IMU-TARES, il Tesoro vuol fare 5 cose: troppe, alcune contraddittorie, altre sbagliate
Entro pochi giorni dovrebbe sciogliersi il più grande mistero del governo Letta, il suo intervento sull’IMU. Tutti conosciamo la proposta bandiera del Pdl, cioè l’abrogazione totale dell’imposta sulla prima casa, quasi 4 miliardi di euro sui 23,7 riscossi nel 2012. Ma tutti abbiamo capito che Letta e Saccomanni intendono fermarsi ad aver evitato il versamento della prima rata, 2 miliardi e rotti, per intervenire più complessivamente sull’imposizione immobiliare.
Dalle ipotesi emerse dal Tesoro, il rischio di un enorme pasticcio è molto alto. E’ considerata socialmente ingiusta l’abrogazione totale sulla prima casa, perché al 59% andrebbe a vantaggio dei più ricchi. Figuriamoci poi abolire gli 11 miliardi incassati dalle imprese, una metà dai capannoni e l’altra da immobili strumentali di ditte individuali, studi professionali, negozi e laboratori artigiani, una mazzata che ha contribuito a deprimere la crescita.
Il Tesoro vuole incrociare 5 cose diverse. Alzare la deducibilità dell’imposta cioè la franchigia alle famiglie, a seconda dei più bassi redditi (più Isee e quant’altro), e in parte alle imprese, ma non si è ancora capito come. Innestare sull’IMU la TARES sui servizi prevista per il prossimo dicembre, in modo da evitare ogni restituzione IMU con credito d’imposta o detrazione. Alzare la compartecipazione al gettito dei Comuni, ma il Tesoro boccia l’ipotesi di lasciar loro anche metà degli 11 miliardi incassati dalle imprese. L’unica cosa sin qui chiara, la quinta, è che il Tesoro strizza l’occhio ai Comuni sommando IMU e TARES lasciando i sindaci liberi di incassare altri 2 miliardi in più giocando sui servizi offerti ai cittadini.
Il rischio di un pasticcio immondo è elevatissimo. Primo, un’imposta patrimoniale che diventa para-reddituale. Secondo, unire insieme elementi patrimonial-reddituali ai servizi consumati, ma mettendo insieme quelli indivisibili – illuminazione pubblica, marciapiedi e così via – e divisibili, che invece hanno bisogno di tariffe ad hoc , a seconda di quanto davvero ne consumiamo come per l’immondizia, e per incentivare i Comuni a chiudere il ciclo eco-ambientale del trattmento dei rifiuti. Un ircocervo che non avrebbe eguali in nessun paese avanzato,buono a far rompere la testa a tutti. Evitatecelo, per favore. Si fa per dire, naturalmente scommetto sul contrario.
L’IMU è solo una parte del ginepraio fiscale esistente in Italia.
Non è una tassa finalizzata alla copertura dei servizi: c’è la TARES (per la quale, tra l’altro, il Fisco ha una debito con molti cittadini per i quali per anni nella precedente TASCO ha incassato oltre che la tassa stessa anche l’IVA).
Non è una patrimoniale equa: un immobile ad investimento come 2a casa del valore di 100.000 € viene, in molti comuni, tassato all’1% annuo, mentre la stessa cifra come capitale investito in fondi comuni o semplicemente lasciato sul conto corrente, comporta una tassazione dello 0,15%: SEI VOLTE MENO !!!
Invece che continuare a perdere tempo a parlare dei problemi giudiziari di una sola persona o della giustizia in assoluto, iniziamo a parlare del fisco.
Ma come si fa a mettere una tassa sul patrimonio e farla dipendere dal reddito? Fatemi un piacere: aumentate la deducibilità per le prime case e per molti sarebbe già qualcosa. Vedete se a un ricco gli fate uno sconto di ulteriori 200 € avrà comunque una tassa molto alta da pagare mentre se uno ha un appartamento/casa a schiera se gli togliete ulteriori 200 € magari la tassa scompare oppure diventa una cifra sostenibile.
Giannino, l’imu sugli immobili strumentali la paga il proprietario, che non e’ necessariamente chi ci lavora dentro, ne’ e’ quello che, necessariamente, ci guadagna di piu’, per cui il discorso fatto in questi termini e’ solo demagogico. Se guardassimo semplicemente al reddito, o alla rendita effettiva, e non al patrimonio che in se’ non produce nulla, faremmo meno ridere i polli. Triste epilogo, bisogna proprio dire.