16
Set
2009

Aiuti all’auto, Scajola batte la Fiat

Al salone di Francoforte Sergio Marchionne avveva appena finito di richiedere la proroga degli incentivi per l’auto anche per l’anno prossismo, che immediatamente il ministro per le Attività Produttive Claudio Scajola ha definito la sua concessione come “auspicata e auspicabile”.  Ho grande rispetto per il ministro, ma è un triplice grave errore. Il primo è di politica industriale. Amministratore delegato e presidente della Fiat – Montezemolo si era già pronunciato ieri – fanno il loro mestiere, battendo cassa. La politica fa, o dovrebbe fare, un mestiere diverso. Dovrebbe prendere qualche tempo per riflettere, visto che siamo il Paese OCSE con il maggior numero di annualità di incentivi all’auto negli ultimi 20 anni. IIl risultato è stato di drogare la capacità produttiva e l’offerta su livelli che non sono MAI fisiologici, a differenza di Paesi nei quali l’incentivo ecologico all’acquisto è diventata pratica di massa – Francia, Germania, UK – solo quest’anno. Gli USA anno praticato nel mese di agosto il cash-for-clunkers, le vendite di GM e Ford hanno mostrato qualche ripresa, ma il coro generale degli analisti ha bocciato la misura perché si è risolta in una cannibalizzazione di acquisiti futuri, cioè nella ridiscesa delle vendite a seguire. La risposta corretta non è la protrazione eterna degli aiuti, come accade in Italia. Ma uscirne una volta per tutte: a maggior ragione perché la crisi dell’auto è dovunque una crisi di sovraccapacità produttiva. Dunque, con gli aiuti, i produttori son spinti a non razionalizzare. Non cammineranno mai sulle proprie gambe, a furia di stampelle che intorpidiscono gli arti.  

Il secondo errore è politico tout court. Gli altri settori produttivi generalmente non beneficiano dei pingui aiuti diretti riservati all’auto. Occorrerebbe, da parte della politica, una capacità di analisi più equanime di che cosa “pesa” davvero l’auto nella realtà produttiva italiana odierna, rispetto ai settori in cui occorrerebbe concentrare qualche incentivo volto ad agevolare nella generalità dei acsi un balzo di produttività. Si tratti della ripatrimonializzazione delle piccole imprese manifatturiere esportarici, o della banda larga che continuiamo a non avere, deprimendo il risultato di tutte le aziende incardinate fuori dalle grandi città. 

Il terzo errore riguarda la disciplina dei mercati. Fiat è quotata. Che i suoi vertici parlino di aiuti pubblici a mercati aperti, che dirne? Pare che la real casa dell’auto italiana si vanti di avere un certo stile, e infatti lo si riconosce sempre.  Ma che un  ministro risponda di corsa a mercati ancora aperti, contribuendo a far salire il titolo come si desume dall’ultima parte del tracciato odierno dopo le 16 quando parla il ministro (impostate Fiat ord con il comando intra, per l’intraday e le indicazioni orarie della quotazione sul’andamento del titolo), sino a farlo chiudere a 9  euro, direi che è qualcosa di più di una cortesia impropria.

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5 Responses

  1. gabriele

    La cosa è stupefacente soprattutto perché la Fiat non è più un pilastro del Paese. É da più di vent’anni che i servizi contano più dell’industria, quindi oltre al danno la beffa, non solo sudditanza rispetto ad un privato, ma pure uno più fumo (influenza storica) che arrosto (crescita economica).

  2. Luigi

    Alcuni mesi fa, quando Fiat si mise in corsa negli ultimi giorni utili per l’acquisizione della disastrata Bertone (e del suo migliaio di dipendenti), mi chiesi quale poteva essere il motivo di tale scelta, nonostante l’eccesso di capacità produttiva più volte sbandierato dai vertici torinesi. Forse penso male, ma mi viene un dubbio: uno scambio di favori (tu mantieni un migliaio di posti di lavoro ed io prolungo degli incentivi)?

  3. marco

    Vista l’uscita di Scajola, mi chiedo cosa sia rimasto delle idee che portarono Berlusconi in politica nel 1994, ora mi pare che sia rimasto ben poco di liberale.
    (La riduzione delle aliquote fiscali- grande idea liberale- dov’è finita? Se ci sono i soldi per gli incentivi, vuole dire che ci sono anche per ridurre le imposte, magari a cominciare dalle piccole imprese, che in Italia hanno una fiscalità assurda e penalizzante che spinge ad evadere per sopravvivere!)
    Ho paura che non faranno nemmeno la fatica di leggere questo articolo che centra bene il problema, sono troppo impegnati a discutere di altre cose che a noi contribuenti non interessano (ma alla casta si!).
    (Ho sempre votato centrodestra perchè credevo che fossero meno statalisti degli altri, ma le parole di Scajola mi hanno fatto ricredere, credo che ingrossero le fila dell’astensione, da adesso!).
    Non voglio essere troppo cattivo, ma sarebbe bello che, in caso di rinnovo degli incentivi, tutti quelli che cambiano auto comprassero solo auto NON del gruppo Fiat!
    Probabilmente la smetterebbero di chiedere delle stampelle che NON meritano!
    Grazie dell’ospitalità su queste pagine.
    Marco.

  4. Riccardo

    Concordo pienamente con Oscar, particolarmente per il riferimento alla banda larga come investimento da preferire di gran lunga rispetto agli incentivi auto.

    Ne approfitto per una considerazione più ampia sull’auto tout court. Nell’anno del signore 2009 stiamo ancora a chiedere (ed ottenere probabilmente) sussidi per drogare un settore che non solo ha sovracapacità rispetto alla domanda degli anni passati, ma che ha come prospettiva un declino di questa domanda domestica!

    Quello che dovrebbe essere chiaro ai politici, guardando al di là del naso, è che il bene “automobile privata” ha da tempo cessato la sua funzione di permettere un più rapido e comodo spostamento nella gran parte delle città italiane.
    Vabbe’ che le cattive abitudini sono dure a morire, ma quanto ci metterà la gente a capire che, nella gran parte dei casi, le due ruote (sia motorizzate che a pedali) svolgono questa funzione di gran lunga meglio dell’auto (ovviamente in assenza di una sensata politica sul trasporto pubblico urbano). In prospettiva, solo gli anziani e chi deve accompagnare figli piccoli (più di uno) continueranno ad usare l’auto. Quale folle potrebbe immaginare una tenuta dei volumi in queste circostanze?

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