Ancora sul salario minimo tedesco
Nell’opaco duello televisivo di ieri sera tra la signora Merkel e il suo sfidante socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier si è discusso animatamente anche di salario minimo, del quale ci siamo già occupati qui. Sul tema andrebbe fatta ancora qualche breve osservazione.
a) La proposta dell’SPD di introdurre un Mindestlohn generalizzato (pari a 7,50 € all’ora) in tutto il paese sarebbe economicamente devastante per alcune zone dell’ex-Germania Est. Lo ha già dimostrato quello per il settore postale.
Oggi, comunque, con un sistema ancorato al costo della vita che ricorda su scala minore quello delle gabbie salariali proposte da Bossi, i salari minimi fissati settore per settore sono rigidamente differenziati a seconda che ci si trovi nell’Ovest o nell’Est del paese. Questo però (ovviamente) a prescindere dalle condizioni di produttività delle singole aziende. Eppure, come è noto, l’Ovest della Germania non è tutto uguale a sé stesso, così come non lo è l’Est. Anche in Germania restituire alla contrattazione aziendale la determinazione di gran parte del salario contribuirebbe forse a trasformare l’ex DDR in un territorio economicamente (più) attrattivo di quanto non lo sia ora, a vent’anni dalla riunificazione. Ad oggi si continua invece ad ingessare (o a ingabbiare, per meglio dire) le due zone del paese.
b) La richiesta di un salario minimo generalizzato è una sconfitta dei sindacati tedeschi che non riescono più a polarizzare adesioni e a risolvere i problemi salariali per mezzo della contrattazione collettiva. Un tempo si diceva che chi non era soddisfatto della propria retribuzione si sarebbe unito ad un sindacato. Oggi, a fronte di un sensibile calo di iscritti, pare che l’unica soluzione a portata di mano sia quella di chiamare in causa i politici, perché siano loro a sconvolgere dall’alto il meccanismo dei prezzi.
c) Nel caso dei parrucchieri i salari da fame denunciati dai sindacati sono da porre in diretto collegamento con un’offerta di manodopera ben superiore alla domanda effettiva. A formarne più del necessario è lo Stato, che poi pretende però di fissarne anche il compenso.
d) A scanso di equivoci, nessuno viene effettivamente pagato 3,50 Euro all’ora. Innanzitutto perché ci sono premi di produttività (nel caso dei parrucchieri anche la mancia), in secondo luogo perché lo Stato copre queste situazioni di disagio, versando il cosiddetto sussidio Hartz IV.
e) I lavoratori scarsamente qualificati hanno una chance all’impiego solo se si consente che per lavori diversi vengano pagati stipendi diversi. Altrimenti, con l’introduzione di un salario minimo “livellatore”, i lavoratori con la produttività più bassa verranno più facilmente esclusi dal mercato del lavoro.
giovanni, ma allora se c’è l’hartz iv che differenza fa? non è meglio un salario minimo, piuttosto che un transfer statale? Quali sono le proposte in circolo?
Daniele, è vero: Hartz IV (o ALG II) è una prestazione sociale finanziata attraverso le tasse e che quindi in qualche modo pesa anche sul mercato del lavoro. Il problema qui è che non si dice “o l’uno o l’altro”, ma “tutti e due!”. Il candidato Cancelliere dell’SPD nel dibattito di ieri ha portato l’esempio di Gran Bretagna e USA, dove esistono salari minimi. Tacendo sulla loro reale efficacia*, va detto che questi paesi non hanno però un mercato del lavoro così vischioso come quello tedesco. Secondo l’annuale Economic Freedom Report (2009) il mercato del lavoro tedesco è al 122esimo posto su 141 paesi rappresentati. Non so se rendo l’idea.
*Machin, S. A. Manning und L. Rahman (2003), »Where the minimum wage
bites hard: Introduction of Minimum Wages to a Low Wage Sector«
Approfitto di questo mio primo commento per complimentarmi per l’ottimo blog, vi ho scoperto da poco e piano piano cercherò di recuperare il tempo perso leggendomi gli articoli passati 😉
Venendo al punto, Giovanni tu quindi affermi che l’Arbeitslosengeld II (ALG II) in certi casi (livelli salariali particolarmente bassi) assume le caratteristiche di una sorta di imposta negativa? Giusto per chiarezza, perchè da quanto ne so ALG II dovrebbe svolgere il ruolo di “puro” sussidio di disoccupazione nei casi in cui non siano rispettati i criteri per ricevere ALG I. Per di più, se fosse effettivamente come affermi non sarebbe più razionale distinguere nettamente la natura delle prestazioni sociali (sussidio di disoccupazione diverso da imposta negativa) in modo da poter determinare con maggior precisione l’impatto specifico sui conti pubblici? Lo chiedo anche perchè uno degli obiettivi dichiarati della riforma Hartz era appunto quello di una maggior razionalizzazione e standardizzazione delle prestazioni sociali.
Ps Nel dibattito su Mindestlohn e parrucchiere Guido Westerwelle che posizione ha assunto?
per il ps ho trovato il pdf del 2006 della fdp nel tuo articolo precedente.
No, intendo soltanto dire che l’ALG II è finanziato con le tasse dei contribuenti. Hartz IV (o ALG II) lo ricevono non solo coloro i quali sono disoccupati, ma anche coloro i quali hanno un reddito che non raggiunge una certa soglia (aumentata ora dalla Grosse Koalition).
Su Westerwelle c’è per l’appunto il comunicato FDP. Al proposito, se leggi il tedesco, ti consiglio questa bella intervista della FAZ a Sybille Hain. A presto
http://www.faz.net/s/Rub0E9EEF84AC1E4A389A8DC6C23161FE44/Doc~E4D29F435D4774C5F9D412030FC9117AB~ATpl~Ecommon~Scontent.html
grazie per il link, hai intuito bene, nessun problema col tedesco.
Purtroppo per certa politica il concetto di legare salari a produttività rappresenta un’eresia…