Spesa e tasse: tetto in Costituzione, alla tedesca
L’Europa continua a interrogarsi sul doppio binario che la Germania ha di fatto imposto sin dall’inizio della crisi a ogni tentativo continentale di affrontarne le conseguenze con strumenti comuni. Forse è venuto il momento, ai fini dell’exit strategy innanzitutto del nostro Paese e dunque delle sue scelte politiche più di fondo, di affrontare il nodo delineandolo con chiarezza. Quando dico con chiarezza, significa evitando accuratamente ogni atteggiamento retorico: sia esso ispirato alla retorica federalista-europea, sia alla retorica istituzionalista-europea, sia a quella antieuropeista per fede e professione. Lo dico perché, nella mia esperienza, trovo che la maggior parte dei richiami dell’Europa sui media italiani continui ad essere viziata da questo errore di fondo. Si parla di un’Europa che si vuole o si teme, comunque sempre di una diversa da quella che c’è davvero, e prescindendo da come davvero funziona e concretamente può realisticamente cambiare, non seguendo impossibili balzi in avanti. Veniamo invece al punto.La Germania nel secondo trimestre 2010 è cresciuto del 3,4% sull’anno precedente e se invece proiettiamo sul futuro il suo dato, saremmo al tasso monstre dell’8,8%: non sarà così ovviamente, ma è altrettanto evidente che la crescita tedesca (e quella britannica) dividono di fato l’Europa in due, c’è chi sta nel girone A , da cui la Francia in frenata rischia di uscire, e chi sta nel girone B cioè cresce intorno al,l’1%. C’è poi il girone C, dei Paesi come Grecia e Spagna spinti in recessione dalla stretta necessaria per evitare la crisi del loro debito pubblico. Sappiamo quali sono i due motori essenziali della crescita tedesca. Il primo è un’elevata produttività, innestata sei sette anni fa con un cambio di passo complessivo di prestazione di lavoro, turni e retribuzioni nei grandi gruppi manifatturieri di Deutschland AG, da Volkswagen a Siemens, alla testa oggi dell’export industriale nei nuovi mercati emergenti a cominciare dalla Cina. Il secondo è un impegno rigoroso sulla finanza pubblica, senza alcuna facile concessione al deficit facile. Sono due scelte su cui converge il più delle classi dirigenti germaniche, a prescindere dalla perdita di consenso e popolarità del governo Merkel, che ha perso la maggioranza al Bundesrat alle elezioni di maggio in Renania Nord Westfalia, senza che nessuno a Berlino abbia mai pensato neanche per un secondo a crisi di governo ed elezioni anticipate. Tuttavia, quel che ci si ostina a non capire è da quali pecondizioni siano dipese queste due scelte di fondo. Si imputa alla Germania di non capire che un modello di crescita basato sul suo export manifatturiero extra europeo si rivelerà insostenibile, perché i due terzi del commercio Ue sono intraeuropei e dunque da parte di Berlino si rivelerà un clamoroso boomerang, non agevolare i Paesi continentali a minor crescita sostenendo la domanda interna germanica. Ammesso e non concesso, come diceva Totò. Il punto di fondo è che prima di criticare i tedeschi, bisogna capirli. Fatto è che i tedeschi i limiti se li sono posti nella loro Costituzione, a differenza di noi italiani che li abbiamo sempre aspettati dall’Europa. Di qui a quattro anni il pareggio di bilancio sarà obbligato costituzionalmente, in Germania, e il massimo di deficit pubblico consentito sarà pari a poco più di un punto percentuale di Pil. Il secondo limite costituzionale, posto anni fa da una fondamentale sentenza interpretativa della Corte di Karlsruhe che è l’equivalente della nostra Corte costituzionale, è che in Germania c’è un limite anche alla pressione fiscale, un vero e proprio tetto d’intangibilità da parte dell’ordinamento nei confronti di persone e famiglie. Per effetto di questi due limiti, in Germania spesa pubblica e pressione fiscale sono scesi di 6 punti di Pil negli anni precedenti alla crisi. Ed è su questi due pilastri costituzionali, che la Corte di Karlsruhe ha fondato la sentenza interpretativa del nuovo Trattato europeo, per la quale nessun meccanismo automatico europeo verrà accettato dalla Germania, senza passare prima per un voto del Parlamento tedesco. Prima di accusare i tedeschi, forse sarebbe il caso di porsi un problema rispetto alle vere scelte che hanno fatto: no quella di essere “più cattivi verso di noi”, ma “più severi verso loro stessi”. Poiché non è l’Europa, in grado di dare vincoli esterni al Paese più virtuoso, ci hanno pensato loro stessi a farlo. Allora delle due l’una. Si può credere che, in un’Europa nella quale i mercati cominciano a vedere mese dopo mese malgrado il salvataggio greco due gironi di crescita e di premio al rischio dei titoli pubblici e forse anche a due gironi dell’euro, all’Italia convenga concertare coi Paesi deboli “contro” la Germania, spingendola con politiche fiscali e retributive a consumare e importare di più. Oppure, si può pensare che, come secondo Paese manifatturiero ed esportatore dopo i tedeschi, noi dobbiamo seguire il loro esempio. E allora poche chiacchiere, ci vogliono politici che dichiarino ai propri elettori che occorre un doppio limite in Costituzione: alle pretese fiscali, e al deficit pubblico. Vedere per credere.
L’indicazione dei limiti fiscali e di deficit deve essere chiara e non interpretabile a piacere.
Altrimenti non servirà.Mi sembra esista già in Costituzione un riferimento a questi temi nell’articolo 81.
Quale sia stata finora la sua applicazione è un mistero,visto l’allegra espansione del debito.
La costituzione italiana, alla fine spunta sempre fuori , giustamente. Per l’Italia non vedo nessuna speranza, nè per cambiamenti costituzionali, nè per miglioramenti dei politici e della politica , nè infine per l’economia.
L’indicazione di OG è sacrosanta e residuale, nel senso di ultima restante; c’è poi il problemino di individuare i politici in grado di condividerla e concretizzarla.
Vaste programme, come dice OG
Finalmente Oscar! In diversi miei commenti precedenti relativi a temi affini a questo ho insistito sulla necessita’ di mettere al centro del dibattito la Costituzione e la riflessione fondamentale secondo la quale essa non e’ un totem intoccabile ma ha bisogno di essere riconsiderata. D’altronde tutti gli scritti più autorevoli di filosofia del diritto e di diritto costituzionale ( compresi quelli del prof. Zagrebelky per esempio) concordano che non esiste un patto fondativo buono per tutte le epoche storiche. Certo si dira’ che la Costituzione Americana resiste da più di due secoli; ma a parte la considerazione sugli emendanti che sono serviti ad attualizzarla, c’è da dire che più una costituzione e’ liberale minore e’ la necessita’ di modificarla. E’ arrivato il momento di concretizzare a livello costituzionale il grado massimo di solidarietà economico- sociale che può essere richiesto al cittadino e di definire meglio l’ampiezza di tutti gli obblighi costituzionali ( vedi es. del servizio militare e dell’obiezione di coscienza ). E ciò non solo per ragioni economiche, perché servirebbe ad avere benefici in termini di pil o altro, ma per la più pregnante ragione morale e politica ed infine per la considerazione realistica che il patto sociale così per come e’ voluto e concretizzato dal legislatore ordinario non e’ più recepito come giusto e sostenibile dal titolare della sovranità . saluti!
Carissimo Giannino,
sulla fiscalità mi piacerebbe leggere un suo commento agli ormai antichi dati dell’agenzia delle entrate sui quali si dilettò Alberto Lusiani su Epistemes.org http://tinyurl.com/m2rr7x
quei dati dell’agenzia delle entrate che non mi pare siano più stati aggiornati e che mostravano regione per regione e provincia per provincia la cosiddetta compliance fiscale in rapporto all’economia informale come valutata nei diversi paesi del mondo da Friedrich Schneider in un paper sponsorizzato dalla World Bank.
Se come anche a me pare la gestione del fenomeno risponda ad un preciso disegno politico immutato nel tempo sostanziandosi in una forma illegittima e non convenzionale di welfare assistenziale, da dove possiamo aspettarci che scaturisca l’equità fiscale, la neutralità del fisco rispetto ad ogni spurio dirigismo economico? abbiamo le fondamenta marce?
davvero è ragionevole pensare ad imitare la buona prassi germanica senza prima usare il piccone sul piedistallo della costituzione o la mannaia per amputare gli arti putrescenti del corpus giuridico?
@Da Pelo “individuare i politici”?
E che possibilitá ha un politicante di cambiare le cose quando è sotto il costante ricatto elettorale di una popolazione che, nella sua maggior parte, vuole di tutto (possibilmente a livello scandinavo o meglio) e non vuole pagare niente?
Cosa sono le varie fantasie di un sistema fiscale “dove si scarica tutto” se non il tentativo di quelli “che non possono evadere” di trovare un modo “legale” di non pagare ospedali che non ci si può permettere, università sotto casa, aeroporti ogni 100km, etc. etc?
E la prova più evidente è l’impotenza dei due ultimi governi, incapaci di attivare una qualsiasi misura di contenimento della spesa, salvo qualche pagliacciata per i giornalisti che, tra l’altro, criticano la spesa facile ma non si adontano di prendere parte del loro stipendio da contributi pubblici che il governo deve erogare per evitare terribili campagne di stampa dove i trans e le puttante sarebbero il minimo dello sterco buttato nel ventilatore!
Caro Giannino, leggo con interesse il suo intervento come pure quelli successivi di commento o integrazione. Avrà sicuramente letto il libro di Ricolfi “Il sacco del nord” ed avrà meglio di me il polso della situazione circa le condizioni socio economiche della nsotra povera Italia. Mi sembra che prima di toccare la Costituzione, si debbano necessariamente affrontare quei nodi a mio avviso squisitamente politici che obbligano una parte del Paese – facilmente e oramai da molto tempo individuata – che produce ricchezza, che compete sui mercati internazionali, che cerca di migliorare le proprie condizioni economiche, civili, culturali a “mantenere” – a mio avviso un’altra espressione non esiste, se Lei o altri la individuano prego di farmela sapere – un’altra parte del paese – anche questa facilmente individuabile e perimetrabile – che non sa, non vuole, non crede sia possibile impegnarsi e lavorare – prima di tutto su se stessi – per migliorare – in senso lato. E non è retorica leghista, razzista o che so io. Ho detto politici, perchè di politica si parla quando le scelte operate negli ultimi 60 anni hanno condotto ad una situazione di squilibrio totale. Così come di scelte politiche si tratta nel caso tedesco.
Purtroppo abbiamo la peggiore classe politica che una società avanzata possa avere.
Per Andrea B.
sul fatto che abbiamo una classe politica non all’altezza delle sfide attuali sono d’accordo ma vorrei sottolineare il concetto trito e ritrito che abbiamo la classe politica che riflette il modo di essere del nostro Paese, nel bene e nel male. Si potrebbe obiettare che con il porcellum i cittadini non votano più i propri rappresentanti, ma faccio notare che molte cose di cui ci lamentiamo oggi, tipo il mostruoso debito pubblico, si sono realizzate quando il sistema di voto proporzionale garantiva la più democratica possibile rappresentanza al parlamento, che è stato popolato da persone che, rappresentandoci, hanno fatto quello che hanno fatto, legislatura dopo legislatura, con il consenso delle persone che li votavano. Ricordo bene quando si disquisiva nei talk show dell’epoca, sul fatto che un partito aveva avuto una differenza di voto dello 0,X% rispetto alle precedenti elezioni. Quindi, andava bene per l’elettorato che le cose andassero nel modo in cui sono andate.
@ Nicole
Sono d’accordo con te ma altrove, come in Germania, la politica qualcosa ha sistemato.
Temo che si debba uscire fuori dal guscio e tentare di occupare gli spazi che oggi sono in mano a persone di poco conto, sotto ogni profilo.
Il ricatto elettorale esiste, certamente, ma non tanto per la forza dei votanti ma quanto per la debolezza degli eletti.
Non esporsi potrebbe significare lasciare ulteriori occasioni anche ai beppegrillo di turno, con un inevitabile aggravamento (declino, decadenza) dell’apparato rappresentante.
Resta la voglia e la forza della ribellione, politicamente organizzata e coesa da persone come OG e altri ancora, che devono sentire – forte – la vicinanza di chi per troppo tempo è rimasto in silenzio, ghettizzato in minoranza ininfluente.
Ci sono persone per bene e competenti, forse spesso non votanti e quindi reale maggioranza, che se unite da un progetto sostenibile potrebbero non essere ricattabili.
@Nicole Kelly
La tua disamina la condivido, vorrei solo aggiungere che il governo Prodi con tutti i suoi limiti ha dovuto riequilibrare i conti pubblici a seguito della procedura d’infrazione aperta dalla UE nei nostri confronti per violazione del patto di stabilità.
Il Signor Giannino parla giustamente della Germania, della produttività e del contenimento del debito ma omette di ricordare che le retribuzioni dei lavoratori tedeschi, soprattutto nel settore manifatturiero, non saranno cresciuti negli ultimi anni ma non sono certamente al nostro livello e che la qualità dei servizi offerti dallo Stato ai cittadini sono eccellenti. Il nostro paese ha dismesso ogni politica di investimento nella scuola. Il numero degli insegnanti sarà pure in esubero, ma la qualità e la quantità delle risorse per creare classe dirigente e far crescere il nostro paese è inaccettabile.
dal 2001 ad oggi se si fa eccezione per il biennio 2006 – 2008, ha governato un partito che voleva sostenere il libero mercato, ridurre la pressione fiscale e che avrebbe dovuto fare una poltica di contenimento del deficit e del debito pubbico.
Non mi pare che tutto questo sia avvenuto. La crescita non c’è perchè oltra alla priduttività mancano le risorse, introvabili se non si combatte l’evasione fiscale e se si premiano coloro che esportano illegalemente i capitali all’estero. Una sana politica di contenimento del deficit e di riduzione del debito presuppone una crescita economica che deve investire tutto il paese. La Germania con il processo di riunificazione ha fatto in dieci anni quello che l’ltalia non è riuscita a fare in cinquant’anni. Abbiamo un sud arretrato economicamente, socialmente e culturalmente. Una fetta consistente di meridionali sono occupati nella Pubblica amministrazione utilizzata come ammortizzatore sociale e per giunta inadatta a dare servizi efficienti. I concorsi pubblici del nord offrono ooportunità per tutti, quelli del sud solo per una parte. Non siamo stati in grado di affrontare la sfida dell’immigrazione, avvertita troppo spesso come una minaccia anzichè conosiderarla una risorsa, così come tante aziende non hanno saputo affrontare le sfide dei nuovi mercati e hanno solo lamentato la loro paura per essere difesi dal mercato anziche difendersi nel mercato. Questo ha dimostrato che la nostra classe imprenditoriale ha pensato spesso ad un arricchimento personale trascurando investimenti e ricerca con danni per tutto il sistema economico, non capendo che il valore aggiunto di un prodotto made in Italy. Non siamo capaci di attrarre investimeni dal’estero perchè non abbiamo quello che gli stranieri ci chiedono: Infrastrutture, un sistema giudiziario efficiente, un paese sicuro. La criminalità organizzata la fa da padrona, le aree prive di controllo sociale e di sicurezza sono ampie e diffuse, la macchia tumorale si espande al nord minacciando l’economia più importante. In questo contesto si pensa da un lato a cercare lad causa di tutto questo nella costituzione, come se tutti i mali dipendessero da quello che dice anzichè da come è stat applicata, dall’altro lato si pensa che il federalismo possa risolvere tutto, dimenticando che regioni arretratissime non potranno essere abbandonate a se stesse.
Si pensa che con il libero mercato si possa ottenere benessere per tutti dimenticando che il libero mercato senza controlli ha geenerato la crisi del 2008 e che è sato chiesto l’intervento dello Stato.
Il quadro delineato rende pessimisti sul futuro, se non si vuole buttare tutto all’aria per ricstruire un intero sistema paese mi sa che sarà difficile ridare una speranza alle giovani generazioni.
@Stefano Tagliavini: giustamente ha fatto notare che il governo berlusconiano negli ultimi 10 anni , non ha tagliato la spesa pubblica e ha aumentato le tasse, però poi , di fronte ad una politica che non fà crescere il paese, chiede un sostanziale aumento di questa stessa politica . Non le pare di essere un pelo contradittorio ? Lei dice giustamente che non riusciamo ad attrarre investimenti stranieri, ma poi dà la colpa alla mancanza di infrastrutture e al sistema giudiziario inefficiente. Il fatto che la pressione fiscale italiana per le imprese sia la più alta d’europa e del mondo a quanto pare non c’entra nulla. E sempre questa pressione fiscale non c’entra nulla pure con i mancati investimenti degli imprenditori italiani, che poi chissà perchè questi investimenti all’estero, quindi dove la pressione fiscale è minore , li fanno; e li fanno anche in paesi dove il costo del lavoro è maggiore al nostro. Le dirò questo , lei può credermi o meno, comunque sappia che se noi facessimo un calcolo puramente economico, ovvero se un imprenditore dovesse decidere se investire del denaro in italia solo ed unicamente in base a ragioni di ritorno economico bilanciato per il rischio , con la pressione fiscale attuale , dovrebbe ottenere rendimenti sul capitale investito al lordo d’imposta superiori al 20% annuo solo per pareggiare un eventuate investimento alternativo in titoli di stato a lungo termine. E’ evidente che l’investimento in italia non ha senso , e la causa è la pressione fiscale troppo alta. Per quanto riguarda la lotta all’evasione , se vincente , piaccia o non piaccia , ma sarà recessiva, in quanto si tratta comunque di una stretta fiscale, inoltre con la fame di spesa pubblica che ha il popolo italiano , gli eventuali recuperi verrebbero subito spesi in programmi sociali di dubbia validità. La crisi attuale , per finire, è frutto della iper-espansione monetaria degli anni della presidenza Fed di Greenspan, non lo dico io , ma per esempio Roubini, economista Keynesiano. Il libero mercato, se centra qualcosa è solo in parte minimale.
@MassimoF.
Il Governo Berlusconi si è presentato agli elettori con un programma ben preciso, in gran parte disatteso. Non è intervenuto a sbloccare il mercato favorendo la concorrenza. Le famose liberalizzazione fatte da Bersani, assolutamente condivisibili ma insufficienti, avrebbero divuto trovare nel programma del centro destra la matrice politica più favorevole. Due sono state le riforme fiscali fatte dal Governo Berlusconi: la prima nel 2005 che in termini di riduzione dell’IRPEF ha portato benefici solo alle classi più ricche, agli altri cittadini sono rimasti pochi spiccioli, giusto quanto basta per un capuccino, ma è giusto così, perché secondo una corrente di pensiero i consumi di un paese come il nostro dipendono solo dai consumi dei ricchi, gli altri non contano, sono solo un peso per le finanze dello Stato. L’altra è stata l’eliminazione dell’ICI. Se vogliamo giusta nelle motivazioni di togliere una tassa sulla casa, ma resta il fatto che con quel gettito i comuni finanziavano i servizi. Capisco che asili, cultura e tutto quello che un comune cerca di offrire per la sua comunità sia economicamente uno spreco per chi non necessita di questi servizi o se li può permettere economicamente, ma esiste una politica sociale e se qualcuno non vuole avere uno scontro sociale tra ricchi e poveri un minimo di servizi per la collettività sono necessari. Inoltre, il livello della qualità della vita non dipende solo dalla ricchezza ma anche dalla qualità dei servizi sociali, due fattori che sono strattamente legai tra di loro, non a caso ci sono realtà economiche importanti con servizi sociali invidiabili. Nella mia città quando ho bisogno di cure posso contare su una struttura sanitaria che presenta livelli di eccellenza e dove le persone non ci rimettono la pelle.
Sulla pressione fiscale insostenibile per le aziende che non investono in Italia avrei qualche dubbio, resta il fatto che il nostro paese non ha mai combattuto l’evasione fiscale con severità, cosa che avrebbe permesso di ridurre la presione fiscale e agevolare gli investimenti stranieri, altro che recessione. Le sembra logico che una città come Rimini sia tra le più povere pur possedendo beni di lusso tipo imbarcazioni? Le sembra tollerabile che un commerciante incassi 100 emette uno scontrino fiscale di 60 e la differenza durante la pausa pranzo venga depositata sul conto corrente a San Marino rendendo l’operazione assolutamente legale? Le sembra accettabile che se un povero cristo ha una dichiarazione dei redditi incongrua e non coerente sia tartassato dal fisco mentre si omette di incrociare il redditometro con coloro che posseggono barche o latri beni di lusso magari intestati alla madre? Perchè non utilizziamo i Comuni per la lotta all’evasione? Perchè ci sono persone che girano in ferrari dichiarando zero al fisco? Non prendiamoci in giro, la presione fiscale sarà alta ma questo è solo una scusa per giustificare chi commette un illecito. Segua la vicenda di una nota griffes emiliana operante nel settore della moda trova sull’orlo del fallimento e i loro titolari sottoposti a custodia cautelare. Azienda con più di 1500 dipendenti, sana, con un mercato invidiabile, entrata in crisi non certo per la recessione, ma per aver compiuto operazioni societarie incomprensibili, per investimenti in aziende del tutto estranee al proprio core business. Nel frattempo, secondo le notizie della stampa sono spariti i beni di famiglia e una collezzione di ferrari e anche durante la crisi membri della familgia facevano affari immobiliari con liquidità nascosta. Tutto questo perchè le tasse in italia sono troppo alte? Agli operai chi ci pensa? Eppure senza di loro sarebbe stato difficile riuscire ad arrivare a certi risultati. Lei dice che la politica di espansione monetaria ha prodotto la crisi del 2008? Forse ha ragione, credo sia stato il propellente giusto per favorire una economia basata sui debiti e sulla finanza anzichè sull’economia reale e sul risparmio. Concedere prestiti a chi ha avuto problemi, far diventare la casa un bancomat, far lievitare il prezzo degli immobili ha portato alla crisi del 2008 e le banche si ritrovano immobili pignorati con un valore sensibilmente diminuito e quindi incapienti a coprire i crediti concessi. Però una domanda mi sorge spontanea: se l’economia gira grazie ai ricchi che spendono, perchè il sistema finanziario ha sentito il bisogno di andare a cercare i soldi delle classi medie peraltro inaffidabili sotto il profilo del credito? Possiamo dsquisire sul sistema socio-economico che un paese deve avere ma se abbiamo un minimo di coscienza dobbiamo accettare un Stato sociale giusto, equo che tuteli i più bisognosi senza diventare uno Stato socialista.
@ stefano tagliavini: da parte mia non sentirà certamente nessuna difesa del governo Berlusconi, anzi , dei governi Berlusconi. Dal 2001 ad oggi, salvo la parentesi prodiana, ha governato lui, e la cosa più benevola che si possa dire è che è stato per l’economia perlomeno inutile. L’ici , tassando quelle che sono le vere rendite, non andava tolta. Su questo sono d’accordo con lei. Le tasse ai ricchi sono state abbassate come dice lei, anche se minimamente, e questo è stato giusto, ma non per rilanciare i consumi, ma gli investimenti. Purtroppo Prodi le ha poi aumentate con gli interessi, vanificando il tutto. Sulle liberalizzazioni concordo con lei. Sulla lotta all’evasione, su questo blog sono stati versati fiumi di inchiostro, perciò ribadirò quello che penso: la lotta all’evasione fiscale è cosa buona e giusta, ma funziona solo attraverso la riduzione fiscale. Tutte le altre forme, soprattutto in un paese come il nostro gravato da tasse altissime porteranno ad un aumento dell’evasione e ad una caduta degli investimenti ( la curva di Laffer docet). Questo perchè , l’eventuale extragettito verrà mangiato dal debito pubblico e dalla spesa pubblica che nessuno riesce e vuole tagliare . Quanto all’espansione finanziaria dovuta all’espansione monetaria, questa, ovvero l’espansione monetaria è stata fatta per motivi politici e non economici, e quindi non è responsabilità di chi poi ha utilizzato il denaro spazzatura governativo, senza considerare che le banche non hanno costretto nessuno a fare mutui immobiliari, anzi proprio perchè i mutui immobiliari sono di importo alto rispetto ai prestiti della classe medio- bassa, nessuna banca sarebbe riuscita a far firmare contratti a persone povere che pensano di non poterli ripagare. E’ evidente che chi ha fatto i mutui sono soggetti che pensavano di poterli ripagare , e questo solo grazie al tasso di interesse basso manipolato dal governo attraverso la Fed . Per quanto riguarda lo stato sociale, posso anche essere d’accordo con lei, ma la parte sociale deve comunque permettere la crescita economica, altrimenti prima o poi diventerà insostenibile la sopravvivenza proprio del welfare. Noi, in Italia , questo punto l’abbiamo superato oramai da trent’anni.
A forza di confrontarci punti d’incontro si trovano, concordo!
L’articolo 81 cost. comma 1/2/3/4 non pone limiti alla tedesca, non c’entra niente. Obbliga esclusivamente la copertura finanziaria a qualsiasi legge di spesa contenuta nel bilancio dello stato. Paradossalmente la spesa può essere infinita basta che esista la copertura. Può sembrare un semplice gioco di parole ma non è la stessa cosa. Il limite dell’1% sul pil di deficit pubblico è un’altra cosa. In Italia non si avrebbe mai il coraggio di costituzionalizzare un limite del genere. Siamo Italiani (approssimativi e chiacchieroni non tedeschi seri e coraggiosi).
c’è solo 1problema : gli italiani fanno lavoro nero ,non chiedono scontrini, nè fatture.C’è una voragine di bilancio soprattutto al sud dove “accà nisciuno è fess”
Sulla falsariga di questo, qui c’è un post con una proposta di legge:
http://www.ilgiocodellapolitica.it/index.asp?page=legge&id_area=3&order=&id_legge=386
Vediamo nei prossimi giorni cosa ne pensano politici ed elettori…
c’è qualcuno che propone il tetto costituzionale al prelievo fiscale. Se c’è lo voto e faccio pure promozione per lui. Occorre tagliare le unghie allo stato, solo cosi’ spenderà meno.