Abolire la legge sul prezzo dei libri, lo dice anche Pietro Citati
Nel luglio scorso, come IBL e Chicago-blog, ci attivammo per contrastare – anche attraverso una petizione che raccolse al momento dell’invio al presidente della Repubblica circa 1.500 sottoscrizioni – la legge che regolamenta il prezzo dei libri. Tale legge, attualmente in vigore, disciplina la scontistica e regolamenta le promozioni. In sostanza, le novità e la gran parte dei libri in commercio possono essere venduti con uno sconto massimo del 15%. Si tratta dell’ennesima norma che limita la libertà economica, attraverso un controllo dei prezzi.
Dopo l’approvazione della legge, piano piano, il dibattito intorno al tema è cessato. Piccoli e medi editori e librerie “indipendenti” soddisfatti (anche se per alcuni si è fatto ancora troppo poco: avrebbero preferito una regolamentazione più stringente!) e tutti gli altri pronti ad adeguarsi: i lettori a dover spendere di più per comprare un libro, le librerie delle catene e soprattutto quelle on-line a non poter più vendere libri con gli sconti che erano solite praticare (sulle novità lo sconto poteva arrivare fino al 35%).
Ora, un articolo scritto da una delle firme di punta del Corriere della Sera (Pietro Citati), torna sul tema. Stando a quanto si afferma nell’articolo, le vendite dei libri – in questi ultimi mesi – sarebbero diminuite del 12%. La spiegazione è semplice: soprattutto in tempi di crisi, si fa attenzione a tutto: al costo del carburante (per risparmiare qualche euro sul pieno) e al costo dei libri. Come si incentiva allora la lettura e l’acquisto di libri? Come scrive Citati,
Il principale rimedio è la diminuzione del prezzo dei libri. Molte case editrici ricorrevano, negli anni passati, a un sistema di vendite scontate (del 20 o 30 per cento) in alcuni mesi dell’anno, specialmente ottobre, novembre, dicembre. I risultati economici erano notevoli. La cosa mi sembra perfettamente legittima. Non vedo perché una casa automobilistica possa abbassare, per qualche mese, i prezzi delle vetture, e una casa editrice non possa diminuire quelli dei libri. Ma, nel 2010, è accaduta una cosa inverosimile. Sottoposto a non so quali pressioni, il governo ha di fatto ucciso le vendite straordinarie dei libri, o le ha ridotte al minimo. L’industria editoriale italiana è gracile e fragile. Se non si vuole farla affondare completamente, il provvedimento del 2010 va assolutamente abolito. Ogni editore venda i propri libri al prezzo che preferisce.
La legge consente all’editore di stabilire il prezzo di copertina del libro, ma regolamenta le campagne promozionali degli editori stessi: le quali non sono reiterabili per più di un mese, lo sconto può raggiungere la soglia massima del 25%, ma non si possono tenere nel mese di dicembre (che – viste le concomitanti festività natalizie – rappresenterebbe il mese migliore per mettere in essere campagne promozionali…). Pertanto, non possiamo che concordare con Citati quando sostiene l’abolizione di questa legge. In tal modo verrebbero liberalizzate le campagne promozionali degli editori e le librerie (on-line e non) potrebbero applicare qualsiasi sconto sui libri in vendita. Si venderebbero più libri e si avrebbero più lettori.
Dal mese di novembre 2011 è disponibile sulla rete un mio scritto, intitolato “L’opinione di uno scrittore-lettera cortese all’Onorevole Levi”, nel quale esamino la situazione della lettura, alla luce dell’entrata in vigore della ben nota legge. Condivido la riflessione del professor Citati: il suo è un grido di dolore. Però – e lo dico con sincerità – scrivere e intestardirsi a pubblicare, in queste condizioni disastrose, è molto affascinante. Per la cronaca, ho anche scritto tre libri.
Grazie per l’ospitalità
Massimo Cortese
Che importa ai politici se diminuisce il numero dei lettori? Del resto, visto il loro livello di ignoranza, non devono avere molta dimestichezza con l’oggetto.. Anzi, sono pure contenti, meno il popolo bue legge, più aumenta la probabilità che creda alle loro fanfaluche.
I negozi Mondadori hanno un vantaggio o uno svantaggio da questa legge?
Se liberalizzi il prezzo dei libri avrai che :
punti vendita tipo supermercati che hanno sconto del (mi sembra di ricordare) 27% sui libri, propongono uno sconto del 20% o del 25. I titoli sono quelli tra i più venduti sul territorio nazionale. Un centro commerciale non offre alcun servizio sui libri, non poi chiedere consiglio ad un commesso, lo acquisti se sai già cosa vuoi. C’è da dire che i centri commerciali usano il libro come (1) prezzo civetta – acquisti un libro su cui hanno margine del 2-5 % e sperano tu faccia la spesa per acquistare verdura su cui hanno margini del 200% (2) vendono cash e pagano il fornitore con tempi lunghi (quindi si finanziano) (3) molti supermercati fanno gruppi di acquisto e spuntano sconti ancora maggiori.
Le librerie, spesso non acquistano i libri con lo stesso sconto (ne acquistano di meno e su molti titoli, come la scolastica, mi sembra abbiano il 17%), hanno personale specializzato che fanno solo quello – vedere libri e pagano con tempi più brevi. Ora con l’aumento dei costi generalizzato (luce, riscaldamento, carburante…) se aumenta lo sconto dei centri commerciali le librerie che già sono alla canna del gas come ca$$o fanno a tenere i costi e gli studi di settore ? E’ sempre la solita solfa non puoi tirare i clienti per il braccio farli entrare in negozio e costringerli ad acquistare. Il numero di librerie che stanno chiudendo è enorme e se chiudono è perché, come tutti del resto, non ci stanno dentro con le spese.
Se una libreria on-linee ha costi di gestione ridotti perché ha sede in un capannone nella zona industriale può praticare sconti maggiori.
Già molte biblioteche usano il sistema di circuiti interbibliotecari e il numero dei lettori non è aumentato di molto. Insomma : i forti lettori leggono indipendentemente dal prezzo (il prezzo di copertina è rigido), quelli che non leggono non li convinci neppure se li paghi per leggere.
Cosa volgiamo fare, liberalizzare i prezzi in modo che le piccole librerie chiudano e trovare nei supermercati titoli tipo “100 modi per vincere la selezione del grande fratello” e acquistare titoli diversi solo on-linee ?
Col cavolo! Io sono uno studente e non posso permettermi di spendere centinaia di euro per fare contento qualcuno. Quando Amazon poteva fare sconti del 30-40% compravo anche cinque libri alla volta, ora devo andarci cauto. Ho ricominciato a fare acquisti da quando sono passato ai libri elettronici (ORRORE!). Il solito discorso statalista e di sinistra: si tutela una minoranza e lo si spaccia per “bene comune”. Tanto “i forti lettori leggono indipendentemente dal prezzo” e pazienza se solo chi è più ricco se lo può permettere.
Giusto per essere chiari: i libri che leggo non sono “100 modi per vincere la selezione del grande fratello”.
Libertà vo cercando
Libertà vo cercando ch’è si cara…..la Chiesa cattolica metteva i libri giudicati contrari ad essa all’indice, la Religione di Stato del controllo , del dirigismo asfissiante teme forse la cultura allo stesso modo? Secondo me è un fatto evidente. A quando l’obbligo della confessione per aver peccato leggendo libri semplicemente liberali? (…..onorevole Premier pro tempore ho letto “Stato padrone” di Antonio Martino……).
Piero Barabaschi
Se sei uno studente delle medie / superiori la scolastica non potevi trovarla su Amazon con sconti maggiori del 15%. Gli editori dei libri di scuola vendono con margini del 17%. Non voglio essere provocatorio ma esistono le biblioteche.
Il tuo ragionamento comunque non fa una piega.
Se riesco risparmiare, si fottano le piccole librerie è la legge del ognuno per se e Dio per tutti.
Giusto allora la concorrenza cinese e se gli operai italiani chiedono più di 100 € al mese si fottano, se uno ha un brutto male che si fotta pure lui.
@ Ecate
Veramente sono uno studente universitario e i libri che compro/compravo su Amazon sono per lo più per “piacere personale” e non mi sembra che le biblioteche scoppino di libri di Hayek o di Mises, o di saggi di urbanistica e di architettura. In biblioteca prendo per lo più romanzi.
Sull’ultima parte del suo commento sorvolo perché sarebbe una polemica inutile, ma ribadisco: non confonda l’interesse di pochi per l’interesse di molti o di tutti.
@Alberto
bravo! non ha alcun senso controllare i prezzi!!! è solo per avvantaggiare pochi a danno di molti. questo spinge solo le piccole librerie a rimanere nella loro nicchia e a non inventarsi nulla di nuovo per titrare avanti. assurdo! non centra nulla la concorrenza cinese! e nessuno deve permettersi di dire cosa è meglio per me! ognuno sa cosa è meglio per sè, non lo stato(ossia un gruppo di politicanti incartapecoriti!!!). serve più libertà e sopratutto una visione di lungo periodo e generale anzichè miope e ristretta anzi ristrettissima!!!
L’on. Ricardo Levi, deputato Pd, sarà ricordato in Italia quale nemico acerrimo del libero pensiero e della cultura. Porta il suo nome una legge oscurantista, approvata nel settembre scorso in maniera bipartisan, la quale fa arretrare il livello di libertà nel nostro Paese di qualche secolo. La legge Levi impedisce alle librerie on line e ai centri commerciali di praticare sconti sui libri che siano superiori al 15% del prezzo di copertina. Prima che fosse approvata questa legge liberticida, grazie agli sconti massicci che offrivano diverse librerie on line, era possibile acquistare agevolmente buoni libri che appagassero la curiosità intellettuale di ognuno. Oggi,al contrario,a parità di spesa (lo stipendio dell’italiano-medio è lontano dai 15.000 euro/mese dei nostri parlamentari) è possibile acquistare solo qualche buon libro. La Legge Levi è nata con l’obiettivo di tutelare le piccole librerie e gli editori di nicchia contro i colossi dell’editoria. Ha mantenuto le promesse? Assolutamente no! I grandi centri commerciali e la GdO potranno continuare indisturbati a proporre sconti (seppur limitati) impensabili per i piccoli librai. Inoltre, da quando è entrata in vigore, tante piccole librerie sono state costrette a chiudere (perfino la storica libreria Battei di Parma ha gettato la spugna!). In quanto ai piccoli editori indipendenti: non ho mai visto in Autogrill un libro edito da costoro (considerato da tutti gli addetti ai lavori il Sancta Sanctorum delle vendite). Il motivo è semplice: i piccoli editori vivono soltanto grazie agli store online, non certo grazie ai canali distributivi fisici che lavorano con percentuali da strozzinaggio e che, indovinate un po’, sono in mano ai grandi gruppi editoriali (tre macro-editori in Italia detengono una quota di mercato vicino al 91%), quindi dubito che trarranno grande vantaggio da questa legge. [Fonte: Editoria digitale]. Gli unici a beneficiarne sono stati finora i grandi gruppi editoriali italiani – potentissima casta- i quali si sono ben guardati bene dall’abbassare il prezzo dei libri. Questa legge massacra, solo ed esclusivamente , i ”lettori forti” di questo sciagurato Paese, dove già si legge pochissimo.Vogliamo quantificare l’effettivo risparmio che la Legge Levi ha finora garantito ai lettori? “… La pratica del discount finirà per contagiare l’intera editoria italiana… Le vetrine dei best seller sono sempre più affollate da titoli a basso costo … Il confronto tra i dieci best seller del gennaio 2012 e quelli dello stesso mese del 2010 mostra un taglio della spesa oltre il 10 per cento (il costo medio di un volume è passato, più o meno, da 16 a 14 euro).[Simonetta Fiori, La Repubblica, 31/1/2012]
Udite! Udite! La Legge Levi avrebbe finora offerto ai fortunatissimi lettori un risparmio di ben DUE euro, relativamente ad alcuni best seller. Ci sarebbe, tuttavia, un particolare non trascurabile: prima che entrasse in vigore la sciaguratissima Legge Levi, tutti i lettori, avevano la possibilità di acquistare on line, con sconti diffusi (proposti periodicamente da TUTTI GLI EDITORI) che si attestavano, sempre e comunque, tra il 30-35% sul prezzo di copertina. Due euro contro il 30-35% precedente: i conti non tornano. Inoltre, la qualità delle edizioni a basso costo è pessima: sia sotto il profilo della grafica sia sotto il profilo della struttura editoriale.
Resterebbe un ultimo dilemma da chiarire: perché non è stata ridimensionata l’IVA al 20% sugli ebook mentre il libro cartaceo ha mantenuto l’IVA al 4%? Alla faccia delle nuove tecnologie!Lo spirito della Legge Levi, potrebbe essere così sintetizzato: VIETATO LEGGERE, VIETATO CAPIRE. Le liberalizzazioni volute da questo governo ci permettono perfino di acquistare pane fresco anche la domenica mentre il costo dei libri rimane inaccessibile . Ovvero, cibo a buon mercato per il corpo e non per l’anima! I partiti politici desiderano un Paese servile e ignorante. Del resto i componenti della Commissione cultura stanno ai libri come i … cavoli a merenda.
@Alberto
Non ne faccio una questione di destra o di sinistra, riportavo le lamentele di un amico librario. Le piccole realtà economiche non reggono il confronto con librerie tipo Feltrinelli o Mondadori che li stampano. Ma alla fine pure queste chiudono dopo aver fatto chiudere una marea di piccoli esercizi. Condivido il pensiero che non si può far pagare il più solo per consentire ad altri di campare (in altri settori a volte anche bene, notai, farmacie …), ma la liberalizzazione selvaggia alla fine fa stragi e devo ancora capire come fa il PIL ad aumentare del, di quanto aveva detto Monti ?
Una politica giusta è quella che obbliga tutti di venire a compressi (tutti rinunciano a qualcosa) ma che consente anche a tutti di vivere (piccoli esercizi compresi) e risparmiare (clienti).
Mondadori e Feltrineli, dopo gli ingenti investimenti per costruire la rete di vendita hanno vantaggi dalla legge che “regolamenta” gli sconti ?
Data la rispossta viene la domanda successiva: perché PDL e PD non avrebbero dovuto fare i finti tonti credendo alla storiella sulla difesa delle piccole case editrici e delle librerie di quartiere ?
Comunque il problema è relativo: il mercato dei libri seguirà quello della musica, è solo una questione di tempo.
E poi il PD pontifica sulle liberalizzazioni… semplicemente RI-DI-CO-LI!
@Ecate
Nessuno stappa bottiglie di champagne se le piccole librerie chiudono o sono in crisi. Quello che contesto è che si faccia ricorso alla coercizione pubblica per tutelare una parte dei cittadini, impedendo agli altri di partecipare al libero meccanismo dei prezzi. I piccoli librai ed editori più che chiedere leggi “ad personas” forse dovrebbero prendere atto che il mondo sta cambiando e cercare di sperimentare nuove soluzioni che vadano incontro alla clientela in modo diverso da quanto fatto fino ad ora. Del resto mica si trova tutto su Amazon! E poi, se e quando gli e-book prenderanno davvero piede cosa si chiederà? Di farli costare quanto i libri di carta?
Direi che poi in Italia le “liberalizzazioni selvagge” le vediamo col binocolo .
Riporto lo scambio di mail avuto con l’on. Levi lo scorso agosto:
Da: Simone Aloisio Cucci [omissis]
Oggetto: Re: Trasmesso via sito – Italia dei bottegai
Data: 09 agosto 2011 22:23:05 GMT+02:00
A: Levi Riccardo [omissis]
Gent.mo on. Levi,
voglia in primissimo luogo scusare l’irruenza e scortesia della mia prima e-mail, dettata dallo sconforto di vedere la classe politica di questo paese, per la quale – mi passi la generalizzazione – è pressochè nulla la stima, difendere per l’ennesima volta i soli interessi corporativi dei pochi a scapito dei molti.
Con la Sua risposta ha dimostrato che mi sbagliavo, sembra sia fatto di una pasta diversa da quella di molti Suoi colleghi avendo avuto la cortesia di rispondere compiutamente ad una cittadino che la contestava.
Ciò Le fa merito.
Fermo quanto sopra, devo però dirLe che resta il profondo disaccordo con le Sue giustificazioni.
Avrei modo di sintetizzarLe una per una le mie argomentazioni, Le sarebbe dovuto visto il tempo dedicatomi nella Sua cortese replica; tuttavia mi trattengo poichè, da un lato, probabilmente La tedierei con una lunga mail visto che sarà certamente più impegnato di me che mi trovo in vacanza e, dall’altro lato, ora che il disegno di legge è stato promulgato, questa mia sembra del tutto inutile.
Se non l’ha già letto, mi permetta però di rimandarLa ad un articolo di De Nicola in merito sul Sole24Ore, che in parte richiama le mie posizioni ( http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-08-02/libri-vendita-limiti-sconti-064042_PRN.shtml ).
Seppur da posizioni distanti, Le porgo i miei piu cordiali saluti.
Simone Aloisio Cucci
Sent from my stunning iPad – Chi potendo conoscere la veritá, la ignora, é uno stolto, ma chi conoscendola, la chiama bugia, é un malfattore (Brecht). Odiare i malfattori é cosa nobile (Quintiliano).
Il giorno 08/ago/2011, alle ore 15:36, Levi Riccardo [omissis] ha scritto:
Sig. Cucci, ricevo la sua lettera e le voglio rispondere sentendo in prima persona la responsabilità della legge appena approvata.
Vengo subito al punto da lei sollevato, cioè la tutela dei giusti interessi dei lettori e dei consumatori.
Il punto di partenza dal quale esaminare i probabili effetti della legge (quelli effettivi li misureremo con l’indagine a dodici mesi di distanza dalla sua entrata in vigore che la legge stessa dispone) non può che essere la nuova disciplina degli sconti. Ebbene, questi, lungi dall’essere vietati, continueranno ad essere possibili e in misura tutt’altro che irrilevante.
I librai, infatti (dalle piccole alle grandi e grandissime librerie, dai reparti libri dei super e degli ipermercati sino alle librerie on-line nazionali e multinazionali) avranno tutta la libertà di premiare i loro clienti più affezionati o di cercare di attirarne di nuovi vendendo i libri con sconti fino al 15 per cento sui prezzi di copertina, con sconti, cioè, persino superiori a quel 10 per cento che costituisce oggi la riduzione abituale sul prezzo offerta dalle librerie ai loro clienti migliori.
Gli editori, dal canto loro, potranno continuare a sostenere le vendite delle loro pubblicazioni offrendoli in campagne promozionali con sconti fino al 25 per cento, a condizione che le medesime promozioni siano proposte alle medesime condizioni a tutti i canali di vendita, cioè senza privilegiare, come oggi può avvenire, le librerie di loro proprietà oppure la sola grande distribuzione.
Fatta questa lunga ma doverosa premessa dalla quale risulta che i lettori potranno comunque continuare a godere della possibilità di accedere a degli sconti non molto dissimili da quelli oggi praticati, e sempre guardando alla legge dal punto di vista del lettore/consumatore, voglio attirare la sua attenzione su un elemento centrale della nuova disciplina.
Fissando un tetto agli sconti, la legge pone fine alla permanente guerra sui prezzi il cui risultato era il continuo crescere degli stessi prezzi, dato che, com’è evidente, al calare dei loro ricavi netti per effetto degli sconti sempre più alti, gli editori reagivano con un aumento dei prezzi di partenza, cioè di copertina.
Agli stessi editori, peraltro, non verrà affatto preclusa, se lo riterranno opportuno, di farsi una vera concorrenza sui prezzi, operando non attraverso lo strumento indiretto e per tanti versi ambiguo degli sconti, ma agendo direttamente e trasparente sui prezzi di copertina, cioè riducendoli.
C’è, infine, un ulteriore e fondamentale motivo che ha spinto ad adottare questa legge: la difesa del pluralismo dell’informazione e della cultura, un valore ed un fattore decisivo per la qualità della democrazie e, proprio per questo, tutelato dalla Costituzione italiana e dalle leggi dell’Unione Europea.
Mettendo fine alla pratica degli sconti come strumento a disposizione degli operatori più grandi e più forti per conquistare quote sempre più grandi del mercato sino al punto da costringere (come sta avvenendo a ritmi sempre più rapidi in paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti) all’abbandono i soggetti, editori e librai, più piccoli e più deboli, e dettando invece una disciplina che, almeno dal punto di vista degli sconti, ristabilisce regole uguale per tutti, si permette, infatti, che quello del libro continui ad essere un mondo arricchito dalla presenza di tanti e diversi editori, librai ed autori, un mondo libero, aperto, attraente, in grado di dare spazio alla creatività, capace di soddisfare mille curiosità.
Chiunque ami i libri e la lettura è in grado – ne sono certo – di apprezzare la necessità di corrispondere ad un interesse generale di questa portata.
Ricardo Franco Levi
Inviato da iPad
Il giorno 03/ago/2011, alle ore 18:49, [omissis] ha scritto:
Sig. Levi (onorevole è un titolo che come per molti dei suoi colleghi ho l’onestà di non attribuirvi), le scrivo solo per manifestare tutto il mio disappunto per aver promosso e fatto votare la legge con cui si limita la possibilità di applicare liberamente sconti nella vendita dei libri. Non mi perdo nell’elencare le ragioni per cui questa legge è deleteria; mi limito unicamente ad evidenziare come, in un paese bloccato da mille vincoli e interessi cooperativistici, lei si sia fatto alfiere dei bottegai di turno. Piccolo ma rappresentativo esempio della disgrazia di questo triste paese che, a questo punto, credo purtroppo lei degnamente rappresenti. Un libero cittadino deluso. Non cordialmente Simone Aloisio Cucci
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Strabico liberismo
29 agosto 2011
By giovencato
Dal primo settembre 2011 tutte le le librerie, comprese quelle online, non potranno più applicare sconti superiori al 15% sul prezzo di copertina; nel frattempo, ultimi giorni d’agosto, IBS, Hoepli, BOL e gli altri grandi siti di vendita libri sul web annunciano sconti dal 30 al 50%, spese di spedizione gratis e buoni sconto in base all’importo della spesa.
L’iniziativa di legge è stata promossa per salvaguardare le piccole librerie e gli editori minori; lo svantaggio si riversa tutto sui lettori. Pazienza avrà pensato la maggioranza del Parlamento visti che mediamente, gli italiani leggono un libro e mezzo a testa all’anno.
Tuttavia non sfugge a nessuno lo strabico atteggiamento del legislatore che, se da un lato impone leggi proibizioniste per salvaguardare il patrimonio delle piccole librerie e dei piccoli editori, dall’altro promuove manovre anarco-capitaliste di delegificazione delle professioni intellettuali con lo scopo dichiarato di ridurre al quadrato le tariffe professionali già corrotte.
Mi vien da pensare che nel Governo, a Confindustria e nei Sindacati non si leggano molti libri, ma che invece ci si appoggi a molti liberi professionisti.
(http://www.professionalismo.it/?p=542)
Il senatore Levi, forse non legge libri o perlomeno non si cura del loro costo, in quanto ora qualsiasi libro costa la stessa cifra che costava nel 2001, ma prima era in lire ed ora in euro!!!
questo parlamentare che vive alle spalle degli italiani ha contribuito a renderli ancora più poveri con una legge scellerata di cui non ha nemmeno il pudore di vergognarsi…
quindi grazie a lui la possibilità di riguadagnare un po’ del potere di acquisto di cui gente come lui ci ha privato (prodi, tanto per fare nomi) è stata fortemente ridotta.
facciamo in modo che nno sia mai più rieletto!!!
@Alberto
Possiamo discutere sull’esigenza di liberalizzare, di farlo in alcuni settori più di altri, di far risparmiare il consumatore (ma, ceteris paribus, allora il risparmio di uno, consumatore, implica il mancato guadagno dell’altro e lo stato, tramite il fisco, deve ricordarsene negli studi di settore ).
L’argomentazione che l’esigenza dei più deve prevalere sull’esigenza dei meno non sempre è, a mio avviso, sostenibile. Ma sono sempre disponibile a cambiare opinione su qualsiasi argomento, scontistica sui libri compresa.
E’ vero il mondo sta cambiando, troppo in fretta per come molti sono abituati da secoli, e non sempre ci si converte a breve in un nuovo settore solo perché adesso quel mercato tira. Ci vogliono studi, formazione, capitali, eliminazione di barriere, supporto, capacità, ecc…. Ormai alcuni mercati nascono e muoiono nel giro di uno o due decenni e non sempre a una certa età si può competere. Ma se il mondo va così e bisogna sapersi adattarsi speriamo che non sia come per la selezione naturale, perché allora l’insieme organizzato di individui che si chiama stato non è molto diversa da un branco di lupi in cui i più deboli, se non protetti, non hanno possibilità di vivere e il più forte primeggia dettando le sue regole (vd. Cina).
@Ecate
””””””ceteris paribus, allora il risparmio di uno, consumatore, implica il mancato guadagno dell’altro e lo stato, tramite il fisco, deve ricordarsene negli studi di settore”””””
In realtà è stato ampiamente dimostrato e documentato che il guadagno dei consumatori conseguente da una liberalizzazione (nel caso specifico dall’abolizione di una regolamentazione sul prezzo) è MAGGIORE del mancato guadagno dei venditori.
Ha però certamente ragione sulla questione degli studi di settore.
“”””””L’argomentazione che l’esigenza dei più deve prevalere sull’esigenza dei meno non sempre è, a mio avviso, sostenibile.””””””
Detta così significa un po’ tutto e niente – andiamo nello specifico: l’esigenza dei consumatori deve prevalere sull’esigenza dei venditori, e questo per molteplici ragioni:
1) I consumatori sono tanti e i venditori pochi – quindi maggiore distribuzione di ricchezza
2) I benefici dei consumatori sono maggiori dei costi per i venditori – i.e. c’è un aumento di ricchezza nel Paese
3) Le librerie (così come le farmacie, i taxi, i notai, etc etc) non esistono per dare un reddito a qualcuno ma per offrire prodotti e servizi ai cittadini. Se un dato prodotto/servizio non è più richiesto e/o è ottenibile altrove a condizioni migliori, tali esercizi non hanno ragione di esistere.
4) Nel caso specifico, la norma in questione ha un’ulteriore aggravante: non solo riduce l’efficienza di un settore, ma tenta di contrastare la diffusione dell’e-commerce adesso e, più avanti, degli e-book, con un anacronistico e assurdo tentativo di restare aggrappati al passato.
“””””””E’ vero il mondo sta cambiando, troppo in fretta per come molti sono abituati da secoli, e non sempre ci si converte a breve in un nuovo settore solo perché adesso quel mercato tira. Ci vogliono studi, formazione, capitali, eliminazione di barriere, supporto, capacità, ecc…. Ormai alcuni mercati nascono e muoiono nel giro di uno o due decenni e non sempre a una certa età si può competere. Ma se il mondo va così e bisogna sapersi adattarsi speriamo che non sia come per la selezione naturale, perché allora l’insieme organizzato di individui che si chiama stato non è molto diversa da un branco di lupi in cui i più deboli, se non protetti, non hanno possibilità di vivere e il più forte primeggia dettando le sue regole (vd. Cina).””””””””””””””
Ecco, questo è un argomento interessante, molto complesso, e molto più vasto degli sconti sui libri.
Assodato quanto da te esposto, come si deve regolare uno Stato?
Tentare di opporsi al cambiamento alzando barriere è un approccio inesorabilmente fallimentare. Riprendendo il suo esempio: non esiste alcun modo in cui l’Italia (e tutto il mondo occidentale) possa pensare di competere con la Cina nella produzione industriale a basso costo – alcuni settori sono in declino e non c’è proprio nulla che uno Stato possa fare – qualunque barriera o sussidio non farà che prolungare l’agonia e al contempo impoverire il Paese. Dobbiamo invece muoverci nella direzione dell’innovazione, dove siamo in grado di competere.
Da questo punto di vista quindi si: il gioco funziona molto come la selezione naturale.
Ciò che uno stato può e deve fare è fare in modo che nel gioco della selezione naturale a morire siano i settori e i posti di lavoro, e non gli individui, nel contempo investendo in ricerca ed innovazione.
In altre parole: proteggere gli individui con sussidi di disoccupazione, corsi di formazione, ed in generale con politiche che favoriscano il riallocamento tra diversi settori, e NON proteggere i posti di lavoro – impresa impossibile e controproducente.
“In realtà è stato ampiamente dimostrato… è MAGGIORE del mancato guadagno dei venditori”.
Se un esercente vende un libro a 10 € e lo paga 6, allora ne guadagna 4 (=10-6). Se l’esercente lo vende con sconto a 8, il cliente ora risparmia 2 € rispetto prima (=10-8) e l’esercente ora ne guadagna 2 (=8-6). Quello che ha risparmiato il cliente è stato un mancato guadagno dell’esercente. Come fa ad essere maggiore ?
Una libreria deve fornire un servizio. Cosa intendi per servizio ? Il fatto che il libro è in pronta consegna, che lo puoi sfogliare, che ti suggeriscono o consigliano una lettura piuttosto di un’altra, che organizzano un incontro con l’autore oppure tutto si riduce al prezzo ? Il notaio svolge un servizio che la collettività potrebbe benissimo organizzare in modo più economico: anzi è pure possibile; il rogito di una casa richiede una visura che puoi fare di persona, un contratto che è un modulo prestampato e l’autenticazione della firma che si potrebbe fare all’agenzia delle entrate o presso un segretario comunale. Ma la casta dei notai, come quella dei farmacisti è più potente di quelli dei librai.
P.to 4 : non sono un sostenitore del luddismo, ma neppure del consumismo sfrenato. L’efficienza di un settore non sempre viene migliorato con la concorrenza sfrenata; se non hai margini hai anche meno possibilità di investire in R&S. L’e-book non lo trovo una trovata geniale come alternativa al libro (il libro non si copia con e-mule e non si scaricano le batterie), personalmente non riesco leggere un libro su e-book. Comunque si parlava di sconti sui libri : posizioni dominanti di alcuni, antitrust ecc…
Il protezionismo non ha successo, ma gli Stati uniti lo fanno. I dazi non hanno successo perché la merce in India o Cina ha un costo ridicolo. Sai quanto costa un ombrello telescopico, di quelli da borsetta in Cina ? Cinque centesimi di euro, hai capito bene: 5 centesimi. Come fai ad essere competitivo con un paese che produce a questi prezzi ? Ma perché ci riesce ? Perché le tasse sono ridicole rispetto le nostre ? Perché lo stato punisce con la pena di morte la corruzione ? Perché il rispetto per l’ambiente è un film che deve ancora uscire ? Perché sformano mezzo milione di ingegneri all’anno dopo averli selezionati tra 20 milioni di candidati o perché lo stato investe in ricerca e sviluppo cifre da noi inimmaginabili ? Perché la pensione non solo non esiste ma l’operaio paga un indennità all’azienda quando cambia lavoro ? Pensi che gli indiani siano ancora a tirare i risciò o i cinesi ancora a coltivare il riso ? Si sono comperati il Madagascar per coltivarlo ! Cosa vuoi innovare in paesi come l’Italia quando il problema sono aziende che non hanno risorse finanziarie proprie per pagare le tasse, perché troppo piccole e un costo del lavoro enorme ? La produzione è già stata spostata da decenni dal Nord e i prepensionamento, i sussidi, la cassa integrazione e le milioni di assunzioni di statali non solo più possibili : non ci sono più risorse e come dici provoca l’impoverimento di un paese. Quanti sono i corsi di formazione che sono solo un palliativo per incassare qualche risorsa dalla comunità europea da qualche politico e poi se hai fatto l’operaio alla catena di montaggio per tutta la vita e a 60 anni sei piegato in cosa vuoi convertirli ? Gli fai fare un corso di informatica e li fai disegnare con autocad ?
Dopo la rottura di un equilibrio su cui si reggeva il mondo, Russia – America, il problema è diventato serio. Alla base c’è la pancia piena che non ci fa più correre e una volta questi problemi si risolvevano con una guerra : la selezione naturale era quella.
“”””””””””””Se un esercente vende un libro a 10 € e lo paga 6, allora ne guadagna 4 (=10-6). Se l’esercente lo vende con sconto a 8, il cliente ora risparmia 2 € rispetto prima (=10-8) e l’esercente ora ne guadagna 2 (=8-6). Quello che ha risparmiato il cliente è stato un mancato guadagno dell’esercente. Come fa ad essere maggiore ?””””””””””””””
Perché se lo sconto è vietato ed i libri costano €10 il cliente potrà comprare 4 libri pagandoli €40 in totale, l’esercente avrà guadagnato 4×4=€16.
Se invece lo sconto è permesso e il libro costa €8, il cliente potrà, con gli stessi €40, comprare 5 libri.
Il risultato è che l’esercente ora guadagna 5×2=€10 (quindi ha perso €6)
Il cliente ha guadagnato un libro che per lui vale €10 (la cifra che era disposto a pagare prima di abolire il divieto di sconto).
Il cliente ha guadagnato più di quanto l’esercente abbia perso.
In aggiunta è stato venduto un libro in più, quindi con maggiori guadagni per casa editrice, scrittore, e il resto dell’indotto; il PIL è cresciuto di un libro; è migliorato il livello culturale del paese.
“””””””””””Una libreria deve fornire un servizio. Cosa intendi per servizio ? Il fatto che il libro è in pronta consegna, che lo puoi sfogliare, che ti suggeriscono o consigliano una lettura piuttosto di un’altra, che organizzano un incontro con l’autore oppure tutto si riduce al prezzo””””””””””””
Ok. Ma il prezzo di questo servizio chi lo deve stabilire? Il punto è che per me se tale servizio vale il maggiore prezzo oppure no lo deve decidere il cliente – se apprezza il servizio sarà disposto a pagare il prezzo maggiore, altrimenti comprerà su Amazon a prezzi più bassi – la scelta deve essere del cliente, non imposta dallo Stato per legge.
“””””””””””””””Ma la casta dei notai, come quella dei farmacisti è più potente di quelli dei librai.””””””””””
Vero. Infatti bisogna liberalizzare anche notai e farmacisti.
“”””””””””””””se non hai margini hai anche meno possibilità di investire in R&S”””””””””””””
Gli investimenti si fanno se si ritiene possano avere un ritorno futuro, non hanno nulla a che vedere con i margini attuali.
“””””””””””L’e-book non lo trovo una trovata geniale come alternativa al libro””””””””””
Di nuovo, questo lasciamolo decidere ai lettori.
“””””””””””Il protezionismo non ha successo, ma gli Stati uniti lo fanno”””””””””””
In alcuni casi purtroppo si (cmq molto meno che noi), ma si tratta di un errore, causato da ragioni politiche e non economiche.
“””””””””””””I dazi non hanno successo perché la merce in India o Cina ha un costo ridicolo”””””””””””””
Basterebbe mettere un dazio sufficientemente alto. Il problema è un altro: i dazi non hanno successo perché impoveriscono il paese, costringendolo cittadini ed imprese (ad esempio nel caso di prodotti intermedi o macchinari) a pagare di più per prodotti che potrebbero comprare fuori, destinando quelle risorse ad attività più produttive (e.g. investimenti, ricerca, innovazione, etc)
“””””””””””quanto costa un ombrello telescopico, di quelli da borsetta in Cina ? Cinque centesimi di euro, hai capito bene: 5 centesimi. Come fai ad essere competitivo con un paese che produce a questi prezzi ? Ma perché ci riesce”””””””””””
In parte per tutte le ragioni che hai detto, ma principalmente per il semplice motivo che la Cina ha abbondanza di manodopera a basso costo.
Quindi: come si fa a competere con la Cina nella produzione, per riprendere il tuo esempio, di ombrelli? Risposta: non puoi. Gli ombrelli si produrranno in Cina e non in Italia, e questa è una realtà che, piaccia oppure no, non possiamo ignorare.
L’unica strada per noi (mondo occidentale) è quella dell’innovazione, e si, la transizione sarà dolorosa per molti, ma illudersi di poterla evitare può solo peggiorare le cose.
Non c’è alcun dubbio che in Italia ci sono anche altri problemi specifici (costo del lavoro, tasse, corruzione, etc) che vanno affrontati, ma questo a prescindere dal discorso che stiamo facendo.
“”””””””””Dopo la rottura di un equilibrio su cui si reggeva il mondo, Russia – America, il problema è diventato serio. Alla base c’è la pancia piena che non ci fa più correre””””””””””
Esatto, il mondo è cambiato, e credere di poter andare avanti come prima è pura illusione.
Trova la discussione affascinante… ma non si potrebbe fare qualcosa invece di parlarne? Per esempio in maggio a Torino ci sarà il Salone del libro: non sarebbe un’ottima occasione per organizzare un’azione anche simpatica/ironica/giocosa contro questa legge liberticida? La raccolta firme è la classica cosa che si fa, ma a nulla serve (mi pare), se invece si pensasse a una forma di protesta “mediaticamente” impossibile da lasciar fuori dai tg? Come si dice, la butto lì, non ho ancora idea di cosa si potrebbe fare. Per inciso non posso fare a meno di notare che la lettera di Levi qui sopra pubblicata è interessante per quello che omette di dire, non per quello di dire. Come i giornalisti anche i politici sono infatti maestri delle omissioni, che sono assai peggiori delle menzogne. Qui si omette il danno all’e-commerce, perché in realtà la legge è fatta NON per aiutare le piccole librerie o i piccoli editori, bensì per eliminare concorrenti pericolosi come Amazon e simili, librerie grandissime che quindi possono spuntare sconti molto robusti anche a grandi editori (grandi per l’Italia, s’intende) come Mondadori o Feltrinelli, che tanto hanno investito in catene librarie. Caro il mio Levi, la verità ti fa male lo so, meglio tenerla sotto il tappeto.
Quella di Giovanni mi sembra un’ottima proposta!
@Alberto
Un ottima proposta che però non porterà a nulla.
@Massimo74
Ne sono pienamente convinto, ma organizzare qualcosa di simpatico al salone del libro (per chi ci sarebbe andato comunque) non costa nulla. E chissà che a qualcuno non venga il dubbio che ci sono anche persone che la pensano diversamente su certi temi.
@Ricardo
Se il libraio ha ridotto il margine di 2 € per libro, sulla vendita di 5 libri, la perdita di 10 € si è trasferita sul cliente che ne ha avuto uno gratis per 10 €.
L’economia non è come per la formula di risoluzione per le equazioni di secondo grado : calcoli la soluzione ed è quella. Un governo può decidere di aumentare la pressione fiscale, un altro (Spagna) di ridurla; ciascuna ha i suoi pro e contro.
Lo stesso concetto del PIL e di ricchezza e il modo di calcolarlo è opinabile (e non mi riferisco al discorso di J.F.Kennedy). Vuoi aumentare il PIL, e quindi la ricchezza e quindi il benessere di una nazione per importi maggiori di 10 € ? La società A vende alla società B un bene qualsiasi (facciamo una nave) per 100 milioni di €, poi la soc. B la rivende alla soc. A per 200 milioni, la soc. A la rivende alla soc. B per 300 milioni di € e così via come un gioco di ping pong. Dopo 1000 transazioni il PIL sarà aumentato di 100 miliardi di €, siamo rientrati nei parametri di Maastricht, abbiamo sistemato le finanze e siamo tutti più ricchi (sulla carta).
Per il protezionismo: il modello dei vantaggi comparati Ricardiano (mi sembra di ricordare) fosse basato su una premessa fondamentale : regole di gioco uguali. E’ ovvio che se un’azienda italiana e tedesca che hanno le stesse condizioni e tutele per il lavoro sono paragonabili. Ma se una è ligia alle condizioni di tutela (ovviamente dobbiamo capirci sul significato di questi concetti) e l’altra impiega carcerati come operai (che non paga), per il nostro concetto (vd. sopra) violano i diritti civili (e non solo assumendo bambini), inquinano ecc… il discorso non è riportato ai vantaggi comparati ma alla violazione di norme (e qui dirai solo le nostre occidentali). Non la faccio lunga ma se un’azienda fosse gestita nel nostro paese in queste condizioni la farebbero chiudere e i prodotti sequestrati e non commercializzati perché oltre a tutti i reati che possiamo elencare ci sarebbe quello di concorrenza sleale.
E’ questo il mio pensiero : uguaglianza di regole e che poi vinca il migliore. Se poi mi dici che il mondo non va mai come dovrebbe andare, allora hai ragione. Preferisco, forse sbagliando, allungare l’agonia di un sistema produttivo e dei loro lavoratori, adottando una politica Keynesiana, per qualche tempo piuttosto che giocare con la vita della gente e raccontargli il mondo è cambiato dovete farvene una ragione.
Il tema poi si fa ancora più complesso se ritieni di dover “avere in casa”, anche se più cari, settori strategici come farmaci, energia ecc… Cosa accade se decidessero di mettere in ginocchio dei paesi che non hanno più risorse fondamentali per la propria sopravvivenza ?
“””””Gli investimenti si fanno se si ritiene possano avere un ritorno futuro, non hanno nulla a che vedere con i margini attuali.”””””
Se desideri poi fare investimenti devi avere le risorse per farli. Se hai margini elevati puoi permetterti di fare investimenti rilevanti, se i margini sono ridotti (caso più frequente mercato competitivo) hai meno soldi da destinare a R&S. Il caso IBM è da manuale : negli anni 60 i profitti erano tali che le risorse da investire in ricerca consentivano di sfornare un elevato numero di brevetti, la concorrenza dei PC e i margini risicati dell’informatica, hanno limitato le risorse da destinare alla ricerca e quindi brevetti e quindi posizione dominante. Poi puoi sempre ipotecare la casa e indebitarsi fino al collo e tentare il colpo grosso se ritieni di avere la formula per la fusione a freddo.
Comunque è stato, per me, un piacevole scambio di idee che ci porta però fuori tema dallo sconto dei libri. Per inciso hanno si limitato lo sconto dei libri, ma da tempo gli editori stanno diminuendo il prezzo di copertina.
Ad maiora
@Ecate
””””””””Se il libraio ha ridotto il margine di 2 € per libro, sulla vendita di 5 libri, la perdita di 10 € si è trasferita sul cliente che ne ha avuto uno gratis per 10 €.”””””””””””
No, perché prima ne vendeva soltanto 4 .
“””””””””L’economia non è come per la formula di risoluzione per le equazioni di secondo grado : calcoli la soluzione ed è quella”””””””””””
Assolutamente no: è proprio questo il punto – a differenza dell’energia in fisica, la ricchezza può essere creata e distrutta, non ne esiste una quantità predefinita solo da distribuire.
Nel caso specifico: la legge che interviene a regolamentare i prezzi, imponendo prezzi artificialmente alti rispetto a quanto domanda e offerta determinerebbero (e.g. limite agli sconti), causa anche una riduzione della quantità prodotta (il nostro libro in meno).
Risultato: meno prodotto, prezzi più alti, e distruzione di ricchezza complessiva (nota come “perdita secca”) – la ricchezza distrutta determina quella differenza per cui i consumatori hanno perso più di quello che i venditori hanno guadagnato.
“””””””””””Lo stesso concetto del PIL e di ricchezza e il modo di calcolarlo è opinabile”””””””””
Lo è con riferimento al fatto che al PIL sfugge il problema della limitatezza delle risorse naturali – e quella è senza dubbio una questione fondamentale sulla quale c’è già da tempo ampio dibattito (e purtroppo non è semplice mettere d’accordo tutti per riscrivere le regole contabili internazionali).
L’esempio che tu riporti, invece, non ha nulla a che fare col PIL: il PIL viene calcolato sui beni e servizi prodotti i cui prezzi sono sterilizzati dall’inflazione – non importa a quanto si vende, la nave sarà sempre una e il PIL resterà fermo, si avrà una crescita solo quando le navi diventeranno due.
“””””””””””Per il protezionismo: il modello dei vantaggi comparati Ricardiano (mi sembra di ricordare) fosse basato su una premessa fondamentale : regole di gioco uguali””””””””””””””””
Si, ma in un altro senso. Per fare un esempio: i prodotti cinesi, per essere venduti in Italia, devono rispettare gli stessi standard in tema di qualità e sicurezza (NB: dei prodotti!) a cui sono sottoposte le aziende locali (poi capita anche che vendono i caschi di polistirolo, ma quello è illegale ed è un altro tipo di problema). Stante questo, ovvero dato uno standard minimo qualitativo, avere la possibilità di comprare prodotti cinesi che costano meno è un beneficio (vedi anche l’ultimo post di Giannino che è giustamente preoccupato che questo possa venire a mancare), e l’Italia dovrebbe invece investire le sue risorse su altri campi dove può avere un vantaggio comparativo (e.g. innovazione, design, turismo, etc).
Una precisazione: il concetto Ricardiano di vantaggio COMPARATIVO non va confuso con il concetto di vantaggio COMPETITIVO: il secondo è quello a cui stai probabilmente pensando tu ed è quello comune su cui ragionano le aziende. Il vantaggio comparativo, invece, non si misura tra l’Italia e la Cina ma tra le attività all’interno dell’Italia – esempio: l’Italia è più brava a fare vestiti di lusso di quanto non lo sia a fare ombrelli comuni – Ricardo ci dice che se l’Italia si concentra a produrre vestiti di lusso e importa gli ombrelli dall’estero avrà guadagnato sia lei che il Paese Estero.
“”””””””””””””Se desideri poi fare investimenti devi avere le risorse per farli. Se hai margini elevati puoi permetterti di fare investimenti rilevanti, se i margini sono ridotti (caso più frequente mercato competitivo) hai meno soldi da destinare a R&S. Il caso IBM è da manuale””””””””””””””””
Assolutamente no, è ormai ampiamente documentato che l’innovazione è favorita dalla concorrenza e limitata invece nei mercati non competitivi.
Il caso IBM, poi, è proprio da manuale, ma hai invertito la causa e l’effetto: l’IBM non ha smesso di innovare perché aveva perso i margini, l’IBM ha perso i margini perché aveva smesso di innovare.
l’IBM si è crogiolata nei sui elevati margini e nella scarsa concorrenza ed è diventata un baraccone inefficiente, ha smesso di innovare, ed a quel punto sono nate nuove aziende più dinamiche che gli hanno soffiato la posizione dominante – e guarda dagli anni ’60 ad oggi quanta innovazione è stata fatta nel settore (dai concorrenti dell’IBM).
Cmq si, siamo andati leggermente fuori tema…
Cari amici,
lasciate che come libraio indipendente e come liberale vi fornisca alcune informazioni fondamentali sul mercato del libro che è a PREZZO IMPOSTO. Premettendo che bisogna arrivare ad una LIBERALIZZAZIONE VERA del mercato del libro, per ottenere prezzi più bassi ed anche una rete di librerie indipendenti che diffondano liberamente cultura e offrano opportunità di lavoro ai giovani, bisogna sapere che
1) La legge, anche la Levi, dà per intero all’ editore la facoltà di imporre il prezzo di copertina dei libri e di aumentarlo o diminuirlo in qualsiasi momento, compreso dicembre, con una semplice variazione del listino.
2) Le campagne promozionali a Sconto di cui si parla consistono, appunto, in sconti sul prezzo di copertina lasciato INVARIATO dall’ editore che MAI si fa carico dell’ intero sconto proposto che resta per almeno la metà a carico del dettagliante (libraio); ma nella gran parte dei casi la partecipazione dell’ editore è di fatto inferiore alla metà, non solo, ma è condizionata alla fornitura presso il suo distributore controllato, cosa che non è possibile per la grande maggioranza delle piccole librerie indipendenti che sono obbligate a fornirsi da distributori di secondo livello ( anch’ essi controllati- vedi sotto)
3) Il mercato italiano del libro è l’ unico dove, oltre ad essersi imposto un OLIGOPOLIO di 4 grandi gruppi editoriali che ne rappresentano oltre il 90% (che poi vedremo), questi stessi grandi gruppi CONTROLLANO COMPLETAMENTE TUTTA LA FILERA DA PRODUZIONE A DISTRIBUZIONE al dettaglio con catene di librerie e siti internet.
4) Le forniture di questo cartello di grandi gruppi che, si badi bene non solo producono ma controllano totalmente la distribuzione, avvengono a condizioni estremamente diverse alle catene proprie controllate, ai Supermercati ecc, e alle librerie indipendenti. Il margine di utile CONCESSO ad una libreria indipendente è inferiore alla metà di quello degli altri CANALI PRIVELEGIATI.
5) IL PREZZO DI COPERTINA IMPOSTO DAI GRANDI GRUPPI EDITORIALI E’ GONFIATO perché ingloba la partecipazione agli sconti delle sedicenti campagne promozionali, le condizioni di fornitura privilegiate alle Catene e alla Grande Distribuzione Organizzata e gli sconti offerti via Internet. Infatti il moltiplicatore applicato dagli editori al prezzo industriale del libro per ottenere quello di copertina adesso, con l’ Oligopolio e le Campagne Commerciali, spesso supera le 12 volte mentre anni fa era mediamente di 4 o 5 volte. Ovvero oggi un libro che costa ai Grandi Gruppi € 1 / 1,5 viene posto in vendita circa a 17 (o più) mentre in passato sarebbe costato 7/8 euro al pubblico. La leva del prezzo è totalmente in mano ai Grandi Gruppi. Si preferisce avere prezzi bassi tutto l’ anno o campagne sconti per gli allocchi su prezzi “drogati”?
E’ stato rilevato che siti internet offrivano i libri con sconti del 40%: come può una libreria indipendente offrire altrettanto se acquista i libri al 26-27% di sconto con pagamento a breve e solo al 17%(o meno) se di scolastica? Evidentemente le condizioni di fornitura che rendono questo possibile a Siti Internet, Catene ecc, non sono accordate ai librai indipendenti che non hanno modo di procurarsi la merce altrove che dalla distribuzione interamente controllata dall’ Oligopolio. Ecco spiegato come le librerie indipendenti chiudono mentre crescono le librerie di Catena controllate dall’ oligopolio.
La base della libera concorrenza è dare a tutti PARI OPPORTUNITA’: se per lo stesso prodotto, a prezzo imposto dall’ editore, al mio concorrente vengono concessi margini più che doppi dei miei (senza contare che nelle proprie catene, e in quelle che accettano scambi di merce, gli editori lavorano con margini stratosferici perché hanno i libri a costo industriale) è chiaro che vengo sbattuto arrogantemente fuori mercato se già ci sono, o che vengo strangolato rapidamente se sono un giovane che osa aprire una nuova libreria indipendente non affiliata alle Catene.
Il Gruppo Mondadori produce circa un terzo dei libri italiani ma ha anche la più grande e diffusa catena di librerie, il sito BOL.IT e innumerevoli altre attività in tutti i Media. Il Gruppo GIUNTI-MESSAGGERIE movimenta il 40% del mercato librario, è il più grande distributore, ha le catene: Giunti al Punto, Melbook, Ubik, joint venture con il Libraccio, ha Siti come IBS:IT e LIBRACCIO:IT ecc
Feltrinelli oltre ad avere la nota omonima catena di librerie ha anche il secondo distributore italiano:PDE.
Case editrici blasonatissime non sono più indipendenti ma fanno parte ormai dei citati Gruppi: Einaudi è di Mondadori, Adelphi di Rizzoli, Laterza partecipata da Giunti-Messaggerie….
Ormai la morsa oligopolistica è pressoché totale.
Penso che uno dei fondamenti del liberalismo in economia sia la LOTTA AI MONOPOLI, almeno questa era l’ opinione di Luigi Einaudi, e la LIBERTA’ DI CONCORRENZA E PARI OPPORTUNITA’ per tutti gli attori presenti e futuri del mercato.
E’ per questo che un gruppo di librai indipendenti si appresta a richiedere l’ intervento dell’ ANTITRUST e del Governo su questa situazione per ottenere:
LIBERALIZZAZIONE VERA DEL MERCATO DEL LIBRO
LIBERTA’ DI CONCORRENZA E PARI OPPORTUNITA’
NO AGLI OLIGOPOLI : SEPARAZIONE PROPRIETARIA TRA GRUPPI EDITORIALI, DISTRIBUTORI E CATENE DI LIBRERIE
OPPORTUNITA’ REALE PER I GIOVANI DI APRIRE LIBRERIE INDIPENDENTI IN UN MERCATO DI CONCORRENZA LEALE
ENTRIAMO IN EUROPA CON LE SUE LEGGI: PREZZI FISSI, PREZZI BASSI tutto l’ anno e non solo con campagne marketing fasulle.
La legge Levi è un fatto già superato dalla situazione reale: le librerie indipendenti stanno chiudendo a grappolo e l’ oligopolio si sta pappando tutto.
Cari amici di Chicago Blog,
Oscar Giannino che godi di grande stima e visibilità sui media,
ne va della libertà culturale e di impresa in questo paese: ci date una mano in questa battaglia antimonopolistica?
Paolo Deganutti
Libreria Luigi Einaudi – Trieste
libreria.einaudi@alice.it
Io sono d’accordo con Paolo Deganutti: il mercato librario in italia (all’estero non so) è un oligopolio, in cui poche realtà controllano tutta la filiera e fanno il cosiddetto bello e cattivo tempo. In linea di principio sulla separazione tra editori e distributori. Sulle catene invece no: perché mai se stampo libri non posso anche venderli come mi pare e piace? Io però forse sbaglio, vedo la questione da lettore “forte”, ma mi sembra che l’e-commerce e il libro elettronico chiudano la strada alla libreria, sia essa indipendente o di catena. Nel mio caso non ho più molto tempo per curiosare in libreria, così compro su ibs, su bol, sul sito che mi vende il titolo che vorrei leggere al prezzo più basso. Adesso poi che ho un ereader non c’è nemmeno più il costo del trasporto. Quel che voglio dire è che non vorrei fare il disfattista ma secondo me di spazio per giovani che vogliano fare i librai, oligopolio o no, non ce ne sarà più
Ringrazio tantissimo GIOVANNI per il suo intervento che mi consente di chiarire alcune questioni che finora erano rimaste solo tra addetti ai lavori.
Nessuno ha niente da dire se un editore vende i suoi libri anche al privato come vuole, gli editori Giuffrè ed Einaudi hanno da sempre delle reti di agenzie che vendono al pubblico SOLO I LIBRI DEL LORO EDITORE. Il problema nasce quando il gruppo editoriale OLIGOPOLISTA oltre a possedere distributori e grossisti controlla anche le Catene di librerie che VENDONO TUTTO e ormai rappresentano il 58% del mercato al dettaglio. Perché? Perché si crea un intreccio perverso di interessi che naturalmente porta ad agire da CARTELLO in cui ciascun gruppo oligopolista è insieme fornitore e cliente prioritario dell’ altro gruppo, con danno gravissimo alla concorrenza.
Esempio: Mondadori ( e marchi controllati Einaudi, Electa, Sperling, Frassinelli ecc) produce un terzo del mercato, la Feltrinelli tramite la sua catena controlla oltre il 20% delle vendite al dettaglio. Dunque la Feltrinelli sarà cliente prioritario e strategico di Mondadori. A sua volta Feltrinelli oltre alle proprie edizioni ( Feltrinelli, Apogeo, Kowalski…) possiede il distributore PDE che distribuisce 500 editori. Perciò Mondadori che controlla diverse catene ( Mondadori store, Mondadri Franchising, Edicolè, Gulliver ecc) sarà cliente prioritario e strategico di Feltrinelli.
Giunti-Messaggerie a sua volta oltre ad essere degli editori GIUNTI e GEMS ( Longanesi, Salani – quello di Harry Potter (!)-, Ponte alle Grazie, Laterza ecc) controlla il principale distributore italiano Messaggerie Libri ( 250 editori distribuiti) e Messaggerie Internazionali (importazione stampa e edizioni estere) e il principale Grossista Fastbook.ma anche le seguenti catene: Giunti al Punto, Melbookstore, Ubik, ha sinergie con Il Libraccio ma controlla anche il sito leader nella vendita di libri italiani IBS.IT. E’ evidente che Giunti-Messaggerie sarà insieme fornitore e cliente strategico per Mondadori e Feltrinelli. Se una catena avrà bisogno di una promozione specifica da un gruppo editoriale basterà fare una telefonata per ottenerla con le modalità più consone, che, di norma, sono opposte agli interessi dei librai indipendenti. Ma c’è di più se io, Giunti-Messaggerie ad es., fornisco 100 euro di libri alla Mondadori per le sue catene ed ho bisogno di 100 euro di libri di Mondadori per le mie catene, la regolazione periodica delle forniture sarà di fatto in COMPENSAZIONE MERCE indipendente dai formalismi commerciali.
Compensazione merce vuol dire COSTO INDUSTRIALE ovvero attualmente anche meno di 1/12 del prezzo di copertina fissato dal gruppo editoriale, ovvero con una marginalità iperbolica che contabilmente in punti specifici della filiera formerà PROFITTI ELEVATISSIMI che consentiranno di fare investimenti e sconti ( fittizi) al pubblico schiacciando i librai cui la stessa merce è fornita a più di 2/3 ( anziché un 1/decimo/dodicesimo) del prezzo di copertina.
E’ evidente che, con il controllo delle catene di librerie e dei distributori, essendo l’ uno miglior cliente e fornitore dell’ altro, gli interessi dei Grandi Gruppi coincidono. Il Libraio Indipendente da un po’ di anni invece non sa mai se si trova di fronte l’ editore, il distributore imparziale o, piuttosto l’ acerrimo concorrente sleale! Si tenga poi presente che attraverso l’ attività di distribuzione e grossista ma anche attraverso la fornitura del teleordering Arianna e degli indispensabili cataloghi elettronici Alice che sono distribuiti da Informazioni Editoriali ( del Gruppo Giunti Messaggerie) i gruppi hanno tutte le informazioni commerciali vitali della attività dei librai indipendenti e sono in grado di scegliere dove e come aprire le proprie librerie e di che assortimento dotarle per far fuori il libraio indipendente che sta di fronte. Per fare un esempio una qualsiasi libreria del Triveneto non ha alcun distributore di cui rivolgersi per avere i libri degli editori dei grandi gruppi che non sia controllato dall’ Oligopolio! Lo stesso succede in tutta Italia!
Chi volesse approfondire può consultare, anche se non aggiornato: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_stampa.php?intId=2910.
Insomma l’ unico modo per avere trasparenza è che le catene e i distributori vengano ceduti a operatori indipendenti. In tutto il mondo è così. Solo in Italia cè’ questo groviglio di interessi. Possibile che ci si scandalizzi solo per i monopoli televisivi?
In Inghilterra e USA le catene sono indipendenti. La principale catena inglese Waterstones è stata recentemente acquisita da un miliardario russo che però ha nominato direttore il miglior libraio indipendente inglese che propone un modello di servizio e accoglienza simile a quello delle sue librerie di nicchia: il mercato del libro di carta è ancora strategico nei paesi avanzati e comunque rappresenterà sempre una nicchia importante perché svolge funzioni antropologicamente necessarie. L’ automobile non ha eliminato la bicicletta…La TV non ha eliminato la Radio…
Se in Italia ci fosse la situazione che c’è in Germania nel mercato del libro un giovane laureato in lettere potrebbe pensare di aprire una libreria anche in un piccolo centro invece di andare a comperare la corda per impiccarsi. E’ chiaro che in Italia si legge di meno ma le Catene, gli allegati ai giornali, internet, gli sconti selvaggi e fasulli non hanno fatto aumentare la lettura (solo i profitti dell’ Oligopolio e la chiusura degli indipendenti). Una rete diffusa di librerie indipendenti potrebbe fare di più e meglio…
Guardate che la richiesta di aiuto, in particolare a Oscar Giannino, non era retorica e strumentale: ci aiutate, per favore, a far conoscere questa situazione?
Paolo Deganutti
Libreria Luigi Einaudi – Trieste
libreria.einaudi@alice.it
E’ vero che ci sono libri con rilegatura meno “elegante” che costano meno; ma mi domando: non volete incentivare la cultura (come si suol dire) facilitando in qualche modo che si incrementi la lettura di libri?….ma almeno non tarpate le ali a chi vuole vendere (i libri sono un mercato come un altro) e a chi vuole leggere!!
Non si capisce perchè a facilitare la vendita con prezzi più bassi non possano essere i grandi gruppi editoriali abbassando il prezzo di copertina che impongono, invece che i dettaglianti erodendo con lo sconto il già basso margine. Possibile che non venga un dubbio sull’ equità del prezzo di copertina se viene effettuata dagli editori dei grandi gruppi una campagna sconto del 25% il giorno stesso della pubblicazione e per le tre settimane successive (in cui si realizza la quasi totalità delle vendite)?!?! Lo scorso anno è successo con Murakami, Carofiglio, Paolini, Vargas ecc. e adesso sta per succedere di nuovo. E’ come quelli che aumentano i prezzi prima delle svendite! La differenza con gli altri mercati è che il PREZZO E’ IMPOSTO come per i giornali, vi è un OLIGOPOLIO e si tratta di un settore strategico e sensibile trattandosi di informazione e cultura….
Concordo su moltissime delle cose dette da chi, come me, lavora nel settore, e comprendo la logica di chi ragiona unicamente da consumatore.
Per chi da cliente è contrario ad una legge che regoli il settore libro, insisto sul dire che il prezzo del “prodotto industriale libro” nel nostro paese è gonfiato da chi, per poterlo vendere, usa la “leva dello sconto”! Prova ne è che, Newton Compton (e altri), con prezzi di copertina di euri 9,90 riesca a pubblicare oramai sistematicamente libri nuovi e che magari entrano pure in classifica! E insisto col dire che il liberalismo senza regole non funziona sopratutto in un paese come il nostro!
Paesi più civili del nostro come la Germania o la Francia hanno da anni regolamentato il settore ritenendo strategica la sopravvivenza di tutti i tipi di Librerie e non solo di chi offra gli sconti maggiori proprio perchè non di salami si parla ma di strumenti attraverso i quali si forma l’opinione, la cultura e la coscienza (anche politica) di una collettività!.
Aggiungo che nel nostro paese si sta assistendo (più in generale) alla spoliazione dei centri cittadini dai negozi di quartiere a favore dei centri commerciali e\o della vendita su internet.
Non credo che nessuno di noi voglia vivere nel suo futuro in un contesto dove, a parte che nei centri storici delle grandi città, si viva in quartieri dormitorio!
Io non vorrei vivere così ma, senza regole che garantiscano la sopravvivenza di chi è “piccolo & indipendente” il futuro che ci si prospetta sarà ineluttabilmente questo!
E’ un problema di carattere sociale più che strettamente commerciale.
Io, non so voi, vorrei avere, quando sarò vecchio, nel mo quartiere il panettiere, l’edicolante, il market, il bar, i negozi e, possibilmente, una libreria dove comprare l’ultimo romanzo e\o scambiare 4 chiacchiere!
Paolo Nisticò – Libraio in Catanzaro
Io ritengo che da liberali non dovremmo mai cadere nell’ideologia, ma affrontare le questioni nel merito (conoscere per deliberare). Sono molto grato a Paolo Deganutti per la pazienza e la passione che ha messo nello scrivere un semplice post. A volte questi forum sono sfogatoi, o servono solo per ribadire le proprie convinzioni. In questo caso invece trovo che mi abbia arricchito. La concentrazione nel settore editoriale è altissima, è chiaro che la filiera dovrebbe essere destrutturata per ottenere più concorrenza tra editori anche nel prezzo di copertina. Mi sembra però che non si eliminerebbe la necessità di cancellare la legge Levi: ottenuto un prezzo di copertina adeguato e un mercato più libero, perché togliere agli attori la possibilità di applicare sconti nella percentuale preferita? Mi sembra inoltre che la questione delle catene resterebbe comunque in piedi: sarebbero indipendenti, quindi in grado di farsi una concorrenza reale tra loro e di spuntare prezzi migliori ai distributori (anch’essi indipendenti), ma in ogni caso non vedo come una piccola libreria indipendente potrebbe sopravvivere (a parte casi di librerie di settori di nicchia). Io sono ahimè un laureato in Lettere (ormai da più di dieci anni), ho trovato un’altra strada e per fortuna direi che mi è andata abbastanza bene, non ho rinunciato del tutto alle mie passioni e il mio lavoro le riprende in parte, ma quando una vocina mi dice che sarebbe bello aprire una libreria vedo me stesso con un ereader in mano e la tristezza di certe librerie di oggi (hanno appena aperto una Feltrinelli a Verona, tra l’altro a 15 metri da una storica libreria indipendente, ed è deprimente almeno per me, ma anche la Fnac… sempre le stesse monate in vetrina, scusate il rigurgito elitista ma Faletti no, proprio no. E giuro che l’ho letto, purtroppo, ma me n’è bastato uno). Detto questo lancio un appello a Giannino: dai, fai una trasmissione su radio24 dedicata al tema libri, prezzi, distribuzione, scontistica.
E pensare che quella libreria Feltrinelli a Verona, citata da Giovanni, aperta a 15 metri da una storica libreria indipendente, è stata aperta da un fornitore (Feltrinelli) che tramite la PDE direttamente (e Arianna indirettamente) conosce tutte le più dettagliate e riservate informazioni sull’ attività commerciale e financo la giacenza dei libri della indipendente che vuole distruggere… altro che tutela della privacy! Grazie a tutti per l’ attenzione e per il civilissimo confronto che spero porti a una trasmissione.
pd
e come la mettiamo che da quando è in vigore la legge Levi il prezzo medio dei libri è diminuito? forse i signori “libreristi” non si sono accorti che il prezzo dei libri era gonfiato dall’eccessio utilizzo delle vendite promozionali?
@paolo deganutti
Con i costi crescenti e i margini che si riducono in contesto di crisi sono certo che la libreria storica indipendente a 15 mt dalla Feltrinelli citata da Giovanni durerà pochi mesi e tra qualche anno chiuderà anche la Feltrinelli.
Ecate fa purtroppo profezie all’ altezza del suo nome: ho telefonato al collega di Verona ed ho saputo che la storica libreria Grosso, Ghelfi & Barbato di cui si parla nei precedenti post chiuderà a brevissimo e che al suo posto vi sarà un negozio di altri articoli. Complimenti vivissimi all’ Oligopolio in generale e alla Feltrinelli in particolare per la brillante e, soprattutto, leale concorrenza commerciale ai danni di un proprio cliente indipendente. I lettori veronesi avranno modo di verificarne i vantaggi…
un mercato senza regole è il mercato del più forte e, in italia, del più furbo, di quello che ha maggiori “entrature”, ecc. ma non per questo il mercato migliore!
oggi tocca ai negozi di quartiere, domani ai centri commerciali, dopodomani alle professioni non ce n’è per nessuno!
nessun paese “civile” consente queste concentrazioni e questi abusi di posizione dominante a maggior ragione nel settore della cultura!
se proprio dovrò, toglierò i libri dal mio negozio e metterò borsette e scarpette e\o panini …
metterò un prezzo gonfiato, poi farò i saldi così saremo tutti più felici e tranquilli!
Per chi avesse interesse sono stati presentati i dati Nielsen commissionati dal Centro per il libro e la lettura: ecco tre articoli del 24/3:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/03/24/il-paese-dei-lettori-deboli.html
http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/447609/
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/l-italia-dei-libri-un-anno-le-stagioni240312.html
Un autentico disastro con un crollo drammatico. E’ la bolla provocata dall’ anomalo mercato distributivo italiano che è scoppiata, come ci si aspettava, nonostante le promozioni a novembre con le principali novità scontate del 25% il giorno stesso della pubblicazione. Tutti questi anni di superofferte non hanno creato un incremento dei lettori che anzi calano restando la lettura concentrata in una piccola fascia come in nessun altro paese al mondo: è il chiaro fallimento di un metodo commeciale inadatto al libro e alla lettura in Italia. Tra l’ altro la libreria indipendente è ormai solo il 25% del mercato ed è l’ unica a tenere relativamente agli altri canali (a riprova del suo ruolo fondamentale nonostante gli attacchi sleali e forsennati dei Grandi Gruppi); le Catene il 17%, la GdO il 17%, l’ edicola il 12%, internet meno del 9%, gli E-book solo l’ 1,3% ( ma almeno il 50% è piratato- cosa che si nota anche, nella misura del 63%, per i testi universitari fotocopiati abusivamente).
Dati da leggere e meditare.
@paolo deganutti
infatti, i dati smentiscono le affermazioni di chi asserisce che la riduzione del prezzo di un libro induca ad una maggiore lettura.
Comunque il problema non è solo italiano, oggi un articolo di come stanno affrontando la crisi in Francia :
http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_28/montefiori-strategie-francia-difendere-librerie_9d5242c6-78c4-11e1-9401-15564ff52752.shtml
Riunire tutti gli “indipendenti” del libro in un MOVIMENTO ANTIMONOPOLISTA trasversale, presentando subito esposti all’ Antitrust italiano ed europeo.
Cari colleghi e amici,
sto seguendo con attenzione il dibattito che fate circolare via internet. Penso che dopo questa deprimente “Festa del Libro” siamo arrivati ad un punto in cui è possibile e necessario muoversi rapidamente per obiettivi concreti e raggiungibili. La situazione è molto grave.
La “Festa del Libro” con il suo ennesimo abusato sconto, come prevedibile, è stata in generale un grosso “flop” per le Librerie Indipendenti, che tra l’ altro vi hanno aderito in piccolo numero, mentre ha fornito dei risultati, ma molto modesti, solo per le Catene e la GDO cui era in realtà rivolta e da cui era voluta. Sia l’ AIE che l’ ALI, che si è ridotta a fare la “foglia di fico” a questa iniziativa caratterizzata da molte discriminazioni nelle condizioni di fornitura agli indipendenti, hanno dimostrato una rilevante crisi di rappresentanza con defezioni importanti sia di piccoli e medi editori sia della gran parte dei librai indipendenti (dal sito ufficiale della Festa risulterebbero aderenti solo 180 librerie indipendenti di cui solo una settantina dell’ ALI, malgrado avesse inviato ripetute sollecitazioni, su 3.500 punti vendita di Catene e GDO coinvolti).
Contemporaneamente stiamo assistendo, innescato dalla crisi, ad un crollo senza precedenti del mercato del libro che evidenzia come stia rapidamente implodendo la “bolla” fatta di prezzi gonfiati apposta per accedere e poi essere scontati da Catene e GDO, di 60.000 novità di qualità sempre più bassa fatte uscire soprattutto per rimpiazzare le rese e non per soddisfare i lettori, di promozioni e sconti a raffica che riducono i margini dei librai indipendenti senza che aumentino i lettori (che anzi sono calati: nel 2011 ben 700.000 lettori in meno secondo l’ ISTAT!). E’ il fallimento della dominante e grossolana politica commerciale basata sugli sconti ma indifferente alla qualità in un mercato ormai ingessato e privato di una sana libera concorrenza da un Oligopolio collusivo di quattro Grandi Gruppi Editoriali che controllano tutta la filiera del libro dalla produzione alla distribuzione, fino al dettaglio: sia tramite Catene che via Internet. E che controllano anche altri importanti media: giornali, televisioni, cinema….
Il controllo e la pressione si spingono al punto da imporre per la “Festa del Libro” modalità di rimborso sconto sul venduto discriminatorie e limitate a chi è collegato e disponibile a dare i propri dati aziendali di vendita ad Arianna (di proprietà del colosso Giunti-Messaggerie) che ambisce così a diventare non solo il leader ma anche il fornitore unico di servizi informatici di data base e teleordering.
Studi che circolano negli ambienti editoriali prevedono la sparizione di metà delle Librerie Indipendenti entro due anni: strangolate dal colossale conflitto di interessi che le vede obbligate a rifornirsi dai distributori di quegli stessi Grandi Gruppi che hanno invece interesse a favorire le proprie Catene e Siti. Come ben sappiamo le Catene o la GDO godono di condizioni di fornitura e operative ben diverse e incomparabilmente migliori delle librerie indipendenti, per non parlare dei Siti.
Questa non è libera concorrenza ma abuso di posizione dominante. Quella dei Grandi Gruppi Editoriali che controllano tutta la filiera ed il mercato, anche con proprie catene di librerie e propri distributori, è una anomalia che esiste solo in Italia, ed esclusivamente nel settore del libro, e provoca una drammatica distorsione della concorrenza a discapito degli indipendenti e dei lettori, oltre a pregiudicare il pluralismo in un settore delicatissimo e strategico.
Per evitare che la crisi di mercato produca solo degenerazione in un settore strategico per lo sviluppo culturale e civile del Paese, e distrugga gli indipendenti, noi dovremmo puntare a una ristrutturazione ed autentica liberalizzazione del mercato del libro che abbia come sbocco il suo adeguamento agli standard europei e la necessaria parità di condizioni e opportunità per tutti gli attori del mercato presenti e futuri eliminando quanto prima le attuali pesanti discriminazioni a danno di librai ed editori indipendenti. Non è un percorso immediato ma va iniziato subito, prima che sia troppo tardi.
Propongo:
1) Invio, a breve, di un articolato esposto-denuncia all’ Antitrust Italiano ed Europeo che abbia come sbocco la separazione fra le funzioni di produzione, distribuzione e dettaglio così come avviene ovunque, tranne che nel mercato librario italiano: a tutela della libera concorrenza, del reale libero esercizio dell’ attività di libraio, del calo dei prezzi e del pluralismo.
2) Invio contemporaneo, a sostegno e nel corso di una settimana di mobilitazione, da parte di ogni singola libreria o editore di un esposto sintetico, arricchito di casi particolari e locali, tramite l’ apposito, comodo e gratuito, sito dell’ Antitrust. Sperando arrivino numerosi e così costringano l’ Antitrust a prendere seriamente in considerazione la questione e ad aprire un’ istruttoria.
3) Ampia spiegazione su stampa e media di quello che è veramente l’ Oligopolio del mercato del libro italiano e di come danneggia i lettori e sia un pericolo per il pluralismo.
4) Dal momento che in autunno la legge Levi sarà sottoposta a verifica, in un quadro di mercato pesantissimo e di diffuse chiusure di librerie e forse anche di editori indipendenti, la richiesta di essere presenti a quel tavolo per chiarire le vere motivazioni di questo disastroso stato di cose e:
a) denunciare i continui aggiramenti e forzature della Levi da parte di tutti i Grandi Gruppi. Contro le interpretazioni lassiste e fantasiose che abbiamo visto anche in questa “Festa del Libro”, purtroppo anche da parte di AIE ed ALI che dovrebbero invece esserne severe guardiane.
b) richiedere l’ applicazione rigida della medesima, che è legge dello Stato, in particolare dove impone “le medesime condizioni” (art.2 comma 3) per tutti in caso di promozioni. Richiedere inoltre la rimozione di formulazioni ambigue (le campagne non sarebbero reiterabili sulle stesse collane ma gli editori arrivano a frammentare i cataloghi fino al singolo libro) e dell’ assurdità che consente qualsiasi sconto per i libri pubblicati da venti mesi ovvero per gran parte del catalogo dell’ editoria italiana (i sei mesi dall’ ultimo acquisto non sono purtroppo in pratica controllabili dalle Autorità nella massa di contabilità) .
c) richiedere, in questa fase con il mercato ancora ingessato dagli Oligopoli, la riduzione dello sconto massimo al 10% almeno per Scolastica e Universitaria vista la differenza delle condizioni commerciali.
Quanto successo negli ultimi tempi, a mio parere, dimostra che le forme associative tradizionali del settore (ALI e AIE ecc.) non riescono a tutelare e rappresentare adeguatamente gli attori indipendenti della filiera del libro, al di là della buona volontà dei singoli, anche perché hanno al loro interno settori, e aderenti con ruoli importanti, che devono rispondere ai Grandi Gruppi, quando non ne fanno addirittura parte integrante. Come i partiti, stanno perdendo contatto con la realtà ed ospitano al proprio interno conflitti di interessi insanabili e confusione di ruoli.
Propongo che TUTTI GLI INDIPENDENTI del libro, siano essi librai, editori, distributori, autori, produttori di data base e software, lettori o quant’ altro, si raccolgano in un MOVIMENTO ANTIMONOPOLISTA del mercato editoriale, autorganizzato, libero e trasversale, con un coordinamento che affianchi alle tradizionali costose riunioni soprattutto le possibilità offerte da internet che, stiamo vedendo, sono efficaci ed economiche: basta avere alcuni solerti “hub”:dal ”Forum del Libro” ai “Mulini a Vento” , dalla “Libreria Romagnosi” ai “Presidi del Libro” ad altri ancora.
Potremmo dotarci di un “blog” per comunicare, produrre l’ esposto all’ Antitrust, coordinare le nostre iniziative, stimolare l’ adesione di più soggetti come editori, autori, giornalisti, e finalmente anche LETTORI…
Il più velocemente e concretamente possibile: un esposto all’ Antitrust che faccia aprire un istruttoria è più efficace di decine di proteste e convegni ed è un potente deterrente a pratiche commerciali sleali. Anche la tutela del rispetto sostanziale e rigoroso della legge Levi, opportunamente migliorata, nelle sedi appropriate e con la segnalazione delle trasgressioni alle autorità competenti è più efficace dei cortei che comunque come librai non faremo mai.
Ho letto un intervento di Stefano Mauri : http://www.illibraio.it/editoriali/internet_e_ebook_la_rivoluzione_e_solo_agli_inizi.php
“Patron” di un poderoso Grande Gruppo (GEMS/MESSAGGERIE che unito a GIUNTI ora controlla il 40% del mercato e che con IBS.IT- che si sta fondendo con la catena Melbookstore- è anche il leader della vendita online, ben di più della temuta Amazon) e sorprendentemente mi sono trovato d’ accordo! Afferma Mauri:”Spero solo che le autorità, in particolare l’ Antitrust, ci preservino da due minacce importanti: la formazione di eventuali posizioni dominanti nella distribuzione dell’ ebook, tali da pregiudicare la sopravvivenza degli editori e, naturalmente, la pirateria.” Giusto! Però queste pericolose “posizioni dominanti” nel mercato del libro tradizionale loro le hanno già raggiunte da tempo e insieme agli altri Gruppi stanno “pregiudicando la sopravvivenza” degli indipendenti anche aprendo librerie di catena ovunque (Ubikuamente!): il che dimostra che il libro di carta ha ancora un senso anche per loro. Quanto alla “pirateria” per i libri, l’ AIE si è purtroppo accordata per ottenere dalle copisterie un piccolo forfait per ogni macchina, il che ha fatto dilagare senza controllo la fotocopiatura abusiva di testi universitari: bravi!
Tocca adesso a noi rivolgerci all’ Antitrust e alle autorità competenti rivendicando il rispetto della legge e della libera concorrenza come avviene in ogni paese civile.
Chiudo proponendo degli slogans che potrebbero caratterizzare il nostro movimento antimonopolista nel mercato editoriale:
Liberalizzazione vera del mercato del libro.
Libertà di concorrenza e pari opportunità per tutti.
No ai Monopoli e Oligopoli: separazione tra Gruppi Editoriali, Distributori, Catene di Librerie e Siti online.
Opportunità reale per i giovani di aprire librerie indipendenti ovunque in un mercato di concorrenza leale.
Entriamo in Europa con le sue regole: prezzi fissi, prezzi bassi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate tutti, librai, editori e indipendenti in genere.
Cordialmente
Paolo Deganutti
Libreria Luigi Einaudi – Trieste