Agenda Dowd
Lo scorso week-end sono stato al Freedom Fest di Parigi, un’iniziativa di Christian Michel (da tanti anni appassionato attivista libertario) condotta assieme con Liberte’ Cherie. LC rappresenta un tentativo di “liberismo grassroots”, cosa rara in Europa, ed ha avuto il suo momento di gloria alcuni anni fa, quando la fondatrice Sabine Herold organizzo’ un “contro-sciopero” di grande successo. I tempi cambiano e le persone pure, ma Liberte Cherie mi ha fatto un’eccellente impressione: ci lavorano molti ragazzi, impegnati, ottimisti.
Molti i relatori, in tre giorni di conferenza. Ho molto apprezzato il levigato cinismo di Bill Bonner, autore di Mobs, Messiahs and Markets, e ho trovato retoricamente eccellente la perorazione di Ken Schoolland sulla liberta’ di emigrare.
Ma il discorso migliore e’ stato di gran lunga quello di Kevin Dowd, un economista sempre acuto e spiritosissimo (che non guasta). Piccolo spot: Kevin, dopo aver contribuito a un nostro libretto a piu’ voci (La crisi ha ucciso il libero mercato) e’ ora leggibile in italiano con Abolire la banche centrali, una raccolta di suoi scritti sul free banking. Sara’ anche il keynote speaker del prossimo Seminario Mises.
Solo alcuni cenni sulla sua lettura della crisi finanziaria. Per Dowd, i liberisti debbono essere proprio quei “moral hazard fundamentalists” che non piacciono a Larry Summers: solo cosi’ e’ possibile svolgere, di questi tempi, la funzione del bambino della favola che dice che il re e’ nudo.
E’ importante comprendere che il peggio non sara’ passato finche’ non saranno finalmente in ordine i bilanci delle banche. Rispetto ai quali, i problemi attuali sono ben sintetizzati da questa… poesia:
A balance sheet has two sides
A right-hand side, a left-hand side
On the right-hand side, nothing is left
On the left-hand side, nothing is right.
Per ricapitalizzare le banche, i governi, presi dal panico, vi hanno iniettato denaro dei contribuenti. Meglio sarebbe stato, per Dowd, riallocare risorse passando per le regolari procedure fallimentari.
Il problema dei tempi di queste ultime (che rischiano di essere lunghissimi, “freddando” il sistema dei pagamenti”) e’ riconosciuto da Dowd, che infatti suggerisce una “agenda liberista” su tre pilastri:
1. Riforma delle leggi fallimentari;
2. Riforma dell’industria dei servizi finanziari, e in particolare della corporate governance (fino ad abolire il “privilegio” della limited liability);
3. Diminuire il peso dello Stato, anche quello dello Stato regolatore, tornando al “caveat emptor” e a principi di responsabilita’.
Possono sembrare idee folli, rispetto a quello che circola nel mainstream (ne abbiamo avuto un saggio sulla Stampa di ieri), ma sara’ il tempo a dire chi e’ piu’ pazzo.
Peter Boone e Simon Johnson, che sono più mainstream, in questo bell’articolo, pure mettono in dubbio la saggezza della concessione agli azionisti delle banche della responsabilità limitata: http://www.tnr.com/article/economy/the-next-financial-crisis
Più “socialista”, ma pure consapevole del problema, invece, Uwe Reinhard in Economix:
http://economix.blogs.nytimes.com/2009/09/11/lehmans-last-contribution-to-society-a-lesson-on-social-insurance/