A Natale sono tutti più buoni?
Di recente ho scritto due post sulla politica economica. Nel primo citavo alcune affermazioni di Paul Krugman, che oggi fa il verginello, ma che sette anni fa difendeva proprio le politiche disastrose che ci hanno portato dove stiamo ora. Nel secondo facevo invece notare come strumenti concettuali che si possono studiare in qualsiasi corso di microeconomia di base possono spiegare cosa sta succedendo nei mercati finanziari e quale sia stato il ruolo (negativo) dei governi in questo disastro. Nei commenti parlavo anche dell’irrilevanza delle teorie newclassiche (chissà se si parlerà di “Monsurrò critique” per questo tipo di irrilevanza), che dicono “tanto quelle cose non hanno effetto”. Mi sono però reso conto che avevo tralasciato di parlare male di qualcuno: dei monetaristi. E’ giunta l’ora di spiegare quindi perché quando sento qualcuno dire che il problema è che “M non aumenta abbastanza” (in altre versioni del monetarismo: “MV non aumenta abbastanza”) mi viene voglia di sbattere la testa sul tavolo.
Mi ero imbattuto già l’anno scorso in un articolo di Milton Friedman sul Giappone, che nel 1997 diceva che la politica monetaria della Bank of Japan era restrittiva, nonostante i tassi nulli, perché gli aggregati monetari, secondo lui indicatori più affidabili per valutare la politica economica, erano in declino. Friedman (insieme ad Anna Schwartz) espresse idee simili nel 1963 nella “Monetary history of the United States” riguardo la Grande Depressione. In un lungo commento ad un articolo di Peter Boettke (il cui titolo, “La macroeconomia fa male al cervello”, è geniale), avevo espresso pochi giorni fa una serie di critiche a questa idea, e all’idea strettamente imparentata, e professata da altri monetaristi come Scott Sumner, che per uscire dalla crisi occorre tenere costante o accrescere a tassi costanti il prodotto nominale, detto anche M*V.
Qual è il problema? Che influenzare qualsiasi aggregato che non sia M0, la base monetaria, richiede due cose: una base monetaria e un moltiplicatore monetario. Siccome il moltiplicatore monetario è un indicatore di rischio del sistema bancario (al pari della leva finanziaria e di altre cosucce che si sono accumulate a ritmi crescenti nell’ultima decade), è normale che durante un boom creato dal moral hazard si abbia una crescita eccessiva di questo indicatore: di conseguenza, qualsiasi ritorno alla normalità richiede una riduzione del moltiplicatore a livelli di “equilibrio” (che ovviamente nessuno può conoscere). Non rimane che influenzare la base monetaria, quindi, se si vuole tenere costante Mx (x>0), ma questo è già stato fatto a dismisura, visto che la Fed ha raddoppiato il suo bilancio riempiendolo di rifiuti tossici (e poi si parla della Campania…), e non ha sortito alcun effetto. Ma, se anche ciò fosse stato efficace, aumentare la base monetaria significa nuovamente salvare le banche dalle conseguenze delle proprie azioni inondandole di liquidità: questo peggiorerebbe la causa della crisi, anziché risolverla.
Il collasso del moltiplicatore non è la causa della crisi, ma il suo effetto, e i costi della recessione non dipendono dall’insufficienza di moneta ma dalla necessità di purgare l’economia da due decenni di eccessi strutturali: processo lungo, doloroso, ma necessario.
Per rispondere ai commenti del primo post: sì, Krugman ha ragione a criticare Friedman. Ma mentre dal punto di vista della politica economica, Krugman è moralmente e intellettualmente responsabile dell’attuale crisi con le sue fandonie speculative, non si può dire certo lo stesso di Friedman: una politica monetaria basata su regole non avrebbe probabilmente mai permesso l’accumularsi di distorsioni globali così enormi.
Anche perchè Friedman ha sempre affermato che ad un’iniezione di moneta deve seguire una restrizione della stessa per evitare situazioni ingestibili (dal libro “Free to choose”), cosa mi pare non avvenuta.
Piuttosto scusa l’ignoranza: M cosa indica di preciso visot che M0 indica la base monetaria (che immagino sia la quantità di quattrini in giro)?
Per M0 intendo la moneta ad alto potenziale, cioè circolante e riserve bancarie. Per M1 si intende M0 + i depositi a vista delle banche commerciali. Per Mx (x=2,3,ZM) si intende un po’ di tutto: a seconda dei casi, piccoli depositi vincolati, fondi di mercato monetario, strumenti finanziari assortiti, grandi depositi vincolati).
La moneta non esiste: esistono gli strumenti di pagamento, di cui la moneta è quello “finale”, ma che finché ci si fida degli altri strumenti può anche non venire mai usato (in teoria) o comunque usato poco.
Normalmente si considera moneta solo M1, ma dare definizioni operazionali e quantitative dei concetti economici è una fissazione che non condivido: non c’è alcun legame necessario 1:1 tra aggregati e stato interno dell’economia.
In effetti manca proprio il V che moltiplichi l’M.
Politicamente si adoperano a parole senza avere un’area d’azione, mentre il sistema bancario per assolvere gli impegni già assunti latita nell’erogare moneta, a meno che non la debba intermediare e dunque guadagnare sulle commissioni.
Bisogna capire sino a che punto questo precario equilibrio possa reggere ancora senza aree d’azione che possano creare business, in primo luogo per gli attori principali e secondariamente per la società civile.
Una situazione che porta al collasso finanziario e civile.