13
Gen
2014

Abolire le Province è necessario

Il briefing paper pubblicato per l’Istituto Bruno Leoni ha aperto un dibattito importante sul disegno di legge “Delrio”, Ministro degli Affari Regionali e per le Autonomie, circa l’eliminazione/svuotamento delle Province.

È chiaro, come giustamente Oliveri nell’articolo pubblicato su Leoni-Blog, non si tratta di una vera e propria eliminazione delle Province, come richiesto anni orsono (correva l’anno 2008) dal libro curato da Silvio Boccalatte, ma di uno svuotamento.

Per effettuare l’eliminazione delle Province, ci vuole una riforma Costituzionale, non facile da fare, ma necessaria.

Il disegno di legge “Del Rio” va nella direzione dello svuotamento, ma come giustamente ricorda Oliveri e come si ricorda nel paper, ci sono dei punti ai quali è necessario porre attenzione.

In primo luogo la moltiplicazione delle Città Metropolitane. È ovvio che se alle Province si sostituiscono le città metropolitane, si aggiungerà il danno alla beffa.

Non si possono eliminare le Province senza modifica Costituzionale e al contempo si danno dei nuovi poteri alle Città Metropolitane.

Qui deve essere posta l’attenzione del Governo affinché la moltiplicazione delle città metropolitane non prenda piede.

Come ricorda Oliveri e anche i miei precedenti lavori sulle Province, le spese sono state ridotte da parte di questo Ente di Governo.

Come ricordavo nell’ultimo lavoro tuttavia sono state ridotte soprattutto le spese in conto capitale (-49,7 per cento tra il 2008 e il 2011) e molto meno quelle per la spesa corrente (-5,1 per cento nello stesso periodo).

Questa diminuzione derivante dal taglio dei trasferimenti da parte degli altri livelli di Governo, è stata solo in parte compensata da un aumento dei tributi locali. Una gestione tipica del livello pubblico.

Non potendo tagliare la spesa corrente, tra i quali vi è la spesa per il personale, sono stati bloccati gli investimenti e al contempo sono state aumentate le tasse laddove era possibile.

Un’azienda non ragionerebbe in questo modo, ma d’altronde vi sarebbe la necessità di introdurre la possibilità di licenziamento anche nel settore pubblico.

Interessante una tabella odierna di Affari e Finanza che mostra come lo Stato continui ad aumentare la spesa per il personale dipendente a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, molto più dell’inflazione.

 

Spesa per stipendi
Fonte: A&F

Periodo 2000-2012

Inflazione

26,2%

PA Centrale

31,7%

PA Locale

32,3%

 

Giustamente fa notare Oliveri che la riduzione delle spese degli ultimi anni, abbia di fatto ridotto le possibilità di risparmio di costi di un’eventuale abolizione delle Province.

Infatti, se si analizzano attentamente i paper dell’IBL degli anni passati, si nota come la stima di risparmio sia cambiata.

I risparmi sui costi di amministrazione e controllo sono scese in maniera importante, fino a quasi annullarsi.

Si è introdotta invece la possibilità di effettuare risparmi tramite l’esternalizzazione di servizi di mercato, quali ad esempio i centri per l’impiego o i servizi per la mobilità (TPL provinciale).

Su questo punto la posizione è differente rispetto a Oliveri poiché credo che i 10 mila circa impiegati dei centri dell’impiego, che trovano lavoro a 80 mila persone, possano essere sostituiti dal mercato e dalle agenzie di lavoro private.

Vi sono punti deboli nella riforma, come sottolineato dall’ultimo lavoro per l’Istituto Bruno Leoni, ma è bene fare le modifiche necessarie al DDL “Delrio”, anche come sottolinea Oliveri, in modo da arrivare all’obiettivo di reali risparmi per i contribuenti tramite una vera abolizione delle Province.

E’ vero che con l’abolizione delle Province si potrebbero avere “solo” 1,3/1,9 miliardi di euro, ma bisogna cominciare a ridurre la spesa statale.

You may also like

Punto e a capo n. 25
Ponte sullo stretto: i costi superano i benefici
Riforma fiscale: utile tagliare le tasse, necessario tagliare la spesa
Superbonus: il governo tenga duro

6 Responses

  1. giuseppe

    Naturalmente, abolendo anche tutto il resto. Comandi Provinciali delle varie Polizie, Prefetture e Questure inutili.
    Contemporaneamente riducendo i numero delle Regioni a non più di sei o sette ( se la Germania ne ha nove con novanta milioni di abitanti, per noi sei sono pure troppe) Però va creato un Ente intermedio che assorba anche le funzioni dei vari inutili Enti (Comunità Montane e Consordi Bonifica) che è nient’altro che il vecchio Comune, portandolo almeno a centomila abitanti per rendere snello il dialogo con la Regione ed economici ed efficienti i servizi.

  2. Francesco_P

    La questione è: se anziché pagare 100 per un disservizio, pago 97 (+ 1 per la spending review = 98), ho fatto un grande risparmio oppure continuo a gettare soldi nella stufa?
    Credo che si debba mettere mano in modo drastico a tutta l’Amministrazione Pubblica compresi tutti gli enti territoriali. Concordo sull’accorpamento delle Regioni, eliminando le sovrapposizioni di competenze con lo Stato Centrale, ma occorre rivedere completamente anche il sistema dei Comuni e delle Provincie che, così com’è, serve solo a chi vuole fare affari con la politica e moltiplicare i costi ed i dipendenti pubblici.

  3. Stefano

    ….perché abolire 110 (anzi meno) strutture amministrative lasciando oltre 8.000 comuni e 20 regioni ?!?!

    Cosa succederebbe invece se abolissimo 8.000 comuni e le 20 regioni …. avremmo 8.020 centri di potere in meno (e non solo 100 in meno), dovremmo controllare solo quanto avviene nelle province, UNICI organi locali cui riferiscono una media di 600.000 abitanti.

    I risparmi – col tempo, non ora in questa situazione di crisi – potrebbero avvenire anche sul personale, ma fin da subito verrebbero sui costi della politica (6.000 consiglieri invece che oltre 200.000) ….. vi sembra poco ?

    Grazie

  4. Luigi Oliveri

    Sulla necessità o meno di abolire le province si può convenire con diversi gradi di intensità. Il problema sul tappeto non è, attualmente, l’abolizione o meno, ma l’efficacia del ddl Delrio, la sua capacità reale, al di là delle dichiarazioni ed esternazioni del Ministro del suo entourage, di ottenere davvero l’obiettivo di semplificare e ridurre i costi. Il Ministro Delrio estrapola fior da fiore ricerche e studi, per portare acqua al proprio mulino, ivi comprese le ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, ovviamente svolte in modo indipendente e terzo, allo scopo di fornire argomentazioni a supporto di ciò che, però, nel suo ddl non c’è.
    Poichè l’ordinamento costituzionale affida alla Corte dei conti il compito di effettuare valutazioni sugli effetti finanziari e contabili delle riforme, la Corte dei conti per ben 2 volte, prima nell’audizione alla Camera del 6 novembre, dopo con l’audizione al Senato del 16 gennaio, ha individuato tutti i difetti non dell’idea astratta di abolire le province, ma del ddl Delrio, evidenziandone tutti i difetti, tra cui, principalmente, quello di non razionalizzare e semplificare nulla ma, al contrario, di creare caos; quello di conseguire risparmi eventuali e di pochissima entità, a fronte di maggiori spese e costi non quantificabili; quello di attribuire ai comuni funzioni e competenze che la sfera comunale non può sostenere, in quanto per loro natura sovracomunali, citando l’esempio dell’istruzione (http://www.upinet.it/docs/contenuti/2014/01/corte%20conti%20audizione%20senato.pdf). In un Paese normale, un Ministro ed un Parlamento dovrebbero solo prendere atto di ciò, rinunciare al ddl e rifarlo da zero, tenendo in debito conto quanto affermato dalla magistratura contabile e da chi ha evidenziato i tanti, troppi difetti del ddl (http://www.federalismi.it/ApplMostraDoc.cfm?Artid=23934&content=Interventi+al+Seminario+di+federalismi+del+13+dicembre+2013+%27Il+Ddl+Delrio+e+il+governo+dell%27area+vasta%27&content_author=#.Utl4qxAuJdg). Magari consultando con attenzione l’Istituto Bruno Leoni per ottenere risparmi veri e non inventati e i tanti validi giuristi, che potrebbero dare consigli corretti ed efficaci sul sistema di razionalizzazione dell’ordinamento locale, che certamente non è e non può mai essere quello immaginato col ddl in discussione al Senato.

  5. reggiana

    Il ministro Del Rio si presenta molto bene, con alto livello di cultura e lucidità. Non si discute. Ma ha lasciato da pochi mesi la città di Reggio Emilia nel caos. Ad es: cantieri iniziati e lasciati a metà, ovviamente in luoghi attrattivi ed a scapito dei pubblici esercizi, ghettizzazione di interi quartieri nello squallore, cantieri falliti e megalomanie inutili (ps. non ultima la stazione Mediopadana ha i parcheggi di fango)….. non dico sia mano sua, ma non ha il polso per condurre un’operazione robusta e definitiva sulla pubblica amministrazione, non essendosi schierato contro l’infiltrazione dell’ ndrangheta negli appalti più importanti e per intere aree edificabili, non facendo fronte alle infiltrazioni sporche pure nella pubblica amministrazione, semplicemente sorvolandone l’esistenza. Qui le minacce hanno avuto la meglio!
    E’ vero: bisognerebbe introdurre il licenziamento per il dipendente pubblico, con la severità di giudizio di un’impresa privata.

Leave a Reply