20
Ago
2014

Addolora il no al ricalcolo contributivo delle pensioni da parte del Corriere e di molti riformatori

Mi dispiace, non sono d’accordo. Nel giro di 24 ore, si è ricreata in Italia una santa alleanza tra destra, sinistra e sindacati al grido “il governo non tocchi le pensioni”. Il Corriere della Sera ha dato il suo per una volta potente contributo, insistendo per due giorni sul fatto che Renzi non può tradire il contratto con i pensionati, che hanno versato i loro contributi quando lavoravano e che oggi beneficiano dell’assegno maturato in base a quel contratto. Apparentemente è un principio sacrosanto. Se non fosse per il fatto che il sistema previdenziale italiano è stato costruito dalla politica sulla base di una grande ingiustizia. E mi addolora che si uniscano oggi nel negarlo anche  liberali costretti ad arrampicassi sugli specchi, perché da una parte hanno sostenuto che era un errore escludere interventi sulle pensioni quando a proporli a marzo fu Cottarelli, e ora dicono no per il solo fatto di sparare sul governo Renzi pensando un domani di lucrar voti.

I 15,7 milioni di pensionati nel 2013 a carico dell’INPS, che incassano 21 milioni di trattamenti perché in diversi casi si sommano (pensioni di anzianità, vecchiaia, superstiti), sono per 14,1 milioni del settore privato, il resto ex lavoratori pubblici. Dei pensionati “privati”, 12,7 milioni incassano un assegno maturato col sistema “retributivo”, cioè precedente alla riforma Dini del 1995, in cui il trattamento era agganciato alle ultime retribuzioni, solo 356mila col sistema “contributivo” introdotto dalla Dini – in cui contano i contributi versati nel corso della vita lavorativa, moltiplicati con un certo coefficiente per l’andamento del Pil, ed erogabili per vecchiaia oggi a 66 anni ma via via ad età maggiori, man mano che cresce l’attesa di vita. C’è poi poco più di un milione di pensionati privati che incassa trattamenti col sistema “misto”.

E’ l’effetto della troppo lunga transizione da un sistema all’altro – circa 20 anni – decisa dalla politica quando votò la riforma Dini, dopo che per troppi anni aveva rinviato la riforma del vecchio sistema concepito quando l’Italia cresceva del 3% l’anno, e aveva molti meno anziani a carico dei lavoratori. Perché il sistema, sia quello retributivo che quello contributivo, a differenza di quanto credano i più, non è affatto tarato in modo tale da pagare le pensioni sulla base dei contnributi effettivamente versati , rivalutati a seconda di come sono stati investiti anno per anno come funziona nella previdenza privata. Le pensioni erogate, sia quelle retributive sia quelle contributive, sono pagate dai contributi di chi è oggi al lavoro. Resta cioè un sistema a “ripartizione”.

Qual è l’ingiustizia creata da questa transizione troppo lunga, che la politica ha deciso per non inimicarsi nelle urne milioni di voti? Il fatto che i troppo pochi che lavorano oggi, e se sono giovani lo fanno a tempo determinato e soggetti a frequentissime interruzioni della regolarità dei versamenti contributivi, debbano pagare milioni coi loro contributi gli assegni previdenziali a chi col vecchio sistema continuerà ad avere pensioni pari anche al 90% dello stipendio dell’ultimo mese lavorativo, mentre chi paga oggi andrà in pensione a età molto più avanzate di loro – per effetto della riforma Fornero – e con un assegno che potrebbe non coprire – dipende da come va il Pil italiano nel frattempo., oggi e da anni va male- che il 40 o il 50% di quanto guadagnava finché ha lavorato.

Eccolo, il problema: un’enorme ingiustizia tra le generazioni. A questo fine, non per far cassa e risparmiare soldi, avrebbe senso reintervenire sulle pensioni, e ricalcolare per tutti i trattamenti sulla base del sistema contributivo e non retributivo. Ovviamente si tratterebbe di farlo con senso della misura, sottraendo di più a chi ha pensioni più elevate, magari superiori ai 3 o 4 mjila euro al mese (il 7,8% dei pensionati, che stanno sopra i 2500 euro al mese, incassano 58 miliardi l’anno dei 256 miliardi di pensioni, cioè quasi il 20%),  e di meno a chi le ha più basse. Attualmente è previsto un contributo di solidarietà a partire dal 6% per chi ha pensioni tra i 7 e i 10mila mila euro, del 12% per la quota tra i 10mila e 14800 euro, e del18% per la parte eccedente tale soglia. Ma così concepito l’intervento è una tassa, mentre il problema di giustizia tra generazioni imporrebbe invece una rivisitazione eguale per tutti del sistema in base al quale, dato il montante dei contributi versati lavorando, si determina poi la pensione erogata.

Oggi, un enorme regalo viene pagato da chi lavora e non ne avrà più diritto. Vi sembra giusto, pensando ai vostri figli?

Si dirà: sì, ma queste regole mica le hanno scritte i pensionati. Giusto, le ha scritte la politica. Ma ingiuste restano. Si aggiungerà: sì, ma così facendo leveremmo ulteriori risorse agli impoveriti italiani.. E qui la risposta è no, eviteremmo di consegnare alla povertà le generazioni a venire per sostenere quelle precedenti, più patrimonializzate.

Purtroppo, però, la parola d’ordine prevalente, come si è visto in 24 ore, resta “non toccate le pensioni”. I giovani senza lavoro e senza pensione a venire, o nel migliore dei casi molto basse, commossi ringraziano.

Era lecito attendersi che di fronte alle indiscrezioni attribuite al governo di un intervento sulle pensioni – per quanto confuse fossero le indiscrezioni, perché diverso è parlare di un altro ritocco al “contributo di solidarietà”, altro è il ricalcolo generale dei trattamenti, e molte possono essere le soluzioni intermedie – il fronte riformatore liberale fosse unito nell’incoraggiare a perseguire la via, magari proponendo soluzioni tecniche adeguate. Invece no, il Corriere ha suonato la tromba del “non si toccano le pensioni” – e mi addolora sia stato anche Ostellino, un liberale a mille carati – e partiti e sindacati han subito fatto coro. Mi spiace che anche Passera sia sia unito, sia pure, come Cazzola, sparando contro l’ipotesi che i ritocchi alle pensioni retributive servano a coprire eventuali prepensionamenti che scardinano i tetti pensionabili posti dalla riforma Fornero.  E’ ovvio che ai prepensionamenti si debba dire no, ma quando si dice “non toccate le pensioni” l’addendo “per pagare eventuali prepensionamenti” sparisce: in politichese conta solo il messaggio forte “non toccate le pensioni”.

Ed è esattamente quel che Corriere e Passera hanno fatto: chi per tutelare lettori anziani col loro regalo di pensione retributiva, chi pensando di lucrar voti contro Renzi. Dimenticando allegramente che la differenza tra contributi raccolti e trattamenti erogati è di oltre 54 miliardi nei conti 2012 se ci limitiamo alla previdenza “stretta”, mentre se ci allarghiamo ai trattamenti anche assistenziali e sociali erogati dall’INPS il deficit a carico del contribuente è di 83,6 miliardi l’anno, come stamane ancora sul Corriere ricordava Alberto Brambilla. E dimenticando che la politica, pur avendo aspettato 20 anni per mutare sistema di calcolo previdenziale con la riforma Dini, e quasi il doppio per elevare l’età pensionabile con la riforma Fornero, ha bellamente sempre riconfermato i trattamenti ancor più privilegiati nel privilegio, concessi per il calcolo delle pensioni retributive ad alcuni fondi come quello dei dirigenti, dei postelegrafonici, del personale di volo delle compagnie aeree, rispetto agli standard che valgono per gli altri sempre soggetti ai trattamenti retributivi.

E’ l’ennesima prova che un fronte liberal-riformatore, su questi temi, non c’è, è troppo debole, troppo accecato da transeunti calcoletti politici.  In un paese sempre più vecchio, si ragiona da vecchi.

 

E in tutto questo, nessuno si scandalizza per un piccolo particolare che dovrebbe invece far urlare tutti: l’istat ancora ieri ha chiarito che l’eventuale ricalcolo col sistema contributivo per tutti i pensionati non lo può fare. E sapete perché? Perché dei milioni di pensionati pubblici mancano conti attendibili della loro reale storia contributiva. Perché lo Stato che tanto persegue gli evasori, i contributi ai dipendenti pubblici non li pagava, tanto era una partita di giro. Ecco, questa sola cosa dovrebbe far riflettere tutti, su come funziona davvero il sistema previdenziale italiano. E farci vergognare dei 6,8 milioni di pensionati che non arrivano a incassare oggi mille euro al mese.

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25 Responses

  1. Ottimo articolo! Le pensioni retributive sn una assurda idiozia, senza nessuna logica matematica, impossibile da sostenere a lungo termine, se non con la condizione al contorno di una crescita della popolazione all’infinito in modo che i tanti potessero pagare la pensioni di pochi.

  2. Rocco Todero

    Condivido in pieno caro Oscar, ma ci siamo incartati, non ne usciamo più! Un uomo della tua intelligenza e della tua versatilità culturale se ne rende sicuramente conto. Il problema e’ giuridico e culturale. Siamo stati allevati a “Stato sociale” e ” diritti acquisiti” ed ora ci sono potentissimi argomenti giuridici in grado di contrastare quello che il Governo Renzi vorrebbe proporre e tu ( ed io) condividiamo. Il legittimo affidamento di chi ha accettato di andare in pensione ad una certa età perché gli si e’ promessa una certa somma di pensione dove lo mettiamo? Ci sono pronti migliaia di giuristi ( costituzionalisti sopratutto) che suonerebbero le trombe per riaffermare questo principio. Ed il legittimo affidamento di chi ha impostato le proprie spese sulla base di un certa previsione di entrata che fine farebbe? Ed il principio di retroattività che noi liberali reclamiamo giustamente come cardine dello Stato liberale? Non e’ facile oramai, al punto in cui ci hanno portato non e’ per nulla facile! Siamo incartati! Questo e’ un paese in cui tutta, dico tutta, la dottrina e la giurisprudenza pubblicistica afferma l’esistenza dei diritti sociali a prescindere dalle disponibilità economiche della Nazione.Per questo, forse, e’ meglio chiamarlo contributo di solidarietà; annuale. Tutti gli anni per i prossimi 10 anni un contributo di solidarietà che rispetti i canoni già fissati dalla Corte costituzionale forse potrebbe essere tollerato dai giuristi che ci hanno condotto in questa fossa mortale, la fossa, non dimentichiamolo, della “Costituzione più bella del mondo”.
    Saluti
    Rocco Todero

  3. francesco

    al default al default .. il giorno che al telegiornale daranno l’ultima notizia (perche’ la rai chiudera’) che sara’ che il governo non puo’ piu’
    pagare stipendi ai parassiti e pensioni triple del dovuto ai pensionati se saro’ ancora in italia e ancor maggiormente se non vi saro’ piu’ come spero
    mi comprero’ una magnum di crystal e me la berro’ alla mia salute finanziaria… finalmente ristabilita…

  4. Giannino, non che sia d’accordo ma, li chiamano diritti acquisiti, ed è probabilmente questo principio che andrebbe scardinato, ma come? Bisognerebbe maturare una consapevolezza sociale che al momento mi pare manchi. Anche perché il principio in teoria potrebbe essere adottato anche nell’ambito di altre partite economiche.

  5. Perfettamente d’accordo sul calcolo contributivo che caldeggio da tempo e su successivi tagli progressivi. Tuttavia bisogna anche sgombrare la strada da demagogie ad effetto quale quella di definire le pensioni alte come “d’oro” nel tentativo mediatico di criminalizzare chi percepisca pensioni alte.
    Bisogna chiamare le cose con il loro nome: chi ha pensioni retributive sproporzionate ai contributi versati va chiamato “assistito” se la sua pensione è medio/bassa e “privilegiato” se invece è medio/alta. Chi invece percepisce una pensione retributiva inferiore ai contributi versati cioè circa il 3% dei pensionati, secondo INPS e, guarda caso, tutte pensioni additate come “d’oro” va chiamato “derubato” oppure “benefattore” e ringraziato sentitamente, altro che insultarlo accomunandolo a chi percepisce vitalizi non dovuti.
    Questa distinzione basilare non vuol saperne di entrare nelle menti dei demagoghi di turno (si chiamino Fornero/Monti, o Giovannini/Letta o Poletti/Renzi) e della stampa codina che li fiancheggia.

    Se si avesse la pazienza di frequentare i blog si vedrebbe con facilità come la mentalità diffusa, alimentata ad arte da politici (di maggioranza e d’opposizione) e media, sia quella del “dalli al ricco pensionato parassita” e non quella di una razionale disamina di privilegi e Diritti, con la D maiuscola.

    Continuando con l’ambiguità non solo si de-indicizzano pensioni già penalizzate e si chiede loro un contributo di solidarietà che finisce nella casse INPS a finanziare assistenza ad altre pensioni già “benevole”, ma si crea il terreno culturale per una società basata sul conseguimento della povertà per tutti.

    Chi ha visibilità politica e/o mediatica porta un’enorme responsabilità nell’astenersi dal tentare un’operazione di buona informazione e di “educazione informata”.

  6. Maurizio

    Giusto in linea di principio, con qualche riserva perchè i patti vanni rispettati anche se ingiusti, e semmai denunciati dalla parte che ne subisca gli eventuali svantaggi quando questi diventino eccessivamente onerosi.
    Ma, anche immaginando di intervenire, si pone il problema della tutela delle parti terze e dell’impossibilità per il pensionato di far fronte ad impegni assunti fidando sul reddito derivante dalla pensione attuale. Potrebbe trattarsi di un mutuo, di un sostegno ai figli o di mille altre ipotesi. Che fare?
    Il pensionato non può rimboccrasi le maniche e colmare i minori introiti in altri modi: a quanti si rovinerebbe la vita in modo irreparabile?
    Si punti invece sulla riduzione della spesa corrente, ma non con i brodini caldi di Cottarelli.

  7. Claudio

    Caro Oscar, come sempre lucido.
    Mi sono ritrovato per la prima volta a non essere d’accordo con Ostellino. L’ingiustizia inter-generazionale è grande come una casa e va affrontata proprio iniziando dal prelievo sulle pensioni. Però c’è un però – i soldi così ricavati andrebbero TUTTI immediatamente utilizzati per abbattere la pressione fiscale sulle imprese e il ridurre il costo del lavoro, in particolare quello dei giovani. Se invece, come era nell’idea del governo, si utilizzano per “redistribuire”, avrebbe ragione Ostellino.

  8. adriano

    Sostanzialmente condivido,da pensionato retributivo.Nella sua esposizione comunque emerge l’abitudine al trucco ed ai giochi di parole.Perchè chiamare contributivo un sistema che non lo è?Un paese serio non usa questi espedienti ma temo che non ci sia la consapevolezza del reale.Si continua a sognare e,come dice lei,pagherà chi ha meno colpe,i giovani.Qualcuno dovrebbe almeno avere il coraggio di parlare chiaro al paese.Nel momento in cui si cambia sistema di calcolo lo si deve fare per tutti.La questione dei diritti acquisiti non esiste perchè il diritto riguarda la maturazione della pensione non il suo importo, legato alle disponibilità.Così oltre all’ingiustizia generazionale si rinuncia ad avere un futuro.Almeno provare ad avere coraggio.Macchè,tutti uniti a difendere l’indifendibile rinunciando a tentare di fare quello che prima o poi,per la nostra ignavia, altri dovranno fare per noi.

  9. arthemis

    “E farci vergognare dei 6,8 milioni di pensionati che non arrivano a incassare oggi mille euro al mese”

    se nemmeno con il generoso sistema retributivo arrivano ai mille euro, chissà cosa dovrebbero prendere se l’importo venisse ricalcolato con il (equo) sistema contributivo, togliendo le integrazioni varie…

  10. luca

    Credo che oltre alle giuste considerazioni di Giannino, ce ne sia un’altra di giustizia sociale: è etico pagare “pensioni statali” oltre i 3.000 euro netti mese. La pensione statale deve servire per dare una vita decorosa, non per arricchire qualcuno, questo si dovrebbe fare lavorando. Sopratutto visto che molti cittadini italiani, che hanno versato i contributi e pagato le tasse, prendono intorno ai 500 euro. Ritengo quindi che la vera domanda da porci sia che limite etico ( quello contributivo ne ha parlato Giannino) deve avere una pensione statale. Ricordo che ci era stato detto, intorno ai governi Prodi se non sbaglio, di fare pensioni private perché lo stato non avrebbe mai potuto erogare pensioni così alte come era avvenuto fino ad all’ora e che i cittadini italiani, in altre parole, si dovevano arrangiare da soli. Ora si ribadisce che alcuni fanno e faranno una vita da signori alle spalle di altri cittadini italiani più deboli.

  11. Ranieri

    COEFFICIENTE DI INGIUSTIZIA

    Oscar, quello che hai scritto e’ un dato di fatto inoppugnabile. Il problema non sta in chi ci governa ma nell’ignoranza e nell’inedia di tanti giovani e meno giovani che non si informano, non leggono e che ormai hanno perso (se l’avevano) la forza di alzare la voce e di protestare quando serve.

    Ecco la lettera che ho scritto al direttore de La Nazione quando ha scritto che “SACCHEGGIARE chi sta godendo i frutti del lavoro di una vita, è un’idea poco nobile” riferendosi alla proposta di tagliare pensioni sopra a 3500 € (http://www.lanazione.it/lettera-direttore-1.134947). Proponevo semplicemente di introdurre un COEFFICIENTE DI INGIUSTIZIA.
    Naturalmente il mio intervanto non e’ stato pubblicato.

    Ecco qua la mia lettera al Direttore de La nazione

    Gentile Direttore,
    mi ha colpito la sua frase “saccheggiare chi sta godendo i frutti del lavoro di una vita, e’ un’idea poco nobile” affermazione piu’ che condivisibile. Pero’ vorrei evidenziarle che non sempre e’ cosi’. Come ben sapra’ c’e’ chi i frutti della vita se li gode con il sistema retributivo e chi con il contributivo. In pratica fino alla riforma Dini si andava in pensione prendendo poco meno della media degli stipendi percepiti negli ultimi anni di lavoro. Prima addirittura la pensione era basata sull’ultimo stipendio percepito, non era inusuale sentire infatti la frase “gli hanno dato la promozione perche’ va in pensione”. Per non parlare poi di pensionati a 50 o ancora peggio sotto i 40 anni. Ben vengano i tagli alle pensioni, pero’ introdurrei il coefficiente di ingiustizia, cioe’ la differenza di quanto prenderebbe una persona calcolando la pensione con i due sistemi e su quello farei pagare una percentuale. Ad esempio se un pensionato con sistema retributivo prende 2500 € e con il contributivo 1500, paga un coefficiente di ingiustizia in percentuale su 1000 euro, e.g. 100 euro mensili (con percentuale del 10%). Perche’ chi non si e’ guadagnato con i contributi deve avere una pensione che non e’ il frutto del proprio lavoro? Se qualcuno percepisce soldi non versati, altri pagano per lui, le sembra giusto? E poi mi scusi, un pensionato credo che abbia cresciuto i figli e che forse si sia fatto una casa, non me lo paragoni ad un trentenne con figli, casa e futuro da costruirsi. Per ambedue 1000 € magari sono pochi, ma sono sicuro che soffre piu’ il trentenne. Se vogliamo uscire dalla crisi tutti devono dare qualcosa mettendosi una mano sulla coscienza e rimboccandosi le maniche.

    Cordialmente,

    Ranieri

  12. ALFA

    Come prìncipio è giusto ricalcolare le vecchie pensioni contributive con i parametri del retributivo.
    Sono favorevole.
    Non ho la più pallida idea di come verranno effettuati tali calcoli, ma a naso la mia sensazione è che tale ricalcolo porterà ad una correzione al ribasso delle pensioni attualmente erogate “alla contributiva”, quindi ad un ulteriore impoverimento degli italiani. In questo caso dei pensionati italiani i quali, grazie alle loro pensioni, molto spesso oggi provvedono a sopperire gli ammortizzatori sociali (esempio il sostentamento di figli disoccupati o figli che lavorano ma guadagnano una miseria).

    E non parliamo solo di figli/nipoti giovani (20enni o 30enni)
    Ormai si parla di figli in età avanzata rimasti senza lavoro oppure occupati ma in affanno con l’incedere del costo della vita a seguito del declino italico
    Personalmente, nella mi cerchia di conoscenze, potrei indicare almeno 3 coppie di amici (nuclei familiari) i quali senza l’aiutino dei genitori (la borsa della spesa ogni tanto, il bollo dell’auto, la mancia allungata) avrebbero difficoltà non irrilevanti ad arrivare a fine mese.

    Come uscire da tale situazione ?
    Secondo me non esiste una via di uscita che non comporti conseguenze pesanti.
    La coperta ormai è diventata corta…e se si tira da una parte…la parte opposta rimane scoperta.
    Purtroppo questo è l’inevitabile disastro verso il quale un paese di irresponsabili (l’italia) si avvia allo schianto dopo decenni di cialtronate.
    E non diamo la colpa soltanto ai politici come sempre….agli italiani faceva comodo andare in pensione con il sistema contributivo e nessuno ha mai avuto nulla da ridire.

    Si arriverà un giorno al ricalcolo delle pensioni da retributivo a contributivo ?
    Forse si, ma non sarà un governo politico eletto democraticamente dagli italaini a prendere tale decisione.
    Secondo voi quale politico si metterebbe mai contro ad una massa di 15,7 milioni di pensionati-elettori ?
    Se quel giorno arriverà sarà per merito della Troika, ovvero di quel commissariamento al quale ormai ci stiamo avviando a passi spediti e che a mio giudizio rappresenta l’unica chance per salvare il salvabile.

  13. Bruno

    Mi spiace dovermi dire addolorato dalle parole di uno dei commentatori che stimo maggiormente. Mi spiace che lei, signor Giannino, si dilunghi nel commentare l’ingiustizia tra le generazioni e si limiti ad un minuscolo accenno su quella che io considero la maggiore ingiustizia: l’inopinata e insostenibile differenza tra pubblico e privato, profondamente scavata nella stessa generazione che, dalle sue parole, risulta ingiustamente privilegiata.
    Mia moglie e io siamo lavoratori privati, coinvolti nelle riforme Maroni e Fornero. La pensione di mia moglie è stata ritardata di dodici anni, la mia di oltre cinque. E non abbiamo alcuna certezza di poterla ricevere nel momento in cui arriveremo alle condizioni valide oggi. Ricordo ancora la signora Fornero che, in un convegno al Sole24Ore, dichiarò che quelli come me avevano la “presunzione” di poter ricevere la pensione. Usò esattamente questo termine e non spese una parola per i privilegi che aveva confermato con la sua riforma.
    Alludo in particolare alle cosiddette “pensioni baby”, ancora oggi percepite da 535.000 ex dipendenti pubblici andati in pensione con 15-19 anni di servizio, che ci costano annualmente 9 miliardi di euro. Conosco molti di costoro: hanno quasi tutti la mia età e sono in pensione da almeno 25 anni. Si tratta spesso di persone con un reddito familiare tuttora molto elevato, per le quali non vale neppure la motivazione economica. Si tratta di persone per le quali il loro datore di lavoro non ha neppure versato i contributi, come invece abbiamo fatto regolarmente mia moglie e io, al punto che il loro Istituto di Previdenza era in fallimento e qualcuno ha pensato bene di farlo confluire dentro l’INPS per continuare a mantenere i privilegi ingiustamente concessi in passato per “transeunti calcoletti politici”, in modo da far traballare l’Ente a cui sto versando i miei contributi da 42 anni.
    Forse è inutile ricordarlo, ma la pensione di questi signori e di queste signore è stata calcolata sullo stipendio dell’ultimo mese, e molti di loro hanno avuto una promozione proprio il mese prima di lasciare il lavoro. Anche su questo le differenze tra noi e loro sono abissali.
    Caro Giannino, le sembra giusto avere queste differenze tra lavoratori pubblici e privati della stessa generazione? Come concilia questa situazione con l’art. 3 della Costituzione (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione … di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese)?
    I miei figli sanno che non avranno una pensione decente alla fine della loro vita lavorativa, e stanno pensando a come organizzarsi privatamente. Peccato che siano costretti a versare percentuali altissime del loro magro reddito per sostenere privilegi assurdi. Ma non vivono alcun conflitto con i loro genitori, perché sanno che sono vittime di questa situazione, non carnefici. E non si strappano le vesti se il loro padre e la loro madre avranno, prima o poi, una pensione calcolata con il sistema retributivo così come era stato promesso loro oltre quarant’anni orsono.
    Per concludere, vorrei porle un’altra domanda. Perché i nostri politici e i nostri media si accaniscono così tanto con le future pensioni private e non riescono a ridurre la spesa pubblica improduttiva, anch’essa così piena di privilegi? Forse perché stiamo riproponendo dei nuovi “transeunti calcoletti politici”?
    Grazie per l’attenzione

  14. MG

    Non saprei, mi sembra di assistere ad una serie di persone molto intelligenti che si arrovella nel calcolo della traiettoria di caduta di una goccia d’acqua in riva ad una spiaggia di un mare in burrasca. il sistema pensionistico intaliano è già “sistematicamente” fallito e se volete ve lo dimostro. Io ho 47 anni, ho verstato in 22 anni di contributi all’inps (o ad altre siglema non cambia granchè) oltre 250,000 Euro..che, stando l’attuale sisitema e il sicuro accorpamento dei vari enti, non riprendero’ mai piu. Quindi il mio “investimento obbligato” nel sistema pensionistico Itiliano è fallito…ma è fallito già adesso non domani o chissà quando. E come si possa ancora pensare che qualcuno in un molto prossimo futuro possa pagare le attuali pensioni con il suo lavoro..questo poi me lo dovete spiegare…per lo meno mi dovete speigare come ad esempio possa pagare la pensione ai pensionati italianai un autotrasportatore che viene licenziato da una ditta di autotrasporti italiana, fatto riassumere da un agenzia interinale Romena, e con un mezzo immatricolato in Romania lavorare in italia per la stessa ditta che l’ha licneziato ma dentro un sistema retributivo e pensionistico Romeno. Questo è quello che sta succeddendo in Italia. Perchè non è un fatto di “nobiltà” nè un fatto che la politica soprattutto nostrana possa influenzare..ma semplicemente è un fatto di mercato, mercato a cui non si sottraggono nemmeno le pensioni..visto che sempre di soldi si tratta. Quindi direi che sono d’accordo che aver vincolato il pagamento delle pensioni di oggi non ai contributi versati ieri..ma a chi lavora oggi…piu’ che una ingiustizai è stata un grossa idiozia..roba da decerebrati…e anche un tantino delinquenziale mi verebbe da dire… ma si sa chi uccide una persona è un assassino, chi ne uccide 100 un terrorista e chi ne uccide milioni un politico incline alla dittatura o poco democratico.

  15. Mario

    Bene, articolo e commenti. Personalmente condivido il ricalcolo della pensione su base contributi versati. Che si trattava di uno schema Ponzi colossale, lo so da 50 anni, da quando sono entrato nel mondo del lavoro. Non occorreva essere particolarmente dotati per accorgersene, bastava informarsi e ragionarci su un attimo. I soldi versati alla previdenza sono stati spesso usati dai politici di turno per elargire pensioni, anche sontuose, a cani e porci che non avevano mai versato una lira di contributi, al solo fine di ingraziarsi i lobbisti beneficati e di catturarne i voti. Il tutto senza opposizione di coloro che pagavano e tantomeno dei loro rappresentanti inetti e spesso collusi coi politici. Chi si fa derubare in maniera tanto scoperta e plateale (da ultimo: INPDAP) senza ribellarsi ed alzare la voce non ha diritto al lamento: deve essere interdetto per manifesta incapacità. Detto questo, vorrei ricordare che lo schema Ponzi è ancora in atto e lo sarà finché, come 70 anni fa, l’Inps sarà monopolista e il lavoratore non potrà liberamente scegliere come e con chi garantire la sua vecchiaia.

  16. Flavio

    Sarei favorevole ad un ricalcolo delle pensioni retributive se contemporaneamente sparissero definitivamente tutte le pensioni cumulate che superano i 5000 € .
    Si legge continuamente che le leggi introdotte non trovano applicazione per sotterfugi dei politici, certo al contrario ridurre le pensioni avrebbe un effetto immediato. esiste ancora lad esempio la pensione da più di 90000€ mensile in Sicilia?e i veri aumenti che si sono dati i politici come li mettiamo? Se tutti devono rinunciare l’esempio deve venire dall’alto

  17. Flavio

    Bravo Bruno,
    Concordo pienamente con la tua esposizione delle famose pensioni baby una vergogna del nostro paese!

  18. Franco Tomassini

    Il patto stipulato negli anni ’70 tra lo Stato (Ministro Brodolini, e PSI) e i baby pensioonati fu un contratto avente per base un delitto: il furto a una Terza Parte inconsapevole, e cioè alla generazione dei giovani. Quella legge fu scritta esclusivamente per paura di rivolgimenti sociali, causati dalla necessità di sfoltimento e modernizzazione di organizzazioni forti sindacalmente: Ferrovie, Porto di Genova (Camalli), Statali, Siderurgici.
    Oggi, alla resa dei conti, occorre con coraggio denunciare quel contratto, invalido proprio perché basato su un delitto. Occorre, semplicemente, avere un po’ di coraggio, quello che è mancato in questi 40 anni.
    Se si farà, guai però a seguire il ministro Poletti, dando i soldi ai cosiddetti “esodati”, per i quali c’è una sola strada, prospettata da Pietro Ichino, quella della flexsecurity.

  19. roberto

    Egregio,
    non fà una piega l’analisi.
    Questo sarebbe il paese del wellfare, e ci beiamo ancora del nostro fantastico sistema pensionistico.
    Ai giovani e non conviene andarsene e velocemente, anche se tacciati di poco nazionalismo quando devi combattere con i muri di gomma è tempo perso.
    Il default c’è già, ricordiamocelo tutti, o stampiamo moneta o i debiti non si estinguono, anzi diventano un’arma
    per i paesi che se lo comprano con i titoli di stato.
    RG

  20. amorazi

    Dispiace vedere un liberale (liberista) come giannino partecipare al dibattito sulle pensioni ragionando in un’ottica di redistribuzione, pur partendo da una ineccepibile logica di equità intergenerazionale, anziché in un’ottica di crescita in cui ci possa essere di più per i giovani – purché si scuotano – senza che ci debba essere di meno per i vecchi. Teniamo anche conto del fatto che lo Stato, come dice anche lei, è bravissimo (evasori a parte) a togliere e a inibire ma è incapace di redistribuire efficacemente (senza eccessivi costi di transazione) e a stimolare. Teniamo inoltre conto che più redistribuzione cerchiamo di fare e più giustifichiamo l’esistenza di apparati inefficienti e autoreferenziali che, invece, dovremmo smantellare. Consideriamo piuttosto quanto ancora efficiente sia, malgrado il sempre presente e anche accentuato familismo amorale, la famiglia spa o il welfare familiare. E magari perché non pensare ad altri interventi da economia di guerra, se quella attuale può essere considerata come una situazione non dissimile da quella di un (dopo)guerra, tipo un prestito forzoso che, malgrado la sottrazione di risorse spendibili, non facesse sentire tutti spogliati? perché non pensare al concordato preventivo esimente da controlli fiscali successivi, di cui qualcuno ha riparlato nei giorni scorsi? perché non pensare a quello che si fece con i punti della scala mobile quando, allepoca della nostra iperinflazione, furono parzialmente “pagati” in bot?

  21. ALFA

    Bruno…un applauso per il suo commento
    Purtroppo in Italia i dipendenti della pubblica amministrazione continuano ad essere considerati come le vacche sacre in India.

  22. lorenzo

    Non condivido il commento di Amorazi.
    Ciò che hanno fatto le pensioni è proprio una colossale redistribuzione fra generazioni. E Giannino ha dimenticato un piccolo dettaglio: è proprio la generazione che ne sta approfittando (chi ora è in pensione con “promozioni” all’ultimo mese di lavoro) che se l’è votata a spese dei propri figli, complimenti!
    Non è questione di crescita o non crescita. Non solo le pensioni devono riflettere ciò che è stato versato ma se i versamenti di ciascuno vengono investiti alla fine ognuno avrà in pensione un po’ più di quello che ha versato ed il sistema di stabilizza da solo. Se invece si scialacquano i versamenti abbondanti degli anni del miracolo economico per pagare cassintegrati con secondo lavoro e pensioni d’oro, prima o poi arriva (ora è arrivato) il momento in cui la catena di San Antonio si rompe. E quando chi lavora paga subito chi è in pensione, invece di un effetto moltiplicatore dell’accantonamento dei versamenti c’è solo l’effetto scrematore della burocrazia per cui dobbiamo pagare più di quello che viene versato ai pensionati. E quando la crescita diminuisce, i redditi calano, per pagare il conto la percentuale aumenta… e i giovani scappano all’estero. Alla fine è il patatrac.
    Ricalcolo contributivo assolutamente per tutti e divieto di pensione statale sopra i 5000 Euro al mese. E l’INPS deve ricominciare ad accantonare non presentare solo il conto a piè di lista.

  23. Piero

    il 100% delle persone informate sà dentro di sè che bisognerebbe riclassificare al contributivo le pensioni già in essere (salvaguardando un minimo).. per ragioni di insostenibilità del debito pensionistico (voce più alta di sanità e stipendi pubblici).. per equità intergenerazionale.. i figli ed i nipoti di queste generazioni verseranno 15 anni di contributi in più.. incasseranno 15 anni di pensioni in meno.. e l’assegno medio sarà il 60% di quelli attuali se và bene.. sommando questi 3 fattori ci ballano almeno 200 mila euro a cranio in termini differenziali..

    però bisogna essere realisti : l’unica cosa in cui concordo veramente con voi liberisti è che il 99% degli esseri umani è egoista.. quindi : siccome gli anziani son la maggioranza e votano in massa e sono nei centri di potere economico/politico/mediatico (Corriere della Sera e Corte Costituzionale e incluse).. ed inclusa Forza Italia che diceva di voler tagliar anni fa le pensioni ma l’avevano bloccata mentre ora difende i privilegi del proprio elettorato Core (son peggio dei Sindacati di Sinistra che almeno son Coerenti).. beh.. dati questi rapporti di forza : sarà necessario attendere che la massa degli esclusi sia così alta da rendere insostenibile il debito pensionistico e da cambiare le maggioranze elettorali .. e cmq prima di toccarla i primi uno o due scossoni verranno gestiti con prelievi forzosi per rinviar la palla.. bisognerà aspettare magari ancor un decennio per il botto vero.. nulla nel medio termine.
    .

  24. Pietro F.

    Totalmente in disaccordo. Ragionamrnto sbagliatissimo.
    Il principio dei diritti acquisiti é sacrosanto.
    Sono andato in pensione con il sistema retributivo perché una LEGGE (siamo uno Stato di Diritto o no ?) me lo ha permesso e ci sono andato ben consapevole di quello che avrei percepito, ragion per cui mi sono organizzato la vita sapendo di poter contare su una certa somma per mantenermi e continuare a mantenere coniuge e figli ancora a mio carico, con mutuo da pagare. Tu STATO che mi hai permesso di andare in pensione percependo una certa somma, non PUOI poi dopo che sono GIÀ in quiescenza togliermi letteralmente soldi dalla mia tasca.
    IN QUESTO MODO CI SARÀ SEMPRE ,IN FUTURO, UN TITO BOERI DI TURNO CHE SI INVENTERÀ ALL’OCCORRENZA NORME PER TAGLIARTI ULTERIORMENTE LA PENSIONE.
    Lo dovevo sapere quando ero ancora in servizio che mi sarebbe stato applicato il metodo di calcolo contributivo per la mia pensione, avrei sicuramente provveduto a crearmi una pensione complementare o quantomeno sarei rimasto di più in servizio.
    É lo stesso Tito Boeri in un’intervista al corriere della sera del 3/3/2015 che dice: ….”É necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro».Quindi a me non mi é stata data la possibilità di pianificarmi il futuro, se mi tagli la pensione in essere.
    Inoltre, si confonde l’assistenza con la previdenza .
    Chi ha pensioni più alte é perché ha pagato contributi più alti.
    Non mi sembra giusto bilanciare il sistema, prelevando da chi ha pagato esosi contributi in base a quello che percepiva quando era in attività per 40 anni e oltre, per dare a chi per vari motivi ha versato pochi contributi o addirittura nessun contributo.
    Per sostenere chi ha fatto scelte previdenziali a trattamenti bassi si colpisce chi ha contribuito a lungo regolarmente.
    L’ASSISTENZA, per garantire pensioni dignitose (a chi ha versato pochi contributi o nessun contributo) va assicurata con la FISCALITÁ GENERALE e con SERIE e SEVERE POLITICHE DI LOTTA ALLA CORRUZIONE e soprattutto all’EVASIONE FISCALE.
    Concludo, invitando Boeri a far bene funzionare l’Ente che é andato a presiedere, anziché sprecare energie e facendole sprecare ai suoi funzionari nell’inutile e meschina operazione inps “porte aperte” . Perché in questo modo ha creato discordia tra padri e figli , trattando i primi (solo perché in pensione con il metodo retributivo) a mó di impresentabili………e questa é un’operazione vergognosa, prof. boeri!!!

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