4
Set
2009

A Right to Schooling, But Not to Education

Per anni James Tooley ci ha spiegato come in India la presenza di una vasta rete di scuole autenticamente private e sostenute dalle famiglie, spesso accessibili pagando rette modeste, abbia dato un contributo rilevante allo sviluppo del sistema educativo in quella società. (Queste tesi vengono esposte da Tooley anche nel capitolo di un volume antologico prossimamente pubblicato da IBL Libri, La città volontaria.)

Come illustra però un ricercatore del Cato Institute, Swaminathan S. Anklesaria Aiyar, in un articolo intitolato A Right to Schooling, But Not to Education apparso sul South China Morning Post, tutto questo potrebbe finire. Una nuova legge ha virato in direzione statalista l’intero sistema scolastico indiano, obbligando tra l’altro gli istituti privati a riservare un quarto dei posti disponibili a bambini poveri e provenienti dalle caste inferiori.

Il socialismo fa danni ovunque, e più o meno utilizzando le stesse ricette, ma quando questo avviene entro realtà che includono un gran numero di poveri e dove quindi c’è ancor più bisogno di libertà, responsabilità e concorrenza, le conseguenze sono destinate ad essere catastrofiche.

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3 Responses

  1. manT

    Sottoscrivo le parole “Il socialismo fa danni ovunque”. Personalmente, penso, perchè non si rende conto della complessità dell’animo umano e non riesce proprio a cogliere le diversità…oltre che dà da sempre poca fiducia all’uomo (c’è lo stato-paparino che ci pensa! ). India ha cresciuto un esercito degli ingegneri coi fiocchi (da invidia!) e non certo grazie alle scuole statali…

  2. E’ la stessa direzione presa da Barack Obama. Oltre alal sanità, si dovrebbe prestare attenzione alle proposte di “riforma” della scuola: irreggimentazione e resa incondizionata ai sindacati degli insegnanti, sino a distruggere le charter school private, difese anche dai leader delle minoranze.

  3. Per fortuna pero’ in India non hanno le scuole clericali come noi in Italia: le scuole private al 90% in mano a preti, mentre le scuole pubbliche impongono obbligatoriamente il catechismo in classe come “ora di religione facoltativa” (che pero’, se non sostenuta, da’ meno crediti allo studente).

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