A 5 anni dalla grande crisi figlia dei regolatori pubblici, i luoghi comuni imperano
Viene da sorridere, all’idea che il candidato numero uno di Barack Obama a succedere a Ben Bernanke alla guida della Fed, tra poche settimane, sia Larry Summers. È uno dei segni più evidenti che si è di fatto imparato poco, dalla terribile crisi covata sui mercati dal 2007, ed esplosa sui mercati con il default Lehman esattamente 5 anni fa. Chi qui scrive da sempre sostiene che quella crisi fu dovuta non al cosiddetto “mercato che si autoregola”, come vorrebbe l’instancabile vulgata keyenesian-statalista, ma al contrario a errori dei regolatori, politici come di settore, a cominciare dalla FED di Greenspan e la sua Greenspan put. Ebbene fa sorridere l’ipotesi di Summers ora alla FED, perché è di Larry Summers, allora segretario al Tesoro di Clinton, la firma sotto il Financial Services Modernization Act del 1999 e il Commodity Futures Modernization Act del 2000, i due provvedimenti che spalancarono le porte alla verticalizzazione di una altissima leva finanziaria, ad asset illiquidi coperti a lungo termine da raccolta a breve e con opacità contabile, ai fondamenti cioè della più grave e grande crisi finanziaria di tutti i tempi.
Chi scrive difende il mercato, ma il mercato è e vive di buone regole. Quando il regolatore pubblico emana cattive regole, e il banchiere centrale – Greenspan, allora – tiene i tassi troppo bassi per anni dopo l’esplosione della bolla Internet nel 2001, ecco che le cattive regole provocano bolle, le bolle esplodono, gli asset bancari diventano senza prezzo riconosciuto e trattabile dal mercato, e le banche entrano in una crisi di fiducia a spirale che ne fa andare alle stelle il costo di funding.
Eppure, dopo centinaia di libri e decine di migliaia di pagine di indagini – a cominciare da quella del Congresso americano – il bilancio dopo 5 anni è molto amaro. Non è vero che si è capito. Non è vero che si è rimediato. Esaminiamo alcuni brevi, schematici punti.
Primo: una nuova governance globale della finanza. Questa fu la parola d’ordine, dopo la caduta del commercio mondiale che in due trimestri del 2009 arrivò al 50% in valore e volumi. Condividiamo ed estendiamo nuove regole, per abbassare la leva finanziaria e rendere più congruo il capitale bancario rispetto agli asset, e facciamolo non nel G7 ma nel G20, insieme a Cina, Brasile, India e Paesi emergenti. Queste, le parole di Obama. Chiacchiere. L’America ha approvato nel 2010 per i fatti suoi una riforma bancaria – la Dodd-Frank – che rinvia all’orizzonte del 2020 le sue timide novità. Dopo 3 anni solo il 38% dei provvedimenti attuativi è stato emanato. Europa e America restano con princìpi contabili diversi, regole sul capitale obbligatorio di vigilanza diverse, e direttive completamente diverse su chi e cosa se come salvare, tra gli intermediari finanziari “troppo grandi per fallire”.
Secondo: banche più “umane”. Si è rivelato uno slogan per fare titoli a effetto. Le sei maggiori banche USA hanno oggi il 28% di combined asset in più del 2007. I derivati restano contabilizzati negli Usa solo al netto delle perdite quando realizzate, non per valore nozionale nella valutazione complessiva degli asset pesati per il rischio. Il risultato è che i derivati OTC oggi superano secondo alcuni i 600 trilioni di dollari – un trilione significa mille miliardi – e secondo altri i 700. Più del 2008. Lo shadow banking, il sistema del credito in capo a intermediari non bancari, oggi compra pacchi di asset illiquidi dalle banche e vale a propria volta tra i 60 e i 70 trilioni di dollari. È raddoppiato, dal 2008.
Terzo: l’Europa farà da sé. Balle. Neanche nell’Ue e nell’euroarea, siamo riusciti a scrivere regole comune sui copiosi salvataggi bancari e industriali. I 500 miliardi di euro, è questo l’ordine di grandezza delle ricapitalizzaioni per le sole 16 maggiori istituzioni bancarie “salvate” dai diversi governi europei coi soldi dei contribuenti – sono stati attribuiti a livello nazionale con criteri e limiti completamente diversi. La Germania continua a non volere il nostro naso negli attivi maleodoranti di molte delle sue banche pubbliche regionali. La BCE trema, nel disaccordo degli Stati, al vedersi ora attribuire una vigilanza che, quando dovesse decidere default e come contenerne effetti, si troverebbe i governi nazionali contro. Tanto per dare una cifra, regolarmente smentita da banchieri e autorità nazionali, a fine luglio l’OCSE valutava che le 200 maggiori banche europee avessero ancora bisogno di 400 miliardi di euro di più capitale, per raggiungere il rapporto del 5% tra capitale e asset detenuti.
Quarto: tutti ci daremo una mano. Macché. Dei 14 trilioni di dollari di aggravio del debito in 5 anni nei paesi del G7 (debito complessivo, sommando quello pubblico e privato siamo ormai a un debito che vale il 440% del Pil del G7) , 5.8 trilioni sono effetto degli interventi di salvataggio e garanzia operati dalle banche centrali. Ma l’America e la FED vale da sola metà di questa cifra, mentre con 870 miliardi di dollari di maggior debito Usa in termini di spesa pubblica varata da Obama nei 2 anni post crisi – un 5% di Gdp annuo di spesa in deficit che avrebbe proiettato la crescita del debito pubblico decennale del più 50% senza il sequester automatico in corso– l’America ha fatto apparire come un nano qualunque altro Paese dalla finanza pubblica allegra. Epure non è una contraddizione, che da inizio 2011 la crisi abbia messo alle corde il rischio sovrano dei Paesi eurodeboli tra cui l’Italia. Finché il dollaro è il tallone monetario mondiale, com’è ovvio Washington può fare nel suo interesse quel che vuole – o quasi – delle altrui debolezze.
Fermiamoci qui, si potrebbe continuare all’infinito. Fannie e Freddie, i due colossi pubblici americani del mutui “facili” esplosi, sono ancora vivi e vegeti grazie ai soldi dei contribuenti. Con la differenza che valgono il 90% del mercato dei mutui Usa, rispetto al 60% di 5 anni fa. Quando scoppia, la finanza fa vittime asimmetriche, colpisce i deboli e salva i forti ben relazionati. Le grandi banche USA avevano speso 3,8 miliardi di dollari nella politica USA, nel decennio pre-crisi. Ma almeno lo sappiamo, gli USA in questo sono più trasparenti di noi europei e italiani. Anche da noi i forti relazionati si salvano e i deboli periscono. In Italia le grandi banche salvano Zaleski, il raider che per conto di Intesa per anni ha fatto incetta di pacchetti azionari con linee di credito illimitate, ma che oggi in Tassara ha un NAV di un terzo scarso rispetto alle esposizioni miliardarie con le grandi banche italiane. Eppure, a lui le banche rinnovano i prestiti e non escutono i pegni, mentre negano credito a famiglie e imprese e al contempo si riempiono la pancia di titoli pubblici.
Ma chi ha pagato, infine, per la crisi più grave della storia? Anche qui, la demagogia imperante grida una cosa e ne fa un’altra. Dopo il fallimento di Lehman e il salvataggio obbligato di decine di grandi banche europee e americane., la politica inneggiò alla necessità di grandi purghe. I numeri dicono il contrario. Dopo la grande crisi sistemica delle casse di risparmio americane, nei primi anni Novanta, vennero a diverso titolo – civile, amministrativo, penale – perseguiti ai diversi livelli oltre 18 mila amministratori di banche e manager finanziari, e oltre 2mila professionisti della finanza vennero sanzionati dai regolatori pubblici finanziari e dai tribunali federali, statali e di contea A 5 anni dalla crisi Lehman, la SEC ha finora perseguito solo 198 manager bancari e della finanza. Ma a beccarsi anni e decenni di prigione sono i Bernie Madoff, gli outsider della grande finanza organizzatori di banali catene di sant’Antonio. I fat cats. i banchieri dagli opimi bonus multipli sino a mille o duemila volte il salario medio e mediano dei loro dipendenti, sono stati appena scalfiti.
Se infine volete un consiglio e intendete approfondire fuori dai luoghi comuni, comprate su Amazon Bad History, Worse Policy: How a False Narrative About the Financial Crisis Led to the Dodd-Frank Act di Peter Wallison, un ricercatore dell’American Enterprise Institute che fin dal 2004, invano, tentò di mettere in guardia dal disastro che sarebbe avvenuto per gli errori dei regolatori che si credevano onniscienti, e che smentisce con penna acuminata i luoghi comuni con i quali la politica ci dice che abbiamo riparato ai danni.
Caro Oscar, ti stimo, e condivido con te, inoltre, molte delle teorie liberali e di mercato sia in campo filosofico sia poi nelle conseguenti applicazioni economiche. Ho sempre creduto che essere liberale significa essere, in primis, uno scettico: e dubitare, dubitare, dubitare. Dubitare anche di se stessi.
In questa tua disamina, invece, vedo una difesa del libero mercato e del liberismo degna di un estremista accecato dall’ideologia.
Perché si può essere talebani anche nell’anti-talebanismo. Non so se mi sono spiegato, ma questa estrema difesa della fede nel libero mercato pare una ridicolissima arrampicata sugli specchi. Ammettiamolo.
Addirittura si arriva a dire che è colpa dello Stato e della politica il fatto che non ci fossero regole serie.
E’ il ribaltamento della realtà. Questo è troppo. E’ nascondere la verità.
Perché non occorre essere premi (s)Nobel all’Economia per capire che quella mancata regolamentazione era voluta, spinta, richiesta e utilissima proprio al libero mercato e alle “sue leggi”, ai suoi istinti, alle sue pulsioni.
Chiudo questo post dicendo che vorrei vedere più coraggio da ambo le parti.
Abbiamo conosciuto i problemi di una massicia presenza dello Stato.
Ora conosciamo anche i mali di una massiccia assenza dello Stato.
Occorre inventare una forma economica nuova, nuove regole, uscire una volta per tutte dal ‘900.
Ma non vedo le intelligenze capaci di rinnovare e inventare una nuova visione economica né in Italia né negli U.S.A: dove, lasciatemelo dire, lo studio dell’economia è diventato ormai più illiberale e fasullo che in Russia sotto il regime Sovietico.
Grazie per l’ascolto.
Con stima,
Mattia Valloni
Ottimo articolo. Bisogna però precisare che i sostenitori “dell’instancabile vulgata Keynesiana-statalista” sostengono anche una cosa difficilmente contestabile. Affermano che il “Mercato” (quello reale, in cui operano persone in carne ed ossa) è questo (con tutte le opacità, cattura dei regolatori, conflitti di interesse, potenti oligopoli, ecc così magistralmente descritti da Giannino). I modelli teorici dell’economia neoclassica -dove opera la “mano invisibile” di Adam Smith o la “catallaxis” di Hayek- sono giusto solo questo: modelli teorici (e ideologici). Nello specifico credo il 99% dei cittadini/lavoratori/risparmiatori nel mondo (keynesiani, laburisti o liberisti che siano) condividono la necessità di una forte azione di ri-regolazione dei mercati finanziari. Sono tutti dalla stessa parte.
Massiccia assenza dello Stato ? You must be joking. 😀
Per fortuna Larry Summers ha ritirato la propria candidatura. Non so se si tratta di un nobile gesto di fronte alle perplessità dell’opinione pubblica e del Senato (4 senatori democratici avevano già fatto sapere la loro indisponibilità a votarlo, cosa che ne avrebbe impedito l’elezione visto il fronte compatto repubblicano) oppure se sia il classico “vai avanti tu che a me scappa di ridere” … Infatti il prossimo Governatore della FED avrà un compito difficilissimo da svolgere, limitato entro i limiti strettissimi come:
– la necessità di togliere la “droga” della liquidità cercando un difficile compromesso fra rapidità e necessità di operare in modo progressivo;
– le pressioni delle lobby finanziarie;
– le previsioni di crescita modesta dell’economia statunitense e mondiale.
Peraltro, nel corso del mandato del futuro Governatore della FED potrebbero emergere situazioni di grave crisi esterne agli USA, con significative ripercussioni tanto sull’economia reale che finanziaria. A queste crisi sarebbe assai arduo rispondere stampando nuova moneta senza rischiare il tracollo.
P.S.
Anche l’Italia, nonostante sia ormai diventata una nazione marginale nel panorama economico mondiale, rappresenta un fonte di possibile crisi per via dell’instabilità politica e delle tendenze “suicide” che rischiano di innescare la deflagrazione della bomba atomica del suo debito pubblico.
Non credo che essere liberale significhi avvallare le porcherie della finanza; significa bensì avere meno Stato nelle cose di tutti i giorni e soprattutto non uno Stato etico che ci tratti tutti come bambini incoscienti. La Finanza non è stata né liberale né liberista ma soltanto selvaggia come il Far West di due secoli fa, dove tutti facevano quel che gli pareva e vigeva la legge della sopraffazione.
La vicenda Lehman Brothers segna la fine definitiva del ciclo economico-politico neoliberista. Rassegnatevi
Caro Oscar,
le tue argomentazioni sono così distanti dalla favola bella dello stato “buono” e dei finanzieri “cattivi” che gli italiani amano farsi raccontare ogni sera prima di addormentarsi che la loro incredulità non mi stupisce.
Per gli amanti del genere complottistico, questo è un intrigante articolo: http://www.vice.com/en_uk/read/larry-summers-and-the-secret-end-game-memo interessante non tanto per la sua autenticità (non sono sicuro che il “memo” esista davvero) quanto per la sua veridicità (“memo” o non “memo” i soggetti hanno effettivamente agito come raccontato nell’articolo); ma diamo uno sguardo più da vicino ai “personaggi e interpreti”:
Gli americani:
http://en.wikipedia.org/wiki/Lawrence_Summers “He served as the 71st United States Secretary of the Treasury from 1999 to 2001 under President Bill Clinton. He was Director of the White House United States National Economic Council for President Barack Obama from January 2009 until November 2010”
http://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Rubin “He served as the 70th United States Secretary of the Treasury during both the first and second Clinton administrations.”
http://en.wikipedia.org/wiki/Timothy_Geithner “who served as the 75th United States Secretary of the Treasury, under President Barack Obama, from 2009 to 2013”
E gli Europei:
http://en.wikipedia.org/wiki/Pascal_Lamy “He has been a member of the French Socialist Party since 1969”
http://en.wikipedia.org/wiki/Gerhard_Schr%C3%B6der “was Chancellor of Germany from 1998 to 2005”
http://en.wikipedia.org/wiki/Tony_Blair “who served as the Prime Minister of the United Kingdom from 1997 to 2007”
http://en.wikipedia.org/wiki/Romano_Prodi “He served as the Prime Minister of Italy, from 17 May 1996 to 21 October 1998 and from 17 May 2006 to 8 May 2008.”
http://en.wikipedia.org/wiki/D%27Alema ” He was the 53rd Prime Minister from 1998 to 2000, and later he was Deputy Prime Minister and Minister of Foreign Affairs from 2006 to 2008″
http://en.wikipedia.org/wiki/Lionel_Jospin “who served as Prime Minister of France from 1997 to 2002.”
http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/30/Clinton_Blair_contano_Prodi_per_co_0_98063012830.shtml e questo te lo ricordi?
a parte il fatto che Greenspan ce l’ha messo il Repubblicano Reagan.. cmq la banca centrale dà alle banche d’affari private (che piazzano i loro uomini dentro il tesoro) la liquidità x far salire le borse e la fiducia artificiale (ed il Pmi.. e l’effetto ricchezza) che mantiene in vita un sistema in ipersovra saturazione.. d’altro lato le banche commerciali (in Usa mezze private e mezze pubbliche.. ricordi i fallimenti PRE-Lehman) danno mutui facili che poi diventano subprime.. se ne hai voglia vai a vedere il grafico del tasso di utilizzazione degli impianti in Usa scende inesorabilmente da 50 anni tra onde varie.. ben prima della delocalizzazione che lo ha solo accelerato.. e poi vatti pure a vedere il grafico di ore lavorate a testa negli ultimi 50 anni che pure quello scende sempre in parallelo inesorabile…ora i debiti pubblici + privati occidentali erano sopra il 1929.. anche Friedman (a cui intitoli sto sito) ammise pure che fu un errore non stampare allora.. ed è per questo che il Repubblicano Bernanke (e la prox Yellen sarà ancor più accomodante) con a capo il Laburista Obhama non han ripetuto lo stesso errore.. annacqueranno ancora x alcuni anni.. ci saranno ancora grossi scossoni (così potrete dire che avevate ragione voi Austriaci di Chicago che pure siete portatori di teorie molto diverse in fatto di moneta).. anche la Gran Bretagna ed il Giappone (con debiti impagabili pure loro) hanno convertito i debiti ormai impagabili in moneta.. si lo so anch’io che fra un pò di anni partirà inflazione globale.. ma non c’era alternativa… o meglio.. l’alternativa era il fallimento dell’occidente come il 1929… è una cura omeopatica che cura i debiti convertendoli in moneta.. quello che ti sfugge è la sovrasaturazione di tutti i sistemi capitalistici (più o meno privati.. più o meno pubblici).. ciò che ti sfugge è che ormai in occidente abbiamo quasi tutti quasi tutto.. il capitalismo è un prodotto ormai maturo.. un tempo le innovazioni di prodotto e la domanda insatura compensavano le espulsioni della innovazione di processo.. non avete capito che è finita un’era.. ormai non è più così….
PS: se la Germania concentirà a Draghi / GS di Stampare ancora quando serve bene… altrimenti faranno partire il panico così lìautorizzazione saranno costretti a darla ex post (ed ahimè forse con il contentino ai virili teutonici di una bella patrimoniale straordinaria che so che a te piace tanto)..
SpeculaThor
per Vincenzo Fiorentini..
lo stato è massicciamente presente (liberisti) od massicciamente assente (sinistra) ?
risposta : sono vere ENTRAMBE le cose ….
sul fronte Interno Nazionale gli Stati sono Massicciamente Presenti in Europa/Jappone/Cina ed ora anche Usa (in quest’ultimo caso x evitar un new 1929 vedi mio commento sopra sulla moneta)… è questa la Massiccia Presenza che la gente vede chiaramente nella vita di tutti i gg…
sul Fronte Esterno della Globalizzazione Internazionale fatta di Multinazionali (qui si parlava di quelle finanziarie.. ma lo stesso vale x es. x le energetiche, le farmaceutiche, quelle delle armi e naturalmente quelle della hight tech) invece gli Stati sono Massicciamente Assenti xrchè la Globalizzazione è più forte dei Singoli Stati… ed infatti alcuni parlano di potenziare le Aggregazioni Sovrannazionali Statali (sorry poco Politiche e molto Burocratiche xrchè la Democrazia non può incidere lassù) x riuscire a Regolare la Lobby delle Multinazionali.. personalmente credo che vinceranno queste ultime.. personalmente credo che questo secolo è l’inizio di un processo di sgretolazione del potere effettivo degli stati nazionali (e delle democrazie più o meno clientelari) e l’inizio di un nuovo potere : quello del Danaro (e della Tecnologia) in mano a Lobby Oligopolistiche Internazional.. il paragone con la Compagnia delle Indie che fanno i Liberisti d’antat è fuffa in scala 1/1000 rispetto al processo appena iniziato..