Mercati e governi chiedono a BCE più droga: ma così non si guarisce
Draghi e la BCE hanno preso decisioni toste, ma i mercati sono delusi. In questo, ho vinto la scommessa che avevo fatto il giorno prima. I miracoli che tutti si aspettano da Draghi servono infatti a mascherare le debolezze delle politiche di bilancio pubblico, e l’assenza totale – in Italia, ma non solo – di misure volte ad affrontare il guaio numero uno del nostro paese che è – sorpresa – l’andamento ventennale della bassa produttività, più e peggio ancora che il debito pubblico.
Nasce da queste premesse la novena mariana in corso da anni perché ogni tot mesi Draghi faccia l’ennesimo miracolo. Bastava guardare alla lista infinita delle attese degli analisti delle grandi banche, per capire che prima di un’ora dall’annuncio oggi delle nuove misure i mercati si sarebbero afflosciati e l’euro avrebbe guadagnato sul dollaro, invece di scendere. Poiché nessuno si fida più dei governi europei – e in effetti l’Europa sta andando in pezzi, tutti deridono Trump ma due terzi dei paesi europei erigono muri alle frontiere come il magnate americano vorrebbe fare con il Messico, la Merkel prenderà una legnata in tre Laender domenica, in Spagna bisogna rivotare, Brexit è dietro l’angolo e chi più ne ha più ne smetta – alla Bce si chiedono liste di cose impossibili.
Mentre la ragionevolezza dovrebbe condurre in direzione opposta. Imporrebbe di prendere atto che finora la deflazione importata dal mondo coi bassi prezzi di petrolio e commodities , e le attese di minor crescita europea da rallentamento del commercio mondiale, impongono una revisione critica del Quantitative Easing e dei tassi negativi. Perché non stanno funzionando. Bisognerebbe cambiare radicalmente strada. I tassi negativi servono solo agli Stati per abbattere l’onere del debito pubblico. Per il resto mordono ferocemente il margine d’intermediazione delle banche cioè la loro già bassa caapicità di fare utili, e spingono l’oceanica liquidità in circolo non a investimenti produttivi di cui è impossibile calcolare la redditivà se i tassi decennali dei titoli pubblici – vedi l’emissione giapponese della scorsa settimana – hanno rendimenti negativi, ma alla ricerca di high yields “mordi e fuggi”, di cui si pasce l’instabilità dei mercati in questi mesi.
Al contrario, invece, di QE e tassi negativi i mercati (e i governi) ne vogliono di più, molto di più. E rispetto a queste attese, la BCE non può che risultare “corta”, ogni volta deludendo chi la cambia per la Madonna di Lourdes.
Fatta questa premessa, anche stavolta la BCE si è spinta molto avanti. Ma con misure alcune delle quali generano più dubbi e problemi di quel che intendono risolvere. Ok, passiamo da 60 a 80 miliardi di euro di acquisti mensili sui mercati secondari. E poiché i limiti agli acquisti di titoli sovrani – per percentuale invalicabile di paesi emittenti, pari alla quota di sua partecipazione in BCE; e per percentuale di ogni emissione – iniziano a pesare e cioè la BCE ha poca roba da comprare, si alza al 50% il secondo tetto e soprattutto di estende l’acquisto alle obbligazioni corporate di aziende non bancarie, bonds però che devono essere investment grade. Non sono aziende che allo stato attuale occorre aiutare: sono perfettamente solventi, e anzi i loro bonds, per quelle più indebitate e che approfittano i bassi tassi per ristrutturare il debito, sono oggi amati dai risparmiatori perché offrono rendimenti abbastanza sicuri ma superiori a quella di una curva dei tassi azzerata sul decennale “per esigenze di Stato”. La mossa della BCE serve a fare in modo che quelle aziende sane liberino capitale per acquisire titoli di Stato, visto che le banche ne sono troppo piene: ma i risparmiatori ci rimettono. Restano delusi tutti coloro che continuano in Italia a riempire pagine dicendo che la Bce deve comprare ABS fatti di crediti deteriorati delle banche: e meno male, per quanto mi riguarda. Le banche italiane devono ricapitalizzarsi e fondersi, non avere regali dalla Bce dopo decenni di cattivo credito praticato risparmiando capitale per non far diluire i loro inefficienti e conniventi azionisti.
La BCE poi abbassa tutti e tre i tassi fondamentali: quello di riferimento va a 0%, quello di rideposito scende da -0,3% a -0,4%, e l’overnight è limato di uno -0,5% anch’esso. Poiché però i tassi negativi impattano ulteriormente il margine d’intermediazione bancario, ecco che la Bce oggi s’è inventata una modalità per aggirarne l’effetto negativo. Nascono le aste di liquidità vincolate esplicitamente all’utilizzo nell’ampliamento dell’offerta di credito ad aziende e famiglie, a tasso 0 ma con possibilità di tasso negativo fino a -0,4% quanto più le banche prenditrici faranno uso crescente di tale canale.
E’ una misura discutibilissima. Significa che la BCE per la prima volta “monetizza” il sostegno al credito, cioè paga creando moneta affinché le banche facciano credito aggiuntivo: ma a farlo possono essere non le banche scassate ma solo le banche più sane, che abbiano capitale libero da impegnare a garanzie dei crediti aggiuntivi concessi, e prenditori solventi. Facendo così, però, la BCE frammenta e segmenta ulteriormente il canale bancario, tra banche sane e meno sane, riservando l’agevolazione solo alle prime. Il non detto di questa misura è che i tassi negativi sulle aste TLTRO servono ad agevolare il funding bancario che oggi vede un inaridirsi rapidissimo del canale obbligazionario (praticato con disinvoltura truffadina in Italia come in nessun altro paese non solo dell’euroarea ma OCSE, rifilando oltre 70mld di subordinate per lo più a clienti retail invece che istituzionali), e a questo fine anche le scassate possono partecipare alle aste in pool con le più forti. Vediamo se come collaterale sarà possibile apportare in garanzia in BCE obbligazioni subordinate bancarie. Ma ripeto: i TLTRO a tassi negativi sono al più un aiutino al funding per banche scassate che devono affrontare intanto oltre all’impossibilità di emettere obbligazioni come prima anche la fuga dei depositi, ma a MPS o Carige ed altre italiane non danno una minima mano per la ricomposizione delle passività. A fronte di tutto questo, le pagine che domani troverete sui giornali sotto lo slogan “ma i tedeschi sono incazzati contro la BCE” sono la ripetizione del mantra che regolatori e sistema bancario vi propinano per allontanare da sé le responsabilità pesanti della situazione che ESSI – non i tedeschi – hanno creato in anni e anni di prassi collusive nostrane col regolatore domestico.
La verità è che la teoria monetaria cammina a tentoni, perché gli effetti di queste misure non ortodosse non sono misurabili facilmente ex ante né sono incorporati nelle serie storiche su cui si muovono i modelli econometrici della BCE, visto che in passato ad averle massicciamente usate c’è solo – con scarsa fortuna – il Giappone. E il caso FED non fa testo in Ue, perché da noi il risparmio delle famiglie partecipa molto meno ai mercati finanziari. Ma ormai passeranno anni, prima di smontare questa droga monetaria che distorce prezzi e mercato. Non stupiamoci, se i governi chiedono tantissimo a una BCE che ha già salvato l’Europa più volte, in questi anni, “comprando tempo” che la politica non ha saputo-voluto utilizzare. E’ una richiesta che serve a mascherare la scarsa propensione a interventi incisivi sulla finanza pubblica, sulla produttività in generale, e su un sistema del credito che non sia degli “amici per gli amici”.
Ma perchè di grazia si continua con questo mantra oscuro della paura della deflazione??? La deflazione oltre che essere una fase necessaria in una economia normale (vi ricordate i cicli di Kondratiev???), per il povero cristo a stipendio fisso e mutuo a tasso variabile è una vera manna dal cielo. E poi consideriamo che gran parte della presunta deflazione (che io chiamerei più correttamente disinflazione) è dovuta alla guerra di produzione del greggio tra emirati ed Iran, oltre che dall’autonomia di produzione da shale oil degli USA; a questo uniamoci un po di rallentamento di domanda di commodities industriali da parte della Cina dove una economia drogata da investimenti scellerati statalisti sta cominciando “finalmente” a mostrare la corda, ed ecco lo splendido regalo ad un povero diavolo come me ( e tanti altri ), che non tira fuori i soldi dal pozzo a fine mese, e che se può lasciare sul conto qualche centinaio di euro in più per sfizi ed imprevisti (che sicuramente capitano) grazie al risparmio sul carburante consumato, è solo che contento. Mi direte che, chi ha un alto debito a tassi fissi se la passa male perchè senza inflazione il debito non scende in termini reali … e chi sono costoro? rispondo io … lo stato in primis ed i grossi industrialotti all’amatriciana italici che hanno sempre campato a debito ??? La risposta allora è una bella pernacchia PRRRRR!!! Stato e Prenditori (senza I) trovassero un modo per pareggiare i debiti cedendo asset reali (mattoni, proprietà, partecipazione azionarie) ai loro creditori e non sperando che con l’ennesimo giro di inflazione e prestiti a tasso zero se la cavino ancora una volta facendola pagare, con l’inflazione a chi ha un reddito fisso o quasi.
Ultima cosa … finiamola di osannare la politica monetaria alla Bernanke, riprodotta anche da Draghi come aggiunte e modificazioni, l’America si è rialzata in piedi con la produzione in casa e l’esportazione di Gas Armamenti e tra un po anche Petrolio, altro che tassi zero o sotto zero e torchio monetario
Le reazioni politiche alla decisione di Mario Draghi di abbassare nuovamente i tassi non si sono fatte attendere. La Strunzbank ha ottenuto in esclusiva una email segreta che il Primo Ministro Italiano avrebbe inviato al Presidente della BCE subito dopo l’annuncio del nuovo pacchetto di interventi a sostegno dell’economia.
Da: Primo Ministro Matteo Renzi
A: Dott. Mario Draghi – BCE Francoforte
Roma, 11 marzo 2016
Gentile Mario,
Come stai? Tutto bene? Famiglia? Allora vieni a trovarmi prima o poi a Palazzo Chigi? Ho bisogno che mi spieghi un paio di cose. Come sai non sono molto afferrato in Economia, maremma maiala, e ho bisogno che qualcuno mi spieghi qualcosa anche perché sinceramente di Padoan Schioppa non è che mi fidi molto. Non riusciamo a imbroccarne una con le previsioni di crescita del PIL e io non capisco perché e soprattutto non capisco cosa sia il PIL! Quest’anno siamo partiti che dovevamo crescere del 2,1 per cento. A inizio anno ho detto a Padoan “Saremo il motore d’Europa. Faremo il botto di brutto, altro che Germania” e Padoan mi ha spiegato con pazienza non solo cosa sia il PIL ma anche il TSO (ma brancolo ancora nel buio).
Alla fine, dopo che il petrolio è sceso del 60 % e l’euro si è svalutato del 20%, abbiamo segnato un bel 0,6 per cento in barba a tutti i gufi. Padoan mi ha detto che se non avessimo messo dentro le puttane e la droga probabilmente il valore sarebbe stato molto più basso ma io ho battuto i pugni sul tavolo e gli ho detto “Se dobbiamo mettere i redditi dei politici dentro questo bischero di PIL non mi tirerò indietro!”
Molti pensano che io mi comporti in maniera narcisista e sia un po’ esaltato ma non è vero. Cioè voglio dire narcisista IO. IO che ho preso un’azienda senza speranza e sul lastrico e l’ho fatta diventare una delle più grandi aziende del mondo: Twitter. IO che sono il protagonista assoluto della politica Europea e mondiale. IO che quando vedo il Papa gli dico sempre “Ti è andata bene che mi piace la topa se no eri bello che disoccupato”. IO che ho detto a tutte le scuole italiane “Mandatemi le foto delle vostre scuole a ME e poi IO ci penserò a rimetterle in sesto. DA SOLO” (ho una stanza piena di foto e non so cosa farne ma questo non è il motivo per cui ti scrivo). Chiaro che se non ci fossi IO questo paese starebbe molto peggio di come sta ora. Meno male che ci sono IO. Per cui narcisista no, rimando al mittente questa brutta parola.
Ma andiamo al dunque – Padoan è entrato nel mio ufficio di corsa ieri tutto sudato e mi ha detto “Draghi ha tagliato i tassi!”. Io ero occupato a palpeggiare la Boschi e lì per lì non ho capito bene di cosa stesse parlando e lui ha balbettando ha ripetuto “Un rate cut, ha fatto un rate cut”
Beh, questa è la goccia che fa traboccare il vaso, come diceva mio nonno che soffriva di prostatite, e ho sentito il dovere morale di scriverti. Mario, non ti posso nascondere che quello che hai fatto ieri apre un problema politico, come puoi tu tagliare impunemente i tassi in tutta Europa senza consultarmi? Ma che uomo sei? Ma veramente tu non ci pensi a questi poveri animali che già vengono torturati per le loro pellicce? I tassi non vanno tagliati ma vanno accuditi, accarezzati e allevati con amore. Sono animali notturni e pacifici che passano la giornata a dormire – come la maggior parte degli impiegati comunali di Pachino – e tu me li tagli così, senza alcun rimorso.
Ma lo schifo maggiore l’ho provato con questa storia del rate cut. Posso ancora capire i tassi ma i gatti no! I gatti non li devi toccare. Capito? Shish is the word! Come dico sempre alla Merkel. E non dico altro perché non voglio offendere ma unire.
Comunque Mario, ormai la frittata è fatta. I tassi sono stati tagliati, cerchiamo di fare meno danni possibili ai gatti. L’Europa ha bisogno dei gatti.
Distinti Saluti
Matteo Renzi
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