Alloggio per assistenza e non solo, ovvero come salvare il welfare con la libertà di scambio
Qualche giorno fa è circolata per radio e su qualche quotidiano una curiosa offerta per chi volesse vivere in uno dei quartieri più belli di Londra. Una coppia inglese ha infatti pubblicato un annuncio per cercare una persona che si prenda cura della loro nonna Margaret, 93 anni, e viva con lei in una casa che si affaccia sul Tamigi. In dettaglio, si chiedono circa 30 ore di assistenza settimanali in cambio di un alloggio il cui valore è stimato intorno alle 1.500 sterline mensili. Inoltre, per ogni ora extra di lavoro si offrono dieci sterline. L’annuncio, intitolato “Housemate/grandma sitter/carer wanted – FREE RENT!” è visibile qui, sul sito Spareroom, leader del flatsharing in Regno Unito.
Dopo che l’annuncio è stato ripreso dal quotidiano Metro martedì scorso, l’offerta ha ricevuto tantissime candidature. I nipoti hanno aggiornato l’annuncio venerdì 30 settembre dicendo di aver ricevuto più di 200 domande e di aver pazienza perché risponderanno a tutti. Inoltre si sono rivolti a ulteriori persone, aggiungendo alla loro ricerca 1) musicisti che vengano a suonare/provare in cambio di torte e 2) nonni che vogliano trascorrere un po’ di tempo insieme a Margaret e magari creare un gruppo d’incontro di canto. Infine i nipoti si sono detti disponibili a consegnare a domicilio le torte preparate dalla nonna.
Offerte di scambio come queste rappresentano il futuro per le società europee che di fronte all’invecchiamento demografico non potranno più offrire le garanzie che il welfare statale offriva in passato. Solo attraverso la libertà di scambio riusciremo a immaginare delle reti di protezioni per coloro che necessitano assistenza (non solo anziani) in un tempo in cui le reti che offriva lo Stato diventano obsolete, inefficaci e insostenibili. Alberto Mingardi, riprendendo un editoriale di Politico, ha scritto: we should Uberize our safety net. Le tante iniziative che vengono descritte con la generica etichetta di sharing economy rappresentano infatti la migliore espressione della libertà di scambio, di cui l’annuncio riportato sopra fornisce un vivido e simpatico esempio.
E’ fondamentale che i regolatori sostengano questo cambiamento poiché è inevitabile e auspicabile. La teoria economica suggerisce che questa transizione troverà ostacoli da parte di chi offriva in passato quegli stessi servizi. Sul lato degli home restaurant è di pochi giorni fa la notizia di una proposta di legge approvata dalla commissione parlamentare Attività Produttive che, a detta del sito bed-and-breakfast.it, ostacola la diffusione degli home restaurant a vantaggio degli incumbent, in questo caso la Federazione italiana dei pubblici esercizi. Non li vieta, ovviamente, ma – in buon stile italico – rende loro la vita più difficile.
Negli ultimi anni molte persone hanno scoperto che non è necessaria una licenza statale per fornire o usufruire di un passaggio in auto sicuro e di qualità, ospitare una persona in casa propria, gestire un home restaurant. Per questo motivo dovremmo essere anche liberi di pensare a forme più creative nel campo dell’assistenza delle persone bisognose e di scambiare i nostri talenti, le nostre capacità e le risorse che abbiamo a disposizione. O sceglieremo di sanzionare una nonna che si offre di infornare torte e i nipoti che le consegnano domicilio solo perché non sono autorizzati a farlo?
http://www.mise.gov.it/index.php/it/normativa/altri-atti-amministrativi/2029359-risoluzione-n-98416-del-12-giugno-2013-attivita-di-cateringbanqueting-attivita-di-somministrazione-di-alimenti-e-bevande-richiesta-parere
Caro Editorialista
troppo tardi…..
il dinamico MISE si è già espresso in un parere.
Un altro discorso simile: Uber for charity
https://fee.org/articles/how-the-uber-for-charity-is-revolutionizing-humanitarian-work/?mc_cid=aadb0f1e9c&mc_eid=e48b236307