Ancora sui saldi
Mentre i consumatori si scatenano negli acquisti di fine stagione, la politica torna a scatenare la propria fantasia su come, ancora una volta, regolamentare con più efficacia i saldi.
Ci siamo già espressi sulla convinzione che la regolamentazione dei saldi di fine stagione sia, quantomeno, miope.Torniamo sull’argomento perché è notizia di questi giorni che la Regione Lombardia starebbe pensando ad una nuova legge per far fronte alle tattiche con cui i commercianti anticipano i saldi di fine stagione, in elusione della vigente regolamentazione.
In effetti – come dice l’assessore Maullu – gli esercenti, stretti dalle normative regionali che impongono “quanto”, “quando” e “come” effettuare i saldi, spesso praticano sconti sottobanco, informano anzitempo e riservatamente la clientela fidelizzata delle offerte pre-saldo, insomma fanno di necessità virtù, con la fondata speranza di vendere in periodi di regali prima che i saldi, finite le feste, diventino meno allettanti.
È difficile comprendere la ragione per cui le istituzioni intervengono sulla libertà del commerciante di scegliere il prezzo e le modalità migliori di vendita per lui e per il cliente. L’assessore Maullu parla di una Babele pre-saldi che crea “inaccettabili differenze tra acquirenti di serie A e di serie B”. Più che di Babele, si tratta forse solo del tentativo di commercianti e consumatori di venirsi incontro nel reciproco interesse, sfuggendo a regole, divieti e irrigidimenti difficilmente giustificabili in regime di libero mercato. A ben guardare, anzi, è una bella confusione, perché nasce da uno spontaneo incontro di esigenze che non recano nocumento a nessuno.
Che, per un esercente, un consumatore abituale sia “diverso” da uno casuale, è poi un dato di fatto che nessuna norma potrà cambiare.
Ad ogni modo, anche l’Antritrust segnala che il divieto di vendite promozionali a ridosso dei saldi di fine stagione che “comprime sproporzionalmente la libertà di iniziativa economica dei negozianti e può dare luogo a fenomeni di elusione a danno dei consumatori”.
Le “inaccettabili differenze” di cui parla Maullu sono create, tuttavia, non dal comportamento dei commercianti, ma, a monte, proprio dalla regolamentazione dei saldi, che impedisce al venditore di scegliere liberamente tempi e prezzi dei saldi di fine stagione anche per i clienti che non conosce o che non può raggiungere con un sms, una cartolina o una telefonata. Allora, se si vogliono evocare parole come “discriminazione”, se si pretende giustamente dai commercianti di essere equi, si intervenga alla radice del problema e si eliminino i divieti e i limiti delle vendite straordinarie.
La segnalazione dell’Antitrust non passi come la legittimazione a ulteriori regole che irrigidiscono ancora di più il calendario dei saldi. Essa sia piuttosto letta come occasione per l’avvio, per troppo tempo ritardato dalle regioni, della reale liberalizzazione delle vendite straordinarie.
Una legge regionale che liberalizzi il settore, spingendosi anche oltre alla legislazione statale, potrebbe dimostrare alle altre regioni e allo Stato che le regole vengono schivate quando non sono buone regole, e che la fantasia dei commercianti, apprezzata dagli acquirenti, è semplicemente il segnale del mercato di voler essere più produttivo.
Sono un commerciante e vorrei chiedere alle istituzioni che vengono a ficcare il naso nella gestione dei nostri affari, se, per caso, io avessi problemi finanziari, interverrebbero con congrui aiuti economici o, piuttosto, se ne fregherebbero altamente lasciandomi tranquillamente fallire? La merce che io vendo nella mia bottega è stata (o sarà) da me (e solo da me) pagata. Quindi è di mia proprietà. Quindi dovrei avere il diritto di vendermela come, dove e quando mi pare al prezzo che io ritenga il più giusto per far funzionare la mia attività. Mi spiace concludere con una volgarità, ma mi viene spontanea una domanda: ma perché non si fanno i c….. loro?
Grazie per l’ospitalità