A cosa serve la scuola in presenza?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Giancarlo Degli Esposti
Mi ha colpito l’ultima frase dello scritto di Suor Anna Monia Alfieri, “i nostri studenti con i loro insegnanti possono tornare ad incontrarsi e riprendere così il loro percorso formativo”. Non sono certo che il solo fatto di frequentare le aule scolastiche possa essere di per sé considerato come il seguire un percorso formativo. Rari sono i casi in cui un allievo incontra un “maestro” all’interno degli edifici scolastici. Un allievo incontra per lo più persone che conoscono una materia, la espongono al meglio delle loro capacità e tutto finisce con il suono della campanella che indica il termine della lezione. Se poi il suono della campanella coincide con il termine delle lezioni, esso indica anche la fine della permanenza nell’edificio e l’inizio della seconda parte della giornata. Quella vera, quella in cui non si è più allievi ma protagonisti, più o meno attivi, della propria crescita. Accade così che la giornata si divida in una parte dedicata ai doveri, agli “obblighi” ed una seconda dedicata se non ai piaceri, alle cose che interessano davvero.
Cosa c’entra tutto questo con la DAD che abbiamo conosciuto? La DAD è stato un espediente inventato in un momento di crisi per poter continuare a svolgere un programma ministeriale di studi seguito da un resto della giornata trascorsa nel chiuso della propria abitazione, senza poter uscire di casa. In questo tempo di isolamento, le alternative oscillavano fra il rinchiudersi in sé stessi, l’annichilirsi nei videogiochi e l’essere sempre presenti sulle piattaforme social.
Cosa è la DAD adesso? Non si va a scuola. Si è rinchiusi in casa, pena, mi si permetta di estremizzare il concetto, la pubblica fustigazione? No. Si può andare in giro, ci si può incontrare, si possono formare gruppi di studio e seguire insieme le lezioni, si può fare tutto quello che si farebbe se la DAD non ci fosse, senza andare a scuola. Dove sta dunque il problema?
Manca il contatto diretto, vis a vis, fra studenti e docenti, e questo sarebbe grave se invece di docenti ci fossero “maestri”, ma temo che di quella razza ce ne siano stati pochi nel corso dei secoli e ce ne siano pochi anche oggi. La maggior parte sono dispensatori di conoscenza, non dispensatori di vita, conoscitori di una materia, non elargitori di sapienza.
Proviamo a fare un gioco a solo titolo di esempio. Scegliamo i migliori 100, o meglio i migliori 1000 docenti distribuiti fra tutte le discipline insegnate nei tre gradi scolastici e facciamo loro preparare al meglio le lezioni secondo i suggerimenti di esperti nell’utilizzo dei mezzi informatici. Tutti gli allievi usufruirebbero dei migliori docenti, che spiegherebbero nel migliore dei modi, con i migliori strumenti e metodi didattici che la tecnologia mette a disposizione.
Cosa cambierebbe rispetto alla scuola in presenza? Gli allievi non potrebbero più porre domande dirette e così confrontarsi col docente.
Qualsiasi sito internet che abbia un poco di rispetto per i propri clienti mette a disposizione un angolo per le FAQ e per i contatti. Non credo che possa essere lì il problema. Oltre al fatto che durante la lezione in diretta si potrebbe interrompere il docente per chiedere chiarimenti. Non solo, la lezione registrata potrebbe essere vista e rivista più volte.
Gli allievi non si incontrerebbero più fra di loro. Domanda: negli intervalli di 10-15 minuti? È quello il livello di scambio umano che verrebbe a mancare?
Un argomento contro la DAD molto valido è espresso dalla convinzione che la DAD favorirebbe i figli di famiglie agiate o tecnologicamente e culturalmente più aggiornate o che vivono in zone con maggiori servizi informatici. È un argomento molto valido, forse quello più forte tra quelli presentati. Sia dal punto di vista umano sia sociale è una stupidaggine ostacolare la crescita e la maturazione, la salita sulla scala sociale di qualsiasi giovane. mi chiedo però cosa facciano coloro che usano questo argomento per cancellarlo dalla lista degli argomenti a sfavore, visto che è nel potere delle istituzioni decidere di investire quanto necessario per eliminare il divario tecnologico ed infrastrutturale. Non ho sentito nulla al riguardo, ma forse sono sordo.
Dove si prendono le risorse? In Italia ci sono poco meno di 730.000 insegnanti che hanno uno stipendio medio lordo (media delle medie) di poco meno di 24.000 euro. Ovvero, l’onere per i soli stipendi, al netto di altri oneri per lo stato, è di 17.520 milioni di euro. Se prendiamo i mille di prima e li paghiamo il triplo, l’onere per stipendi si riduce a 72 milioni di euro. Qualche riserva per eliminare il divario tecnologico c’è.
In conclusione: a cosa serve la scuola in presenza. A mantenere 729.000 insegnanti di ogni ordine e grado, e la DAD, semmai dovesse funzionare, evidenzierebbe, metterebbe sotto gli occhi di tutti, questa verità. La scuola non serve per risalire la scala sociale, serve a concedere uno stipendio a centinaia di migliaia di persone, con buona pace di tutti ragazzi che si sono sentiti dire dai propri genitori “studia, così non dovrai fare la vita che faccio io”.