Anche le inefficienze da mancate liberalizzazioni risveglieranno gli italiani?
L’Antitrust avverte: l’Italia è indietro con le liberalizzazioni. Tra i settori meno liberalizzati rientra anche quello delle ferrovie: ad oggi, infatti, gli italiani possono servirsi solo dei treni pubblici. Ma, come emerge da un’indagine di Altroconsumo effettuata tra dicembre e gennaio, il servizio ferroviario garantito dallo Stato non è soddisfacente: “Il 57% dei 510 treni a lunga percorrenza monitorati è arrivato in ritardo: il 14% dopo un quarto d’ora e il 7% addirittura dopo mezz’ora”. In particolare, soprattutto dal Nord al Sud il numero (65%) e la consistenza dei ritardi è maggiore, ma neanche verso Nord, con il 48% dei ritardi, si può parlare di servizio efficiente. A rimetterci, anche i pendolari: in sei grandi città, il 65% dei treni ha fatto ritardo.
Sebbene non sia garantito un servizio affidabile, le tariffe sono però in continuo aumento (come previsto dalla Finanziaria dello scorso novembre), e lo stesso i sussidi pubblici, a fronte di un’offerta in calo: in Veneto si registrano incrementi del 2% per gli abbonamenti e del 15% per i biglietti di corsa semplice, mentre in Lombardia le tariffe sono cresciute del 10% da febbraio.
L’unico passo verso una maggiore concorrenza è rappresentato dall’ingresso nel mercato di Arenaways, però immediatamente ostacolato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla regione Piemonte che le ha impedito di effettuare fermate intermedie sulla linea Torino-Milano, rendendola inevitabilmente poco competitiva rispetto all’incumbent. Uno scontro simile, che si sta consumando in Liguria, riguarda la linea Torino – Cinque Terre – Livorno, con fermate intermedie a Genova e a La Spezia. Vedremo come finirà. L’unica buona notizia é che per ora la regione difende i diritti del gruppo alessandrino.
Un contesto veramente competitivo, invece, potrebbe garantire molteplici vantaggi, in quanto i cittadini potrebbero scegliere il gestore che preferiscono. Quest’ultimo, per attirare più utenti, sarà incentivato a migliorare il servizio offerto e ridurre i prezzi. Verrà quindi garantita una maggiore soddisfazione dei cittadini, inducendo più persone a spostarsi in treno e, magari, riducendo anche il trasporto di merci su gomma, con una possibile riduzione dell’impatto ambientale.
Un altro settore in cui la liberalizzazione è ostacolata è quello dei rifiuti su cui, grazie alla vittoria dello scorso referendum, si continua a non intervenire, lasciando il settore nel disordine più totale (non solo a Napoli), sebbene causi evidenti disagi sociali e, avvicinandosi sempre più il caldo estivo, anche sanitari.
È stato detto molte volte che l’ampia partecipazione referendaria rappresenta la voglia di partecipazione e democrazia degli italiani: dal momento che però tale adesione ha anche ostacolato una maggiore apertura al mercato – che pur dovrebbe garantire una più veloce ripresa e una maggiore vitalità del Paese – allora è auspicabile che anche le palesi inefficienze di molti monopoli pubblici risveglieranno l’interesse dei cittadini.
Finché gli italiani percepiranno nella politica la soluzione per i problemi causati dalla politica stessa, non ne usciremo. Questa malattia è ancora troppo radicata.
Agli italiani manca il feudalesimo, vogliono essere servi della gleba, non si sveglieranno mai…
Altroconsumo ha verificato quale percentuale di tagliani non paga il biglietto? Ed in quale parte del regno e da quanto tempo?
Dico ciò dopo un viaggetto in Calabria dove un capostazione che faceva la salsa si è infastidito per il fatto che insistevo a chiedere di pagare, e si è mosso solo perchè il mio accento gli era sconosciuto
Ha ragionissima stefano, ma uno poi si deve chiedere perchè tutti i giornali e le televisioni parlano sempre di loro che ormai non riescono a modificare più nulla in nessun settore ?
non ho mai visto che liberalizzando i costi diminuiscono, è vero il contrario. Liberalizzando regaliamo servizi e beni ai soliti noti, trasformando lo stato in premi lotteria sempre per i soliti noti. Vera ma triste realtà. di tutto quello che è stato venduto, verso il cittadino non è arrivato niente. Se invece di gridare alla liberalizzazione, gridassimo con forza che lo stato deve funzionare e che alla guida ci devono essere i migliori, forse il problema si rovescia. Come? usando regole ferree per i concorsi! roba questa che nessuno vuole. solo demagogia. e questo vale anche per i referendum che erano pro o contro berlusconi. altri referendum che ponevano questioni veramente importanti sono stati tutti disattesi e quelli vinti sono stati disattesi e cambiati. Non riesco a capire perchè il privato può ridurre i costi e le ferrovie no! Non è perchè sono tanti i cialtroni che giustificano tutto e impediscono di fatto la vera partecipazione e condivisione dei problemi? Non è perchè lo stato di fatto non vuole più fare lo stato come erogatore di servizi ma solo come agente di riscossione? questo è il vero problema! e le liberalizzazioni di fatto diventano anch’esse potenti agenti di riscossione! e noi ad applaudire? scusate, ma non ci sto!
@pietro27
Secondo me è più vero il contrario (soprattutto in Italia): lasciando tutto nelle mani dello Stato si lasciano i servizi ai soliti noti – da quando sono nata ci sono sempre le stesse facce in politica. La liberalizzazione, se fatta bene, induce concorrenza nel settore: è la competizione che porterebbe a un miglioramento dell’efficienza e a una riduzione dei costi. Se questo non è sempre vero, è perchè spesso si lasciano entrare i privati proprio quando servono maggiori investimenti: ma la maggiore efficienza del servizio va pagata, per questo può capitare che aumentino le bollette o le tariffe. Per quanto riguarda il ruolo dello Stato, io credo in uno Stato forte, che garantisca i servizi ai cittadini, non in uno Stato erogatore onnipresente che, alla fine, non riesce a fare niente bene, perchè i suoi veri interessi sono altri. Come giustamente lei nota, lo Stato di fatto non svolge la sua funzione di erogatore di servizi, ma opera solo come agente di riscossione: che siano questi i veri interessi dei politici, più che l’interesse generale?
@pietro27
Oh, dico, la penso diversamente ma coprendo il tuo disappunto.
E’ che, appunto, il problema è al rovescio. In teoria i concorsi hanno procedure e regole ferree. Per te e per me, magari. Ma prova a partecipare ad un concorso e ti vedrai passare davanti gente senza arte né parte, ma che sui concorsi le sa tutte, ha i suoi agganci e ne combina di ogni per aumentarsi il punteggio.
Lo Stato in effetti è solo un agente di riscossione, ha una pletora di dipendenti inutili quando non addirittura controproducenti, ma questo non si può dire perché insorgono i sindacati e i radical chic.
Io però non riesco a capire perché tu pensi che lo Stato debba erogare i servizi, né perché possa farlo meglio di altri. Se alcuni privati si servono della corruzione (più o meno palese) per ottenere dai politici quanto non sarebbe nel loro diritto e nel nostro interesse comune, secondo me accade esclusivamente per il fatto che lo Stato ha le mani in pasta in troppi affari: intermedia, se non vado errato, il 54% dell’economia italiana. Potremmo anche passare al 100%, ma ti assicuro che è la strada migliore per fare la fine dell’URSS.
Tutti dipendenti statali, faremo a finta di lavorare e i nostri cari leader faranno a finta di pagarci, fino alla completa implosione del sistema.
Togliere allo Stato tante incombenze, significa togliere ai politici la possibilità di imporre le loro convenienze al Paese.
Rifletti bene: ogni volta che paghi per un bene o un servizio, esprimi anche un giudizio. Questo si chiama libertà.
Per aiutare chi ha bisogno, ci sono modi più semplici ed economici che mettere tutto in mano a gente che fa le leggi e poi è la prima a fottersene.
PICCOLO ESEMPIO
Se una scuola fa schifo, non è giusto che tuo figlio debba andarci perché è incluso nello stradario.
O così o lo mandi in un istituto privato, perché l’ha deciso un burocrate (tranquillo, a lui la regola non si applica).
Facciamo che ai meno abbienti diamo un assegno utilizzabile solo per pagare la scuola ai figli (retta e libri), e che poi se la scelgano loro.
E se un istituto fa schifo, lo chiudano pure.
Così si progredisce.
Nota che in genere i signori che difendono il sistema scolastico attuale, tendono a mettere i figli in scuole private: non è che sia un modo per avvantaggiare i loro pargoli rispetto ai nostri?
A parte che il titolo sarebbe dovuto essere “NEANCHE le inefficienze…”, finalmente un bel sito di catto-comunisti ! Eh sì, solo essi ancora credono e diffondono la favoletta dell’ italiano che non ha capito, che è vessato dai monopolisti, che sarebbe un misesiano, ma, ahilui,… : “Maddechè” si dice a Roma: l’ Italia è esattamente come la vogliono gl’ italiani e viceversa. Ovvero: le 2 stupidaggini, quella cattolica del peccato originale e quella marxiana della falsa coscienza borghese, che fuorviano ed imbrogliano l’ alacre italiota, non passano mai di moda.
Quello che rileva è l’incapacità della Repubblica nel fare due semplici cose: Voltare pagina smarcandosi dal passato costituente e Primo Repubblicano; Assumersi il rischio di entrare nel 21° secolo con un ruolo da regolatore e garante fatto con serietà e trasparenza.
1: Voltare Pagina,
Basta prendere il più banale compendio di diritto amministrativo, per capire che l’organizzazione statale è un insieme nemmeno tanto organizzato di regole e decreti emanati in epoche diverse fra il 1900 ed il 2011 che convivono in maniera spesso conflittuale.
Credo che il rilancio della nazione parta anche dalla TRASPARENZA delle regole e dell’organizzazione, per fare questo ci sarebbe un enorme bisogno di un’armonizzazione totale delle regole amministrative.
2: Nuovo Ruolo,
Credo che il settore pubblico debba ridefinire le proprie priorità: dovremmo domandarci se sia corretto avere uno stato che “investe” in settori economici o avere uno stato che “crea” l’ecosistema per lo sviluppo economico.
Per quanto mi riguarda è meglio la seconda ipotesi. L’idea di uno stato che “investe” direttamente ed interviene nel settore economico con società municipalizzate, enti pubblici economici ed aziende autonome è da accantonare per diverse ragioni:
-1 Lo Stato non compete e non si adatta al mercato, lo influenza e lo distorce anche in settori che non dovrebbero essere di sua diretta competenza.
-2 Chi decide quali sono le priorità? Partendo dal fatto che i soldi che lo stato utilizza sono “pubblici” non è parziale la scelta che uno stato fa immettendo capitali in certi settori lasciando a bocca asciutta altri?
-3 Lo Stato non può più permettersi, ne in termini economici ne sotto il profilo legislativo (dato l’influsso delle norme europee) di giocare a fare l’imprenditore, la storia nazionale ci dimostra come il settore pubblico difficilmente riesce a diventare profittevole senza adoperare i privilegi che il diritto gli concede e senza dunque alterare il naturale flusso degli eventi.
Per contro la strada di creare le condizioni è molto più coerente con la modernità e con il futuro, dando finalmente quell’impulso che la nostra economia, Quella piccola e bistrattata ma comunque agguerrita e piena di inventiva fatta da persone sensazionali (che rappresenta circa il 95% della nostra economia) e non dai soliti quattro oligarchi multimilionari (che rappresentano più o meno il 5% dell’economia) sui quali tutti si concentrano . Sul come creare tali condizioni questo “sito” e pensatoio è talmente pieno di idee che non aggiungo altra carne al fuoco.
@Gianni
Ti assicuro che l’intercity 615 delle ore 09.45 che nasce nella stazione di Milano, parte spesso con un riardo di 10 minuti. E se parte in orario, a Parma sovente arriva con un ritardo di 15 minuti. L’evasione sarà forse nei regionali ma ormai sui convogli veloci non si scappa.
E’ che il parco vetture è ridotto male.
ci cago blog
@ lucia e borderline
comprendo ciò che dite e certamente conosco il problema; bisogna però esprimere anche idee, forse sbagliate o forse no, comunque idee di confronto e dibattito. A mio avviso tutto cambia se le regole vengono applicate. Ho letto che in Francia il sistema sanitario è cambiato perchè si sono introdotti meccanismi per far entrare i migliori e questo fece ripartire il sistema francese verso eccellenze incredibili. Oggi non so. La loro rete era in uno stato come il nostro, oggi se uno va in Francia, vede tutti TGV. In Francia andai a visitare un’oasi con il treno. L’impiegato mi disse con tranquillità, lei ha il 50% di sconto, arrivato all’oasi con il biglietto del treno pagai metà dell’ingresso. Pensate in Italia cosa sarebbe successo!! La mia idea dello stato è questo trattare i cittadini da persone, noi in italia veniamo trattati (lo sapete meglio di me) Di chi la colpa? Politici, giornali, televisioni vogliosi di affrontare i problemi come una fiction. Ditemi se una legge viene elaborata prendendo il cittadino a riferimento, la complessità del vivere, ecc. no è solo imposizione; come mai la repubblica veneta nel 700 aveva elaborato un sistema di nomina dei 12 saggi che esercitavano la giustizia che duravano un anno, attraverso una serie di elezioni proprio per sconfiggere le camarille!!! Io ho perso il conto di quanti enti esercitano la giustizia. In questo paese tutti sono dei grandi capi o s’improvvisano come tali, manca il “sistema” che va al di la dei capi e capetti momentanei. Se questo è tutte le parole nostre sono vuote, e il sistema sia statale che privato è sempre in mano ai soliti gruppi. questa è la verità, Di tutto ciò che si è privatizzato, in che modo ne siamo stati beneficiati? nessuno, compreso le tante autorità di garanzia. Ci fanno firmare modelli su modelli per la privacy e mai come in questo momento è violata! ci tengo a dire che non sono statalista, ma se avessimo avuto uomini in gamba che gestivano seriamente grandi industrie dello stato, saremmo decollati, come la Francia e la Germania che si sono tenuti i loro gioielli altro che far venire gli stranieri in italia per comprare le aziende a costo zero e chiuderle per non farsi fare concorrenza o peggio ancora solo per acquisire il loro know how triste e dura realtà
La storia dei treni liberalizzati fa abbastanza ridere. In Inghilterra (ad esempio) dove il servizio è stato liberalizzato, si sono verificati aumenti di tariffe e disservizi (treni in ritardo e cancellati), per non parlare dei casini che spesso si verificano con cento compagnie che gestiscono la stessa tratta (tutto questo lo dico per esperienza personale). Addirittura spesso gli operatori dei tourist office per alcune tratte sconsigliano i treni in quanto inefficenti e costosi, e raccomandano un national express bus (anche questo mi è capitato). Alcuni servizi possono e devono essere liberalizzati, ma non penso che i treni debbano essere uno di questi. Ci sono molte linee di treni (tutte quelle regionali verso paesini e cittadine minori) che generano perdite, ma che DEVONO esistere per garantire a TUTTI i cittadini mobilità e connessione con il resto del paese. Le linee simili in UK (ad esempio) devono essere sovvenzionate pesantemente dallo stato, altrimenti chiuderebbero. Oltretutto, in Spagna, Francia, Svizzera, Germania (e decine di altri paesi) i treni sono veloci, funzionano e garantiscono un buon servizio pur essendo 100% statali. Come me lo spiegate? Per non parlare del fatto che le tariffe italiane sono MOLTO più basse degli standard europei (es. TAV Roma Milano 90 euro AVE Madrid Barcellona 120 euro, su una tratta di km comparabile, in Germania una stessa tratta può arrivare ai 150 euro sugli ICE). Sinceramente poi un 7% di treni in ritardo di più di mezz’ora non mi sembra una statistica tanto demoralizzante (almeno raffrontato con l’ampiezza e la frequenza dei ritardi aerei per esempio). Piu’ che una questione di mancanza di liberalizzazioni (invocata come una panacea universale) in alcuni casi è proprio una questione di mentalità.
@Borderline Keroro
senti. secondo me lo stato più leggero aiuta l’economia del paese. Il privato è più efficiente: non fosse altro che per il maggior controllo sui dipendenti. ma c’è molto di piu. in sostanza il mio capo (settore privato) non mi consentirebbe mai di guadagnarmi lo stipendio senza vedermi lavorare almeno 8,00 ore su 8,00 previste dal mio CCNL. Nel pubblico non esiste un reale interesse dei vari capi e capetti e sottocapi a controllare ed efficentare il lavoro dei loro sottoposti. Poi non parliamo dei sindacati, che non fanno altro che difendere chi NON lavora mentre dovrebbero difendere chi lavora. vedasi impossibilità di dare un voto agli insegnanti o a tutti idipendenti pubblici. in proposito dico: io lavoro daoltre 20 anni nel privato e DA SEMPRE, il mio capo fa la mia valutazione e mi da un voto a fine anno, dal quale dipende anche un mio eventuale premio. Non capisco perchè certe categorie si ostinino a non voler essere valutate a priori.
Attenzione però. ci sono elementi distorsivi.
primo) In italia non esite la cultura del merito, il rispetto delle regole e un sistema ‘punitivo’ valido contro gli ‘irrispettosi’. Mentre in un normale paese il sistema liberalizzato funziona, perchè esistono i tre requisiti di cui sopra che correggono eventuali distorsioni, in Italy ognuno può aprofittare del più debole, dell’oligopolio-monopolio, delle sue rendite di posizione e non esiste alcuna legge in grado di garantire la collettività (e/o non viene applicata per via dell’inesistenza della giustizia civile).
secondo) L’italy non è tutta uguale. C’è il nord e il sud. C’è Roma e c’è Napoli. Ci sono i piccoli comuni isolati, la provincia isolata, la provincia ricca, la città, la metropoli. Il liberismo porta i migliori risultati rispetto allo statalismo a parità di altre condizioni. E’ chiaro che a nessun privato viene in mente di acquistarsi servizi in perdita. Il sevizio ferrovia Chilivani (SS)- Sassari, per esempio cinquanta KM sfigati di FS percorsi se va bene in oltre 1 ora con medie da far West e con vagoni semivuoti proprio a causa del livello di servizio anacronistico. E’ chiaro che nessun privato riaprirebbe il servizio merci su ferro in Sardegna (servizio chiuso da FS ormai da 2 anni, nonostante FS incassi i soldi da Regione per oneri di servizio vari) dopo che FS lo ha distrutto e in assenza di infrastrutture collaterali di interscambio. Cosi tutto va su gomma e cilamentiamo per l’inquinamento, traffico ecc. ma il peccato originale è di uno stato che non ha creato le condizioni di base migliori. E ho fatto solo 2 esempi. Mi pare di poter dire che lo Stato in alcuni casi DEVE esserci. Altrimenti lasciamo ampie (e solite) sacche del paese senza infrastrutture e servizi e senza questi elementi, quando è che le regioni disagiate potranno stare al passo??? La mancanza di infrastrutture (che è colpa dello Stato e viene vissuta negativamente sulla pelle dei cittadini del posto) non può ricadere ulteriormente su quegli stessi cittadini (che pure pagano le tasse ogni 27 del mese) qualora da un giorno all’altro lo Stato decidesse che in nome del liberismo si taglia. Comprendo che certi servizi non siano remunerativi per lo stato ma la causa è spesso lo stesso ente pubblico che non ha fornito un servizio decente e la gente è COSTRETTA ad usare servizi alternativi, pur se più onerosi (spesso gestiti da privati, che lavorano in condizioni di effettivo monopolio per quel certo servizio in concessione).
ora veniao alla squola (si proprio cosi: sQuola).
conosco famiglie con bimbi alle materne della mia città. accade che in ogni istituto viene richiesto gentilmente ai genitori di contribuire mensilmente con circa 5 euro ad alunno per l’acquisto della carta igenica, acqua, pennarelli, gomme ecc ecc. tutto questo mentre il comune ha dato un contributo alla materna paritaria privata esistente in città (credo diverse migliaia di euro) per l’acquisto di mini autobus, utilizzato per accompagnamento bambini da casa all’asilo privato e viceversa. Credo proprio che questa sia un’oscenità: quel pulmino è pagato coi miei soldi. mentre la costituzione dice che le squole private sono libere ma SENZA ONERI PER LO STATO. invece gli oneri li ho eccome!! AHHH aggiungo: nelle scuole pubbliche della città NON ESISTE un servizio trasporto alunni. Poi qualcuno direbbe: ‘sicuramente quella squola privata è meglio della pubblica’. NO. per risparmiare sui costi, i gestori della paritaria formano classi miste per età. Non credo che sia un modello unanimemente riconosciuto come valido, il mantenere sempre insieme bimbi di 5 anni in classe con altri di 3 anni, o anche meno. Del resto dico, se togliamo i soldi alla scuola pubblica, come fanno codeste a gestirsi al meglio? Ma anche qui ci sarebbe un problema di tagli lineari applicati dall’alto e poi calati e gestiti in egual modo ad ogni livello amministrativo del ns stato da ogni singolo burocrate. Chissà se i nuovi tagli di TremoRti della prossima manovra da 40.000.000.000 qurantamiliardi finalmente (dico finalmente) faranno giustizia fra sprechi e costi inutili. oppure se farà come già fatto (e come hanno fatto tutti i precedenti) e cioè ‘taglio di X miliari alle province, comuni, regioni, sanità, pensioni. E cosi continuerà ad esserci la mega pensione e la mini pensione, province dove non si pagano i fornitori ed altre dove si comprano scrivanie da decine di migliaia di euro. Ospedali dove mancano gli infermieri ed altri dove gli infermieri non fanno altro che andare aspasso per l’ospedale a portare una ricetta, oppure ad accompagnare un malato, oppure a prendere un farmaco, 10, 20, 30 volte al giorno. Senza offesa per gli infermieri logicamente. Non è colpa loro: è il loro capo che non pensa minimamente che non deve sprecare risorse.Ma che gli importa a lui. tanto i soldi non sono suoi, sono dello Stato!!! E poi non esiste (o non viene applicata) nemmeno una regola che lo motivi ad un comportamento corretto. e poi ci sono i sindacati, che si opporrebbero!!!
@Borderline Keroro
dimenticavo. rispetto alla tua uìltima frase. non è detto che tutte le scuole private siano migliori delle pubbliche. le scuole buone costano un sacco di soldi e non credo che l’incentivo per la retta che tu intendi dare ai meno abbienti possa ammontare a 5 o magari anche 10 mila euro all’anno. Sai perchè 10 mila all’anno? perchè ognuno vorrà iscrivere il proprio figlio alla migliore scuola privata (dunque rette più onerose) e non a quella a minor prezzo. E poi c’è di peggio. Perchè se passa la norma che degrada le pubbliche per passare alle private, i gestori delle private aumentano come un cartello i loro prezzi, tanto c’è il sussidio dello stato. Succede come è capitato col digitale terrestre: il decoder aveva un valore commerciale si e no di 15 euro ma tutti (TUTTI, TUTTI, TUTTI) lo vendevano 60 euro (oppure 70 euro, non ricordo bene). Eppure i venditori erano privati, che avrebbero dovuto rispondere alla legge di mercato e avrebbero dovuto rubarsi i clienti l’uno contro l’altro con prezzi al ribasso fino allo zero. Invece non èsuccesso. oppure come sta capitando col fotovoltaico: i prezzi del pannello sono + alti del loro valore commerciale per via degli incentivi e non esiste leva che spinga realmente i venditori/installatori a praticare ribassi in quanto la legge del mercato non è sempre valida. in realtà i venditori modulano autonomamente il prezzo. PS: io mi faro il fotovoltaico quando toglieranno gl’incentivi. se oggi non ci fossero avrei speso magari 1.000 al KW mentre la distorsione per gli incentivi lo fa lievitare fino a 3000 euro (se va bene!!). Oppure come è successo cn la liberalizzazione della RC auto. prezzi decuplicati in 10 15 anni e qui non ci sono nemmeno incentivi ai consumatori. Ma finitemela con questa storia che la liberalizzazione dà prezzi più bassi per i consumatori. Questo vale sulla carta, in teoria. Nella pratica i postulati alla base delle leggi economiche studiate dagli economisti, NON esistono. Sono irrealizzabili. Un esempio? secondo la teoria il prezzo di un bene dovrebbe scendere al minimo fino a concorrenza del costo minimo di produzione, in quanto i consumatori sono razionali e se trovano lo stesso bene a minor prezzo da un’altro commerciante, lo vanno a comprare dal secondo, lasciando il primo a bocca asciutta. QUESTO NON E’ VERO. primo perchè il consumatore non è sempre razionale. Secondo perchè egli non può avere in ogni momento tutte le informazioni sulla dislocazione di tutti i beni concorrenti e sul loro prezzo di vendita. terzo perchè magari il 2° concorrente si trova a 50 km di distanza (la benzina chi la paga?). E allora cari miei, il mercato è probabilmente meglio del pubblico ma che i costi per il consumatore diminuiscono non è affatto una certezza!!!
Ho letto sul Sole24Ore di oggi un bellissimo articolo di Franco Debenedetti – si proprio il fratello del padrone del gruppo Repubblica ,Carlo De Benedetti – sulla mentalità statalista degli italiani oltrechè sulla fortissima invidia sociale causata anche dai decenni di propaganda sinistrorsa contro tutto quello che è privato. L’articolista cita una telefonata di una anziana pensionata che si augurava che venissero tassati i suoi pochi risparmi perchè così verrebbero tassati ” i grossi capitali e l’Italia potrebbe uscire dalla crisi “. L’articolo prosegue ricordando che aumentare la tassazione sui risparmi proprio quando il Paese ha un disperato bisogno di capitali per il suo enorme debito pubblico – e i tassi sui titoli di stato in aumento in questi giorni , così come il crollo delle quotazioni dei titoli bancari italiani pieni di titoli di stato italiani lo testimoniano- non gli sembra una cosa sensata. Infine ricorda che questa voglia di aumento del prelievo fiscale non si chiede mai la cosa fondamentale : perchè non si riduce la enorme spesa pubblica invece di pensare ad aumentare le imposte.Io aggiungo che in teoria sarebbero tutti d’accordo per la riduzione a patto di non toccare i privilegi propri , dei familiari,degli amici (ai concittadini ci pensano i politici a difenderli ).
La scuola pubblica, la sanità pubblica e la previdenza e assistemza pubblica sono le principali palle al piede dell’Italia. Senza questi tre MOSTRI, il debito pubblico verrebbe annullato nel giro di un decennio e la qualità di questi servizi in mano ai privati migliorerebbe nettamente. Ma dove sta scritto che lo Stato deve avere il quasi-monopolio in questi tre settori? Questo quasi-monopolio livella verso il basso la qualità dei servizi offerti e spreca inutilmente una montagna di denaro pubblico, cioè ottenuto coattivamente con imposte e tasse (la scuola pubblica 45 miliardi all’anno, la sanità oltre 100 e la previdenz ancora di più). Mi rendo però conto che è utopico pensare che in Italia a breve cambierà qualcosa… I “cristiano-sociali”, i socialisti e i comunisti hanno infiltrato tutti i partiti politici e hanno costruito nella opinione pubblica la ferrea convinzione che questo sia il migliore mondo possibile. Strano, perché quelli che difendono il monopolio statale in questi settori sono proprio gli stessi che iscrivono i figli alle scuole private e che vanno in cliniche e ospedali privati.
Ricordo quanto diceva un vecchio ed eccellente manager del mondo delle ex partecipazioni statali l’ing. Ambrogio Puri, ” In Italia tutti hanno diritto di zeppa”. Da allora sono passati 30 anni e l’elenco delle inefficienze e delle ruberie aumenta ogni giorno. In compenso quelli che hanno “diritto di zeppa” aumentano sempre di più e, con loro, le ruberie e le inefficienze.
@pietro27
È chiaro che tutti devono avere la possibilità di esprimere le proprie idee per confrontarsi (possibilmente in modo educato, anche se mi sembra evidente che non sia sempre così), un blog serve proprio a questo. Quindi provo a risponderle: l’importanza del rispetto delle regole è fondamentale e fa la differenza. Ma credo sia più semplice far rispettare poche e chiare regole, piuttosto che una miriade che facilmente verranno eluse. Per quanto riguarda la sua fortunata esperienza francese, le rispondo raccontandone una mia italiana: sono andata in stazione a comprare un biglietto per il treno freccia rossa, ma ho dovuto dire io al bigliettaio che erano previsti sconti, altrimenti avrei pagato ben 15 euro in più. Questo le sembra logico? Il dipendente non era informato che l’azienda per cui lavora pratica gli sconti? O solo non voleva informare un utente? Nel pubblico è più probabile che ci sia sovra dotazione di personale, stipendi troppo alti, pochi controlli ecc…, a scapito dei servizi che vengono offerti. Certo che le persone che ci sono in capo a un’azienda o allo Stato fanno la differenza, ma per ora i politici hanno troppi benefici e troppe poche responsabilità per poter effettivamente fare l’interesse pubblico. Per quanto riguarda gli esempi che porta, in Germania i modelli sono pubblici, ma gestiti secondo regole di mercato (tariffe che coprono i costi, controlli, concorrenza tra modelli gestionali – non è vero che il privato è così escluso dalla gestione dei servizi!
@giancarlo anche le leggi secondo cui il pubblico fa l’interesse dei cittadini non vengono rispettate. I casi che lei cita sono i cosiddetti fallimenti del mercato di cui gli economisti sono consapevoli e a cui hanno provato a porre (almeno parzialmente) rimedio. Se i costi non diminuiscono è perchè magari in quel momento la domanda era maggiore dell’offerta, perchè si trattava di un nuovo mercato ecc… non si possono giudicare gli effetti di una liberalizzazione (o privatizzazione o ripubblicizzazione) solo nel breve periodo.
Il migliore giudizio sul mondo pubblico è stato dato dagli antichi romani :
RES PUBBLICA RES NULLIUS
con le ovvie conseguenze che esperimentiamo tutti i giorni.
@G_Mastrota
Se le basse tariffe corrispondono a un servizio inefficiente allora non si possono certo citare come valore aggiunto.
Per quanto riguarda le connessioni in tutto il paese, anche nelle aeree più remote, basta prevedere nelle concessioni che sia garantito l’accesso universale.
Relativamente al confronto tra paesi europei, qui trova alcune risposte e alcuni dati http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/BP/IBL_BP_57_Ferrovie.pdf.
La liberalizzazione non è la panacea di tutti i mali, ma nel caso delle ferrovie italiane potrebbe essere una valida alternativa al monopolio pubblico.
@Lucia Quaglino
il breve periodo? sono sufficienti 10 anni o 15 di liberalizzazioneRC auto?
@giancarlo Infatti in questo caso il settore deve essere ulteriormente competitivo http://www.allaguida.it/articolo/rc-auto-prezzi-alti-sistema-da-rivedere-per-l-antitrust/49935/
@Lucia Quaglino
Signora Lucia Quaglino
sono dipendente di un’azienda che è sul mercato. E io sono in trincea sul mercato tutti i giorni 9 ore su 7,30 (nel senso che faccio 1,5 ore di straordinario non retribuito perchè mi sento responsabile del mio lavoro e dei risultati).
Dunque posso dire, ben più di molti economisti liberisti, di essere per il mercato e di praticare il liberismo, non solo di farci degli studi sopra.
Non sono per lo statalismo. In primo luogo vorrei che gli economisti (e coloro che in questo blog e in ogni dove) inneggiano al liberismo come panacea di tutti i mali, prima di sciaquarsi la bocca con delle frasi fatte, provassero cosa significhi ciò che essi propugnano. In secondo luogo vorrei che facessero seria critica su quanto questa ns destra incorpori e rappresenti il pensiero liberista. Mi pare che essi (i politici pseudo liberisti) siano bravi a parlare di liberismo ma di fatto perseguono i loro scopi politico/finanziari con largo uso di forzature del sistema, o di tattiche sottobanco, amicizie ecc. che nulla hanno a che fare col liberismo. In proposito mi viene spesso in mente S.Berlusc che ai sui show grida ‘noi siamo per la libertà’ oppure ‘difenderemo l’Italia da una minoranza di sinistra illiberale’ (la claque applaude). Ma intanto vorrei sapere quale partito in Italia sia contro la libertà? Poi davvero invito i veri liberisti a tracciare un margine fra se stessi e qusto manipolo di politici approfittatori che si ritengono loro rappresentanti. E’ chiaro che a me non mi rappresenta S.Berlusc o altri suoi tirapiedi o exalleati. Nè mi rappresenta credo alcuno degli esponenti di sinistra, per l’istesso motivo che ho citato prima. Innanzitutto essi propugnano sentenze ma poi non ‘pugnano’, arrivati al governo si occupano di PACS per 13 mesi, senza fare le riforme promesse in campagna elettorale. In secondo luogo anche essi si abbeverano alla stessa fonte che oggi viene ‘munta’ dalla destra: le mie tasche e le tasche di tutti noi. In proposito è una balla colossale, lo slogan di S.Berlus ‘non metteremo le mani nelle tasche degli Italiani’. Come ci ha derubato la sinistra per l’avvicinamento all’Euro, senza imporre sacrifici ai soliti privilegiati, ora lo fa la destra e in modo più subdolo: anzi che tagliare gli sprechi (che in parte sono i loro stessi guadagni) tagliano i servizi ai cittadini. Cos’ accade che ex-post i cittadini medio poveri, diventano più poveri, perchè per lo stesso livello di servizi devono sborsare direttamente nuove finanze al momento dell’erogazione della prestazione, che prima era ‘gratis’. Per cui, ripeto, davvero, prendete anche voi le distanze da chi inneggia alla tripla equazione liberismo=salvezza dell’italia (che magari è pure giusto); liberismo=berlusconi; da cui consegue Salvezza dell’italia=berlusconi. Per favore. Fatelo.
@giancarlo
Signor Giancarlo, con questo articolo nessuno intendeva fare politica, nel senso di sostenere una certo partito piuttosto che un altro, quindi non entro nel merito della sua critica alla politica attuale, anche se mi pare evidente che ben in pochi hanno mantenuto ciò che hanno promesso. Del resto, il liberismo si basa proprio sull’idea che lo stato raramente si preoccupi di perseguire realmente l’interesse pubblico. Comunque non ho visto da nessuna parte in questo blog un inno al liberismo=Berlusconi con ciò che ne consegue. Inoltre il liberismo non è la panacea di tutti i mali, ma si ritene sia comunque meglio di un interventismo che limita la libertà personale ed è distorsivo. Infine scrivono sulle pagine di questo blog ricercatori, economisti, studenti, avvocati, prof. universitari e professionisti vari, quindi come può vedere molti, la maggior parte, sono sul mercato, praticano il liberismo e subiscono le conseguenze del mancato liberismo.
@Lucia Quaglino
non vorrei sembrare precisino.
ma prenso una sua frase
“Infine scrivono sulle pagine di questo blog ricercatori, economisti, studenti, avvocati, prof. universitari e professionisti vari, quindi come può vedere molti, la maggior parte, sono sul mercato, praticano il liberismo e subiscono le conseguenze del mancato liberismo.”
qundi deduco dalla sua stessa frase che molti di coloro che scrivono, al momento sono fra coloro che si avvantaggiano della illiberalità degli ordini e del fatto che esista un sistema in italia che fa si che non ci sia mobilità sociale!!!
mentre lei non cita me, nella sua frase, un operaio!!! che non ha un padre avvocato, notaio, professionista, prof.universitario. mio padre era operaio!!!
E’ chiaro???
non è detto che tutti i vari professionisti siano figli di…e comunque, tanto per segnalarle l’ultimo (di ieri) http://www.chicago-blog.it/2011/07/01/abolire-gli-ordini-professionali-se-non-ora-quando/ : “In un paese civile è giusto e doveroso dare ai giovani la possibilità di sfidare i “maestri affermati”, ed è giusto e doveroso favorire il ricollocamento di personale qualificato nel mercato delle libere professioni abolendo inutili forche caudine che, con le scuse più varie, favoriscono soltanto le caste esistenti.” Inoltre, con riferimento al suo primo commento: “In un paese civile, un governo autoproclamatosi “liberale” (senza peraltro aver fatto nulla di convincente in tal senso) ha il dovere di portare avanti questa riforma a costo zero.”
@Lucia Quaglino
BENE