SMS: il costo del populismo
Si dibatte spesso circa il costo degli SMS. L’Istituto Bruno Leoni ha appena pubblicato un ottimo focus di Luca Mazzone sul tema: “Il prezzo del giusto prezzo”.
Gli ultimi interventi di Mister Prezzi in effetti provocano molte preoccupazioni, perché non solo si vuole imporre un prezzo massimo, ma non sembra tenere conto del ricavo medio degli SMS.
Non sono state pubblicate molte ricerche circa questo tema, se non quelle di alcune associazioni consumatori; in tutti i casi, populisticamente, si afferma che il prezzo dei messaggi è troppo elevato.
Il tema tuttavia non deve essere legato al prezzo massimo, che in un’economia di mercato dovrebbe essere lasciato libero; è importante analizzare il ricavo medio per gli SMS italiani e confrontarli con quelli degli altri Paesi.
Andando ad analizzare dati ufficiali dell’AGCOM (non certo di parte) e delle altre autorità indipendenti del settore nei maggiori Stati Europei, si ricava che il ricavo medio per messaggio in Italia è il più basso dopo la Gran Bretagna, che non a caso, da una nostra ricerca, risultava il mercato più liberalizzato in Europa.
Mercato SMS Anno 2007 | ||||
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Paese |
Numero (mld) |
Revenue (mld) |
Rev/SMS |
Prezzo Prepagato Minimo senza offerte (1) |
Italia |
28,6 |
2,49 |
€ 0,0871 |
€ 0,12 |
Francia (2) |
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€ 0,0871 |
€ 0,10 |
UK (3) |
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€ 0,06 |
€ 0,04 |
Germania (3) |
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€ 0,16 |
€ 0,05 |
Spagna (3) |
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€ 0,13 |
€ 0,10 |
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(1) Dati ARCEP | ||||
(2) Dati ARCEP Sett 06-Sett 07 | ||||
(3) Dati OFCOM | ||||
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Fonte: Elaborazione dati ARCEP, IDATE, OFCOM e AGCOM |
Questi dati evidenziano che la situazione italiana non è cosi pessima come vogliono fare intendere gli interventi populisti di Mister Prezzi. Certo l’Italia non è “il migliore dei mondi possibili”, ma si comporta meglio di tanti altri Paesi.
Il ricavo medio per SMS è inferiore sia a quello tedesco che a quello spagnolo, risulta essere uguale a quello francese ed è superiore solo a quello registrato in Gran Bretagna. Non è forse un caso che l’indice di concentrazione (HH Index) invece evidenzia che la Gran Bretagna è il paese più liberalizzato.
Cosa si può apprendere dai dati?
In primo luogo che in tempo di crisi un’azione populista serve a ben poco, perché difficilmente, come segnalato dallo stesso Luca Mazzone, un intervento di Mister Prezzi potrà modificare la situazione, così come è già successo in passato.
L’unica lezione che deve essere presa è che è meglio liberalizzare, come è stato fatto in maniera più spinta in Gran Bretagna, con l’entrata di operatori “virtuali” che vadano a cercare nuovi clienti nei target meno elevati del mercato.
Questo in Italia sta accadendo e nel corso dei prossimi anni gli operatori virtuali prenderanno quote di mercato sempre più consistenti con una tendenza di diminuzione dei prezzi.
Liberalizzare insomma è molto più difficile che dichiarare o riunire, ma certamente permette di ottenere risultati migliori.
Mi si consentano alcune piccole valutazioni. Innanzi tutto dal grafico risulta evidente come, a parte Italia e Francia, la revenue media per SMS sia superiore al prezzo minimo senza offerte. Notevole: sembra che i consumatori sono notevolmente buoi (e accettano di pagare un prezzo più alto senza apparente motivo). O altrimenti?
In ogni caso, in Italia la sensazione è che una ridotta platea di utenti paghi la maggior parte del costo del servizio, permettendo ai fornitori di fare offerte stracciate verso altre tipologie di clienti, probabilmente “in perdita”.
Comunque, non mi risulta che la maggioranza del sostenitori del “libero mercato” apprezzino la formazione dei “cartelli”, anche quando probabilmente sono “impliciti” come sembra in questo caso. Non credo i fornitori si siano “messi d’accordo”, ma abbiano semplicemente constatato che l’equilibrio raggiunto faccia bene alle loro casse…
Gli operatori virtuali? A parte il fatto che almeno fino a poco tempo fa tecnicamente non esistevano, trattandosi di semplici rivenditori del prodotti di un singolo fornitore (in teoria gli operatori virtuali si dovrebbero appoggiare a più fornitori contemporaneamente, per spuntare offerte migliori), comunque, se comprano gli SMS a un prezzo troppo elevato (e non scende nemmeno quello) non potranno mai portare reale concorrenza. Ad oggi, per quello che posso vedere, le differenze di prezzo sono risibili.
Per me rimane il fatto che, senza bisogno di vincolare i prezzi, potrebbe essere una misura interessante limitare il massimo sconto, e non consentire di vendere, come oggi spesso accade, lo stesso prodotto a meno del 10% del prezzo base.
Sono le conclusioni dell’indagine congiunta AGCM – AGCOM riguardante le condizioni di mercato e concorrenziali attuali e prospettiche.
Complessivamente i servizi in esame fatturano circa 4 miliardi di euro. In questo contesto, il mercato degli SMS rappresenta il 60% del totale, seguito dal mercato dei SDM con il 38%; il mercato degli MMS – che vale il restante 2% – non appare destinato a crescere di rilievo nel corso del tempo.
Per quanto riguarda il mercato degli SMS, si registrano, a fine 2008, prezzi unitari alquanto elevati (15 centesimi di euro, Iva inclusa), superiori peraltro a quelli indicati dal Regolamento della Commissione europea per i servizi di SMS internazionali (11 centesimi, senza Iva).
Ciò che più conta – tuttavia – è che il ricavo medio effettivamente corrisposto è decisamente inferiore (3,5 centesimi di euro): a testimonianza che esistono sul mercato livelli di prezzo assai differenti e che – probabilmente – non tutti i consumatori sono consapevoli e/o hanno convenienza o interesse ad aderire alle migliori opportunità sul mercato. Prima di trarre considerazioni conclusive, è bene però riepilogare alcuni dati strutturali.
Si è accertato che solo il 48% delle SIM in circolazione sono usate per inviare SMS, a fronte di valori attorno all’80% nei principali paesi dell’Unione europea: esiste quindi una notevole prospettiva di crescita del consumo di questo servizio, da esplorare sia raggiungendo tutti i potenziali consumatori, sia con proposte di pricing più allettanti.
In secondo luogo, ben il 62% del 48% di SIM che effettuano traffico SMS paga il prezzo massimo (15 centesimi), ma – chiaramente – effettua un traffico assai limitato rispetto agli altri utilizzatori del servizio, come testimonia la formazione di un prezzo medio effettivo di gran lunga inferiore, ossia 3,5 centesimi con riferimento al servizio person to person. In termini di volumi, infatti, il prezzo unitario è stato pagato solo per il 25% circa del totale degli SMS inviati. Su questo risultato, quindi, grande peso hanno le offerte con sconti molto elevati78 ed il traffico on net, caratterizzato da prezzi ancor più contenuti, che in effetti rappresenta oltre i 3/4 del traffico totale di SMS. Così che – se si considera il ricavo medio relativo alle offerte di base, si registra un valore in media attorno a 10,8 centesimi di euro per i quattro operatori. Ed, in effetti, la marcata differenza in termini di ricavo medio si apprezza quando si comparino gli SMS on net, per i quali tale valore è di 2,33 centesimi di euro, e gli SMS off net, che registrano un valore di 10,07 centesimi di euro.
78 Esistono pacchetti che consentono l’invio di SMS anche per circa 1€cent.
In conclusione, i prezzi delle offerte praticate alla generalità dei clienti sono indubbiamente al di sopra della media europea, nonché superiori alla soglia che la Commissione ha stabilito per gli SMS internazionali. A fronte di ciò, si è osservato che solo una minoranza di clienti aderisce alle offerte più vantaggiose79.Appare, pertanto, importante migliorare la trasparenza delle offerte degli MNO, oltre quanto già garantito attraverso i siti Internet, al fine di consentirne il più ampio utilizzo da parte dei soggetti interessati e rendere edotti gli utenti dei diversi livelli di prezzo esistenti sul mercato.
Per altro verso, si deve registrare che il summenzionato livello di ricavo medio si colloca al disotto del prezzo wholesale (in media 5,25 €cent) che gli operatori pagano per terminare un messaggio sulle reti altrui. Si è, inoltre, ricordato che il prezzo wholesale praticato in Italia risulta superiore al corrispondente prezzo dell’SMS internazionale per il quale il Regolamento europeo sul roaming stabilisce un tetto massimo di 4 €cent.
Ciò determina – come già osservato – evidenti difficoltà ad una effettiva competizione nei mercati a valle, a cominciare dalla situazione dei MVNO, per proseguire con i CSP che vedrebbero rallentata – se non impedita – l’introduzione di servizi innovativi come i micro-pagamenti in mobilità e gli SMS non-premium.
Per quanto riguarda il mercato dei SDM, di particolare rilievo sono le criticità emerse con riferimento alla tutela del consumatore, per le quali – non a caso – l’avvio dell’indagine conoscitiva è stato motivato anche con l’esigenza di verificare il grado di trasparenza tariffaria e la qualità di strumenti di tutela, in particolare in riferimento ai fenomeni di cosiddetto bill-shock, ossia di fatture particolarmente onerose, a causa di consumi inavvertiti da parte dell’utente, nonché della corretta erogazione dei servizi, specie in abbonamento.
Dall’indagine è – difatti – risultato che l’offerta di pacchetti a prezzi molto convenienti è sostanzialmente rivolta ad una minoranza di clienti, disposti ad acquisire le opzioni o promozioni in aggiunta ai costi del pacchetto base.
Si è inoltre riscontrata l’eccessiva durata dei contratti per l’accesso ai servizi dati in mobilità e l’onerosità delle clausole di recesso; tali elementi, vincolando l’utente per una durata eccessivamente prolungata (fenomeno noto come lock-in), non consentono a quest’ultimo di beneficiare della vivacità tariffaria e tecnologica rinvenibile sul mercato, con evidenti ricadute negative, nel lungo periodo, sulle dinamiche concorrenziali tra gli operatori.
Più in generale, con riferimento alle criticità che si verificano nell’ambito dei servizi oggetto di indagine sotto il profilo della tutela del consumatore (illustrate nel capitolo 3), si osserva che oltre al proseguimento delle attività svolte dalle Autorità in applicazione delle rispettive competenze, è auspicabile che si tengano in considerazione, anche in tal caso, le indicazioni fornite dal nuovo Regolamento comunitario sul roaming internazionale, con riferimento, in particolare, alle modalità di tariffazione ed alle forme di controllo della spesa.
Fissare un prezzo massimo nel caso degli SMS mi sembra l’ennesima misura populista, che non ha niente a che vedere con il combattere l’oligopolio. Non bisogna confondere tuttavia l’oligopolio con la strada del populismo che Mister prezzi sembra aver intrapreso.
Il punto è stabilire se esiste o meno una situazione di cartello. Fino a poco tempo fa c’erano solo 4 operatori nel mercato italiano e l’indice di concentrazione (HHI) nel mercato della telefonia mobile superava di poco i 3000 punti. La situazione di massima concorrenza con 4 operatori permetteva di raggiungere un livello minimo teorico di 2500 punti, cioè solo 500 punti in meno rispetto alla situazione reale.
Partendo da questa analisi, il mercato sembra relativamente competitivo. L’entrata di nuovi operatori virtuali dovrebbe aprire maggiormente il mercato alla concorrenza. Alcune previsioni indicano che l’indice di concentrazione scenderà sotto i 2500 punti nel prossimo triennio.
Bisogna ricordare che la tabella indicata evidenzia il prezzo minimo delle prepagate e che negli altri Paesi le prepagate non sono diffuse come in Italia. Esistono dunque offerte diverse per i contratti; non sono stupidi i consumatori degli altri Paesi.
Se circa il 30 per cento dei consumatori paga il massimo per l’invio di SMS, non si capisce perché si debba intervenire per abbassare il prezzo massimo. È come se nel trasporto aereo, siccome ci sono tariffe differenti, si decida di fissare un prezzo massimo per una determinata tratta.
I dati riportati nella tabella sono tutti presi da fonti ufficiali e mi sembrava opportuno riportarli per evidenziare che la situazione italiana non è peggiore di quella degli altri paesi. Chiaramente è un ricavo medio e dentro una media ci sono molte sfaccettature.
L’intervento di Mister Prezzi mi sembra soltanto un’azione populista che certamente non favorirà la liberalizzazione del mercato.
Mi permetto di rilevare come le analisi usate come punto di partenza dell’articolo non tengono conto di un fattore importante: il costo di interconnessione tra operatori, valore artificialmente (reciprocamente) introdotto dagli operatori per mantenere (artificialmente) elevato il prezzo degli sms.
Già alla fine degli anni ’90 leggevo su Repubblica che in Giappone “il traffico dati equivalente ad un sms viene fatturato 3 centesimi di euro).
E con 3 centesimi a sms ci sarebbe ancora un margine vicino al 50% per l’operatore (se non ci fossero i costi di interconnessione)