Ancora su Street-View
Sul tema Street-View, di cui abbiamo discusso di recente, mi piace segnalare due contributi di notevole interesse, entrambi pubblicati sulla rivista libertaria “Eigentümlich Frei”, quest’anno al secondo lustro di attività (auguri!). Il primo riecheggia sostanzialmente il nostro modo di vedere le cose ed è stato scritto da Gérard Bökenkamp, vincitore nel 2009 del premio per l’articolo liberale dell’anno istituito dalla Friedrich Naumann Stiftung, fondazione vicina all’FDP. Il secondo, invece, a firma dell’amico Dirk Friedrich, è estremamente originale e distingue tra la soluzione del problema nell’ambito di una società di proprietari e la soluzione in un quadro giuridico, dove esiste la proprietà pubblica (nella fattispecie quella delle strade).
In quest’ultimo caso, la tentazione dello Stato è solitamente quella di trovare “regole generali e astratte”, che individuino a tavolino un contemperamento degli interessi in gioco. Il gioco del bilanciamento imposto dall’alto non piace a Friedrich, come non piace a noi. Quanto più la proprietà pubblica è diffusa, tanto più lo Stato si sentirà legittimato ad individuare soluzioni valide per tutti, senza alcun riguardo al caso concreto. Anche nell’argomentazione da me proposta (“lasciar Google libera di fotografare le vie delle città”) Friedrich individua un parziale disancoramento dai principi liberali o libertari e, forse, un eccesso di “realismo”. Si tratta, infatti, pur sempre di una regola generale e astratta che difficilmente riuscirà a soddisfare tutti gli interessi in gioco. Me ne rendo conto e sottoscrivo. Come d’altronde recita un simpatico proverbio tedesco, “in Gefahr und großer Not bringt der Mittelweg den Tod “, frase che potrebbe riecheggiare la battuta di Mises secondo cui “Middle-of-the-Road policy leads to socialism”.
Detto ciò, il mio ragionamento era forse parzialmente diverso e si collocava in un orizzonte temporale e ideale differente. Non essendo possibile pensare ad una privatizzazione delle strade dall’oggi al domani, ho tentato di fornire la soluzione più plausibile e meno illiberale in relazione allo stato dell’arte. Hic et nunc. Nel dubbio, vietare in maniera draconiana Street-View pare illogico proprio per le ragioni elencate. Lo Stato deve quindi fare un passo indietro. Laddove, poi, taluno non si consideri tutelato nel suo diritto alla privacy può/deve poter contrattare direttamente con Google (come ha d’altra parte fatto il sottoscritto), se del caso magari anche ricorrendo ad un giudice o ad un arbitro. Si tratta insomma dell’innesto di un principio liberale in un contesto ab ovo illiberale. Non per salvare capra e cavoli, ma per dare concretezza ad un caso che purtroppo o perfortuna richiede anche risposte politiche.
Mah, il finale dell’articolo non mi convince. Lo Stato (in teoria) siamo tutti noi che – poi – deleghiamo nostri rappresentanti (i parlamentari) per prendere decisioni e “per far funzionare la macchina”. Esiste, cioè, un ben preciso rapporto fiduciario tra elettore ed eletto. L’elettore si fida dell’eletto e spera che questi, con le sue decisioni, tenda a promovuere il bene comune della società, senza prevaricazioni tra cittadini.
Ma come la mettiamo nel caso di Google? Io privato cittadino mi devo confrontare con una entità economica transnazionale per far valere i miei diritti? Devo mettermi a contrattare in maniera levantina sulla mia libertà? E le istituzioni intermedie dove sono finite? La democrazia che fine ha fatto?
Lucangeli, mi permetta.
“Contrattare” nel linguaggio da me usato non significa altro che prendere contatti con lo staff di Google. Che sia un’ “entità economica transnazionale” o un’ “entità economica non transnazionale” fa poca differenza a dir il vero.
Mi vuol forse dire che per risolvere i suoi potenziali problemi di lesione della privacy ha bisogno di un fantomatico ente intermedio o di un politico che disponga in maniera apodittica e draconiana come Google deve fare impresa? Mi auguro di no.
@ Boggero: certo che v’è bisogno di un ente intermedio quando i rapporti di forza sono così sbilanciati. Se Google non accoglie le mie richeste cosa faccio, gli faccio causa…? Con tempi biblici e spese spaventose? Google può anche sommergermi per anni con un mare di avvocati e di scartoffie ed io cosa faccio? Combatto da solo contro i mulini a vento? Andiamo, cerchiamo di essere realisti: quando vi sono multinazionali che – di fatto – sono anche più potenti di alcuni governi che possibilità ha il privato cittadino di far valere i suoi diritti?
“Multinazionali più potenti di alcuni governi” (sic). Le multinazionali sono potenti perchè offrono un buon servizio al consumatore. Quando il consumatore deciderà che il servizio non è buono, la multinazionale andrà in malora. Ahimè i governi e- per metonimìa- gli Stati hanno tutt’altro status…
Laddove il consumatore incomincia a lamentarsi, la multinazionale per non perdere i consumatori tenterà laddove possibile di soddisfarlo. Non è nell’interesse della multinazionale che si crei dissenso intorno ad essa. E nel mio caso così è successo. Ho scritto alla “multinazionale più grande di un governo”, che mi ha risposto nel giro di ventiquattro ore, rimuovendo la foto che, a mio avviso, ledeva la privacy della mia abitazione. Mi dica, doveva farlo un politico al posto mio?
@ Boggero: caso fortunato, molto fortunato. Non altrettanto fortunati sono stati altre migliaia di cittadini Usa che si sono rivolti – ad esempio – alla Firestone per chiedere la sostituzione degli pneumatici (che scoppiavano) delle loro Suv Ford Explorer….Hanno dovuto minacciare una class-action miliardaria ed è dovuto intevenire l’NHTSA (il famoso “ente intermedio”) per obbligare Ford e Firestone a sostituire le gomme (poi Firestone è fallita….). Il tutto nella patria del liberismo….
Non so se si sia trattato di un caso fortunato. So che ho deciso di curare in prima istanza da solo i miei interessi.
La questione degli pneumatici, mi consenta, è qualitativamente diversa, dal momento che non è di per sè autoevidente se la falla è dovuta ad un difetto di produzione o a ragioni di altra natura.
In ogni caso nel caso specifico fu innanzitutto Ford in autonomia a sostituire 13 milioni di pneumatici sulle proprie vetture, rompendo il rapporto con Firestone. Rimpallandosi le due aziende le accuse, intervenne poi anche la Nhtsa, che, a prescindere dal fatto della sua natura di autorità regolatrice terza, potremmo qualificare qui come arbitro della controversia.
Non noto nulla di strano, né di particolarmente contraddittorio a quanto da me scritto. Alla prossima.