Abolire i regolatori – di David Potter
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera, inviata da David Potter (già Chairman e CEO di Guinness Mahon &Co Ltd) a Financial World.
E’ il momento di ripensare completamente la regolazione.
Non c’è dubbio che negli ultimi venticinque anni le attività di regolazione siano cresciute sostanzialmente nel Regno Unito e in tutti gli altri maggiori centri finanziari.
La prima domanda è: a cosa è servito? Provate a chiedere a un regolatore la lista dei suoi successi. La lista sarà breve e poco eccitante: qualche trader multato, qualche sanzione a banche o compagnie d’assicurazione per errori amministrativi di relativamente poca importanza, eccetera.
La regolazione è stata del tutto incapace di individuare in anticipo o prevenire problemi che vanno da Robert Maxwell alle crisi del debito in America Latina, Russia e Sudest asiatico, dal collasso di Barings a quello di LTCM, fino allo schema di Ponzi di Madoff e la recente crisi del credito. L’elenco potrebbe proseguire a lungo.
Il problema fondamentale è che l’obiettivo regolatorio del “tentare di evitare che qualcosa vada storta” è un sogno impossibile destinato al fallimento.
Quindi dovremmo guardare dall’altro lato del cannocchiale e partire dal fondo col concetto di zero regolazione: sì, zero. Abolire tutte le agenzie regolatorie e i costi a esse associati e vedere che succede.
Nell’epoca vittoriana, quando l’unica forma di regolazione era il concetto del “caveat emptor”, ci furono occasionalmente dei fallimenti bancari e degli schemi fraudolenti, ma nessuno di essi fu tanto pericoloso quanto la nostra recente esperienza.
Il più grande cambiamento da allora è il massiccio aumento della trasparenza (e il potenziale di averne ancora di più). Analisti, azionisti e giornalisti sono molto meglio informati e che siano loro a porre domande scomode o che scovino un farabutto, è assai più probabile di quanto sembrino aver fatto la maggior parte dei regolatori.
Mi chiedo se una maggiore trasparenza non sarebbe un modo migliore di dare al pubblico e alle istituzioni le informazioni su cui basare le loro decisioni e determinare le forze e le debolezze relative delle istituzioni finanziarie. Tutte le informazioni necessarie esistono e vengono fornite, per esempio, ai consigli delle banche (e agli stessi regolatori). Non sarebbe una buona idea metterle a disposizione di una platea più ampia? Chissà se i plotoni di banchieri in pensione non avrebbero saputo vedere i limiti del processo del credito o delle strutture di finanziamento.
Mi pare che il sistema bancario-finanziario anglosassone sia così (onni)potente da poter abbondantemente influire sui cosiddetti “regolatori” al punto di avere mano sostanzialmente libera esattamente come se i suddetti “regolatori” o controllori non ci fossero affatto o fossero singolarmente indistinti dai controllati.
I risultati di questa onnipotenza si vedono in questi mesi in giro per il mondo sotto forma di milioni di famiglie ridotte all’indigenza in seguito alla crescente disoccupazione indotta. Nonchè sotto forma dei soldi delle vittime ( i cittadini contribuenti danneggiati ) utilizzati alla grande per salvare i carnefici.
Non noto reali e concreti segnali di ravvedimento. Anzi …
Quello che precede è un classico esempio di pregiudizio partigiano, fondato su idee correnti ma non per questo corrette. Di fronte ad un rilievo puntuale, sull’inefficienza della regolazione, si accusa chi lo propone di non essersi ravveduto … ignorando bellamente un’abbondante letteratura accademica – anche di sinistra – sugli effetti perversi della regolazione.
Piuttosto, ci si dovrebbe domandare fino a che punto la politica possa avere causato l’inefficacia delle agenzie di regolazione, pretendendo di raggiungere indirettamente obiettivi particolari.
L’inefficienza di regolatori e controllori è così macroscopica che pare voluta; posto che si riesca a distinguere tra regolati e regolatori. Ed è testimoniata dagli effetti devastanti della crisi finanziaria che sono sotto gli occhi di tutti. Più che un pregiudizio una banale constatazione dei fatti quindi. Gli ultramercatisti finanziari che negli ultimi quindici anni hanno sparato a zero su tutto ciò che era regola, etica, pubblico, sociale, solidale e financo umano si sono poi fatti salvare proprio con i soldi pubblici facendo pagare il conto al popolino sottoforma di indigenza. Restando naturalmente saldi ai loro posti: controllati o controllori che fossero. Non ci vede una “lieve” contraddizione? Cos’è hanno scherzato per quindici anni? Al più mi sembra stiano ponendo all’opera il vecchio Gattopardo: quello che cambiava tutto per non cambiare nulla. Lei vede segni concreti di ravvedimento o piuttosto di restaurazione?
Poi per essere efficienti i regolatori dovrebbero essere ben distanti e ben distinti dai regolati e viceversa cosa che viste le comunanze non mi pare avvenga.
Concordo pienamente in quello che ha scritto, ma il problema di fondo e non è un problema di poco conto è che i dati sia riportati e pubblicati, cosa questa che spesso non viene fatta se non da sparuti coraggiosi blogger che però non scalfiscono l’inossidabilità del potere bancario e delle alleanze politiche.
Si tratta quindi di una filosofia, o meglio di un’educazione morale che in Italia manca ormai da decenni e che purtroppo non si insegna più nemmeno alle elementari.
Il caso “Madoff” di per è un evento talmente evidente che anche un cieco avrebbe avuto la capacità di vederlo, ma esistono altri aspetti, per esempio quello sul programma sottratto da Sergey Aleynikov della Goldman Sachs, programma a dire della stessa GS, dal valore incalcolabile (Graham Bowley, «Ex-Worker Said to Steal Goldman Code», New York Times, 6 luglio 2009) in cui si prefigura la più grande truffa del secolo, altro che Madoff!!
Non citiamo poi il caso della medsima GS che in odore di un miglioramento climatico è già in gara per la gestione della Carbon-Tax, non a caso ha piazzato un suo (ex) dipendente, di nome Gary Gensler, alla presidenza della Commodity Futures Trading Commissione (CFTC), di sorveglianza che dovrebbe sorvegliare il futuro mercato dei titoli-inquinamento.
Ma ce ne sono altri…e i nostri giornali, ma anche altri che fanno?
Infatti il caso Madoff paradossalmente è il meno proccupante. Si trattava della classica e più volte truffa locale estesa a livello globale (chi di globalizzazione ferisce … ) ed è stato riconosciuto come reato perfino dalle lasche normative in vigore. La cosa invece ben più grave è che le operazioni che hanno indotto allo sfacelo economico e sociale mondiale siano tuttora considerate normali e lecite per di più lasciate in mano alle stesse persone che le hanno usate come sappiamo. Inoltre chi ha causato il disastro ha ora la certezza assoluta che mai, nè ora nè in futuro, verrà mai chiamato a rispondere dei propri atti e che qualsiasi potranno essere le conseguenze di tali comportamenti gli Stati con i soldi dei cittadini interverranno a coprire e salvare (anche le poltrone).