Ando’ vai se la quotata non ce l’hai?
La conversione in legge del decreto liberalizzazione all’artic. 25 (comma 3, lettera 1) prevede che anche nel settore della distribuzione locale del gas la possibilità di partecipare alle gare sia preclusa agli operatori con affidamenti diretti. Sono escluse le società quotate, così come già prevedeva il decreto-legge n. 138 del 2011 per gli altri servizi pubblici locali. Si tratta di una disposizione normativa limitante della concorrenza e contrapposta agli obiettivi di apertura al mercato del servizio.Il settore fu liberalizzato con il decreto Letta (decreto legislativo 23 maggio 2000, n.164), che stabiliva un periodo transitorio alla fine del quale sarebbero dovute essere indette le gare per la riassegnazione delle gestioni in essere. La nuova norma modifica tale decreto e i successivi cambiamenti vietando la partecipazione alle gare a quelle società tuttora in regime transitorio, a meno che non siano quotate in mercati regolamentati o controllate, direttamente o indirettamente, da società quotate in borsa, e alle società miste pubblico-private. Questo significa che, come scrive oggi Michele Arnese su Italia Oggi, “per le sole società quotate e per le loro controllate, il possesso di affidamenti diretti in qualsiasi servizio pubblico locale non è più un ostacolo alla partecipazione alle gare”.
Si tratta di una disposizione che, restringendo di fatto l’accesso al mercato a poche società quotate, non solo è limitante la concorrenza, ma prevede anche un diverso trattamento tra soggetti che si trovano in condizioni simili, a causa del quale la maggior protezione di alcuni non può che limitare lo sviluppo del settore, soprattutto se non è giustificata da ragioni e propositi di maggior efficientamento.
Se liberalizzare il mercato del gas naturale (inclusa la distribuzione locale) è l’obiettivo normativo degli ultimi dodici anni, allora non ha senso proteggere alcune società dal confronto con altre, che verrebbero quindi discriminate. Questo vale per il gas, come per gli altri servizi pubblici locali, quale quello idrico. Del resto, se alcuni operatori non sono in grado di sostenere il giudizio e l’esito del mercato, significa che non sanno fornire un buon servizio. Per poter però far emergere i gestori migliori, è necessario che possano gareggiare non solo alcune società quotate, ma tutti gli attori del settore. Tra l’altro la distribuzione locale del gas già rischia di vedere menomata la prospettiva di andare incontro a una vera concorrenza per il mercato a causa dell’individuazione di un numero ristretto di ambiti.
Se la Camera nella conversione in legge non interverrà in materia, si rischia seriamente di indebolire il percorso di apertura al mercato intrapreso con il decreto Letta.