La triste realtà della sferzata
Sul fronte economico la notizia positiva di ieri è che la produzione industriale italiana nel 2010 è salita del 5,5%, dopo il crollo del 2009. Ma è inutile illudersi. Di questo passo, per molti comparti dell’economia nazionale per tornare ai livelli precrisi bisogna aspettare un periodo che va dal 2013, per i settori più agganciati alla ripresa del commercio mondiale rispetto alle specializzazioni italiane, come le macchine e l’automazione industriale, al 2015 e oltre, per i settori più appesantiti dal persistente ritardo della domanda interna. E’ questo, il quadro realistico dell’economia italiana. Un quadro di persistente fragilità rispetto al nostro diretto concorrente che dovrebbe costituire il nostro costante punto di paragone e riferimento, la Germania che è prima potenza industriale ed esportatrice d’Europa, con l’Italia a seguirla in seconda posizione. E’ un quadro di fragilità confermato in pieno anche dall’ultima rilevazione della Fondazione Nordest, che solo poche settimane fa tra oltre 250 imprese venete rilevava come i saldi d’opinione positivi nel primo trimestre 2011 quanto a produzione, ordini export e utilizzo degli impianti restavano arretrati, rispetto a quelli rilevati a giugno 2010. Proprio laddove si concentra in Italia la maggior densità di piccole e medie imprese industriali esportatrici, in Veneto dove il prodotto industriale procapite supera quello della media nazionale tedesca, si legge meglio che altrove in Italia la vera emergenza che andrebbe posta in cima a tutti gli altri temi dell’agenda politica. Solo mettendo mano a interventi rapidi e immediatamente operativi, si può infatti pensare di dare una mano alla componente dell’economia nazionale che è responsabile del 70% della crescita a breve dell’intero nostro paese, visto che è questo il peso attuale sulla crescita del Pil delle esportazioni manifatturiere. E invece? E’ questa forse davvero, la priorità della politica? Sappiamo tutti quale sia l’amara risposta. La risposta è no. L’agenda di governo italiana da metà dell’anno scorso si è prima progressivamente incartata per la secessione di un pezzo di centrodestra dalla maggioranza. Poi è arrivata in questi ultimi mesi la paralisi piena, per effetto delle nuove indagini della procura di Milano sulle notti di Arcore. Ora, con ogni probabilità da quel che si vede, siamo ormai prossimi a un’esplosione di tensioni senza precedenti. Perché Berlusconi non ci pensa nemmeno a farsi da parte sotto i colpi di quella che considera pura diffamazione sediziosa. La magistratura non arretrerà di un millimetro neanch’essa. Tra poco il premier si troverà esposto alla riapertura e all’avio di ben cinque processi, senza più scudi. E nel frattempo la maggioranza non controlla più alcune decisive commissioni alla Camera, senza le quali può resistere anche bene ai voti di fiducia sin qui susseguitisi, ma di fatto non può legiferare. E’ in questo quadro oggettivo, che è difficile se non impossibile nutrire ottimismo sulla famosa “sferzata all’economia” che Berlusconi aveva preannunciato dieci giorni fa sul Corriere della sera. I media e le imprese non hanno potuto che esprimere un giudizio impietoso, sul Consiglio dei ministri che ha annunciato la revisione di tre articoli della Costituzione per porvi la libertà d’impresa e il merito nella Pubblica amministrazione, e non ha potuto andare oltre un disegno di legge di riorganizzazione e semplificazione delle oltre 100 diverse misure d’incentivo all’impresa a livello nazionale, che a loro volta coesistono con circa 1400 norme regionali. Una misura meritoria – la delega parlamentare al governo risaliva a 20 mesi fa – ma che avrà effetto dal 2012, e che per il momento non vede alcun ripristino ai fondi venuti meno.
Tremonti, con la sua plateale visita al Sud accompagnato da Bonanni e Angeletti, ha reso visibile a tutti quel che esplicitamente non può che negare: e cioè la titolarità non solo di un potere di veto a più spesa in deficit – veto sacrosanto, ma che ha significato anche puro conservatorismo di ciò che è sbagliato, cioè impossibilità di tagliare spesa laddove servirebbe e molto, per riallocarla in minor misura laddovecomunque servirebbe e molto – ma anche ormai di una vera e propria distinzione chiara se non alternativa secca, rispetto a ciò a cui assistiamo. La sua, è unì’altra agenda. La riforma fiscale da tutti attesa, per alleviare tasse a imposta e lavoro dipendente, nella sua intenzione è stata sempre riferita a non prima di fine 2012, quando sarà chiaro quale formula prenderà il nuovo patto europeo antidebito che i tedeschi chiedono a tutti di sottoscrivere nei prossimi mesi.
In tutto questo, una via da battere comunque ci sarebbe. Quella di adottare con straordinaria emergenza una batteria di semplificazioni a costo zero, semplificazioni procedurali e amministrative relative all’apertura dei cantieri, ai vincoli ambientali e di sicurezza, all’individuazione dei siti infrastrutturali, all’adozione di una clausola di supremazia che manca nel nostro Titolo V, e impedisce allo Stato l’ultima parola su grandi impianti energetici, stradali, autostradali, portuali, ferroviari e di telecomunicazione. E’ ciò che ci si attende dal disegno di legge Calderoli-Brunetta, che ancora ieri i due ministri hanno promesso presto in via di delibera ai prossimi Consigli dei ministri. In effetti, se ben congegnate – cioè a prova di impugnativa delle Autonomie e della magistratura ordinaria e amministrativa, come scommettere sull’impriobabile nell’Italia sdi oggi – tali norme potrebbero benissimo valere un punto in più di crescita del Pil. Questa non è propaganda, almeno non dal mio punto di vista. Mi deriva dall stima degli effetti di ciò che ho letto nella bozza di quel ddl. Non conosco0 invece nel dettaglio il ddl sulla concorrenza che è in ritardo di otto mesi, cioè dalla dipartuita di Scajola, e che il Cdm ha deciso di accorpare al ddl Calderoli. Possiamo auspicare che contenga liberalizzazioni su tariffe minime professionali e via continuando, ma ne dubito viste le posiziooni sostenute per esempio sulla vergognosa controriforma della professione forense. Di sicuro c’è in arrivo una norma che modifica e rilancia la legge R0nchi e dovrebbe impedire i demagogicie e mistificatori referendum sull’acqua, che paventano una privatizzazione che non c’è e sono contrari invece alle gare di evidenza pubblica per l’affidamento del servizio che portano efficienza e trasparenza. Se la norma sarà varata e approvata, sarà positivo
Del ddl semplificazione, perchè avesse effetti concreti, ne occorrerebbe un’approvazione come l’ho letto e non depurato. E un’approvazione rapida. Esattamente ciò che nel Parlamento attuale non pare proprio alla portata della maggioranza. E’ questo il quadro realistico, che spiega perché la fiducia nel futuro degli imprenditori (non solo veneti) è meno ottimistica di qualche mese fa. Ci si può tirare su le maniche e far da soli contro i danni dell’alluvione, e sostenere il presidente Zaia che ieri ha ribadito che i 300 milioni di primi aiuti sono venuti dal governo presto e sono già distribuiti, ma sono meno di un terzo rispetto al miliardo di danni alle imprese venete. Si può far ricorso alla tradizionale caparbietà e serietà di chi è abituato a contare innazitutto su di sé. Ma la politica nazionale non è oggi in grado, di offrire fiducia aggiuntiva. Per come si stanno mettendo le cose, andrà sin troppo bene se non sfocerà in una crisi istituzionale muro contro muro davvero senza precedenti, nella storia italiana. Roba che persino il terremoto del 1994 potrebbe sembrare una perturbazione leggera in confronto.
Fini ha lasciato la maggioranza parlando di liberalizzazioni e di programmi non concretizzati. Deve però ancora dimostrare di aver parlato sul serio e non a vanvera.
Se Berlusconi volesse fare le liberalizzazioni, avrebbe una strategia win win: proporre le liberalizzazioni e farle votare in Parlamento. Se FLI vota contro, dimostra di non volere le liberalizzazioni e perderà quel poco di credibilità che ha; se FLI vota a favore, le riforme passano e il governo farà il miracolo.
Purtroppo ciò non accadrà mai, perché si preferisce avere un capro espiatorio per dire agli elettori che le riforme non sono state fatte non per mancanza di volontà, ma di voti. Eppure, non sono mai state neanche proposte.
Spero però che riforme di facciata che siano un minimo utili al Paese verranno fatte, se non altro come window-dressing e per avere qualcosa di cui parlare alle elezioni.
Non credo che stiamo aprlando di risolvere dei problemi, stiamo sempre filosofeggiando, dagli entusiasmi estivi per una ripresa travolgente, ad eccellenze che sono nella realta’ nella media tedesca. Ogni stormir di fronda ci fa scorgere un dettaglio all’orizzonte ed abbiamo speso tre anni a trattare uniformemente per incompetenza economica e tecnica gli zombie che avrebbero dovuto morire in pochi mesi come alcuni gioiellini meritevoli di cure amorose. Per entrambi rispettando i lavoratori sovente eccellenti a far progredire il gioiello come a mantenere in vita un malato terminale con sacrifici che molti non immaginano, facendoli progredire professionalmente o riconvertendoli.
Abbiamo dilapidato invece 20 punti di pil (soldi degli italiani che han visto crescere tasse dirette e indirette per tanta incompetenza) con una cassa sfrenata a vantaggio di chi ha fatto l’imbianchino in nero e dell'”imprenditore” che ha utilizzato manodopera in nero e comunque senza una lira di investimento tenta di ripartire con tutta la manodopera disponibile.
Su questo pensiamo di dare la scossa, se non avessimo fatto carne di porco anche del turismo, forse la scossa la daremmo alle pizzerie e ai Bed and Breakfast per farli chiudere dopo qualche mese dai NAS!
se il governo non è riuscito a fare quello che aveva detto in questi due anni è solo per la assurda vicenda di Fini e del Fli, che rappresentano un vero vulnus alla democrazia e alla vita politica e sociale del paese. inoltre, le continue inchieste-fuffa dei magistrati contro il premier, le sue aziende e le persone a lui legate, con incredibili violazioni delle leggi e delle procedure giudiziare, non aiutano certo a creare il clima ideale affinchè in Parlamento si votino le leggi necessario. Ad ogni modo, io credo che l’imprenditoria italiana, soprattutto quella di grandi dimensioni e che vive delle commesse pubbliche e degli aiuti di Stato, dovrebbe impegnarsi maggiormente sul fronte della produzione e della commercializzazione, invece di cavarsela sempre e solo con gli ammortizzatori sociali e con le dismissioni di rami d’azienda. Servono investimenti! E per questo la recente strategia Fiat mirata a fare l’auto in Italia e a investire 20 miliarid (!) di euro nei prossimi anni negli stabilimenti nazionali è un segnale chiaro e di controtendenza! Sono certo che anche le Pmi stanno facendo la stessa cosa, dopo aver rinnovato e reingegnierizzato i propri processi e prodotti, pronti per aggredire meglio i mercati internazionali. E infatti i risultati non sono mancati. Mentre la grande industria ha solo avanzato pretese e… licenziato migliaia di lavoratori. In relatà, più che di una sferzata, l’Italia avrebbe bisogno di un vero capitalismo nazionale e di nuovi manager e capitani d’azienda, capaci di interpretare le tendenze del mercato globale e di fare le scelte che esso impone. Eppoi, ci vorrebbe più coraggio in tutti, anche nell’affrontare sfide nuove e sconosciute. Altrimenti, siamo tutti bravi a parlare e ad accusare gli altri…
Non mi pare proprio. I governi B. hanno avuto 18 anni, spezzettati, per impostare riforme liberalizzatrici. La triste verità è che le uniche parvenze di liberalizzazioni le ha fatte la sinistra. Aumenti di tasse ve ne sono in continuazione, solo che vengono fatti passare come pagamenti di servizi (prima a carico della fiscalità generale). Ultimi esempi i contributi per ANAS sui raccordi autostradali e per il cinema sui biglietti venduti.
Dove è una riforma della giustizia che accorci i tempi? p.es. che
– valuti l’emolumento dei giudici in funzione della durata dei processi (possiamo ben sopportare gli scioperi dei magistrati, tanto molto peggio di così non si può andare)
– abolisca tutti i gradi di giudizio oltre il primo per risarcimenti di basso valore (civili) o pene brevi (penali)
– determini la possibilità di pagare l’avvocato in percentuale sul risarcimento e non in base a tariffe predeterminate, ecc.
Sferzata all’economia?
– Stabilisca una zona franca per 10 anni all’Aquila, con successivo aumento graduale dell’imposizione fiscale, per tutte le nuove e vecchie imprese con almeno 16 addetti
– replichi il modello in ogni regione, uno all’anno iniziando dalle zone più depresse.
– Penalizzi la pubblica amministrazione (ed emolumenti dei dirigenti) quando gli accertamenti fiscali risultino sbagliati: perchè in caso di contenzioso un probo cittadino deve perdere tempo e danaro a giustificarsi senza essere perlomeno rimborsato del disturbo? Qual è la logica nel dover pagare i ricorsi contro lo stato quando poi si ottiene ragione?
Dove stanno le mosse dei governi B. nell’affrontare, non dico tutte, ma almeno una di queste tematiche?
Non che dall’altra parte siano meglio, ma almeno non dicono di essere liberali…
Credo fortemente che B. abbia dimostrato che anche, con una maggioranza solida alle spalle, di essere incapace a portare avanti quello che da buon “piazzista” vende agli italiani da qualche campagna elettorale a sta parte.
Quello che continuo a chiedermi è perchè in Italia per attuare qualsiasi cambiamento o almeno, per tentare un qualsiasi cambiamento i tempi necessari sono di portata biblica. Nessuno ha il coraggio di imporre una riduzione della spesa pubblica, di snellire lo stato e di creare le condizioni affinchè si possa sviluppare un tessuto economico diverso o migliore dalle Pmi, ma anche arrivare a praticare la “concorrenza fiscale” a favore di imprese estere o autoctone nascenti.
Lo scorso CdM è stata l’ennesima presa per i fondelli per chi si aspettava ( e almeno sperava) in un colpo di coda Liberale, ma così non è stato. Credo che questa volta B abbia deluso veramente le aspettative e le speranze dei VERI liberali.
Ci toccheranno oscuri anni di immobilismo di statalista oppure no? chissà…
Caro Giannino percepisco nel suo articolo una vena di melanconico pessimismo e ce n’e’ ben donde visto che tra lenzuolate da un lato e frustate dall’altro e’ sempre il bue che deve sforzarsi di tirare l’aratro in un terreno sempre piu’ arido, impervio ove non si scorge nemmeno in lontananza buona terra bensi’ roccie sulle quali ci sconquasseremo.
Sono addivenuto alla conclusione che solo da una iniziativa dal basso, da referendum o leggi di iniziativa popolare o quant’altro di simile possa venire una speranza di rinascimento culturale ed econoimico del paese.
Perche’ Ella con i suoi colleghi, collaboratoti ed amici, che ne avete le possibilita’, non vi fate promotori di una inziativa di incontro/studio/decisione tipo quella organizzata da Giuliano Ferrara per tirare fuori i liberisti dal mondo virtuale e ristretto dei blog e farli esprimere nel mondo reale come avvenne un tempo con la marcia dei quarantamila?
Qualche ulteriore idea e’ reperibile e commentabile nel video-messaggio
“Lo Stato cane ed uccello guata famelico i vostri beni” in internet e in
“Se Gesu’ fosse Tremonti…” sul blog:www.segesufossetremonti.blogspot.com
Grazie
Alcune osservazioni:
1-Le riforme che noi liberisti auspichiamo questa maggioranza non è che non può/non è in grado/non ha i numeri….ma semplicemente NON VUOLE farle perchè non è nel suo interesse! Se l’economia va male sono le aziende venete a perderci, gli imprenditori e i dipendenti! non certo Berlusconi! Il suo unico interesse è salvarsi dai processi, mettere fuori mercato i suoi concorrenti e rubare dalle casse pubbliche! Come ci si può aspettare che uno del genere possa portare avanti un’agenda liberale, ammesso che sappia cosa significa!?? E’ come chiedere ad Epifani o Tronchetti Provera di fare il liberale! Una follia! E’ incredibile come un giornalista competente come Lei ancora non riesca a capirlo e dia ancora una qualche credibilità a gente come Tremonti o supporti le loro scuse patetiche!
2-La crisi istituzionale ovviamente è un male e su questo siamo daccordissimo! Ma perchè invece di fermarsi a 1 non arriva a 2??? Se crisi si sarà la responsabilità è tutta di Berlusconi che tiene il paese sotto i suoi piedi in spregio di ogni regola e di ogni etica… in molti paesi, uno cosi per molto meno sarebbe condannato a morte (in Cina è prevista per la corruzione)… qui persino i giornalisti come Lei fanno fatica a criticarlo nonostante i disastri che sta lasciando! Se la crisi ci porterà via Berlisconi una volta per tutte è assolutamente benvenuta: sul breve sarà dannosa ma i benefici a lungo termine per il sistema economico e non solo sono immensi! Se si è arrivati a questo è perchè in troppi e per troppo tempo hanno chiuso gli occhi e lasciato correre, come sta facendo Lei ancora adesso.
andare a votare..parlare di riforme..siete patetici e ridicoli..come se cambiasse qualcosa..io auspico una rivolta in stile Egitto ho 2 lauree e ho uno stipendio dignitoso ma sarei pronto domattina a tirare una picconata al bancomat di casa mia o a tirar giu la sbarra dell’autostrada come hanno fatto a salonicco..siete dei miserabili,del resto cosa vuoi pretendere in un paese dove nonostante la piu grande crisi di sempre e milioni di persone senza lavoro LUIS VITTON ha fatto un +72%..pazzesco
@Matteo
Hi Matteo, La arruolo nel Tea Party. Cerchiamo patrioti per ghigliottinare crani in RAI ed in parlamento…metaforicamente parlando.
Dilettissimo Giannino,
questa “sferzata” o “scossa” equivale ad imbottirsi di tonnellate di pillole blu come premessa per fare sesso con gli angeli.
Rischi di fare il game over …e di fare sesso ….. nel regno dei cieli…
Più trivialmente mi assomiglia al classico “biscotto” di riminiscenza calcistica…..roba da Biscardi…da “BAR SPORT”. Compresa la menata della modifica costituzionale del art.41.
As Usual reverenti saluti.
martino
@anton
Scusi, ma cosa vuol sperare da un Governo che ha diviso gli Italiani in “comunisti” e berlusconiani? (partito dell’odio e dell’invidia vs. partito dell’amore) Già questo sarebbe da 118. 🙂
Questi il liberalismo non sanno neppure cosa sia, a cominciare dal rispetto per chi non la pensa come loro, in primis il Cavaliere, che non ha una cultura liberale, ma da oligarca russo post-sovietico. Un Putin, se potesse, in salsa meneghina. E, ultimo ma non ultimo, un incapace totale, come politico e come leader.