidigia…
@erasmo67
Un po di barricate,la difesa strenua dei “campioni nazionali”che tutti ci invidiano(vedi Alitalia e miniere sarde),lo scorticamento degli evasori che si ostinano a non voler cedere il 70% tra dirette e indirette allo Stato,la fucilazione alle frontiere di cervelli e aziende in fuga..ho dimenticato qualcosa?forse dei bei dazi per bloccare tutte le importazioni(tanto delle esportazioni possiamo fare tranquillamente a meno)..e non scordiamoci,come in Argentina(ahime’)di bloccare tutti gli utili di quei poveri cretini stranieri(pochi per fortuna)che hanno ancora investito in Italia.Se abbiamo bisogno di consigli poi non abbiamo che da chiedere ai nord coreani..
@francine
Chi disprezza compra, meglio se a prezzo di saldo…
Ragionavo con degli amici tedeschi che quando sentono parlare di eurobond cominciano a grattarsi da tutte le parti (deve essere una qualche forma di allergia) che è solo questione di tempo, quando le banche che hanno ricevuto il LTRO non saranno in grado di restituirlo e chiederanno di rifinanziarlo, così come chiederanno il rifinanziamento i paesi i cui titoli verranno acquistati, e non ce la vedo la BCE che manda in default una banca o uno stato, la BCE finirà per emettere qualche tipo di obbligazione che non si chiamerà Eurobond (non sia mai) ma gli assomiglierà molto.
Si sono scolati un boccale di birra in un sorso hanno detto un paio di cose che non ho capito (non so il tedesco) ma mi sembravano parolaccie, e alla fine mi hanno dato ragione.
Noi invece ci abbiamo così fatto l’abitudine a vendere BTP per ripianare i buchi di Campania e affini che non ci grattiamo assolutamente piu’…..Ci lamentiamo invece con coloro che li comprano, che poi sono le nostre banche, perché pretendano, i cattivissimi, interessi troppo alti…
Si ti sei scordato/a le pretese di qualche cittadino poco patriottico che vorrebbe che i condoni fiscali legiferati 10 anni fossero rispettati, le pretese di qualche untore nel volere che la pena fosse posteriore alla condanna e non anticipata di un terzo anni prima, le pretese di volere che prima che non solerte servitore della comunità sbirci o ascolti la vita di un suddito la cosa fosse almeno autorizzata da un giudice terzo……tutte queste cose ormai démodé che professori moderni e preparati come MM ritengono parte di qualcosa di vecchio e sorpassato come lo Stato di Dirittto, anticaglia da dimenticare al piu’ presto…
@erasmo67
E questa, secondo lei, è una soluzione o un problema?
Angela Merkel non perderà le elezioni a causa di Mario Draghi, può starne certo.
Tutto sta vedere se ha più paura della recessione o di lui.
E’ soprendente come, in definitiva, le idee per risolvere il problema gargantuesco di un intero modello economico – si riducano ad una infima turbativa di mercato sul costo dei propri debiti pubblici.
@Marco Tizzi
E’ una parte della soluzione, l’altra parte è proteggere il lavoro in Europa , la produzione, la manifattura con misure appunto protezionistiche , tanto i paesi low cost, come oggi continueranno a comperare da noi quello che da se non riescono, ancora a produrre, per varie ragioni.
Le misure protezionistiche contro i paesi low cost non sono soggette a particolari ritorsioni visto l’asimmetria della posizione commerciale.
Riportare produzione lavoro ed occupazione in europa avrebbe come effetto un aumento dell’inflazione ben compensato dall’aumento della ricchezza prodotta. a quel punto la BCE potrebbe intervenire con azioni volte alla stabilità dei prezzi (che senso ha ora che siamo in deflazione) una crescita del PIL europeo ed una moderata inflazione derivante dalla cerscita e quindi dall’aumento della circolazione della moneta avrebbe anche un effetto benefico sulla riduzione del rapporto Debito/PIL.
Insomma cerchiamo di capire che la causa di questa crisi non sono “gli sprechi” il “welfare” …etc. La causa della crisi è che i paesi del ex G7 hanno spsotato il lavoro vero nei paesi low cost ed hanno cominciato a far girare carta invece che acciaio legno plastica …
se si lavora e si produce ci si può permettere tutto se non si lavora nulla.
Naturalmente bisogna essere tutti consapevoli di questo ed accettare di pagare i prodotti a prezzi che incorporano un costo del lavoro europeo e non un costo Cinese.
@erasmo67
Gli Eurobond, a mio parere, non hanno senso finché non si ha una fiscalità e una spesa a livello Europeo.
Discorso molto diverso e più interessante sarebbe un ESM con licenza bancaria (senza non serve assolutamente a nulla).
Riguardo la concorrenza “sleale” di Paesi low cost, non so che lavoro faccia lei, ma io che visito imprese produttive tutti i giorni le dico che è molto un falso mito, tranne alcuni specifici settori (tipo il tessile).
La verità è che oggi i BRICS sono molto più un mercato che un concorrente: nel mondo occidentale siamo stracolmi di roba, non sappiamo più dove metterla e per quanto si possa stimolare il gran ritorno al cosumismo edonistico, questo non potrà mai tornare a quello che era prima dell’inizio della deindustrializzazione.
Inoltre oggi l’industria è soprattutto capitale per automazione e non lavoro.
Discorso completamente diverso sono i servizi e il software (in senso lato), che hanno una domanda in forte crescita ed un’offerta ancora molto limitata. Chieda ad un ventenne se rinuncia più volentieri all’auto ultimo grido o all’app per gestire i social network nel suo smartphone. Poi chieda ad un imprenditore se preferisce investire in automazione di processi o in personale.
Entrambe le risposte sono scontate, mi creda.
Insomma, il bon vivre non credo proprio passi per “più industria”, ma anzi da una riqualificazione dell’industria stessa in senso più “etico” (più green, più design, più qualità, etc. etc.). E a questa pensa il mercato senza alcun bisogno di intervento.
Quindi i servizi rimarranno dominanti e lo saranno presto anche in Cina, ne stia certo.
Poi che tra i servizi ci sia una prevalenza ingiustificata (e dannosa) di quelli finanziari siamo d’accordo, ma in questo sistema monetario è assolutamente inevitabile.
E il cambiamento del sistema monetario non è in agenda (almeno non in Europa).
@erasmo67
Psss… le svelo un segreto… i tedeschi sono così nervosi solo perché le banche italiane che hanno aderito al LTRO quei soldi non li hanno usati per comprare i BTP come si è detto in giro, li hanno invece spesi per sostituire le loro obbligazioni in scadenza senza doverle riemettere ai tassi onerosi che circolano adesso. Ora i tedeschi di obbligazioni italiane al 4% o al 5% a tre o quattro anni ne trovano sempre di meno, e quindi sono costretti a comprarsi i loro Bund, che però hanno un tasso negativo, ecco perché sono in… innervositi, si ecco. Però mi raccomando… non lo dica in giro…
Diciamo che le banche italiane han fatto entrambe le cose: un po’ di carry trade sui titoli di Stato l’han fatto eccome!
Piuttosto il comportamento delle banche tedesche andrebbe visto in un’ottica un po’ più ampia: investire in Bund ha senso solo in caso di forte deflazione (improbabile o impossibile) o di ritorno al Marco. Giusto?
La favola della concorrenza ” sleale ” sul costo del lavoro da parte dei paesi BRICS è un’altra delle sciocchezze che i difensori dello status quo italiano ( tutto lo stato che vogliamo tanto paga pantalone ) dicono per difendere l’indifendibile ladro, corrotto , violento , poliziesco ,Stato
Negli anni cinquanta – sessanta i paesi che adesso si chiamano virtuosi , con la Germania in testa , dicevano le stesse cose dei prodotti italiani , che facevano concorrenza sleale perchè avevano un costo del lavoro troppo basso.
Questi paesi non hanno eletto barriere contro i prodotti italiani , ma si sono dati da fare e i loro prodotti, che sono sempre costati di più di quelli italiani ,si sono sempre venduti in tutto il mondo e continuano anche adesso .
Nono penso che il gap salariale e sociale che divideva l’Italia dalla Germania negli anni ’60-’70 e ’80 possa essere minimamente confrontato con il gap che esiste oggi tra i lavoratori Italiani e quelli Cinesi o del sud-est asiatico.
Chi ha pilotato la globalizzazione sono principalmente le aziende multinazionali che non dovendo rendere conto e nessuno, e questo è forse il più grave problema, producono dove vogliono, vendono dove c’è il mercato e non pagano tasse da nessuna parte.
In un mondo sano, con economie sane la produzione resta, per percentuali elevate, vicino al consumo. e non si passa dal medioevo all’era spaziale in un quarto di secolo.
@erasmo67
Infatti, mi sa che lei non ha proprio capito una cosa molto semplice: chi ha delocalizzato e lo ha fatto per risparmiare sul costo del lavoro sta tornando indietro e ha fatto un clamoroso errore strategico.
Chi lo ha fatto per motivi tecnologici (vedi elettronica avanzata in Asia) o per motivi logistici (appunto: portare la produzione vicino al consumo) resta dov’è.
Le ricordo che India + Cina hanno più di 4 volte la popolazione di USA + Europa.
Il consumo è lì, non in Europa e USA.
@erasmo67
Per capirsi: una famosa casa di moda italiana – di cui non posso dire il nome ovviamente, ma se ne immagini una a caso, non sbaglierà di molto – fattura di più a Hong Kong che in tutta Italia.
Quindi seguendo il suo discorso “in un mondo sano” non dovrebbe produrre una spilla in Italia.
@Marco Tizzi
Perchè in europa non siamo capaci di fare i Televisori , i computer, I telefoni, ma anche le scarpe da ginnastica o le mutando ?
La casa di moda vende a Hong kong ma dove produce ? Se stiamo parlando di alta sartoria magari anche in qualche bottega in nero in Sud Italia altrimenti in Egitto o in Sri Lanka.
La realtà è che da sempre , ed oggi più che mai non si vuole pagare il giusto il costo del lavoro.
Se il busienss model di una azienda sta in piedi su costo del lavoro da paese in via di sviluppo e tasse da paradiso fiscale vuole dire che il business model è sbagialto.
Io parlo sempre di redistribuzione della ricchezza e non intendo affatto parlare di sussidi ma di lavoro pagato correttamente, è il lavoro che redistribuisce la ricchezza, oltre ai servizi sociali.
Emerge chiaramente, che dall’ anno scorso, in modo grave, almeno da luglio 2011, la BCE ha perso tempo, infatti il meccanismo OMT (che insieme al LTRO, sarà un fatto positivo soprattutto per i sistemi bancari, primo fra tutti quelli tedesco e soprattutto francese, si badi bene), poteva benissimo essere dichiarato già nel 2010, nulla ostava a livello di regole statutarie dell’ Eurotower. Draghi e prima di lui Trichet, potevano svegliarsi prima, e probabilmente il concerto della Troika, che affrontasse in maniera diversa i problemi europei, ed in particolare italiani e soprattutto greci, avrebbero evitato molte conseguenze negative, nelle quali si dibattono oggi molti paesi europei, e la situazione generale economica e sociale, dell’ eurozona, sarebbero molto migliori e non saremmo arrivati a bruciare centinaia di MLD di euro e creare milioni di nuovi disoccupati. Il problema, quindi era che finchè la crisi non avesse iniziato ad affondare i canini aguzzi, anche nelle terga della Cancelliera (come mi sento Cristiano) e nella gola del suo potente mastino economico e produttivo, non si sarebbe mai proceduto a creare un minimo di equità competitiva; oggi per incanto, la Cancelliera si schiera con Draghi e si mette conto i falchi della Buba guidati dall’ avvoltoio Weidmann.
Ovviamente, ma in via secondaria, l’ elezione di Hollande, ha creato ulteriori condizioni di crisi nei rapporti tra interessi francesi e interessi tedeschi, ma indubbiamente già Sarkozy, che si è giocata la rielezione per la sua eccessiva identità di vedute con Merkel, aveva capito che gli interessi dei due paesi iniziavano a divergere, e cominciava a mostrare segni di euroscetticismo, tanto è vero che aveva in programma il congelamento del contributo all’ unione europea.
Attendendo fiduciosi ma non troppo, le decisioni dell’ alta Corte tedesca, sul meccanismo salvastati, decisione su cui pendono una marea di ricorsi (37.000) contro l’ approvazione, debbo dire che a mio parere si sta solo allungando il brodo ma i nodi principali relativi alla struttura monetaria ed economico produttiva dell’ eurozona, restano tutti da sciogliere, e ribadisco che le responsabilità della BCE, nell’ assumere certe decisioni in autonomia, che nessuno fin’ ora aveva contezza che fossero realmente possibili, sono notevoli, perchè quel parere legale che ha avuto esito positivo, poteva essere richiesto anche già nel 2010. Ma in Europa evidentemente ci sono figli e figliastri e questa cosa mi fa schifo parecchio!
@erasmo67
Guardi, senza offesa, lei non sa di cosa parlando.
La casa di moda prende materiale cinese, lo fa lavorare in Cina, lo porta quasi finito in Italia dove mette un’etichetta “made in Italy” perché ha ancora un valore a livello di marketing e lo vende a Hong Kong.
Secondo lei perché Prada è quotata alla borsa di Hong Kong e non di Milano?
Il costo del lavoro nell’industria non conta nulla.
Altrimenti le industrie non esisterebbero in Giappone, Germania, Svizzera, Austria, etc. etc. dove il costo del lavoro è più alto che in Italia.
SVEGLIA!
Smettetela di parlare coi professori e coi politici che non hanno mai visto un’azienda in vita loro, parlate con gli imprenditori!
Oggi siamo all’assurdo che l’accoppiata Monti-Fornero blatera di produttività senza nemmeno sapere di cosa sta parlando, mentre Squinzi parla di potere d’acquisto!!!
Chi fa impresa sa benissimo cosa bisogna fare, BASTA CHIEDERGLIELO!
@erasmo67
e, per inciso, no, in Europa non siamo minimamente in grado di fare televisori, computer men che meno, scarpe da ginnastica di sicuro (ma non conviene) e mutande pure.
Se ne faccia una ragione.
La car-based economy tedesca finirà col culo per terra.
Stia sicuro che una mutand-based economy farà una fine ben peggiore.
Ma in che mondo vive?!?!?!??!
Vorrei semplicemente ringraziare Gerardo Coco per l’accurata, lucida descrizione della Verità. E’ incredibile l’affastellarsi di misure, forse meglio dire: trovate, estranee ad ogni trasparenza giuridica, economica, democratica. Forse tra le prime cose occorrerebbe dare un nome diverso a tanti “strani” organismi (che sono creature organizzative create dall’uomo, pertanto imperfette, in un certo tempo e a certi fini, necessariamente sempre soggette a verifiche critiche di sensatezza e funzionalità), eliminando la parola Europa, la quale indica un continente i certo tempo cui contorni geografici sono antichi, chiari, certi ed “irreversibili”. Associare la parola Europa a tali organismi genera un manto mitologico, uno schermo attraverso cui si prova a sottrarre tali stranissimi organismi da ogni analisi e da ogni critica, facendoli passare per “originari” e “irreversibili”, quasi dotati di un senso e di una missione trascendenti, superiori. L’UE conta 27 Stati; l’euro non c’entra niente con i 27 Stati ed è usata da un altro insieme di Stati; la Banca Centrale europea non c’entra niente con la Commissione Europea; lo Spazio economico europeo conta 30 Membri; mi risulta che Svizzera ed Albania si trovino in Europa anche se non fanno parte dell’UE.
Dario
@Marco Tizzi
vivo da 20 anni nel mondo della produzione, elettronica, chimica e plastica ho visto in 20 anni quanta produzione è stata spostata e non è stata sostituita da nulla di occupazinalmente valido, si è moltiplicata l capacità produttiva mondiale affiancando alla già esistente europea ed USA quella asiatica ben oltre le necessità della domanda.
Ho ben visto chi da questo processo ha tratto benefici e chi ci ha perso la vita.
La APPS based economy finirà peggio di quella delle mutande perchè una mutanda ce la abbiamo comunque bisogno tutti …vediamo che fine farà il miracolo Facebook
@erasmo67
Mi scusi, lei vive da 20 anni nel mondo della produzione e mi dice che le aziende si sono spostate all’estero pur continuando a vendere in Italia?
Mi sa che è stato in un mondo tutto suo, senza offesa.
Piaggio produce in Vietnam e in India per… vendere in Vietnam e India! E chissà perché, forse perché in Vietnam e India ci sono più motorini che in Europa?
Marchionne può piacere o meno, ma sta spiegando da anni ormai che il vero problema in Europa è la sovracapacità produttiva.
E guardiamo adesso il ridicolo battibecco sullo sviluppo: Monti e Fornero, gente che non ha mai messo un piede in un’azienda, continuano ad insistere sulla riduzione del costo del lavoro e sull’aumento della produttività. E cosa risponde Squinzi, che casualmente è un imprenditore? Che bisogna AUMENTARE IL REDDITO DISPONIBILE DEI LAVORATORI. Ma guarda un po’ che caso, come mai gli imprenditori preferiscono reddito disponibile dei loro dipendenti rispetto al minor costo del lavoro? Forse perché all’imprenditore di pagare poco gente che non compra i loro prodotti non interessa?
Il consumo materiale nel mondo occidentale è finito, ringraziando il cielo, facciamocene una ragione. Non tornerà il consumo di prima, la gente ha capito che ha troppe cose e che non gli servono.
E le mutande le fanno e le faranno delle macchine, mentre le apps le fanno delle persone.
Trovare la differenza.
E alla luce della giornata di ieri? La situazione rimane invariata? O si va verso una monetizzazione del debito?
@Marco da Osimo
Le do la mia personalissima opinione: c’è in giro un aria di festeggiamento che è assolutamente senza senso.
Ieri è stata decisa una cosa molto pesante: è vero che la BCE potrà intervenire sul secondario (e probabilmente l’ESM sul primario), ma per farlo ci sarà da sottostare a delle condizioni di austerity pesantissime.
E austerity (= meno spesa e più tasse) significa recessione galoppante, se ancora non si fosse capito.
Quindi suggerirei a tutti di mettere via trombette, coriandoli e stelle filanti, perché ieri è stato istituzionalizzato il sistema di impoverimento di massa che prende il nome di Euro.
Non mi pare esattamente una buona notizia.
@Marco Tizzi
In Europa si acquistano molti SmartPhone e non se ne produce neppure uno. Nel 2001 quando il n° deti terminali prodotti all’anno superò la soglia del miliardo la produzione in Europa era ancora consistente poi hanno tutti portato la produzione in Cina perchè la Cina ha imposto la produzione sul territorio cinese di almeno il 60% del valore aggiunto per permettere la commercializzazione, poichè per arrivare al 60% non bastava il solo assemblaggio del telefono i fornitori di componenti microelettronici sono stati obbligati a trasferire delle produzioni in Cina , prima il Back end (parte finale del processo meno critica) e poi alla fine anche i processi di realizzazione dei circuiti integrati.
E’ una caso emblematico ma vale per moltissimi altri settori.
Un altro settore massacrato è stato il piccolo elettrodomestico dove l’Italia era leader mondiale ed oggi praticamente si fa tutto in Cina. Ma in europa si acquistano ancora robot da cucina, frullatori, tostapane, ferri da stiro, aspirapolvere e ventilatori …
Io penso che la produzione automatizzata di smartphone, asciugacapelli e mutande potrebbe stare benissimo in Italia dando lavoro a tecnici specializzati, produttori di automazione, e tutto l’indotto aziendale necessario.
In questo modo si AUMENTA IL REDDITO DISPONIBILE DEI LAVORATORI.
E se si fanno i conti sulle ore/uomo incorporate nel prezzo di un prodotto scopriamo che uno SMARTPHONE prodotto in Europa avrebbe un costo alla produzione poco più alto e che i clienti Europei sarebbero disposti a pagare un poco di più per avere prodotti fatti in Europa.
@erasmo67
Ma che diavolo sta dicendo, dai!
Gli smartphone prima dell’Iphone praticamente non esistevano. Era un mercato assolutamente di nicchia, inesistente.
E l’Iphone è nato nel 2007!!!!!!!!!!!!!!!!! Ma come si fa a scrivere stupidaggini del genere?!?!?!?!?!?
Il “bianco” è un bellissimo esempio: vada a farsi un giro in Asia e vedrà quanti elettrodomestici Ariston ci sono. E’ pieno, Un emrcato enorme e in continua espansione, per il semplice motivo che in Asia si fanno tanti figli, si costruiscono nuove case, i giovani si sposano e si creano nuove famiglie. Suvvia!
Il reddito disponibile ai lavoratori si ottiene ABBASSANDO LE TASSE.
Non riuscirete mai ad imporre regole così stringenti al mercato da far decidere alle aziende dove produrre cosa e perché, l’Unione Sovietica si è dissolta, ha perso, kaputt!
Fatevene una ragione.
Bell’intervento. Lucido, dettagliato e pienamente condivisibile.
E’ notizia di oggi che Draghi e’ riuscito a far passare l’acquisto “illimitato” di titoli alla faccia della Germania (che ha votato contro…): secondo voi, quanto tempo ha comprato e a che prezzo?
Io ero nella tesoreria di una banca nel settembre del 92, quando la banca d’Italia giurava che avrebbe sostenuto a oltranza il cambio della lira per tenerla all’interno dello SME, e mi ricordo come e’ finita… E’ ridicolo pensare che esistano risorse “illimitate” anche per una banca centrale: se non si correggono gli squilibri strutturali e’ solo una questione di tempo, ma prima o poi la musica finisce
Quando dice che l’euro e’ irreversibile, Draghi cerca di convincere prima di tutto se stesso…
Viva la liberta’ di espressione ma se verificate quanto scritto nell’articolo invece di accettarlo leggendo vi renderete conto che ci sono almeno 3 grossi errori che porta l’autore a conclusioni errate il primo e’ affermare che in certe condizioni la bce possa avere problemi di solvibilita’, ma se li stampa lei gli euro!
A voi trovare gli altri, buona lettura.
@Marco Tizzi
Devo dire che sono spesso d’accordo con te… In particolar modo quando dici che il consumismo come lo conscevamo è finito, bisogna farsene una ragione, ma per il semplice motivo che per avere ancora di più, oggi dobbiamo fare una tale fatica che non ne vale più la pena. E dato che, per fortuna, il di più sarebbe solo superfluo, ce ne stiamo rendendo conto e non lo vogliamo. Il problema è che ci vendono la cosa come drammatica: ma scusate, io faccio l’esempio dell’alimentazione che è il mio campo, in Italia il problema del sovrappeso è molto grave, e nasce dal fatto che la gente mangia TROPPO. La soluzione del problema è mangiare meno, dunque spendere meno in cibo (non necessariamente, ma in linea di massima è così), dunque il fatturato delle aziende cala, vanno in crisi, qualcuna chiude, disoccupati, ecc ecc. Dunque, dramma: bisogna aumentare i consumi. NO! I consumi sono TROPPO ALTI, bisogna RIDURLI per aumentare la qualità di vita della gente. Possibile che NESSUNO faccia questo semplice ragionamento, dicendo che bisogna trovare un nuovo modello di sviluppo basato non “sul sempre di più”?
E poi: è mai possibile che abbiamo costruito una società che, quando perde il 6-7% della ricchezza in 5 anni cade in una crisi drammatica? Ma che schifo di società è? Io nel mio piccolo ho avuto un calo delle entrate del 20% quest’anno, ma la mia vita non è cambiata di una virgola! Com’è possibile che l’Europa viva così con l’acqua alla gola che se non cresce sempre e comunque va tutto a ramengo?!?!?
Mi pare una visione appositamente apocalittica. Basterebbe che i beni reali, dalle uova agli abiti costassero il loro reale valore ( costo di produzione reali+ guadagno), accrescendo quindi il correlato modulo monetario che il tutto rientrerebbe, ma questo vorrebbe dire togliere potere alla finanza, alla stampa che vive come una ameba a questa finanza. Trivare nuovi libelli di equilibri in cui anche la Germania può starci ( in fin dei conti per la prima volta nella sua storia conosciuta ha lasciato passare 30 anni senza fare guerra a nessuno). Invece che bruciare questa finta ricchezza con un conflitto che distruggerebbe vite si distrugge piano piano del valore e ciò rimetterebbe in circolo quei trilioni di carta che da qualche parte stanno parcheggiati. IL problema principale, non il solo, diventerebbe frenare la bolla monetaria anche con misure antidumping, ma è più facile da fare se alla base c’è una credibile ripresa economica ove chi produce vera ricchezza viene remunerato. Pensate che fare un bonifico costa 6€, mentre 6 uova costano 1€!!!
@Andrea Tibaldi ,
mi spiace dissentire dalla sua affermazione che la gente mangia troppo, semplicemente mangia male e conseguentemente ingrassa.
Tanto le dovevo.
@Andrea Tibaldi
Guarda, secondo me c’è un istinto pavloviano che ci fa preferire l’industria ai servizi. Non te ne so dire il motivo perché economicamente non ha logica: la ricchezza prodotta da un albergatore, da un’estetista, un parrucchiere è uguale alla ricchezza prodotta da un operaio meccanico.
Con la differenza che i primi non hanno bisogno di materie prime ed energia. E non è poco.
Il sistema funziona male e mi pare molto evidente, ma noi lo stiamo facendo funzionare molto peggio anche perché abbiamo in testa idee bislacche: in Italia lavora meno di un terzo della popolazione. Deve lavorare più gente.
Ma non c’è alcun bisogno che questa gente produca beni materiali, non sta scritto da nessuna parte, non ha alcun fondamento economico.
Basta pensare al crollo che il turismo ha avuto in questo miserrimo Paese negli ultimi 30 anni. E noi invece siamo qui a lamentarci che in Sardegna non si estrae più carbone e non si produce più alluminio…. mah!!
Dopo aver letto tutti i commenti ammetto che sono più confusa di prima. Io penso che la semplicità e la sintesi possano aiutare di più
a immaginare un cambiamento che riporti l’idea di sostenere di più le aziende nazionali, invece di venderle ad altri stati, e mettere regole precise, quindi anche monetarie alle delocalizzazioni sia fondamentalde. Poi per il cosumo basta essere più avveduti, il frigor troppo pieno rischia di far andare a male gli alimenti, e non aiuta la salute e la linea a beneficio del numero di palestre che in Italia è esagerato!
vittoria
@Marco Tizzi
Se una persona si lava e si taglia i capelli e cura la propria estetica da sola , questo valore non fa PIL . Se le stesse cose le fanno terzi abbiamo un incremento di PIL. La cosa mi sembra francamente comica .
Se una persona produce qualcosa di concreto , cioè un bene materiale , sia in proprio come artigiano che da dipendente come operaio , il PIL cresce veramente , non sulla carta .
Avendo un sacco di persone che non vogliono più sporcarsi le mani , piene di pezzi di carta inutili, ci siamo inventati l’economia dei servizi e vediamo come siamo finiti. I paesi che si stanno arricchendo stanno facendo quello che abbiamno fatto noi per qualche decennio , cioè producono beni reali , non fuffa. Quando avranno anche loro la pancia piena , inizieranno con i ” servizi ” e faranno la nostra fine , sostituiti da altri paesi nuovi che ricominceranno da capo .
@Claudio Di Croce
Un sistema economico funziona se i soldi girano e se girano molto in fretta. Posto che il PIL è un indicatore molto stupido e fonadamentalmente senza senso, non esiste un PIL “reale” ed uno “finto”.
E’ solo una misurazione di “quanti” soldi girano, senza sapere “perché” girano.
La mia questione è: se la gente non vuole (sottolineato) più beni materiali, ma prefeisce servizi, perché noi dobbiamo cercare di fermare questa tendenza?
Tu dici una cosa diversa. Tu dici che la gente vuole ancora più beni materiali, ma semplicemente non vuole sporcarsi le mani per farli! E questo è sbagliato, certo che lo è, ma parte da una premessa che non è corroborata dai dati e, soprattutto, dalla logica: perché gente che ha tantissimi beni materiali dovrebbe volerne sempre di più?
Siamo stati bombardati per anni da questa idea di “possedere cose”, ma questa cosa adesso è finita eprché non abbiamo più soldi per “possedere più cose”.
Ora, secondo me, questa idea è irreversibile: la gente non ricomincerà a voler “possedere cose”, qualunque cosa succeda in questa parte di mondo, a meno di togliergli tutto quello che ha già tramite espropri.
Secondo te, mi pare di capire, no: se la gente avrà abbastanza soldi vorrà ricominciare a “possedere cose”.
Ma allora ti chiedo: negli Stati Uniti lavora circa il 60% della popolazione. In Italia meno del 30%. Dobbiamo quindi “creare 20 milioni di posti di lavoro” (ricorda qualcosa?) per raggiungerli.
Secondo te è pensabile mettere 20 milioni di persone a “produrre cose”?
Quante case, automobili, vestiti dobbiamo comprare per assorbire tutte queste “cose”, che tra l’altro oggi vengono prodotte con sistemi fortemente automatizzati?
Poi sono d’accordo con te che oggi le mamme obbligano i figli ad andare in università per prendere lauree inutili mentre magari mancano gli spazzacamini (che comunque è un servizio) o dobbiamo cercare in Senegal la gente che raccolga i pomodori, ma anche se questa follia finisse non occuperebbe mai 20 milioni di persone!
E anche il fatto che in industria ci si “sporchi le mani”, mentre nei servizi no è sbagliata: si “sporca le mani” più un cameriere o un operaio di macchine a controllo numerico?
Il ciclo che tu dipingi come “sbagliato”, cioé il passaggio di un’economia da beni materiali a beni immateriali è invece assolutamente ovvio perché, nonostante la follia dell’obsolescenza programmata, i beni materiali durano. A volte anche più della vita della gente. Quindi o cominciamo a figliare come conigli oppure per far continuare l’economia dei “beni materiali” dobbiamo accumulare, accumulare, accumulare.
E magari ogni tanto buttare via anche cose che funzionano ancora benissimo.
Nel passato la questione veniva “risolta” con le guerre: si distrugge tutto e si ricomincia.
Ma a me non pare una grande idea, no?
@Marco Tizzi
Fintanto che un paese non è autosufficiente dal punto di vista primario, e l’Italia non lo è è necessario esportare almeno quanto si importa per tenere in equilibrio la bilancia commerciale che secondo me è un’indicatore utile assieme al PIL pro capite per capire se un’economia è sana.
Se la bilancia commerciale è negativa lo stato si indebita e soprattutto si indebita con l’estero.
Ora, a parte il Turismo , che in Italia potrebbe essere molto meglio valorizzato e che rappresenta , se i turisti sono stranieri, una forma di esportazione, i servizi sono normalmente un prodotto “locale” che genera movimento di denaro tra connazionali.
Caso a parte sono i servizi finanziari, UK docet, ma francamente credo che la (toilet) paper based economy sia peggio della mudande based economy di cui sopra.
Per cui se volgiamo avere delle esportazioni è molto necessario avere della manifattura, i beni materiali si esportano.
Poi è vero che si produce troppo e spesso si prodce e compra gran copia di roba scadente, dal cibo , ai vestiti a tanti prodotti che hanno dei livelli di prezzo e di qualità scadenti (Ikea, Decathlon, Zara, Wall Mart) tanta roba a poco prezzo .
La vera rivoluzione che può e deve partire dai paesi avanzati è il ritorno alla qualità, meno roba, pregiata e durevole, cibo sano, sostenibilità ambientale nella produzione.
E produrre in europa questa buona merce per il mercato europeo che puntando all’eccellenza catturerà anche quella fetta alta di mercato dei paesi emergenti.
Poi capisco che tu vivi di servizi informatici e hai una visone un poco polarizzata, io vio di prodotti industriali e sono polarizzato in modo diverso.
@Marco Tizzi ,
vale sempre la stessa risposta: REDDITO DI CITTADINANZA UNIVERSALE.
@Marco Tizzi
I paesi occidentali sono invasi da prodotti ” reali ” non fuffa , prodotti dai paesi che stanno emergendo . I cittadini occidentali e italiani in particolare non hanno smesso di comprare beni reali , semplicemente comprano quelli prodotti da altri e non più dalle industrie italiane che ,per motivi vari ,o hanno chiuso e sono andati a produrre all’estero . Certo che ci vogliono i servizi – quelli veri , non inventati per dare posti di paga a giovani che non vogliono sporcarsi le mani – ci sono sempre stati . Ma guarda caso sono in crisi nel mondo i paesi che hanno una percentuale dei servizi patologica e vanno molto meglio quelli che producono beni reali . Questa teoria che ci sono troppi beni e che si devono fare altre cose – cioè quella che io chiamo fuffa e lei servizi – è nata in Italia da almeno trentanni ed è anche figlia del pregiudizio ideologico contro le industrie , considerate per decenni solo fonte di sfruttamento dei lavoratori, pericolose per la salute , arricchimento sfacciato dei padroni, inquinatori , evasori fiscali e quant’altro che la propaganda sinistra e sindacale ha inventato . I genitori dei giovani hanno detto: per carità , mio figlio non deve andare in questi luoghi , ma deve fare un corso di studi , dal liceo preferibilmente classico alla laurea , possibilmente in materie ” umanistiche ” E quindi cosa si sono inventati per dare loro un posto di paga ? Servizi, servizi , servizi che costano e non producono nulla . I bilanci pubblici centrali e locali sono pieni di spese – che loro chiamano investimenti – per i servizi di tutti i tipi , canti, balli, commedie, spettacoli musicali , fiere, sagre varie compresi .
@erasmo67
Io vivo di sistemi informativi applicati all’industria, quindi no industria no party.
Infatti lavoro ce n’è gran poco.
E cmq il software si può esportare eccome! Invece noi non lo produciamo e quindi figurati se lo esportiamo.
Sono d’accordissimo su tutto quello che hai scritto. Io non sto dicendo che in Italia l’industria deve sparire, anzi.
Ma deve essere industria di alta qualità che abbia anche un mercato interno, altrimenti le aziende se ne vanno. Ed è giusto che se ne vadano. Quell’industria di altissima qualità avrà anche un mercato di esportazione, stanne sicuro. E staremo molto bene in termini di bilancia commerciale, magari cogliendo l’occasione per ricominciare anche a fare agricoltura.
Il problema è che l’industria, oggi, non crea occupazione.
Quindi servono tantissimi servizi per creare occupazione.
Tutto qui.
@Claudio Di Croce
Ripeto quello che ho scritto sopra: non sono contrario all’industria, anzi. Ci mancherebbe.
Non credo però che la domanda di beni materiali sia ancora forte: lo testimonia la nostra bilancia commerciale. Le importazioni stanno crollando.
E ho la sensazione che il consumatore italiano guardi sempre più la qualità e che comunque sia sempre meno interessato al consumo continuo di “cose”.
Ma vorrei chiarire che io sto parlando di economia da aggiungere a ciò che c’è già, non sostituire. Io non voglio che chiudano le industrie e aprano imprese di servizi, voglio che all’industria si affianchino imprese di servizi. Se le industrie stanno in piedi da sole.
@Marco Tizzi ,
sono invece per la chiusura dell’attuale modello industriale, obsoleto, capisco la sua professione nella via della modernità, ma la realtà è ben diversa.
A rileggerla.
@Giorgio Andretta
Guardi che io non voglio difendere la MIA professione.
Io lavoro nel libero mercato, se non servo più o non sono abbastanza bravo posso serenamente diventare povero. E cmq so fare anche altro, inoltre ho 2 braccia e 2 gambe e (toccatina) sto bene, quindi qualcosa da fare per campare lo troverò.
Al momento sono molto arrabbiato perché ho poco lavoro per colpa di alcune persone, che hanno nomi e cognomi, e siedono nelle stanze dei bottoni.
E’ colpa loro, di nessun altro.
Quindi direi che i cambiamenti nei consumi vanno benissimo, va benissimo qualsiasi cambiamento dei consumi, dei desideri, del concetto del lavoro, del modo di fare impresa, basta che non sia imposto dall’alto da persone autoproclamatesi “competenti”.
@Marco Tizzi ,
che si aspetta da gente che non sa cosa sia la posta elettronica o non sa accendere un PC?
Sono pervasi dal dubbio sfingico se adottare di manopola la clava o no!
Chissa a che livello stazionano coloro che gli eleggono, confesso!, non sono in grado d’immaginarlo.
A rileggerla.
@Giorgio Andretta
Mi aspetto che se ne vadano in fretta!!! 🙂
@Marco Tizzi ,
di loro sponte non lo faranno mai.
@Marco Tizzi
@Giorgio Andretta
Questa mattina ho letto una notiziola che indica lo stato di follia in cui siamo. La mia città ,Torino, amministrata da sempre dalla sinistra nelle sue varie forme , ha accumulato un debito procapite che è il più alto in Italia . Il nuovo sindaco , Fassino, che è da almeno trentanni in politica, dove ha fatto di tutto dal ministro al segretario del PDS, ha deciso di favorire i ” servizi ” e il nuovo modello di sviluppo , quindi ha deciso di fare un ” Parco della Movida ” in un quartiere degradato, pieno di immigrati di tutti i tipi. Non ho idea quanto costerà a noi sudditi , visto che abbiamo già le più alte addizionali sulle varie imposte e tasse statali .
Ovviamente con il plauso dei piazzisti di notizie che anche a Torino sono quasi tutti sinistri .
Una notiziola : il precedente sindaco – Chiamparino – dopo due mandati ha deciso di diventare banchiere nella Fondazione SanPaolo , dove , guarda caso, conta molto la Fornero .
@Claudio Di Croce ,
la ringrazio dell’informazione.
@Claudio Di Croce
Be’, Claudio, il “Parco della movida”, in se, è una bella idea di libero mercato!
Il problema è se lo fa con soldi pubblici. Se si limita a dire “questa zona la dedichiamo a locali che stanno aperti fino a tardi e fanno molto casino” ben venga!
E’ un modo molto intelligente per far girare i soldi. L’han capito a Berlino, l’han capito prima a Londra. A Milano, per esempio, non ci siamo arrivati anche se teoricamente saremmo più a sinistra ancora.
@Giorgio Andretta
Mangia troppe calorie, e così ho risposto in modo scientifico. Ora se lei mi dice che mangia male… Non mi sta rispondendo.
@Marco Tizzi
Mi hai quasi convinto… Io sono sempre stato scettico sul fatto che l’economia potesse basarsi sui servizi. Però in effetti io non sento il bisogno di possedere più cose, ma sento un gran bisogno di imparare cose e il mio lavoro consiste nell’insegnare cose. Spesso penso: “ma io che non produco niente e faccio solo girare soldi, cosa rappresento nell’economia”? Se l’economia è far girar soldi… Allora io sono un ingranaggio dell’economia che funziona.
Messa giù molto brutalmente e semplificando al massimo, possiamo dunque dire che una volta che abbiamo da mangiare e da bere, un tetto sopra la testa, un mezzo per spostarci, e qualche altro aggeggio tecnologico per comunicare, poi quello di cui abbiamo bisogno sono servizi che possiamo “scambiarci tra di noi” facendo girare i soldi che ci sono in circolazione, senza aver bisogno di risorse naturali (o di non troppe risorse naturali)?
@Marco Tizzi
signor Tizzi lei parla Veramente per sentito dire, La potenza dell’industria tedesca non é di certo solo per le BMW e Le mercedes che vende… c’e un Enorme Settore Di “prodotti per produrre” macchinari Potenti, oltre ad Automezzi Di Enorme Portata, o come l’acciaio di Qualitá, Prodotti in Germania e Venduti nel mondo… In particolare in Cina… Non so se ci é Mai stato puó facilmente vedere che i TReni Ad alta velocitá Cinesi, sono di manifattura tedesca, Cosí come i Trattori, i Camion che trasportano Altri Camion che in strada manco c’entrano.
in oltre le sue informazioni sui Servizi Informatici sono Completamente Sbagliate… in Germania Un’azienda importante é la Siemens che crea softwere e hardwere per far funzionare Le Centrali Nucleari nel mondo… Non capisco cosa le fa credere che in europa non creino Servizi alle aziende… Chi produce qualcosa si rifornisce da USA e da GER… anche lo stesso settore tessile e i macchina sono made in USA o provengono dalla germania…
Il problem afondamentale éil Sistema Economico e la sua numerazione… Lei pensa che I servizi vadano ad espandere l’economia, mentre la produzione di beni no… in parte é vero ma La devo delucidare… se da domani si inventassero Automobili 100kilometri a litro, é soltanto questione di tempo… etutti l’avranno… Stessa cosa é con gli Smart-Phone che oggi fanno cose che 5 anni fa non facevano… come puó vedere l’industria si evolve e ad essa si affianca il Servizio… lei l’industria non al vede perché Si é spostata da tempo in paesi come Cina India Tailandia e sud america…
il contratto stagista in Cina é di 12 ore 6 giorni su 7 190 euro al mese… e prima non venivano pagati… Le faccio presente perché é conveniten spostarsi…
lei Le cose le compra… bersi la birra con gli amici é il massimo Del benessere… ed é un prodotto industriale… Fondamentalmente i servizi non servono per vivere bene.. sopratutto quelli informatici
@Andrea Tibaldi
Da un punto di vista economico non c’è una preferenza tra beni e servizi, a patto che non si sbilanci il commercio.
Certo che se invece la popolazione è ingorda di “cose”, ma produce solo servizi la cosa diventa difficile.
Perché è molto schiava.
Infatti quando sento dire “l’Italia corre il rischio di diventare la Disneyland mondiale” io penso subito “ammazza che futuro orribile! Molto meglio diventare tutti minatori o lavorare in una fonderia!”.
Insomma, siamo qui a lamentarci che non abbiamo materie prime, ma basta fare un buco in terra e trovi un tesoro.
Che poi nascondi in cantina. E ricominci a cercare il petrolio. Mah!
@Andrea Tibaldi ,
mangiano troppi, rispetto al totale complessivo, grassi saturi e pochi di insaturi, lo stesso vale per gli zuccheri, troppi levulosi e pochi destrosi.
Quindi non essendo in grado di espellerli gli depositano all’interno del proprio corpo.
Comunque mi sembra che in questo blog sia regola generale la non risposta, ho evinto che, normalmente, si lancia il sasso poi…..
ottima analisi , grazie per le vostre rivelazioni, posso dare un folle suggerimento che serva da frizione ad un crollo drammatico : un’euro non piu’ unico ma legato a ciascuna economia nazionale sempre erogato dalla BCE derivato dall’euro Tedesco ( Marco), cambi prefissati (concordati e modulati su tassi d’interesse politici, non di mercato), penso possa almeno ar ripartire le varie economie locali . Non e ‘ una facile operazione, ma si cerca di salvare L’Euro e l’Europa. Cordiali Saluti a tutti Mario Maurizio