17
Ago
2009

Amato e la patrimoniale: l’eterno dirigismo

Oggi sul Messaggero Giuliano Amato ha rilanciato un suo vecchio pallino, l’imposta patrimoniale. Come rimedio per reperire risorse analoghe a quelle che verrebbero meno abbattendo in maniera significativa l’IRPEF, cosa di cui ci sarebbe gran bisogno, dice. del resto, è lo stesso uomo politico che nel 1992, da premier, dovendo fronteggiare una crisi della lira pressoché da default e un deficit pubblico fuori controllo, mise le mani nei conti correnti bancari degli italiani. Onestamente, lo ricorda egli stesso. La patrimoniale è un tema ricorrente a sinistra, e non a caso solo pochi mesi fa Giulio Tremonti sul Corriere della sera respinse chi, in cattedra ma da sinistra, citava Luigi Einaudi come fautore dell’imposta.  Non è questo il luogo per aprire un dibattito generale. Ma almeno per fissare almeno un punto fermo, ricordando un grande “classico” italiano di scienza delle finanze, direi di sì.

Ci sono migliaia di pagine, sull’evoluzione negli ordinamenti da tassazione patrimoniale e imposte personali, a imposte generali progressive sul reddito. Io per esempio sarei per una flat tax ad aliquota modestissima, ben inferiore al 20%, comunque progressiva nei suoi effetti reali grazie al gioco delle deduzioni – che vorrei fortemente favorevoli alla famiglia e alla neoimprenditorialità, nella concreta situazione attuale dell’Italia – affiancata da un’imposta generale sui consumi alla quale affidare gli effetti di maggior progressività.  Ma, ripeto, non è il caso di sbizzarrirsi qui ciascuno sul suo modello, anche se per ogni scelta fiscale dietro ci sono fior di teorie sui tre fini generali del sistema fiscale: creare reddito; redistribuirlo; incentivare e disincentivare esternalità considerate “negative” o “positive” dalla politica. Per chi la pensa come noi, il primo fine – creare reddito ma da destinare al sostentamento del settore pubblico – in Italia equivale molto spesso a distruggere reddito, o comunque ad allocarlo in maniera assolutamente inefficiente. Il secondo fine – la redistribuzione tra le diverse coorti di percettori del reddito – viene paradossalmente violato quanto più la progressività è maggiore, nell’imposizione sui redditi. Il terzo fine – quello “dirigista” dall’alto, attraverso incentivi e disincentivi effetto del gioco delle imposte e relative aliquote – ci vede generalmente nemici, in quanto fautori il più possibile della neutralità degli effetti d’imposta rispetto alla libera scelta di risparmio, investimento e consumo del contribuente.

Lo statalismo al potere nell’Europa continentale ha concretamente determinato ordinamenti del tutto ibridi, in cui convivono in diverse proporzioni, fattispecie e conseguenze imposte sul reddito, sui patrimoni e sui consumi. Lo ha fatto pressoché sempre con la finalità che anche oggi Amato sinceramente dichiara: non la coerenza e l’efficienza ordinamentale, bensì la massimizzazione del gettito pur di alimentare in qualunque modo spesa pubblica in crescita reale. In Italia abbiamo avuto patrimoniali come l’ICI che grazie all’arlecchinata da aliquote variabilissime è diventata di fatto un’imposta personale, solo parzialmente abolita da Berlusconi sulla prima casa. Manteniamo imposte sul reddito virtuale e anche sul reddito negativo come l’IRAP, che identifica come capacità imponibile un  misto di elementi reddituali e patrimoniali. È sicuramente un errore parlare di patrimoniale in termini generali, poiché i suoi fini ed effetti mutano in maniera molto significativa a seconda di quale sia il cespite identificato per tipologia di diverso sistema economico. Tuttavia, aiuta molto una citazione del grande Cesare Cosciani, successore nella cattedra romana di Scienza delle Finanze di De Viti De Marco e Gustavo Del Vecchio dei quali era stato allievo; grande amico e maestro di Bruno Visentini e financo di Guido Rossi; modernizzatore del sistema tributario sotto Vanoni; pilota per molti anni del progetto di riforma fiscale fino ad abbandonare il coordinamento a metà anni Sessanta e poi molto critico della sua attuazione da parte di Visentini; fino a regalarci, al termine della sua fervida parabola di studioso, uno studio essenziale ancora a distanza di 25 anni, La crisi dell’imposizione personale progressiva sul reddito in Italia ( F. Angeli ed. Milano 1984). Cesare Cosciani scrisse nel 1946 un testo essenziale, L’imposta straordinaria sul patrimonio, che estendeva e approfondiva in forma di monografia – la prima veramente “moderna” destinata al tema, in Italia – un ampio saggio risalente a 6 anni prima e pubblicato per le edizioni universitarie dell’Ateneo di Urbino. Da quel saggio traggo appunto la seguente citazione

Cit. Cosciani

Naturalmente, Amato e la sinistra dicono di essere sfavorevoli a un’imposta che gravi sui contribuenti a redditi medio bassi, “perché altrimenti quelli giustamente impugnano il forcone e mi inseguono”, dice l’ex premier. Ma in un Paese in cui l’iperpatrimonializzazione rispetto alle medie Ocse riguarda le famiglie e non le imprese, pensare a patrimoniali sui redditi elevati patrimoni – alla luce degli effetti indicati da Cosciani – incentiverebbe anzinchenò operazioni immobiliari a fini speculativi – a maggior reddito nominale – per le persone fisiche, e costituirebbe elevata barriera d’ingresso invece a quell’incentivo a patrimonializzare le imprese da parte di milioni di piccoli imprenditori che le controllano. Il problema è abbattere l’Irpef-Ire e tagliare seccamente la spesa pubblica, non far diventare l’ordinamento ancor più borbonico al fine di fargli quadrare comunque i conti.

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7 Responses

  1. Andrea

    Buongiorno, ma visto che ci sono dei problemi di bilancio, la crisi, sarà che si è dimenticato di alcune spese che si possono tagliare tipo numero dei parlamentari, loro stipendi, costi della politica…….con quei risparmi si potrebbero abbassare le tasse e quindi invogliare a pagarle!!! Poi mi chiedo, come mai non c’è nessun giornale che ogni giorno ricordi a lor signori che non hanno ancora fatto il ben che minimo sacrificio per affrontare la crisi? o sono io disinformato e si sono tagliati lo stipendio o i benefit vari? Perchè non fa qualcosa lei Dott. Giannino? Non si riuscirà a smuovere questa Italia?
    Saluti
    Andrea

  2. Gentile Oscar Giannino, solo ora ho avuto modo di leggere questo suo interessante articolo. Che non condivido. Vorrei richiamare la sua attenzione su una tabella dell’ultima relazione della Banca d’Italia (tab. 14.6, pag. 179). Troverà che le attività delle imprese sono pari al 112% del PIL e che le passività (ma il confronto non è del tutto corretto in quanto i dati non sono consolidati) sono composte per 2/3 da capitale proprio (azioni e partecipazioni). Insomma non è più vero che le imprese sono sottocapitalizzate, come Lei dice. In più, la sottocapitalizzazione non esclude la patrimoniale, anzi! la sottocapitalizzazione può essere anche elusiva se sottrae risorse all’attività caratteristica dell’impresa. Lo patrimoniale di Cosciani si giustifica proprio per evitare questo fenomeno, come appare evidente dalla citazione da Lei riportata. Grazie.
    Antonio Ruda

  3. Per sgombrare la mente da condizionamenti indebiti, si provi ad assumere la equazione: Stato=Condominio per giungere alla seguente semplificazione mai voluta dai governi:
    1) Connessione stretta tra fisco e mercato;
    2) Imposta unica, annuale sulla ricchezza patrimoniale mobile, immobile, civile, commerciale, industriale, al valore di mercato o di borsa;
    3) Controllo pubblico di tutte le operazioni relative a creazione, importazione, esportazione, compravendita, distruzione di cespiti significativi per il fisco, con offerta pubblica di acquisto per cespiti sottovalutati;
    4) Esenzione fiscale della ricchezza finanziaria (Capitali, Depositi, Stipendi, Pensioni, Rendite di varia origine) ed eliminazione di qualsiasi controllo dei movimenti internazionali, per consentirne lla ibera circolazione a livello mondiale.

  4. @hominibus
    Con preghiera di giustificare l’intervento censorio!

    La formula proposta serve ad eliminare evasione, elusione, rendite di posizione, paradisi fiscali, a far cessare inutili politiche protezioniste ed accettare le sfide ed i vantaggi del mercato globale.

  5. Ma ti par possibile oggettivizzare, soggettivizzare, ecc.? ma di che si parla? L’uso intelligente delle tasse è una cosa ridicola e merita il forcone di cui si parla nell’articolo. I borboni poi tassavano assai meno dei savoia..

  6. Renato

    Se verrà fatta una patrimoniale questa sarà per “soliti” cittadini non per chi ha i patrimoni come é avvenuto nella recente manovra finanziaria dove gli sprechi, i costi della politica, l’evasione fiscale ed i grandi patrimoni NON sono stati toccati mentre i cittadini sono stati “massacrati” a cominciare dai ticket sanitari per finire sull’imposta sul deposito titoli che per i milionari é irrisoria (e dal 2013 le fregature verranno tutte alla luce e la colpa sarà dei “governi precedenti”…………)
    E pensare che a causa della corruzione della politica italiana (dalla dx alla sx passando per il centro) tutti i soldi rubati e sperperati in Italia negli ultimi decenni sono superiori al valore del debito!!! Se questi soldi non fossero stati buttati dalla finestra nelle tasche di politici ed “amici” l’Italia, cosa incredibile, NON avrebbe debito pubblico!!!!!
    (come calcolato da un quotidiano a livello nazionale alcuni anni fà !!!)

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